Fanfic su artisti musicali > 30 Seconds to Mars
Segui la storia  |       
Autore: PrincesMonica    18/11/2008    1 recensioni
Come erano Jared e Shannon ai tempi della scuola? E se oltre alla musica si fossero interessati di ragazze?
Quando iniziai la FF non conoscevo ancora bene i due personaggi, quindi perdonatemi eventuali errori
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO QUATTORDICI
 
Quelle parole rimbombarono nelle orecchie di Jared a cui sembrò che il tempo si fermasse. La guardò e sorrise, riprendendo a baciarla con rinnovata passione. Nessuno dei due capì come o semplicemente se ne importò sul serio, ma uno ad uno i vestiti presero ad ammucchiarsi sul pavimento.
Monica si lasciava sfiorare dalle sue dita affusolate, mentre lui la assaggiava nei punti più recessi del suo corpo. La faceva volteggiare, sentire come una principessa. Il suo cuore non aveva resistito a tutta quella serata e il ti amo era stato detto con vera cognizione di causa: lei sapeva di amarlo alla follia, sapeva che quello che provava prima, l’odio, il disappunto, erano spariti per lasciare qualcosa di più forte e duraturo, ma, soprattutto, di positivo. Voleva urlarlo al mondo, ma, per ora, si accontentava di gemere sotto i movimenti sicuri di Jared.
La penombra creata dalle candele li aiutava a sentirsi uniti: non era la loro prima volta e non sarebbe stata l’ultima, ma di sicuro sarebbe stata indimenticabile. Non c’era vergogna, non c’era titubanza, volevano solo stare assieme e sentirsi nudi nel corpo come nell’anima, uno sull’altra.
Quando entrò in lei, il mondo esplose in una miriade di lucine colorate e i loro baci sapevano ancora più di buono, di amore, di loro. L’apice li trovò quasi impreparati per quanto incredibile fosse il trasporto e il piacere che avevano provato.
Insieme, per sempre.
 
