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Autore: Aryana_    07/01/2015    3 recensioni
Dalila era spaventata dal bianco, per questo passava ore ed ore a dipingere cercando di eliminare dalla sua vita qualsiasi traccia di vuoto.
Non si fidava facilmente delle persone e parlava poco e solo se necessario.
Di Luke Hemmings, di certo, non si fidava.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo uno



“Qualcuno ci spia” sentii dire al di là della porta.
“Dalila? Vieni qui dai” questo era mio fratello. Merda, tutta colpa della mia curiosità. Odiavo conoscere nuove persone, non perché avessi paura di loro o perché mi mettessero ansia gli sconosciuti, semplicemente mi fidavo raramente degli altri e anche conversare con qualcuno era a mio parere un segno di fiducia, difatti parlavo solo con mio fratello e con Michael. Qualche volta mi capitava di biasciare qualche parola con i professori, con i negozianti e a volte persino con qualche compagno di classe, ma era una cosa forzata e preferivo di gran lunga stare in silenzio.
Sospirai ed abbassai la maniglia della porta di camera mia avvicinandomi a passi lenti al tavolo del salotto. Sorrisi e Michael mi invitò a sedermi vicino a lui.
“Loro sono Luke e Calum” mi spiegò. Feci un cenno con la testa ad entrambi e loro fecero altrettanto. Bene, erano di poche parole anche loro.
“Forse li hai già visti prima d’ora” disse mio fratello. Io scossi la testa e Ashton continuò “bè, due o tre anni fa io e Michael uscivamo praticamente ogni sera con loro poi..” la mano di Luke si strinse attorno alla lattina di birra che aveva in mano, accartocciandola lievemente, mentre Calum serrò la mascella “…ci siamo persi di vista” concluse Ashton.
I due ragazzi tornarono rilassati. Si sono persi di vista? Per due anni? In un paesino piccolo come quello era un po’ improbabile e praticamente impossibile perdersi di vista. Annuii guardando prima mio fratello, poi i suoi nuovi amici.
“Non parli molto, eh?” mi chiese Calum. Alzai le spalle. Loro due stavano nascondendo qualcosa e di questo ero certa, dato il modo in cui si erano irrigiditi qualche secondo prima, quindi non mi fidavo per niente.
“Preferisce comunicare tramite i colori e non con le parole” sintetizzò Michael per me.
“Ho notato” Luke parlò rivolgendosi a Michael “però forse dovreste spiegarle che i colori servono a colorare la tela e non devono venire usati come crema” ammiccò alle mie braccia intrise di tempera e scoppiò a ridere insieme a Calum. Anche mio fratello stava trattenendo una risata. 
Mi stavano prendendo in giro ed io odiavo farmi mettere i piedi in testa. Era una cosa che mi faceva seriamente imbestialire, soprattutto quando qualcuno diceva qualcosa riguardante la mia arte.
“Uso le parole solo quando è necessario, come in questo caso: vai a farti fottere” e così dicendo mi alzai dal tavolo e tornai in camera mia dove non riuscivo comunque ad ignorare le risate provenienti dalla cucina. Li odiavo, tutti e quattro. Presi la tempera rossa e cominciai a dipingere la parte di muro che stava esattamente sopra il mio letto. Usavo quella parte di parete per dipingere i miei stati d’animo, difatti era più spessa del resto del muro a causa dei vari stati di vernice che si erano accumulati nel corso degli anni. Nelle ultime due settimane era rimasta colorata di verde, il colore della speranza. Era appena iniziato il nuovo anno ed io ero speranzosa in un anno migliore. Ora il verde era stato coperto dal rosso cremisi, il colore della rabbia.
Passai la serata chiusa in camera a fare i compiti per la mattinata seguente, finché, alle ventitré e quindici, Michael Clifford bussò alla mia porta ed entrò senza aspettare l’invito.
“Vado a casa” mi informò prima di venire a sedersi accanto a me nel letto.
“E perché ti stai sedendo sul mio letto allora?” chiusi con forza il libro di matematica e lo gettai a terra rivolgendo tutta la mia attenzione a Michael.
“Dai Dalì” mi diede un buffetto sulla guancia “non mi dirai che sei incazzata”
“Abbastanza tanto, sono andati via quei due?”
Quei due erano -anzi, sono ancora- i migliori amici di me e tuo fratello”
“Oh sì, ora ricordo. Due anni fa tu ed Ashton non eravate mai a casa, stavate tutto il giorno con loro? E poi cos’è successo, sono spariti nel nulla?” il mio tono di voce era aggressivo e infastidito.
“Verrò a riparlare con te quando sarai più di buon umore, buonanotte Dalila” mi diede un altro buffetto sulla guancia e si avviò verso l’uscita.
“Buonanotte Mikey” nonostante tutto non riuscivo ad essere arrabbiata con lui, anche se aveva prontamente evitato l’argomento Luke/Calum, ma dopotutto non m’importava più di tanto.
Appena Michael chiuse la porta, sprofondai esausta dentro il mio piumone e mi addormentai subito.
Dormii sommessamente fino alle tre e mezza di notte quando un rumore di chiavi mi destò dai miei sogni. Ecco, ci risiamo.
Scesi dal letto infilandomi le pantofole ed andai ad aprire la porta d’entrata, trovandomi davanti un uomo sudicio e completamente ubriaco con in mano le chiavi di casa “quella serratura del cazzo non stava ferma” biascicò brancolando verso il divano, su cui si buttò iniziando a russare rumorosamente. Guardai la camera di mamma che era rimasta chiusa e silenziosa per tutto il giorno, poi la porta della camera di Ashton si aprì e lui, con la faccia assonnata, fissò prima il divano e poi me.
“Potevi anche lasciarlo fuori” mi sussurrò.
“E’ sempre nostro padre, Ash” gli ricordai.
Scosse la testa e richiuse le porta sbattendola forte.
Solita routine. 


