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Autore: Snow Drop    09/01/2015    1 recensioni
Di notte, in un universo che non le appartiene, Sayaka si trova a combattere ancora una volta una battaglia più grande di lei. Ma questa volta non è sola. [Ambientata durante Rebellion]
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Kyoko Sakura, Sayaka Miki | Coppie: Kyoko/Sayaka
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dita intrecciate





 

Sayaka non riusciva a dormire. In notti come quella si rendeva conto, prima ancora di toccare il letto, che chiudere gli occhi non sarebbe servito a niente. A volte aveva la fortuna della tempestiva comparsa di un Incubo che la costringeva a uscire a combattere. Altre volte poteva solamente restare sdraiata a fissare il soffitto, con gli occhi pieni di immagini dolorose e la testa di piani e schemi dei quali avrebbe dovuto parlare con Nagisa appena fossero riuscite. In quelle notti, pensava, doveva solo stringere i denti e aspettare l’alba, che sarebbe sorta su quel mondo di carta. Non sapeva con esattezza quanto lasciasse trapelare di quelle nottate: Madoka era sempre gentile e affettuosa, Homura, così riservata, poco incline a farle domande, Mami sembrava avere altri pensieri. Kyoko inizialmente la punzecchiava con il solito fare impertinente, ma aveva smesso davanti alle sue reazioni irritate. Per qualche settimana si era limitata a fissarla di sottecchi davanti alla colazione, mentre sua madre – no, si corresse mentalmente, questa versione di sua madre – serviva loro fette spalmate di marmellata, che Sayaka sbriciolava nel piatto. Non poteva fare a meno di chiedersi quanto le altre fossero consapevoli del mondo attorno a loro.

A volte, mentre parlava con Nagisa, nei rari momenti in cui la piccola riusciva ad allontanarsi da Mami, sentiva la nostalgia stringerle la gola. Le mancava la sua vita si prima, la sua vita vera, così semplice e comune. Mentre avere la presenza vivace della ragazzina accanto a sé era di solito un conforto, in quelle occasioni non le era d’aiuto. Nagisa non avvertiva alcuna nostalgia per la sua vita precedente – e Sayaka non poteva biasimarla. I brandelli di storia che seminava nelle loro conversazioni erano cupi e dolorosi, e la fine era ben nota. La poca vita che doveva esserle scorsa davanti come essere umano non poteva reggere il confronto con quella che aveva ora, dove era amata e protetta e costantemente al centro dei pensieri di qualcuno. Entrambe concordavano che la scelta giusta era quella di liberarsi da quel mondo fittizio e restituire le altre ragazze alla realtà, per quanto sembrasse molto meno piacevole di quella menzogna così articolata. Non erano due sciocche, sapevano che cosa le attendeva, ma sentivano di non avere alternative. La legge della ruota aveva girato, l’illusione costruita attorno a loro non poteva realmente ricostruire le loro esistenze.

Tuttavia quella dimensione fasulla aveva qualcosa da offrire loro, ancora. Nagisa sentiva di avere la possibilità di riportare la felicità alle persone a cui l’aveva tolta come strega e avvertiva, seppur vagamente, che la vita di Mami era in qualche modo incommensurabilmente migliore di quella “vera”. Di quella che lei aveva spezzato. All’inizio aveva pensato che, chiunque l’avesse messa nelle braccia della maggiore delle Puellae magi, l’avesse fatto per punirla. Come espiazione. Poi aveva avuto il sospetto che l’avesse fatto per l’altra ragazza, per darle qualcuno su cui contare che non potesse allontanarsi. Infine aveva smesso di farsi domande e aveva lasciato che il suo tempo precario fosse totalmente per lei, per loro due. Perché i suoi ricordi umani potevano iniziare a sbiadire dopo aver visto la sua anima polverizzarsi in scintille colorate, ma era assolutamente certa di non essersi sentita così felice in vita sua e, anche se Sayaka pareva non rendersene conto, la ragazzina era certa che ci fosse qualcun’altra che si trovava nelle stesse condizioni. Non che Nagisa pensasse che Kyoko avesse intuito che cos’era il mondo sul quale apriva gli occhi ogni mattina. Semplicemente, vedeva nel suo sguardo ogni volta che si posava su Sayaka la stessa cosa che sentiva sbocciarle dentro quando Mami apriva la porta di casa. Una volta si era fatta sfuggire questa considerazione, mentre discutevano su come farsi aiutare dalle altre ragazze senza metterle in pericolo, valutando l’impulsività di Kyoko, che non avrebbe esitato a gettarsi a capofitto senza nemmeno esaminare il pericolo che aveva davanti.

