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Autore: Ashbear    12/08/2003    1 recensioni
[Rinoa e Squall, Quistis e Seifer] Si può fare sempre la scelta giusta, se ci viene data la possibilità di realizzare i nostri sogni tramite una semplice risposta: sì o no? Una bugia che cambierà per sempre una nazione, una settimana che cambierà per sempre la storia.
Attenzione: la traduzione è stata completamente rivista e corretta; attualmente, abbiamo aggiornato i primi 22 capitoli con la nuova traduzione, fatta sulla base dell'ultima versione della storia rilasciata dall'autrice originale.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quistis Trepe, Rinoa Heartilly, Seifer Almasy, Squall Leonheart
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Fate, Time, Occasion, Chance, and Change?
To these all things are subject but eternal Love.

--Percy Bysshe Shelley

CRIMSON LIES
scritto da Ashbear, tradotto da Erika, Shizuru117, Alessia Heartilly, Shu e Youffie
~ X. LITIGIO~

"Sì, signor Comandante!" sbottò Seifer agli ordini di Squall. "Ho bisogno di procurarmi dell'equipaggiamento prima di stanotte".

Squall annuì mentre l'ex cavaliere usciva dallo studio di Caraway. Abbassò lo sguardo sulla catena d'argento tra le sue dita. Dopo un attento esame, posò la catena su un tavolino, volgendo la sua attenzione alla donna inginocchiata davanti a lui. Quasi a disagio, guardò i profondi occhi azzurri di lei, "Quistis, non sono mai stato leale con te."

Il guerriero non era fatto per le scuse, né per le parole. Lentamente la sua mano destra cercò il familiare pendente che stava nella giacca della sua uniforme. Squall tolse la pesante catena d'argento da dove stava. Mentre la sollevava verso sua moglie, il familiare e grosso ciondolo di Griever oscillava ritmicamente dalle sue mani. Nel corso degli anni, l'aveva tenuto vicino, proprio come aveva promesso ad un'altra persona. Anche se la vista del leone gli ricordava solo il suo anello perduto, la sua vita perduta. Eppure tenerlo vicino, lontano dagli occhi, gli dava una qualche sicurezza. Rinoa aveva l'anello compagno, l'unico altro ricordo dei suoi anni passati. In qualche modo, gli oggetti li legavano. A volte bisogna lasciar andare, prima di poter essere liberi. Ora, toccava a Griever dare sicurezza a qualcuno, a un'altra che aveva sopportato molta angoscia.

Quistis Leonhart non disse una parola, mentre lo guardava togliere l'oggetto simbolo della sua infanzia dalla sua uniforme. Sorprendendola, si sporse verso di lei, ponendole la catena intorno al collo. L'orgoglioso leone ora le adornava il petto, mentre le ruvide dita di lui indugiavano sulla forma dell'animale.

"Squall?" domandò.

Lui non parlò, come aveva fatto così tante notti durante il loro matrimonio. Eppure, questa volta era diverso, loro erano diversi. C'era una comprensione che passava silenziosamente tra loro, per la prima volta sentiva la sua sincera emozione.

Lei gli sorrise in modo incerto, prendendo la catena che conteneva i due anelli speciali. In silenzio ripetè il gesto di poco prima, ponendogli la catena di platino al collo. In qualche modo, un peso le si tolse dalle spalle, anche se solo in parte. Per la prima volta, avevano uno scopo comune, un proposito, e avevano intrapreso i primi passi verso il perdono. Lo guardò negli occhi azzurri, appoggiandogli leggermente la mano sul petto.

"La troveremo" sussurrò lei. "La troveremo."

*~*~*~*~*

Il viaggio verso Timber era stato stranamente calmo, dato che ogni viaggio con Zell non era di solito classificabile come tranquillo. In questo caso era immerso nei suoi pensieri, mettendo insieme i pezzi di un puzzle che non si ricomponeva... che non poteva ricomporsi. Il caso aveva deciso che non avrebbe avuto l'opportunità di parlare con la Madre, cosa che desiderava sinceramente fare.

