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Autore: Maiko    09/01/2015    2 recensioni
Che c'è che non va in me? Continuo a fare questi sogni. E per qualche ragione tutti riguardano Sam. Devo essere malato o qualcosa del genere.
[Ultimate Spiderman - SpideyXNova]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Peter Parker, Sam Alexander
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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NdMaiko: vi chiedo umilmente scusa per il ritardo, ma quest'anno ho davvero tante cose da fare con la storia della maturità imminente. Spero vogliate perdonarmi e continuare a seguire la storia, che vi informo si concluderà con il prossimo capitolo!
Risponderò alle recensioni che mi mancano nei prossimi giorni e vedrò di aggiornare il prima che riesco, tempo permettendo.
Mi scuso per eventuali errori di traduzione, ma alcune cose ho dovuto per forza rielaborarle in italiano affinché fossero "leggibili", perciò se alcuni di voi hanno letto l'originale in inglese noteranno alcune piccole incongruenze.
Detto questo vi lascio al capitolo!
Disclaimerla storia non mi appartiene. E' la traduzione di "Dreaming di OkiKitty su Fanfiction.Net.
http://www.fanfiction.net/s/9093596/1/Dreaming

Edit: ho fatto alcune lieve correzioni ad eventuali errori di distrazione e cambiato delle frasi che non mi convincevano come "forma".


5. Danny’s Advice
 
- Peter POV –
 
Perché, tra tutte le persone, doveva trattarsi di Sam? Dividevo la camera con lui, dannazione! Come potevo pensare di conviverci?!
Ok, calmati, Peter. Avrebbe potuto non essere nulla. Forse erano solo ormoni, o una cosa del genere. Ma qualcosa mi disse che non era così. Ciò che avevo detto su di lui la notte prima era stato tutto vero; avevo sempre pensato di Sam a quel modo. Certo, non avevo mai voluto ammetterlo a me stesso, o a chiunque altro, ma cosa volevo era irrilevante, al momento. Avevo bisogno di un consiglio.
“Peter, è tutto a posto?”
Sollevai lo sguardo su zia May che mi guardava con preoccupazione
Era vestita con quello che sembrava abbigliamento da arrampicata, quindi immaginai avesse intenzione di uscire, quel giorno.
“Sto bene. È solo che non ho dormito abbastanza, l’altra notte,” risposi stancamente, aggiungendo uno sbadiglio per enfatizzare. Più del tipo 'non ho dormito per niente'.
“Beh, è sabato, quindi puoi tornare a letto se ne hai bisogno. Volevo farti sapere che starò via per il weekend, e che c’è cibo a sufficienza per tutti nel frigo. Ci sono altri soldi sul bancone, se ti servono.”
“Okay, divertiti,” dissi.
Con ciò afferrò un grosso zaino ed uscì. Figurarsi: la persona a cui stavo per chiedere consiglio se n’era andata. Potevo fidarmi di mia zia praticamente per tutto, e sapevo che non mi avrebbe giudicato. Chi altro conoscevo che non giudicava, di fiducia e che dava buoni consigli?
Poi mi ricordai di ieri.
 
“D’accordo, ma quando vorrai dirmi cosa ti turba veramente, io ti ascolterò,”
 
Forse avrei dovuto chiedere il parere della persona che me lo aveva offerto.
“Sto uscendo per una camminata. Qualcuno viene con me?” chiesi.
Ovviamente, sapevo che solo una persona avrebbe accettato.
“Scusa, Peter,” disse Ava “Ho da fare un grosso progetto di scienze e devo lavorarci con Mary Jane, stasera. Potrei dover passare il weekend a casa sua. Per ora devo finire i compiti.”
Luke alzò lo sguardo dal divano, “Passo. Ho da giocare.”
Sam semplicemente mi guardò con sguardo assente, come se non avesse sentito una parola di quello che avevo detto. Sembrava che anche lui non fosse riuscito a dormire.
“Vengo io.” Disse Danny, alzandosi dalla sedia su cui era seduto e uscendo con me dalla porta principale.
La richiusi dietro di me e lui andò dritto al punto.
“Allora, hai finalmente intenzione di dirmi cosa ti turba?” chiese.
“Mi leggi nel pensiero?”
“No, è l’atmosfera,” scrollò le spalle “Ha a che fare con Sam?”
“Mi leggi nel pensiero.”
Alzò un sopracciglio, “È da una settimana che lo eviti non appena ne hai l’occasione. Non credere non l’abbia notato.”
Sospirai e scesi dal portico dirigendomi verso la strada. Danny mi seguì mentre camminavo in silenzio verso un parco vicino. Mi sedetti su una panchina sotto un albero e mi presi la testa tra le mani, Danny occupò il posto affianco al mio.
“Penso mi piaccia,” farfugliai, “Più che come amico, intendo.”
“Okay.”
Lo guardai con espressione incredula, “Okay?! Danny, che diavolo faccio?!”
“Diglielo.”
Lo fissai a bocca aperta. Era serio?! Avrei dovuto chiedere consiglio a qualcun altro. Diamine, Sam stesso avrebbe potuto darmene uno migliore!
“Trattenere le emozioni tende solo a portare guai. Prima confessi meglio è.”
Aprii la bocca per ribattere, ma aveva ragione. Non ero mai stato bravo a mentire. Se non glielo avessi detto lo avrebbe capito da solo, ed era qualcosa che non volevo.
Danny mi guardò e sorrise, “Se ti è di aiuto, Harry ci ha invitati tutti e quattro a passare la notte a casa sua. Potrei dirgli che tu e Sam non state bene e non potete venire.”
Risposi al sorriso, “Grazie, Danny. E…possiamo tenere questa cosa tra noi?”
“Certo.”
 
