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Autore: Nero inchiostro    08/01/2015    2 recensioni
“La vedi questa?”, urlò. “La vedi questa? Queste siamo noi, siamo noi a sedici anni. La vedi questa cosa sulla tua faccia?”, sbraitò verso di me.
“Che cos’ho sulla faccia?”
“Un sorriso, cazzo. Hai un sorriso sulla faccia, come è giusto che sia.”
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cercami

 

 

 

“Non voglio perderti, sei una delle persone più importanti che abbia mai conosciuto.”

“È tardi, mi hai già persa.” Il suo sguardo vacillò per un momento.

 

La verità era che io per prima avevo perso me stessa e di conseguenza non ero più presente nella vita di nessuno. Nemmeno nella mia, figuriamoci nella sua.

 

“Resta qui.”

“Io sono fisicamente qui.”

“Resta con me, qui.” Si portò una mano sul petto.

 

Mi avvicinai con gli occhi puntati sul suo cuore. Mi sembrava quasi di vederlo pulsare, mi sembrava di sentirlo battere sotto la maglietta azzurra.

 

“Abbracciami.”

“Sono un guscio vuoto, abbracceresti una bambola.” Perse le staffe.

 

Lo aveva fatto tante volte, tante di quelle volte da chiedermi perché quella fosse tanto diversa dalle altre. Forse non lo era. Prese il suo zaino e iniziò a cercare qualcosa al suo interno, sull’asfalto caddero un mazzo di chiavi, un portafogli, un quaderno vuoto, un pacchetto di sigarette, in fondo estrasse una fotografia.

 

“La vedi questa?”, urlò. “La vedi questa? Queste siamo noi, siamo noi a sedici anni. La vedi questa cosa sulla tua faccia?”, sbraitò verso di me.

“Che cos’ho sulla faccia?”

“Un sorriso, cazzo. Hai un sorriso sulla faccia, come è giusto che sia.” Prese un respiro profondo voltando la testa dall’altra parte.

“Non arrabbiarti con me, non è colpa mia.” In un attimo i suoi occhi si puntarono di nuovo dritti nei miei.

“Non è colpa tua?” Erano umidi, grandi e umidi. Erano severi e dolci come lo erano sempre stati, contenevano tutta lei. Tutta una persona dentro un paio di occhi.

 

“No, non è colpa mia.”

“Io non so in quale universo parallelo tu sia caduta, ma quando ti ritrovi fammi un fischio. Tipo ehi, la tua migliore amica è tornata, falle una festa di benvenuto. La farò giuro, con i palloncini e tutto il resto, ma fino ad allora io non ci sto più.” Si voltò in un lampo; come un attimo prima aveva impiegato un istante per puntare i suoi occhi freddi e umidi sui miei, in un attimo si era voltata per andarsene.

 

“È un addio?”, sussurrai. Non lo sentì e forse non lo avevo nemmeno pronunciato.

 

Non sapevo in quale universo fossi caduta, se l’avessi saputo le avrei detto tutto, come avevo sempre fatto. Sapevo solo che da qualche tempo non ero più con me. Ho sempre perso tutto, sono sempre stata una ragazza molto distratta, ma non mi era mai capitato di perdere me stessa. Non avrei saputo da dove cominciare a cercarmi.

Mi accorsi che prima di andarsene, lei, aveva lasciato cadere la foto per terra. Mi chinai e la raccolsi.

 

“Quella cosa che è sulla mia faccia è un sorriso.”

 

Tre giorni dopo la chiamai, le dissi: “cercarmi.”

   
 
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