Che fosse distrazione o sola ignoranza, Zell guidò Irvine al binario, compiendo tutti i gesti di routine, senza mai prestare attenzione a ciò che stava realmente succedendo intorno a lui. I treni, i biglietti, tutto era fatto in automatico.

Irvine, d'altra parte, si era perso in se stesso. Studiando ogni comprensibile dettaglio del caso, il cowboy aveva trascorso le ultime tre ore ad esaminare fascicoli, a controllare documentazioni sul computer, e a prendere appunti sul rapimento di Allison Bennett. Mai nella sua vita Irvine si era sforzato tanto per una missione, in qualche modo questa era diversa. Non cercando più, in una zona devastata dalla guerra, nemici armati, pronti a combattere fino alla morte, trovava affascinante l'idea di una bimba innocente. Era determinato a restituire la piccola ai suoi legittimi genitori, una coppia che a Trabia doveva essere ormai vicina all'isteria.

I due uomini sedettero silenziosamente nello scompartimento dei SeeD. Senza saperlo, ognuno pensando ad eventi diversi, stavano in realtà tentando di scoprire gli indizi per lo stesso enigma. Il conducente annunciò la partenza mentre il treno si allontanava lentamente dalla stazione, prendendo gradualmente velocità. Dopo aver concluso le operazioni obbligatorie di sicurezza, il conducente annunciò che sarebbero arrivati nel territorio di Dollet in tre ore.

"Dollet!" realizzando appieno l'accaduto, "Che diavolo!?"

Velocemente cercò nella tasca dei jeans i biglietti spiegazzati. Cercando di lisciarli, guardò le due ricevute del treno. "Dannazione! Ho preso i biglietti sbagliati, dovevo prendere il treno numero 827 per Fisherman's Horizon, ma ho scritto il numero sbagliato sulla richiesta. Questo è il treno numero 427 per Dollet!"

Irvine roteò gli occhi. Non era arrabbiato, solo turbato da quell'uomo normalmente energico. Questo errore poteva costare tempo prezioso. Gli indizi erano ricostruibili solo per poco tempo e potevano perdere l'opportunità migliore di ottenere informazioni. Ora invece della ferrovia sarebbe servito di più noleggiare una barca che li portasse a FH. Questo diede tempo ad Irvine per immergersi di più nella cartella del caso. Zell, d'altra parte, decise di scaricare la rabbia dormendo. Il sonno di solito gli alleviava lo stress... ed ora, era molto stressato.

*~*~*~*~*

L'aria della sera avvolgeva la piccola barca, che portava solo quattro passeggeri, e il navigatore che avevano assunto. L'uomo era intelligentemente soprannominato 'Capitano'. Tuttavia, la barca avrebbe potuto facilmente portare più persone, ma il non essere appariscenti era un fattore chiave. Squall aveva procurato a Seifer false credenziali, cosa non usuale per il Comandante. Per tutte le finalità pratiche Seifer era Nicolas Jackson, un candidato SeeD originario di Esthar. Con un po' di fortuna, sbarbato e con l'uniforme, poteva sfuggire all'inaccurata sicurezza di Trabia. Non era una nazione occupata da Galbadia. Probabilmente nessuno lì conosceva il suo vero nome; il tempo era stato amichevole sotto alcuni aspetti.

Guardò le piccole onde infrangersi contro la barca. L'oscurità si avvicinava velocemente, coprendo con il suo respiro di drago tutto ciò che si poteva vedere. La nebbia rendeva la visibilità difficoltosa, se non impossibile. Sarebbero stati a Trabia in tarda mattinata. Un presentimento gli pervase il corpo come un brivido. Questa pausa era forse ciò che desiderava; e allora perché l'ansia, la paura?

Squall chiuse gli occhi lasciando che la brezza fredda gli pungesse il viso, notando inconsciamente che stringeva il ciondolo tra le mani. Il ciondolo di lei. Lei lo faceva. Era una delle piccole abitudini nervose di Rinoa, che francamente gli dava sui nervi. Fino a quando non erano sparite. Avrebbe dato la sua vita, ora, solo per guardarla da un lato all'altro di una stanza, mentre giocherellava con gli anelli d'argento. Suoni sommessi di metallo che collideva; era un suono che voleva sentire ancora una volta. Chiudendo gli occhi, si può sentire qualsiasi cosa. L'oceano, gli uccelli, o lasciare che la mente richiami un altro rumore, un altro suono, da un periodo molto più pacifico.

