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Autore: rossella0806    08/01/2015    3 recensioni
Piemonte, inizi del 1900.
Adele ha appena vent'anni quando è costretta a sposare il visconte Malgari di Pierre Robin, di quindici anni più vecchio, scelto in circostanze non chiarite dal padre di lei, dopo la chiusura in convento di Umberto, il ragazzo amato da Adele.
I genitori del giovane, infatti, in seguito ad una promessa fatta a Dio per risparmiarlo dalla tubercolosi, non ebbero alcun dubbio a sacrificare il figlio ad una vita di clausura, impedendogli di scegliere una strada alternativa.
Sono passati due anni dal matrimonio e dall'allontanamento forzato da Umberto, e Adele si è in parte rassegnata a condurre quell'esistenza tra Italia e Francia, circondata da persone che non significano nulla per lei, in balia di un marito che non ama, fino a quando, una sera di marzo, giunge a palazzo una lettera di Umberto, che le confessa di essere scappato dal convento di monaci e che presto la raggiungerà per portarla via.
Genere: Avventura, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago, Storico
Capitoli:
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"Finalmente a casa" pensò Adele, appena varcata la soglia dell'imponente portone in quercia del suo palazzo.
La permanenza dalla famiglia del marito era terminata quella mattina, poco prima dell'alba, quando la giovane sposa e il visconte -salutati madre, sorella, fratello e cognata del consorte- si erano apprestati a salire in carrozza per intraprendere il lungo viaggio di ritorno dalla Francia all'Italia: prima un’ora di tragitto che li avrebbe portati alla stazione, e da lì altre tre di dondolio attutito dalla morbida pelle dei sedili del loro scompartimento, per poi concludere con l'ultima ora di carrozza verso casa.
Adele aveva abbandonato il marito e il grosso baule all'ingresso, senza degnare di un’occhiata né l’uno né l’altro, e cominciò a salire con passo stanco la scalinata in direzione della camera da letto, il suo unico autentico rifugio in quel palazzo che le appariva -nonostante quasi due anni di matrimonio- ancora ostile, gelido, all'opposto di lei e dei suoi sentimenti che le turbinavano nella mente e nel petto.
La ragazza, il lungo abito di lana formato da una giacchetta verde acqua molto corta e da una gonna ampia dello stesso colore, si abbandonò sulla sedia di ciliegio, davanti al mobile da toeletta, dove troneggiava uno specchio ovale dalla cornice dorata.
"Queste due settimane mi hanno stranamente ringiovanito ..." constatò passandosi le mani sul viso, alla ricerca di qualche segnale tangibile di quel cambiamento che avvertiva inspiegabile.
L'unico motivo per cui aveva un pizzico di nostalgia al pensiero di aver abbandonato il palazzo della suocera, erano i piacevolissimi ricordi che le riempivano la mente riguardo le passeggiate per il parco -e delle relative chiacchierate- con Alexander, suo cognato.
"É così diverso da Francesco, a malapena sembrano fratelli se non fosse per il medesimo colore degli occhi e dei capelli. Mio marito é sempre chiuso in se stesso, non riesco mai ad intuire i suoi pensieri, le sue mosse ..."
Alexander, invece, non aveva fatto altro che divertirla, strappandole un sorriso dietro l’altro:
Far divertire una donna come voi è il minimo per un gentiluomo, amante della bella compagnia e della bellezza! E poi, devo confessarvi con non troppo riserbo, che spero che tutte queste piccole o grandi attenzioni, come le volete intendere, servano per farvi ritornare presto da noi, cara cognata! Sarebbe un immenso dispiacere, per me come per tutti noi, privarci della vostra compagnia per un altro anno! In questa casa sarete sempre la benvenuta: quando avete voglia di una parola di conforto, di un sorriso, di una mano tesa o anche solo di divertirvi –che, detto tra di noi, è la cosa più importante!- non esitate a scrivermi o, meglio ancora, a venire a trovarci. Ci fareste un grande piacere e, ovviamente, un grande onore …”
l'aveva salutata il ragazzo, la sera prima della loro partenza.
Adele, ancora seduta di fronte allo specchio, cominciò a sciogliersi i lunghi capelli ricci, togliendo ad una ad una le forcine, come per scacciare la tristezza che le riempiva la mente.
Intanto pensava ad Umberto, alla lettera che gli aveva scritto quattro giorni prima per avvisarlo del suo rientro in Italia: la ragazza lo aveva invitato a trovarsi lunedì al solito posto, nella piazza del paese vicino alla fontana, alle dieci del mattino.