La sveglia suonò alle sei ed io non mi sentivo affatto riposata. Guardai la parete e decisi che per oggi sarebbe rimasta rossa. Mi preparai lo zaino, indossai le prime cose che trovai nell’armadio (skinny jeans e una felpa nera, di Ashton probabilmente) e andai in cucina a preparare due tazze di thé, una la sorseggiai ripassando velocemente le ultime formule studiate di matematica, l’altra la portai a mamma. Entrai nella sua camera da letto che era ormai sudicia e piena di polvere, anche l’aria era viziata e stantia. Mamma aveva la testa sotto il cuscino e non si mosse di un centimetro quando appoggiai la tazza sopra il comodino. Improvvisai un colpo di tosse, nella vana speranza di suscitare una qualsiasi reazione, ma ovviamente, tutto restò immobile ed io me ne andai senza dire una parola.
“Perché lo fai?” mi domandò Ashton che si stava preparando per andare a lavoro.
“E’ sempre nostra mamma, Ash” gli diedi un bacio sulla guancia e uscii.
Sempre la solita routine. 


Sui gradini grigi del condominio c’era seduto Michael Clifford che fumava una lucky strike. Mi diede il buon giorno e me ne offrì una.
“Buon giorno Mikey” lo salutai accettando la sigaretta “sei già sveglio? Ash si sta ancora preparando”
Ashton e Michael lavoravano entrambi in un’officina meccanica. Mio fratello smise di andare a scuola due anni fa, quando a mamma era stata diagnosticata la depressione e di conseguenza smise di andare a lavorare e dato che mio padre non faceva nient’altro che bere, vomitare e dormire, toccò a mio fratello prendere in mano la situazione per riuscire a portare a casa qualche soldo. Un anno dopo, Michael lo imitò.
“Mi sono svegliato prima per poter parlare un po’ con te” si alzò dai gradini emettendo una specie di grugnito “ti accompagno a scuola”
E quando mai Michael saltava un’ora di sonno per parlare con me? Non obiettai e mi avviai verso scuola con lui al mio fianco. 
Per i primi minuti nessuno parlò. Eravamo entrambi troppo occupati a fumare la nostra sigaretta, poi Michael gettò via il suo mozzicone ed arrivò al punto della situazione “mi dispiace per ieri sera”
“E’ tutto okay, non sono arrabbiata” lo rassicurai. 
Un sospiro di sollievo fuoriuscì dalle sue labbra “Allora oggi ci vediamo al ritrovo come sempre, vero?” annuii “non si sa mai con te, comunque. Sei abbastanza permalosa” sbuffai “e comunque Luke e Calum sono dei tipi a posto”
“Non mi stanno particolarmente simpatici, perché vi conoscete a proposito? Non mi sembra di averli mai visti a scuola prima d’ora”
“Andavano entrambi al Primity”
“Scuola per ricchi” commentai.
“Le loro famiglie sono ricche”
“Quindi siete diventati amici durante una delle loro visite ai quartieri poveri”
“Frequentavano il ritrovo, quando tu eri ancora troppo piccola per venirci”
“E poi?”
“Poi si sono trasferiti”
“Dove?”
“Lontano da qui”
“Perché?”
“Per cambiare aria”
“Insieme? Come mai?”
“Sono molto legati”
Risi. Michael sembrava avere tutte le risposte pronte, come se le avesse studiate, ripetute e poi imparate a memoria.
Io, ovviamente, non credevo ad una sola parola di quello che mi diceva.


Nda: a parte che non mi aspettavo che qualcuno mettesse questa storia nelle preferite dopo un solo prologo così poco soddisfacente, inutile dire che mi ha fatto davvero molto piacere.
Questo è il primo capitolo ufficiale, l’ho postato velocemente perché mi dispiaceva lasciare la storia pubblicata senza un vero primo capitolo. Spero vivamente che lo apprezziate, fatemelo capire in qualsiasi modo se è così e se avete consigli, sono sempre ben accetti :)
Arianna
 
 
  
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