“Vieni al ballo con me, vero?” Domandò Jared. Erano distesi a letto, Monica si era appoggiata con la testa sulla sua clavicola e gli accarezzava piano il torace.
“Ma che razza di domande idiote fai? Certo che ci vengo, sono o no la tua ragazza… reale, no?” lui rise.
“Bhe, in effetti dopo questa sera, siamo ufficialmente fidanzati.”
“No, no, non vedo nessun anello e non ho sentito nessuna richiesta di matrimonio.” Fece lei con voce seria.
“Vorresti sposarti?” Monica rise: nella voce di Jared c’era un certo tono di allarmismo.
“Ma come, non lo facciamo a fine anno…” lo sguardo che lui le scoccò le fece decidere a smettere la sua presa in giro. “Ma dai, sei scemo. Ovvio che non voglio sposarmi… o almeno non lo voglio fare subito. Ho un sacco di progetti da realizzare prima di accasarmi.” Lui chiuse gli occhi per assaporarsi meglio le unghie di Monica che lo accarezzavano facendogli venire i brividi.
“Tipo?”
“Bhe, diventare una pasticcera. Voglio essere così brava da riuscire ad aprire un locale tutto mio, dove la gente potrà venire a fare colazione tutta la notte…questo magari solo nei week-end. Non lo so, questo devo ancora decidere. Comunque sarà un posto dove non dovrò svegliarmi alle 3 come questa mattina, adesso sono stanca morta.” E sbadigliò.
“E io che credevo fosse merito mio!”
“Ha aiutato di certo.” Gli lasciò un leggero bacio alla base del collo. “E tu? Che vuoi fare? Non mi hai mai raccontato dei tuoi sogni.”
“In realtà ne parlo pochissimo, sono un po’ superstizioso, ho sempre paura che a raccontarli troppo forte, poi non si avverino.” Si guardarono negli occhi: Monica gli stava chiedendo silenziosamente di andare avanti. “Ti interessa sul serio?”
“Ovvio!”
“Io voglio portare i 30 Seconds to Mars in giro per il mondo. Voglio che la gente ascolti le mie canzoni e si emozioni, anche perché, onestamente, non c’è altro che so fare sul serio, solo suonare e cantare.”
“E giocare a baseball.” Biascicò Monica ormai preda del sonno. Voleva assolutamente continuare ad ascoltarlo, ma la mattinata di lavoro e la sveglia ben prima dell’alba si stavano facendo sentire ed era dura tenere gli occhi aperti. In più il battito del cuore di Jared stava funzionando come una ninna nanna.
“Insomma, sono bravino, ma di certo non posso pensare di farci molto.” Sospirò accarezzandole i capelli sparsi su di lui. “Mio padre vorrebbe che io andassi al college, ma con quello che costa…dovrei avere una borsa di studio.”
“Uh, uh…”
“Il prossimo anno vedrò che cosa può esserci per me, magari divento il primo della classe e vinco qualcosa per merito.” Rise forte, senza avere, però, una risposta dalla ragazza. “Monica, ehy sei ancora viva?” la guardò e si accorse che lei era ormai profondamente addormentata. Sentiva il suo lieve respiro ritmico sul petto e la sua mano si era del tutto fermata. “Ma tu guardala, io sono qui che parlo e lei dorme…ti interessa proprio quello che dico.” E le sorrise. Alzò il lenzuolo per coprire entrambi e ripensò a quella fantastica sera. Certo, aveva sperato che tra loro finisse a letto, ma non avrebbe mai creduto che le cose sarebbero state così dolci e belle. Mai aveva provato qualcosa di vagamente simile ai sentimenti che ora gli si agitavano nel petto. Eh già, fare l’amore con la persona amata dava al tutto una dimensione migliore.
Le lasciò qualche bacio sulla testa e lentamente si divincolò per uscire dal letto. La coprì per bene, in modo che non prendesse freddo e prese in mano il blocco e la matita. Non era facile disegnarla, perché tutti i capelli erano sparsi un po’ ovunque sul cuscino e non era nella posizione ideale, ma con pochi tratti riuscì a definirla almeno un po’: le labbra leggermente aperte, gli occhi delicatamente chiusi, quell’espressione di beata ignoranza. Sembrava un angioletto.
Sorrise e ripose il lavoro sul tavolo: non aveva sonno per nulla, anche perché vederla così gli aveva di nuovo acceso la voglia di averla tutta per sé, ma non voleva svegliarla, sapeva che per lei il sabato era una giornata pesante e vederla così pacifica gli rinfrancava il cuore.
Scese in cucina: poteva iniziare a riordinare, così quando suo padre sarebbe ritornato non avrebbe trovato cose strane in casa e non lo avrebbe tempestato di domande. Finì di sparecchiare e di riporre il tavolo al centro del soggiorno, poi, facendo attenzione a non fare troppo rumore, prese a lavare i piatti. Si sentiva così leggero e felice che gli venne voglia di canticchiare una canzone decisamente più allegra di quelle a cui era abituato.
 
So she said what's the problem baby
What's the problem I don't know
Well maybe I'm in love (love)
Think about it every time
I think about it
Can't stop thinking 'bout it