Un sorriso di puro entusiasmo, associato ad un rossore che prontamente si diffuse sulle guance, apparve nello specchio, facendo dimenticare all'istante la lieve malinconia che aveva abitato i pensieri di Adele, appena pochi minuti prima.
Stava ancora fantasticando sull'incontro che avrebbe avuto luogo tra appena quarantotto ore, quando avvertì un timido colpo di nocche alla porta.
La ragazza si voltò in direzione del rumore, il busto girato a tre quarti, le mani ancora nei capelli per scioglierli dall’elaborata pettinatura.
"Avanti!" invitò la giovane sposa, rimanendo seduta, la voce sicura e allegra.
"Scusatemi, viscontessa ..."
Andreina, la cameriera personale di Adele, entrò con la solita compostezza e discrezione nella camera della sua padrona, la lunga treccia bionda e gli occhi scuri come la pece.
"Vieni, Andreina" la salutò sorridendo " non era necessario che venissi, ti avrei fatto chiamare più tardi per sistemare i bagagli, però, dal momento che sei qui, approfittiamone!"
La ragazzina di diciotto anni, fasciata nella sua divisa nera, il grembiule e la cuffietta bianchi inamidati, osservò con una punta di imbarazzo la donna davanti a sé, che ormai si era alzata dalla sedia davanti al mobile da toeletta.
"Veramente, signora, non sono venuta per questo. Volevo solo avvisarvi che, dabbasso, c'è vostra madre ..."
"M-mia madre?" la voce le uscì come un rantolo soffocato: la giovane sposa sbiancò come le lenzuola lavate con il bicarbonato, e prese a mordersi il labbro inferiore così forte, da temere di farlo sanguinare vistosamente.
"Sì, signora, é giù che vi sta aspettando"
"É da sola?" domandò con il poco coraggio che le era ancora rimasto: sarebbe stato più semplice affrontare la donna da sola riguardo a quello che aveva in mente di raccontarle, molto più difficile sarebbe stato farlo con il padre davanti, ottimo scrutatore dei suoi stati d’animo.
A quella domanda la cameriera annuì.
"E mio marito? Dov'è?"
"Il suo valletto ha detto che é andato a farsi un bagno "
Adele tirò un sospiro di sollievo e, per un attimo, si convinse che non tutto era ancora perduto: la sua paura più grande, infatti, era che -con la madre lì presente- le bugie delle lettere scritte ai genitori, che aveva generosamente raccontato al marito e alla famiglia di lui quando ancora erano in Francia, sarebbero crollate come il castello di sabbia travolto dalle onde del mare.
"Va bene, grazie Andreina. Dille che scendo"
 
 
"Adele! Bambina mia, come stai?"
Una donna sui cinquanta anni, agghindata in un completo giallo canarino, il cappello in tinta e gli stivaletti neri, sventolò i guanti in faccia alla figlia, mentre la stritolava in un abbraccio insolitamente caldo per le sue abitudini.
"Buongiorno, mamma, cosa ci fate qui?"
La giovane sposa si stava ancora riprendendo da quella dimostrazione di affetto parentale, quando si accorse di una ciocca dei suoi lunghi capelli ricci rimasta impigliata nella spilla a forma di rosa che la donna più anziana si era appuntata sul risvolto della giacchetta.
"Ho una grande notizia da comunicati! Una bellissima notizia che renderà felice anche te, figlia cara! E tuo marito dov'è? É dall'inizio dell'anno che non lo vedo!"
"A questo proposito, mamma, vi devo chiedere un piccolo favore ..."
Adele accompagnò la donna nel salottino ricco di specchi dorati, adiacente al sontuoso salone.
"Tutto quello che vuoi, cara, sono così felice che non avrò difficoltà ad accontentare un tuo capriccio!"
Madre e figlia presero posto su due poltroncine di velluto rosso, una di fianco all'altra, i pesanti tendoni color pesca completamente aperti per far entrare la luce del mattino.
"Siamo appena tornati dalla Francia, appena mezz'ora fa, dove abbiamo fatto visita alla famiglia di Francesco ..."
esordì la giovane, il tono di voce e l'ansia sul volto, mascherati egregiamente. Il volto leggermente triangolare della donna più anziana si aprì in una smorfia di disappunto, le sopracciglia castane inarcate.