Nagisa sorrise, un sorriso piccolo ma sincero:

“Credo che anche lei sia molto più felice, adesso”.

Sayaka la guardò stupita: “Mi sembra improbabile. Kyoko aveva una vita felice e una famiglia che le voleva bene... prima. Probabilmente la cosa migliore per lei sarebbe tornare a quel momento”.

La ragazzina scosse risolutamente la testa, le ciocche di capelli le rimbalzarono sulla fronte e lei le scostò con una mano sottile: “No – disse, senza traccia di esitazione – nessuno può essere più felice che stando con la persona che ama”.

Sayaka sentì una replica salirle in gola e incagliarsi lì, quando Nagisa proseguì: “Soprattutto se la ama tanto da sacrificare la sua vita per lei senza aspettarsi nulla in cambio. Nemmeno un gesto di gratitudine”. La ragazza ammutolì. Non c’era davvero nessuna risposta possibile a questo.

Nagisa fece una smorfia, fraintendendo la sua espressione, e si affrettò a correggere il tiro: “Non penso che tu sia un’ingrata, Sayaka-chan. Ma Kyoko-senpai non poteva aspettarsi niente da te, no?”

La stessa domanda era rigirata nella testa di Sayaka più di una volta, senza mai arrivare a una risposta che le piacesse. A volte foschi frammenti di memori si affacciavano alla sua mente, e in una nebbia sfocata intravedeva Kyoko che la attaccava insultandola, chiamandola vigliacca, e si sentiva ruggire e piangere e combattere alla cieca. Nonostante la veemenza dell’offensiva, fisica e verbale, il dolore sembrava non poterla raggiungere, ovattato da una sofferenza più grande e profonda, così totale da inglobarla e chiudere fuori qualsiasi altra emozione.

Se si costringeva ora a riguardare quella situazione, le sembrava di avvertire dentro di sé una sorta di vuoto spasimante, una domanda la cui risposta le ballava davanti, nei capelli scompigliati e nei vestiti laceri e insanguinati della ragazza che, sorridendo amaramente, le puntava una lancia contro. A quel punto, però, il respiro le si mozzò fra i denti serrati e Sayaka rotolò sulla schiena, cercando di riprendere il controllo dei battiti del suo cuore, il sonno solo un ricordo lontano. Quella notte si stava rivelando peggiore delle altre. Se non avesse dormito almeno un po’ l’indomani sarebbe stata a pezzi, ma la sua testa non la lasciava in pace.

Nella semioscurità alzò una mano e se la tenne davanti al viso. Era semplicemente soddisfacente avere di nuovo un corpo. La vita in cui si era ritrovata era una ricostruzione accurata, la sua stanza esattamente come la ricordava, i suoi genitori molto simili a quelli reali, ma c’erano elementi che la lasciavano spiazzata. Il braccio le ricadde sulla fronte, concreto e caldo, coprendole gli occhi. Non aveva avuto difficoltà a capire perché a Mami fosse stata data Nagisa: anche se la piccolina temeva più l’idea di doversi infine rivelare che quella di affrontare la creatrice di quel mondo, Sayaka era certa che la loro senpai l’avrebbe accolta senza esitazione. Ma Kyoko… perché lei aveva Kyoko? Cosa aveva fatto per meritarsela?

Nonostante fosse la milionesima volta che si poneva la stessa domanda, non poté evitarsi di arrossire. La risposta in questo caso era semplice, lo sapeva. Niente. Non aveva fatto assolutamente niente per meritare la vicinanza della sua compagna, eppure l’aveva avuta, perché lei – impulsiva, generosa, autentica – gliel’aveva donata, tendendole la mano nel buio. In un certo senso aveva già avuto la sua benedizione, lo sapeva. Per questo non avrebbe potuto chiedere nient’altro per sé: Kyoko era già passata, con il suo tocco deciso, a riscrivere il finale della sua storia. Sarebbe dovuta essere lei, questa volta, a fare qualcosa per l’altra ragazza.