 
Accidentaly in love- Counting Crows
 
“Ehi, che allegria!” L’urlo di Shannon lo fece sobbalzare.
“Ssssss, abbassa la voce.” Esclamò Jared facendo volare un po’ di schiuma sul pavimento.
“Perché?” fece Shannon complice.
“Mi svegli Monica se urli.” Il fratello allargò le labbra in un sorriso smagliante.
“È di sopra? Allora le cose sono andate bene.” Jar si fermò un attimo per fissare l’acqua immobile.
“Molto bene.”
“Ottimo, era ora che vi svegliaste!” E gli diede una forte pacca sulla schiena.
“E tu? Quando ti svegli?” Jared decise che per quella sera l’operazione di lavaggio poteva anche bastare. Shannon prese a guardarsi intorno, come a voler glissare la cosa.
“Non so di cosa stai parlando, fratellone.”
“Allora ti rinfresco la memoria…inizia con S e finisce con Tefy… ricordi ora?” Shannon lo fissò senza rispondere. In realtà non sapeva bene cosa dire. “Quando ti dichiarerai? Mi hai scassato i maroni con Monica per settimane, adesso mi sembra sia il tuo turno, o no?”
“Innanzi tutto Monica ti ama, quindi è ovvio che io abbia cercato di facilitarvi le cose.” Diceva enfatizzando il discorso con ampi movimenti della mano.
“Non cambiare argomento, qui si sta parlando di te e di quell’altra pazza.” Shan ridacchiò.
“Magari lo sai pure, ma è troppo spassoso. Ste ti chiama psicolabile… vi dovreste intendere bene.” Jared sbuffò, ma non ci cascò.
“Allora…”
“Allora, allora, allora un cazzo! Cosa pretendi che faccio? Lei è persa dietro a tuo cognato e io non ci posso fare nulla. Se le andassi a dire che mi piace, mi riderebbe in faccia e mi direbbe addio. Meglio che le cose restino così.”
“Cioè, con te musone e lei che si rigira come se fosse persa perché tu non le parli da un paio di giorni. Wow, certo che le cose sono messe proprio bene.” Fece Jared feroce.
“Non parlare di cose che non sai.”
I due si guardarono per un momento in silenzio: sembrava dovessero scoppiare da un attimo all’altro.
“Sai, Shan, non è una questione di sapere e no le cose.” Riprese Jar con calma e tranquillità. Non voleva far scoppiare un macello proprio quella sera. Voleva che quella giornata rimanesse indelebile nella sua mente. “La questione è di vedere le cose. Voi due vi rincorrete, lei persa dietro un idolo e tu senza il fegato di farti avanti. Così la perderai e non per William, ma per qualcuno che avrà più palle di te.”
Shannon abbassò il capo: Jared non poteva capirlo. Lui aveva sempre avuto uno stuolo di ragazze che facevano la fila per uscire, non aveva mai avuto problemi a dichiararsi, mentre lui…bhe, lui non era così.
“Guarda che so benissimo la difficoltà che c’è nell’aprirsi con chi è veramente importante.” E ripensò alla sua disastrosa dichiarazione a Monica. “Ma bisogna tentare.”
“E mi ritroverò a cantare una canzone d’amore mentre lavo i piatti.”
“Non farne parola con nessuno, ok?
“Non la smetterò mai di sfotterti, caro mio.” E ridacchiò, anche se le parole di Jared lo avevano profondamente toccato.
Jared tornò nella sua stanza e trovò Monica esattamente come l’aveva lasciata, sporgeva solo un po’ la spalla dal lenzuolo. Con delicatezza si distese vicino a lei e, guardandola, prese sonno.
 
