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Autore: MariannaAle    09/01/2015    0 recensioni
creatrice di 'I hope a love story'
"Ho preferito abbandonare la mia vita per realizzare il mio sogno e non m'importa se lo farò con le persone sbagliate, non me ne frega un cazzo."
Jiley story.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chaz, Jeremy Bieber, Ryan Butler
Note: nessuna | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate, Triangolo
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JERK.


~~
Chapter-one

 

Osservai per l'ultima volta la casa che mi aveva ospitata per tutti questi anni e sospirando afferrai la valigia di fianco a me incamminandomi verso il taxi che mi aspettava in fondo alla via. Era tutto buio essendo notte e non c'era anima viva. 
Aprii la portiera e mi sedetti sui sedili anteriori lasciando il tassista mettere la mia valigia nel bagagliaio per poi salire nel posto del guidatore. Era un uomo sulla sessantina basso e barbuto. Mi fissava dallo specchietto retrovisore, uno di quegli sguardi freddi che non ti dicono niente, un pò come i miei.

-Dove la porto? - chiese accendendo il motore di quella vecchia auto malandata.

aeroporto- risposi prima di girarmi verso il finestrino e fissare il vuoto.

Non so come ho fatto a trovare il coraggio di andarmene di casa e sparire dalla circolazione per molto tempo, se non per sempre.  La mia vita era così noiosa e monotona e per di più avevo una madre severa che non dimostrava un minimo di affetto nei miei confronti e questo mi faceva molto male. Insomma, ho quasi 18 anni non sono una bambina. 
Non so cosa mi aspettava di preciso a Los Angeles, ho fatto tutto senza pensare alle conseguenze ma sono determinata a crearmi una vita al massimo decente. Meglio di quella che avevo. È vero, dovrò lottare per guadagnare quel che voglio ma sono determinata e ce la farò.  Voglio dimostrare a me stessa fino a che punto arrivo per arrivare a realizzare il mio sogno e voglio anche dimostrare a tutti quelli che non credono in me compresa mia mamma che io valgo.

siamo arrivati- mormorò il tassista barbuto sbadigliando. Presi la mia borsa nera e scesi dalla macchina aspettando che il tassista mi prendesse la valigia. Presi dalla mia borsa il portafoglio e attesi che il vecchio mi dicesse la cifra di soldi che avrei
dovuto consegnarli.
- 20 $- disse alzando le sopracciglia e rivolgendomi un lieve sorriso, tra l'altro falso. Estrassi i soldi e glieli porsi dopo aver accennato un saluto e senza attendere risposta afferrai le mie cose e mi incamminai verso l'entrata dell'aeroporto.  Appeso alla parete c'era un grande orologio digitale che segnava le 24.40. ci avevo messo quaranta minuti esatti ad arrivare qui, Wow! Avevo esattamente venti minuti di tempo per prendere il mio volo.

C'erano parecchie persone e non mi stupivo dato che questo è un aeroporto e di voli ce ne sono ogni ora del giorno e della notte. C'era chi si abbracciava l'ultima volta e si salutava con le lacrime agli occhi. Chi si abbracciava per la prima volta dopo tanto tempo. E poi ci sono io che non avevo nessuno da salutare e nessuno da abbracciare fino a piangere. Bella merda eh?
Dopo aver fatto il Chek-in  mi avviai verso l'aereo che avrei preso tra poco tempo. Il volo che avrei preso per lasciarmi il passato alle spalle e ricominciare di nuovo.  Veci un sospiro profondo sentendo l'ansia farsi avanti e presi coraggio. Io sono coraggiosa.
Appena trovai il mio posto presi le mie cuffie, allacciai la cintura di sicurezza e aspettai che l'aereo prendesse il volo e portarmi via dal mio passato. Forse per sempre.
Addio Quebec.
Addio mamma.


L'aeroporto di Los Angeles era gigantesco e non me ne stupivo affatto.
Non ci credo ancora di essere qui, in uno dei posti più belli che ci possano essere.
Mi guardai intorno trascinando con me la mia valigia e con un sorriso, vero, mi incamminai verso l'uscita di quel grande edificio. Non sapevo dove sarei andata, non sapevo niente di niente ma ero per certo sicura che qui avrei sicuramente realizzato il mio sogno, il ballo.


Era uno di quei pomeriggi autunnali ma che comunque emanano ancora il calore estivo, quello che a Quebec non c'era.
Li non faceva tanto caldo, anzi faceva freddo.
Andai in cerca di un hotel che potesse ospitarmi per un pò e poi avrei trovato un posto dove stare. Forse.
Dopo aver fatto si o no 30 metri trovai un hotel, 'hotel Diamond'. Non mi importava di quanto potesse essere brutto o bello l'importante e che io mi trovi bene, giusto?

