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Autore: Phil De Payne    07/01/2015    2 recensioni
matt e sam, amici da sempre. Lui bello e ribelle, lei timida e introversa. matt ama madison, e sam convive ogni giorno con questo incubo, cercando di diventare la ragazza perfetta per Matt, che però tra di loro vede solo una profonda amicizia. Un viaggio, un amore sbagliato, una speranza.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Scolastico
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Sam adorava la pioggia. Amava l'odore della città umida e bagnata. Ricordi su ricordi riaffioravano nella mente non appena le prime gocce d'acqua le colpivano il corpo triste e solitario, con il sottofondo di qualche malinconica melodia strappalacrime al pianoforte, si mescolavano con i pensieri e, passando attraverso le vene, sfociavano nel cuore che, sussultando, generava un sorriso o altre gocce. Pioveva il primo giorno di scuola di qualche anno prima, quando un'auto fuori controllo aveva urtato quella sulla quale viaggiava con la sua famiglia, fratturandole il collo e danneggiando gravemente del fratellino. Pioveva quel giorno al parco, quando un semplice picnic con Matt si trasformò in una lotta nell'erba alta: già, pioveva, ma a Sam non interessava granchè, aveva occhi solo per Matt, la sua parlantina, il suo fascino, poco importavano i capelli zuppi e gli abiti lerci. Fortunatamente il cartoncino verde mela era intatto nello zaino di Matt, che quella mattina era pronto ad ipotecare senza troppi problemi la promozione all'ultimo anno di liceo. Le strade intasate dagli automobilisti innervositi dalla pioggia e il lieve malore di un'anziana signora provocarono il ritardo del tram: quando i due ragazzi svoltarono l'angolo del corridoio che portava alla loro aula la campanella era suonata da una decina di minuti. "Siamo ancora in tempo?" - chiese Matt a Victor, il bidello del loro piano. "Temo di no ragazzi.." - rispose, sorseggiando caffè dalla sua solita tazza bianca - "stamattina Mr. Mitchell è di pessimo umore, io non rischierei, anche se ormai avete ben poco da perdere." Sam si fece scivolare sulla scrivania di Victor, appoggiando la testa al muro. "Ci smezziamo i pancake?" - chiese Sam. Matt era impegnato ad ascoltare la musica. Per farsi notare, Sam appallottolò un foglio a quadretti e glielo lanciò. "Cosa c'è?" - chiese, togliendosi l'auricolare destro. "Pancake?" "Oh, si, stamattina non ho fatto colazione.." "Ottimo!" - rispose Sam, saltando giù dalla cattedra e afferrando con una mano lo zaino. I due si incamminarono verso l'uscita: qualche rampa di scale li separava da un paradiso di cioccolato, odore di biscotti e caffè caldo. "Fermo.." - disse Sam, agguantando la spalla dell'amico - "non ho voglia di fare le scale di nuovo." "Beh, io non so ancora volare." - rispose Matt, facendo spallucce. "Nemmeno io. Vieni, seguimi." "Conosco quello sguardo, che hai in mente Sam?" - domandò Matt, preoccupato. "Sta zitto e cammina.." - rispose e, prendendogli la mano iniziò a camminare, e poi a correre, nella direzione opposta. A nulla servivano i "Fermati!" o i "Rallenta!" di Matt, un'inutile spreco di fiato. Quando Sam finalmente si fermò, davanti ai due ragazzi c'era la porta grigia dell'ascensore. "Ma sei matta Sam?! Noi studenti non possiamo usare l'ascensore, rischiamo la sospensione e di perdere l'anno! Cosa ti dice il cervello?!" "Oh Matt, ora non farmi la predica" - rispose Sam - "sei tu quello che ha mandato a quel paese il supplente di religione l'anno scorso, quindi ora non rompere". Il display luminoso segnava l'ascensore in salita. Le porte si aprirono e ne uscì il supplente del proefessore di chimica, intento a trasportare un gran numero di scatoloni che gli impedivano quasi di vedere quello che aveva davanti. Non appena capì di avere via libera, Sam entrò nell'ascensore, trascinando con sè Matt. La ragazza premette il pulsante del piano terra, che si illuminò. Le porte si chiudettero lentamente. "Sicura che sto coso sia sicuro?" - domandò Matt, turbato. "Boh, credo di si. Però pensaci, sarebbe una notizia bomba!" "Quale?" "La nostra! Finiremo su tutti i giornali!"