Un profumo insolito la svegliò: le sembrava strano, perché le sue lenzuola non avevano mai avuto quel profumo idilliaco…qualcosa di simile all’odore della pioggia appena caduta, qualcosa che associava immediatamente a Jared ed a tutti i momenti passati con lui, da quando per la prima volta si era presa la briga di annusarlo.
Uhm… Jared… e sorrise al buio.
Però tutto continuava ad essere strano: il letto, per esempio. Di solito il suo era molto più duro, invece quel mattino sembrava soffice come una nuvola. Per non parlare poi di quel corpo caldo e sodo che le premeva addosso…alt! Corpo?
Monica spalancò gli occhi e si ritrovò davanti un Jared ancora completamente immerso nei sogni. Sorrise nel vederlo così pacifico: sembrava che il suo doppio angelico avesse deciso di uscire fuori in quel momento. Ciò che la allarmò fu vederlo con le spalle nude. Alzò il lenzuola e vide che tutto di lui era nudo. Era proprio vero, quella notte avevano fatto l’amore e si erano ufficialmente messi assieme.
Solo dopo questi primi pensieri rosa e dolciosi, si rese conto che dalla finestra stava filtrando della luce fastidiosa, luce che stava a significare una cosa sola: era mattina! Aveva dormito fuori e non aveva avvisato nessuno!
Saltò fuori dal letto senza preoccuparsi di svegliare mezza casa e si mise a cercare il suo cellulare: mollò qualche parolaccia quando ricordò di aver lasciato la borsetta al pian terreno. Vide che c’era quello di Jared e lo accese. Il display diceva che erano le dieci del mattino. Gemette disperata. Schiacciò un po’ di tasti.
“Pronto?” una voce assonnata l’accolse.
“Stefy, sono io!”
“Monica?”
“No, tua nonna! Certo che sono io.” Disse guardando Jared che si stava svegliando senza capire bene che terremoto stava avvenendo.
“Uhmmm, guarda che tua mamma è preoccupata da matti. Credo che pensi che Jared ti abbia fatta a pezzi e gettata in un fosso.” Monica salutò l’amica e si sedette disperata. Lui le baciò una spalla, ma lei non colse.
“Mia madre mi ammazzerà.”
“Dai, non lo farà, vedrai.”
“Hai ragione, farà di peggio: mi vieterà di uscire con te per il resto dei miei giorni.” Quella prospettiva parve atterrire entrambi.
“Chiamala e spiegati.”
“Mamma?” iniziò Monica appena dall’altra parte della linea ebbero risposto. “Certo che sto bene…mamma, ti vuoi calmare? Sì…sono da Jared…sì, no…no! Ieri sera mi sono addormentata sul divano…non è successo niente.” O quasi, pensò, mentre guardava Jared che girava nudo per la stanza cercando qualcosa da mettersi. Monica si leccò inconsciamente le labbra fissandogli il sedere. Era veramente tutto suo? Non riusciva ancora a crederlo. “Certo che ti ascolto. Mamma, non è successo nulla, veramente. Adesso mi lavo e torno a casa senza che tu chiami la guardia nazionale, ok? Bene, ciao ma…sì, ciao…ciao.”
Sospirò pesantemente mentre lui la fissava divertito.
“Che ti ridi tu?”
“Così non è successo niente questa notte?” Monica arrossì leggermente, mentre si vestiva per rendersi presentabile al mondo.
“Cosa pretendevi, che dicessi a mia madre: sai mamma mi sono addormentata perchè ero stravolta dopo il fantastico sesso che ho fatto con il mio ragazzo? Non sta né in cielo né in terra.” Jared, solo in jeans (e già qui la mia mente si ferma a sbavare N.d.A.), si avvicinò a lei e la abbracciò lasciandole una scia di baci sul collo. “Uhmmm…non devi continuare.” Mormorò Monica.
“A no? E dammi un buon motivo.” La riportò verso il letto insinuando una mano sotto la camicetta appena indossata. Non poteva smettere di toccarla, specie quel suo seno così perfetto.
“Sono sicura che c’è… ma non riesco a pensarci ora.” E così dicendo se lo baciò approfonditamente. In effetti di tornare a casa proprio non ne aveva voglia, soprattutto perché se le sarebbe sentite anche per le future generazioni, quindi meglio approfittare fino a quando poteva.
Come rifiutare un corpo come quello di Jared? Solo una scema, o lei qualche mese prima, poteva farlo.
Certo che ne erano cambiate di cose.


@StephenKing: mi spiace aver deluso la tua sete di scena hard. ma questa FF è di target verde e quindi non mi potevo mettere a scrivere scene troppo forti. Spero, però, che ti sia piaciuta lo stesso.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > 30 Seconds to Mars / Vai alla pagina dell'autore: PrincesMonica