Entrai in quel grande edificio bianco e camminai fino alla hall e feci la prenotazione.  Avevo abbastanza soldi con me ma quando mi saranno terminati dovrò trovarmi un lavoro dato che le mie carte di credito le ho lasciate a Quebec per paura di essere rintracciata se le avessi usate.
Feci un cenno di saluto all’albergatore e salii le scale. La mia camera era la 129.
L'albergo era molto accogliente, aveva le pareti dipinte di  un rosso sangue e sotto ai miei piedi c'era un parquet color nero. C'erano alcuni quadri sparsi per le pareti che a parer mio non avevano alcun significato. Cioè, erano belli ma cosa c'entravano con l'albergo? Nulla.
Appena trovai la mia porta feci scorrere la carta magnetica  in modo da farla aprire automaticamente con un click.  Misi un piede dentro e un profumo di rosa mi annebbiò le narici.  Al centro della grande stanza c'era un letto a due piazze con la coperta color crema, il parquet era di nero e le pareti bianche. C'era un enorme specchio che occupava gran parte della parete destra e un bagno con la vasca e la doccia inclusa.
Buttai tutto quello che avevo in mano per terra e mi gettai nel mio grande letto. Chiusi gli occhi per rilassarmi e sospirai sentendomi comoda.

Ci avrei passato interi giorni in questo letto senza neanche muovermi però avevo bisogno di un bagno caldo e poi avrei fatto un giro per la città.
Avevo messo una felpa verde acqua con dei leggins neri e infine dei semplici stivaletti con poco tacco ma grosso.  Mi pettinai i miei lunghi capelli e truccai i miei occhi castani.  Infine mi guardai allo specchio e si, ero apposto.
Chiusi la mia porta e con le mani nelle tasche della felpa scesi le scale con calma. Salutai il portiere e cercai di orientarmi per capire poi come tornare all'albergo.
Forse dovrei mangiare qualcosa. Macdonald's sembra il posto perfetto. È da anni che non mangio un hamburger dato che mia mamma me lo proibiva sempre. Diceva che se volevo mantenere un bel fisico non dovevo mangiare porcherie. Non mi sono mai ribellata a nessuna delle sue decisioni, non sarebbe cambiato nulla. A lei non importava cosa pensavo io, era convinta che ogni cosa che diceva lei era giusta. Ma la maggior parte delle volte era tutto sbagliato ma con il tempo ho imparato a stare zitta e a soffrire in silenzio.
Appena trovai un Macdonald's aprii la porta ed entrai dentro. C'era molta gente, tutti turisti probabilmente. 

Mi misi in fila e aspettai il mio turno che arrivò dopo 5 minuti. 
-salve, cosa ordina?- chiese  un ragazzo sulla ventina di anni.
-salve. Un cheeseburger, le patatine piccole e della coca cola, grazie.- gli rivolsi un sorriso cordiale e aspettai che mi desse il mio vassoio e il conto.
-sono 5,20$-  disse. Gli diedi i soldi giusti e andai in cerca di un tavolo libero.

Appena lo trovai camminai svelta cercando di non trovarlo occupato.  Ma la sfiga era dalla mia parte oggi dato che non feci in tempo a sedermi che un ragazzo con i capelli ricci e neri occupò il mio tavolo con stampato in faccia un sorriso compiaciuto.
-occupato-esclamò scoppiando a ridere.
-scusa, l'ho visto prima io il posto-cercai di essere il più gentile possibile ma la gentilezza non era nel mio DNA.
-mi dispiace deluderti ma mi sono seduto prima io. Ragazzi venite qui!- si girò di colpo e chiamò il suo gruppo di amici. Mi fece un cenno di saluto e girandomi gli gridai <<vaffanculo>>

Cercai di mantenere la calma ma era impossibile. Quanto avrei voluto spaccargli la faccia!
Quando trovai un dannatissimo posto mi sedetti e consumai il mio cibo ormai quasi freddo.
Era tardi, molto tardi e fuori faceva freddo ed era buio ma non mi preoccupavo molto dato che la strada per tornare in albergo me la ricordavo.
Mi alzai dalla sedia e non degnando di uno sguardo il gruppetto di ragazzi che se la ridevano sotto i baffi me ne andai fuori.
Sono le 24.00 e io sto ancora girando per il centro. Ero convintissima di sapere la strada per tornare in albergo ma mi ero sbagliata. Cazzo.
Mi sarò allontanata sempre di più e giuro che mi sarei messa nella panchina più vicina e avrei dormito fino a domattina.

 

Salve ragazze, questo è il primo capitlo di Jerk Spero vi piaccia!
Scusate la pessima estetica del capitolo ma non mi funziona bene l'editor html e non so il motivo.
E quasta cosa mi fa parecchio incazzare perchè non riesco a modificare quello che voglio!
Ciaociao <3
(non riesco neanche a mettere le gif)
 
  
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