- ribattè Sam - " <>, diventeremo famosi, tutti parlerebbero di noi, come quei due ladri! Com'è che si chiamavano? Bonnie e, ehm, ah si, ora ricordo! Bonnie e Charlie!" "Quelli erano Bonnie e Clyde genio! E comunque scusa ma proprio non ci tengo a rimanere bloccato qui." "Rilassati, era solo uno scherzo!" - disse Sam. "Nella tua testa c'è qualcosa che non funziona, lo sai vero?" "Già, inizio a pensarlo anch'io. Anche se, molto probabilmente il mio problema più grande sei tu..." "In che senso scusa?" Sam aprì la bocca per rispondere, ma non fece in tempo: un brusco rumore interruppe le sue parole sul più bello. La luce dell'ascensore si spense, per poi riaccendersi di nuovo, il pulsante dell' SOS si illuminava ad intermittenza. Erano rimasti bloccati, e di li a poco il panico avrebbe regnato sovrano. "Che cazzo è successo?" - chiese Matt, che nel frattempo stava diventando sempre più pallido. Sam rimase muta. "Sam! Sam cazzo rispondi! Ah, ti odio quando fai così.." "Non lo so, ok? Non lo so nemmeno io cosa sta succedendo!" - rispose Sam. - "Questo non faceva parte del piano.." "Piano? Quale piano?!" "Lascia perdere, tanto ormai ha perso senso.. Qualcosa mi dice che siamo fermi." "Tu dici?!" - disse Matt, ormai con le mani nei capelli. "Calmati Matt, vedrai che.." "Calmati Matt?! Calmati Matt?!" - la interruppe - "Cazzo, non so se ti è chiara la situazione, siamo bloccati in questo cazzo di ascensore, e tutto per colpa tua! Facciamo le scale ogni maledetta mattina, perchè stamattina hai cambiato idea?!" "Sembra quasi tu abbia paura.." . sussurrò Sam. "Cosa? Cosa hai detto? Ripeti.." "Non è che poi mi prendi a pugni?" "Tranquilla, lo sai che farti del male è l'ultimo dei miei pensieri.." - rispose Matt, accarezzandole dolcemente la guancia. "Ho detto che sembra che tu abbia quasi paura.." - disse Sam, prendendo coraggio. "Certo che no! E poi scusa, cosa te lo fa pensare?" "Beh, il fatto che non riesci a stare fermo per più di 4 secondi.." - ribattè Sam - "Guardati, ti tremano ancora le mani!" "Pensavo non l'avessi notato.." "Finiscila Matt, ti conosco da anni, ormai non hai segreti per me. Basta uno sguardo e ci colleghiamo: io comprendo te, tu comprendi me." "Beh, però non sai quanto io stia male in queste situazioni.." - rispose Matt, agitato. "E allora spiegami, forza.." - sussurrò Sam, invitandolo a sedersi a terra e a calmarsi un pò. "Quando avevo 5 anni ero a casa di mia nonna e stavo giocando a nascondino con Alex, Phil e Michelle, i miei cugini. Ricordo solo che rimasi chiuso in un armadio per un paio d'ore, nessuno venne a cercarmi, tranne mio nonno, che mi asciugò le lacrime e mi rassicurò." Sam ascoltò attentamente la storia di Matt, come un alunna che segue un'importante lezione di matematica, come un fedele che ascolta un sacerdote, come se si trattasse del film più bello mai girato. I suoi occhi non riuscivano a staccarsi da quelli di Matt, ipnotici e bisognosi d'affetto. "Non lo sapevo Matt, scusa.. Credo che un'esperienza come questa traumatizzerebbe chiunque." Matt si limitò ad annuire. "Beh, non credere di essere l'unica persona difettosa qui dentro.." - disse Sam, tentando di risollevare il morale dell'amico. "A cosa ti riferisci? No, ti prego, non un'altra delle storie dei tuoi amici fuori di testa." "Parlavo di me idiota.." Matt guardò l'amica incuriosito. "Prometti di non dirlo a nessuno, nemmeno ai tuoi genitori?" Matt prese la mano di Sam e la strinse. "Sarà il nostro ennesimo segreto Sam..". Al suono di queste parole la ragazza si sentì invadere da un forte sentimento di fiducia. "Beh, si, insomma, io.. Oh, al diavolo! Sono daltonica, ecco, ora lo sai.." "Oh mio dio.. Davvero? Cioè, non che sia una cosa brutta.." "Già, l'ho capito quando da piccola sono caduta e dal mio ginocchio è iniziata ad uscire aranciata." Matt non riuscì a trattenere le risate per molto. Poi il silenzio, quasi spettrale, interrotto da un rumore, simile a quello di qualche minuto prima: l'ascensore si mosse, la spia rossa non lampeggiava più. Arrivati al piano terra, nessuno, nè bidelli nè segretari, si accorse della presenza di Sam e Matt. Le lancette dell'orologio segnavano le 8.45. "Non faremo mai in tempo ad andare al bar, dobbiamo accontentarci di quello schifo di caffè delle macchinette vicino alla palestra." - disse Sam. "Beh, meglio di niente. Ma stavolta niente ascensori." Sam sorrise. Era stata una brutta avventura, ma la sola presenza di Matt aveva resa il tutto meno tragico. "Oh, perfetto! La macchinetta è guasta.." "No, no dirmelo.." - rispose Sam, sbuffando. "Già, mi ha anche rubato gli spicci che avevo messo." "Sembra che qualunque cosa che si avvicini a te tenda a rompersi Matt." "Hai ragione Sam.. Vieni qui, fatti abbracciare." Sam corse il rischio di rompersi, ma non gli dava nemmeno troppo peso, un abbraccio era pur sempre un abbraccio. "Questo faceva parte del piano.." - sussurrò Sam. "Poi magari me lo spieghi questo piano..." "Sta zitto, stringimi, sono fragile.." Un bacio sulla fronte e Sam entrò in paradiso.
   
 
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