"Non ne sapevamo niente, tuo padre ed io, perché non ce lo hai detto? Potevi scrivere, ci avrebbe fatto piacere…"
"É proprio questo il favore che vorrei chiedervi"
La ragazza deglutì, le mani intrecciate sulle cosce snelle ancora intrappolate nella tenuta da viaggio.
"Ho detto a mio marito di avervi scritto due lettere, una due settimane fa appena arrivati, e l'altra martedì, per avvisarvi del nostro rientro. Vi supplico, mamma, dovete affermare quanto vi ho appena detto, nel caso in cui Francesco faccia delle domande! Per favore, é molto importante!"
Adele prese tra le proprie le mani della donna, stringendogliele un po’ più forte di quando ci si congratula con qualcuno.
"Perché devo dire questa bugia? Che cosa hai combinato?"
La madre si sciolse dal contatto con la figlia, abbandonandosi a riflettere appoggiata allo schienale della poltroncina, gli occhi poco più di due fessure, la bocca contorta in una smorfia carica di dubbio e apprensione materna.
"Ho scritto ad Anna, vi ricordate di lei?"
La donna annuì, ignara del reale motivo che avesse spinto la ragazza a farlo, la quale pregò mentalmente che la madre non si ricordasse del legame di parentela fra la giovane citata e Umberto e, soprattutto, non si accorgesse dell'ennesima e immensa bugia che le stava propinando.
"L'ho incontrata per caso qualche tempo fa, in paese, così abbiamo ripreso a frequentarci, ma temevo che Francesco me lo impedisse ... lui non ama particolarmente che vada in giro da sola …"
La madre emise un sonoro respiro, continuando a rimanere in silenzio, poi parve acconsentire:
"Se é la verità, e spero sia così, va bene, farò come mi chiedi"
Improvvisamente Adele, decisamente più sollevata dalla risposta della donna di fianco a lei, si ricordò di non sapere ancora il motivo per il quale la madre fosse venuta a farle visita.
"Che cosa vi ha portato qui?" domandò dunque, una lieve curiosità impressa nelle parole.
"Dio del Cielo, me ne stavo quasi dimenticando, cara! Tuo fratello Alberto e la sua quasi moglie aspettano un bambino! Non sei felice per loro?! Diventerò nuovamente nonna! Dopo i due figli di tua sorella Angelica, manchi solo tu, Adele! Tuo padre, quando lo ha saputo, quasi frustrava il mio povero Alberto, ma dopotutto, mancano appena due settimane al loro matrimonio, e nessuno noterà la pancia di quella ragazza!"
La giovane sposa rimase impietrita dal candore rivelatore della madre, un sorriso di giubilo stampato in volto.
Adele si sentì improvvisamente in trappola, sospinta da una forza invisibile e misteriosa che la spronava a rallegrarsi, ma –contemporaneamente- la metteva in guardia, invitandola a calibrare le parole che avrebbe dovuto pronunciare:
“S-sono molto contenta per loro … per voi, mamma” non le rimase altro che annuire e congratularsi, cacciando via quel senso di angoscia che ritornò a farsi sentire prepotente e ostinato, ad oscurarle la mente e il cuore: temeva che, presto o tardi, avrebbe dovuto assoggettarsi al dovere di ogni buona sposa e, improvvisamente, odiò il marito, odiò la donna seduta di fianco a lei, e ogni persona che non fosse Umberto.
“Anche tu lo devi essere, figliola! Propongo di fare un buon brindisi in loro onore! Cameriera, per favore!” la donna più anziana cominciò a far trillare violentemente il campanello in argento posto sul tavolino frapposto tra di loro.
La mano della ragazza si posò prepotente su quella di lei:
“Mamma! Non c’è bisogno di strepitare in questo modo! Così facendo farete accorrere tutti, anche Francesco!”
“Oh, ma certo, Adele, hai ragione!” rispose la donna, appoggiandosi la mano destra sulla fronte in un gesto studiatamente teatrale, quindi continuò:
“Dobbiamo chiamare anche lui, tuo marito intendo! Ci potrà consigliare un buon vino con il quale brindare alla salute di tuo fratello e del bambino che nascerà!”
La giovane sposa emise un sospiro profondo, cercando di dominare il tumulto di passione e odio che la stava divorando.
Prese il campanello che la madre stava ancora facendo ondeggiare in aria e, scrollandolo con delicatezza, lo scosse e mormorò con voce bassa:
“Andreina, per favore, vieni in salotto …”
 
   
 
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