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Autore: Maryleescence    08/01/2015    1 recensioni
Alexander Brown è un ricco aristocratico che vive nella Londra vittoriana del 1859. Non tutti sanno che dietro quel bell'aspetto e occhi incantevoli, si nasconde in realtà il volto di un assassino. L'uomo uccide le donne con cui riesce ad avere rapporti e in seguito, taglia loro una ciocca di capelli, tenendola come ricordo nel libro delle sue malefatte. Amori, ossessioni e passioni carnali contraddistinguono la sua vita, ma ciò porterà lui stesso alla morte, che fatalmente infligge alle donne che incontra.
Genere: Drammatico, Horror, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Incest, Violenza
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Capitolo 19°: Maledetta felicità.

 

Quella luna, la quale per un lungo periodo della vita di Alexander era stata la sua musa ispiratrice, era stata ormai coperta da alcune nubi ostili proprio su quel tenero firmamento. Era come se lei stessa capisse il pudore di quel momento e cercava di nascondersi nel rispetto degli amanti, ma al ragazzo non importava più; era svanita la deprimente sensazione che appesantiva costantemente il suo animo e che lo spingeva a fissare quell’astro luminoso.
In quel momento, però, gli bastava soltanto osservare Miriam dormire accanto a lui, sotto quelle coperte che un tempo avevano ospitato una sola persona. Accarezzò i suoi lunghi capelli biondi e la sua pelle candida con delicatezza, poiché aveva paura di farle del male con quelle mani rozze d’assassino; pareva quasi una fragile bambola di porcellana mentre si udiva il suo respiro fioco cadere delicatamente sul quel cuscino bianco. Alexander la strinse forte a se, avvertendo il calore del corpo scaldare apparentemente il suo e inebriò nuovamente i suoi polmoni con quel profumo soave che aveva sempre adorato.
Lui l’amava più della sua stessa vita. Era impossibile distinguere le due anime, poiché ne parevano una sola. Eppure gli erano bastati pochi istanti con lei per capire che cos’era il vero amore. Non aveva nulla a che fare con quello che aveva provato con la regina Vittoria fin dai primi momenti; non era nulla di superficiale. Era qualcosa di vero che bruciava nella sua anima. Sì; ardeva di passione.
Miriam si svegliò, spalancando i suoi profondi occhi azzurri. Sorrise e gli afferrò la mano, accarezzandosi il volto. Alexander ricambiò, ma solo il cielo sapeva cosa provava in quel momento. Avrebbe voluto baciarla e stringerla ancora; avrebbe voluto sprofondare nei suoi occhi e in quelle emozioni che l’avevano travolto fino a quel momento, ma dentro di lui vi era una sorta di barriera, la quale non gli permetteva di sbilanciarsi. Sperava che quell’istante non giungesse mai a termine, ma in fondo sapeva che sarebbe successo. Lui pensava troppo alle conseguenze delle sue azioni e continuava a soffrire costantemente; era come un vero e proprio circolo vizioso.
Il suo sorriso si spense e i suoi occhi incominciarono a brillare dalla tristezza, poiché le lacrime stavano incominciando a insediarsi, rendendo l’atmosfera cupa e tenebrosa.
<< Cosa vi accade Alexander? Ho fatto forse qualcosa di errato? >> chiese Miriam, asciugandogli le lacrime che scesero sulle sue gote.
<< No, voi mi rendete così felice che per me sembra tutto un sogno… Vi prego, se lo è non svegliatemi. Voi siete la prima cosa gioiosa che mi sia capitata in questa mia orrenda vita. Siete la luce che irradia quello che di oscuro c’è in me ed io non vorrei perdervi per nessuna ragione al mondo… Mi chiedo cosa vi piace di me; io sono un uomo orribile… >> rispose in preda alla disperazione.
Miriam lo abbracciò con dolcezza, accarezzandolo delicatamente con le sue piccole mani calde.
<< Voi siete l’uomo più dolce e più romantico che io abbia mai incontrato. Mi è bastato poco per innamorarmi di voi; i vostri occhi mi hanno immediatamente folgorata … >>.
Lui ricambiò l’abbraccio, stringendola forte. Eppure avvertiva il senso di colpa logorare il suo cuore, il quale proprio in quel momento stava palpitando dall’emozione. Lui non era dolce, né romantico; fino a poco tempo prima era stato un orrido assassino, capace di qualsiasi cosa pur di ottenere del sangue e della carne squarciata.
Improvvisamente, però, un forte rumore.
<< Signor Brown! Dove vi nascondete?! >> urlò una voce maschile.
Alexander scattò dal letto e si vestì velocemente, mentre Miriam rimase spaventata sotto le coperte; nei suoi occhi erano palpabili il terrore e l’angoscia.
<< Cosa succede Alexander?! >> chiese con voce flebile.
<< Restate lì e non vi muovete per nessuna ragione… >> rispose, dandole un bacio sulla fronte.
Lui sapeva cosa stava accadendo; lui sapeva che sarebbe successo. Questa era la conseguenza per aver compiuto nuovamente un’opera benevola.
Alexander non fece neanche in tempo ad aprire la porta che delle guardie corazzate la sfondarono, facendo urlare la giovane Miriam. Alcune andarono a soccorrerla, mentre altre buttarono sul pavimento il ragazzo, afferrando con forza le sue braccia e ammanettandole dietro la schiena.
<< Finalmente ti abbiamo arrestato, assassino pervertito! >> urlò con forza l’uomo.
Lo sguardo di Alexander incrociò per l’ultima volta quello della ragazza, la quale non poteva credere alla scena che si stava svolgendo proprio dinnanzi a lei. I suoi occhi azzurri si riempirono di lacrime cristalline, ma allo stesso tempo tanto amare da avvertire una stretta profonda al cuore. Sentiva le sue gambe tremare e avrebbe voluto gettarsi su quel pavimento per urlare, così, le sue lodi di pura disperazione. Eppure rimase inerme a fissare quella scena incredula, proprio quando i suoi arti non rispondevano ai comandi da lei richiesti.
<< Mi dispiace… >> sussurrò Alexander, sperando che Miriam potesse comprendere.
Lei lo fissò con un’aria malinconica, mentre il suo cuore reclamava un ultimo bacio da quell’uomo che aveva sentito chiamare “assassino pervertito”, ma che per un momento le era sembrato uno degli astri più belli, caduto dal cielo solo per lei.
Miriam non conosceva ancora chi era quel ragazzo tanto affascinante, ma una sola cosa poteva sembrare veritiera: Alexander Brown avrebbe sempre ricercato la felicità che tanto reclamava, senza mai maledettamente raggiungerla.

   
 
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