- 23:30 –
 
Okay, avevo ritardato la cosa.
Gli altri erano usciti circa alle sette, il che significa che avrei potuto dirlo a Sam in qualsiasi momento delle ultime quattro ore e mezza. Il problema era che ogni volta che ci provavo l’ansia mi bloccava e non riuscivo ad andare oltre il “Ehi, Sam?”
“COSA C’È, PARKER?!” urlò dopo la dodicesima volta che l’avevo chiamato – le avevo contate.
“Io…” dissi, cercando di non sembrare troppo nervoso. La tredicesima è la volta buona, giusto?
“Si sta facendo tardi. Dovremmo andare a dormire.” Dannazione.
Lui sospirò, alzandosi dal divano. “Come vuoi. Ti stai comportando in modo davvero strano stasera, lo sai?”
“Ti raggiungo dopo. Devo fare i piatti prima di andare a letto, non ho voglia di farli domattina.”
Doppiamente dannazione. Dovevo smetterla di girare attorno al nocciolo della questione e dirlo. Ma che cosa avrei dovuto dire? Guardai nel lavello e realizzai di essere troppo stanco per fare qualunque cosa che non fosse salire le scale e andare a dormire. I piatti avrebbero aspettato. Forse avrei potuto dirgli qualcosa di mattina, mentre era addormentato. Già, avrebbe funzionato.
Salii le scale e mi diressi verso la mia camera, ma mi fermai quando sentii la voce di Sam.
“Okay, Danny. Cos’hai detto a Peter? Giuro che se gli hai parlato di-“
Smise di parlare e diedi casualmente un’occhiata all’interno. Mi dava la schiena guardando verso la finestra. Aveva la mano all’orecchio, così presunsi stesse parlando al telefono.
Ora, solitamente non sono uno a cui piace origliare, ma quando due miei compagni di squadra parlano di me pensando che io non stia ascoltando, voglio sentire cosa hanno da dirsi.
“Purché tu non abbia detto a Peter che lo amo.”
…COSA?!
 
- Sam POV –
 
“Te l’ho detto, è una cosa che devi fare te. Non gli ho detto nulla.” Disse Danny con calma.
Nel momento in cui ero salito al piano di sopra lo avevo chiamato. Era andato a fare una passeggiata con Peter, prima, giusto? Dovevano aver parlato di qualcosa, perché da quando erano tornati lui aveva cominciato a comportarsi con me in modo nervoso.
“E allora perché è così strano, stasera?” chiesi.
“Non ne ho idea,” rispose Danny, “Perché non glielo chiedi?”
“Gliel’ho chiesto, ha semplicemente cambiato argomento.”
Danny sospirò, “Sai, dovresti davvero dirglielo. Alla fine lo scoprirà.”
“Sì, sì. Lo so. Trattenersi tende solo a portare guai.” Dissi citando ciò che mi aveva detto lui, “Ma cosa dovrei dirgli esattamente? ‘Ehi, Peter. Sai che ho una cotta per te da solo Dio sa quanto tempo?’ Già, posso prevedere cosa succederà dopo.”
“Saprai cosa dire quando sarà il momento.” Disse Danny saggiamente.
“Sì, okay," borbottai sconfitto, “Esco per una passeggiata notturna, ti chiamo dopo.”
“Buonanotte, Sam.”
Chiusi il telefono e presi un paio di jeans dalla sponda del letto. Me li infilai e uscii dalla camera per dirigermi al piano di sotto. Vidi Peter in cima alle scale.
Fui colto dal panico.
“Da quanto sei qui?”
“Sono appena salito. Perché?”
Sospirai mentalmente di sollievo. “Niente. Vado un attimo fuori a sgranchirmi le gambe. Torno fra quindici minuti.”
Peter mi prese per un braccio non appena feci per scendere le scale, “Non è un po’ tardi?”
Strattonai l’arto dalla sua presa e risposi bruscamente, “Sono perfettamente in grado di prendermi cura di me stesso, Testa di Ragno.”
Il lampo di dolore che gli attraversò il viso mi fece quasi scusare. Quasi. Mi girai per scendere le scale.
“Aspetta, Sam!” grugnii.
“Cosa c’è, Parker?!”
“C’è qualcosa di molto importante di cui ti devo parlare quando torni.” Disse velocemente come se stesse cercando di farlo prima di cambiare idea.
“Basta che parli sul serio, invece di blaterare di nuovo.”
Scesi le scale ed uscii dalla porta prima che potesse dire altro. Lasciai vagare la mente non appena imboccai la strada. Forse avrei dovuto dirglielo. Quella notte andava bene come qualunque altra, suppongo. E comunque Peter voleva parlarmi. Ovviamente cercai di non immaginare la sua reazione, perché quel pensiero serviva solo ad agitarmi.
Mi lanciai un’occhiata attorno e notai di aver preso la strada per la Midtown High. Per quanto avevo camminato? Mi girai per tornare indietro, ma delle corde parvero spuntare dal nulla e mi si avvolsero attorno al corpo. Mentre lottavo per liberarmi una voce profonda e maligna sussurrò:
“Ho bisogno del tuo aiuto per catturare un certo ragno. Stai tranquillo e non ti farai del male.”

 
  
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