Non poteva avere dubbi sul fatto che l’essenza dell’altra fosse rimasta intatta: la sua personalità ruvida e gentile allo stesso tempo, il suo fare scanzonato e risoluto erano gli stessi. Non era certa di quanto fosse rimasto in lei dei ricordi del passato, ma qualche frammento sembrava affiorare di tanto in tanto: qualche settimana prima, mentre sua madre metteva in tavola il pranzo della domenica, posando il vassoio fumante davanti a loro e accingendosi a tagliare l’arrosto, si era fermata per constatare stupita che Kyoko stava piangendo. Ed era proprio così, la ragazza aveva il viso solcato di lacrime, di cui lei stessa si era meravigliata:

“Non è niente” aveva detto, la voce tremante. “Non so perché…”

Ma non aveva continuato, asciugandosi gli occhi con una manica aveva preso la sua porzione e ripulito il piatto, ringraziando poi con maggior calore del solito.

Sayaka, che aveva un’idea molto precisa dell’origine di quelle lacrime, non era riuscita a mangiare quasi nulla. E di nuovo, l’aveva vista a volte fermarsi nel mezzo di una frase, o davanti a un edificio, e restare come sospesa per qualche istante, per poi riprendere da dove si era interrotta. Erano tutti segnali molto piccoli: se non avesse saputo cosa cercare Sayaka dubitava che se ne sarebbe mai accorta. Ma il suo dovere in quel momento era soprattutto quello di prestare attenzione e la ragazza l’aveva assunto con tutta la dedizione possibile. Osservava Kyoko la mattina, quando doveva trascinarla di peso a scuola, badando che portasse con sé la borsa e che l’uniforme fosse a posto. La guardava pranzare con un appetito che a volte le lasciava l’amaro in bocca, anche se strappava qualche commento divertito a Mami. La osservava – quando tornavano a casa e, spesso, dovevano uscire di nuovo per cacciare qualche Incubo – infilarsi uno snack in tasca e sbuffare, mentre le mani le fremevano già per la voglia di combattere. La seguiva con lo sguardo mentre lottava, brandendo la sua lancia con una forza comunque aggraziata, gli occhi che ardevano. Tracciava la curva soddisfatta delle sue labbra quando contemplava il risultato della loro battuta di caccia, le spalle che si raddrizzavano, l’arco morbido del collo. No, quei pensieri non la stavano aiutando a calmarsi, decisamente. Che la aiutassero almeno a restare concentrata sul suo obiettivo: salvare la ragazza a qualsiasi costo.

Sayaka si stiracchiò, rigirandosi su un fianco. Forse, si disse, chiudendo gli occhi e respirando profondamente il sonno sarebbe arrivato. Dopo qualche minuto di quell’esercizio che spesso la aiutava a svuotare la mente, lo scricchiolio della porta che si apriva la sorprese. Non si voltò per sapere chi era entrato, non ne aveva bisogno. Sentì il fruscio del pigiama arrestarsi a poca distanza dal letto e rimase in un silenzio curioso. Cosa avrebbe fatto Kyoko…?

La risposta le giunse presto con una mano calda sulla spalla e un sussurro: “So che non stai dormendo”. Seccata di essere stata capita con tanta facilità, Sayaka si voltò: “Chi ti dice che non stessi dormendo prima del tuo arrivo?” La ragazza si strinse nelle spalle: “La tua faccia di questa sera. Lo so che è una di ‘quelle notti’.”

“Scusa, ma cosa intendi dire?” chiese, più nervosa di quello che volesse dare a vedere. Che si fosse veramente accorta di qualcosa? “Guarda che gli occhi ce li ho anch’io. Ti vedo quando la mattina compari con un aspetto terribile!”

Kyoko lesse l’irritazione che saliva rapida nei tratti di Sayaka e si affrettò a continuare: “Non che tu sia meno carina del solito…” Ecco, ora non l’avrebbe presa sul serio e non le avrebbe permesso di fare quello che voleva chiederle… Perché, perché doveva essere così stupida e dire sempre la cosa sbagliata?! Non poteva riflettere prima di pensare? Anche se solo vedere la sua compagna sembrava toglierle la capacità di ragionare, constatò affranta, arrossendo violentemente. Meglio filarsela prima di rendersi ancora più ridicola, decise: “Scusa, volevo solo aiutarti”, disse, voltandosi per andarsene.

Sayaka si riscosse, mettendosi a sedere e afferrandole una manica: “Aspetta. È vero, hai ragione, a volte non riesco a dormire. Che soluzione proponi?”

Per sua sorpresa, Kyoko si girò a fissarla negli occhi senza parlare né smettere di arrossire. La domanda rimase sospesa qualche istante, prima che la risposta venisse da un gesto rapido dell’altra ragazza, che sollevò la coperta e si infilò accanto a lei, spingendola verso la parete. Come se avesse esaurito le scorte di coraggio, frappose una massa di capelli rossi fra loro, dandole risolutamente la schiena e parlando infine con un tono leggermente strozzato: “Ti faccio compagnia. Tanto in due ci stiamo.”

Sayaka, dal canto suo, era totalmente immobile, la schiena contro il muro. Ad ogni respiro accelerato un po’ del profumo di quei capelli scarlatti le solleticava la gola. Non avrebbe avuto reazioni stupide, si disse. Kyoko voleva solo starle vicina – come ogni istante delle loro vite, le ricordò il suo subconscio, prontamente zittito – non poteva certo cacciarla solo per paura di fare qualche idiozia. Come, per fare un esempio, stringerla a sé e affondare il viso nella sua nuca, beandosi nel calore che la ragazza irradiava. Ecco, sì, quello era esattamente il tipo di idiozie che doveva evitare e immaginare nel dettaglio la morbidezza delle braccia che scorgeva nella penombra sotto le sue mani non era un buon modo per evitarle. Decisamente non un buon modo, concluse, deglutendo a fatica. La linea rigida delle spalle di Kyoko e il ritmo costretto del suo respiro le descrivevano chiaramente dell’imbarazzo della ragazza, senza bisogno di guardarla in faccia. Non che pensasse di poter sostenere una cosa del genere. Ma in qualche modo doveva parlarle, ringraziarla per quello che, ancora una volta, stava facendo per lei. Con la punta delle dita le sfiorò un braccio. La corrente che sembrava vibrare nel buio le corse nei polpastrelli, facendole tramare leggermente la voce: “Grazie” riuscì infine a dire “è molto meglio così.”

A quelle parole Kyoko parve recuperare un po’ del suo celebre coraggio, perché si voltò a fronteggiarla, con espressione combattuta: “Non importa se non vuoi dirmi cosa c’è. Ma qualunque cosa sia non devi affrontarla da sola. Io sono qui”.

E per qualche istante Sayaka sentì che davvero non importava, che tutto quello che contava era lì, davanti a lei, in quegli occhi seri, mentre il respiro dell’altra ragazza correva veloce e aleggiava sulle sue labbra, mentre la sua pelle fremeva in risposta ed era facile, davvero facile, sporgersi in avanti di pochi centimetri e posare finalmente che quello che voleva dirle sulla bocca.

Sayaka sorrise davanti allo sguardo attonito di Kyoko, seguendo le emozioni che vedeva succedersi nei suoi occhi: lo stupore, che lasciava spazio a un sorriso timido e luminoso. Una mano gentile le si posò sullo zigomo, il pollice saggiò la consistenza della pelle, mentre la sua voce le entrava dentro, ancorandosi definitivamente nel suo cuore: “Qualsiasi cosa sia, non importa. Io sarò sempre al tuo fianco.”

Il sorriso che Sayaka sentì nascere sul suo viso combatté per qualche istante con il pianto, vincendo infine. Kyoko la baciò gentilmente sui capelli, attirandola più vicina. Una mano scese a prendere la sua, intrecciando le loro dita. Cullata da quel calore rassicurante e famigliare, Sayaka le appoggiò la fronte su una clavicola e si addormentò.

Anche quella notte sarebbe finita.

Una parola dopo. Da quanti anni non pubblicavo qualcosa... Una serie particolare di circostanze mi ha portato ad aver voglia di scrivere ancora e Kyoko e Sayaka me ne hanno dato l'occasione: aspettatevi quindi qualcos'altro su di loro a stretto giro di boa. Come sempre – sì, anche dopo tutto questo tempo – dedicata alla mia Ispirazione. Grazie per essere sempre stata al mio fianco e scusami se non sempre ho saputo dargli il valore che questo merita.

  
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