"Mi hai mai odiato?" domandò una voce rauca.

Squall fu strappato all'improvviso ai suoi ricordi, senza capire l'intenzione della domanda. "Seifer, ti ho odiato per quello che hai fatto a lei." Non si voltò per affrontare l'uomo dietro di lui.

"Sì, beh, ho odiato me stesso per lo stesso motivo. Parlavo di prima di quello, per l'estate che io e Rinoa abbiamo passato insieme."

"Non lo so. Era più facile odiare lei per gli ultimi due anni. L'ho attribuito semplicemente alla persona che era veramente, non alla facciata che mostrava a me, al Garden. Era più facile odiare lei."

"Non mentirmi. Non l'hai mai odiata, non hai mai potuto."

Seifer si avvicinò a Squall, appoggiandosi sulla ringhiera di legno.

"No, non ho potuto. C'ho provato," rispose Squall, vergognandosi delle sue parole.

"Sai, io ti ho odiato. Non so se saremmo usciti ancora insieme, se le cose fossero andate diversamente, ma l'idea di te e Rinoa insieme mi dava la nausea. Nei miei ricordi più remoti, è sempre stata una guerra tra noi, e non potevo vederti uscire vincitore da una battaglia, anche se la battaglia era per lei. Speravo che ti vedesse per il perdente che eri e ti lasciasse, non ho mai capito pienamente la vostra relazione se non più tardi."

"Io non l'ho mai compresa per niente," replicò Squall quasi in un sussurro.

"I miei sogni mi hanno portato alla distruzione. Ho perso di vista tutto, accecato dal potere, dalla finzione. Volevo disperatamente essere il Cavaliere riverito ed ammirato, non mi importava che qualcuno potesse rimanere ferito." Rimase in silenzio per un attimo, aspettando che Squall rispondesse. Non parlava, Seifer si voltò verso quello che era il suo rivale sin dall'infanzia. "Hai avuto tutto ciò che io volevo. Era molto triste che tu non sapessi il valore di cosa possedevi."

Squall guardò l'uomo, leggendo la verità nei suoi occhi. Non avevano mai avuto una conversazione civile prima d'allora; nessuno dei due sapeva veramente come reagire. Dopo il breve contatto, Squall si voltò di nuovo verso l'oscuro abisso dell'oceano.

"Seifer, ti ha mai detto di essere innamorata di te?"

"Sapevo che ti importava." Seifer aveva una sorta di risatina nella voce. "Non ha mai parlato molto di noi, mi pare d'indovinare, alcuni ricordi vengono seppelliti più facilmente di altri. Lei era speciale per me. Sai che è stata la prima con cui..."

Squall si voltò infuriato verso di lui, "Non voglio sentire quello. So benissimo cosa avete fatto. Volevo solo sapere..."

Questa volta Seifer lo interruppe, "no, okay. Squall ancora non lo capisci, vero? Sì, sarò stato con lei fisicamente, ma mai spiritualmente. Avrà perso la sua verginità con me, ma non mi ha mai detto una volta che mi amava. So che teneva a me, ma non è mai stato amore."

"Perché non sapevo la verità allora? Se teoricamente abbiamo questo meraviglioso legame 'strega-cavaliere', perché diavolo non lo sapevo?" urlò Squall, voltandosi e appoggiandosi contro la ringhiera.

"Squall, non ti posso dare tutte le risposte che stai cercando. Forse eri spaventato, forse confuso, forse qualcosa nella tua vita perfetta non ti è stato offerto su di un piatto d'argento. Sì, abbiamo avuto tutti le stesse origini, ma le somiglianze finiscono qui. Nessun altro ha scoperto chi erano i suoi genitori, e che suo padre era vivo, e voleva instaurare un rapporto. A nessun altro è stata data la responsabilità di essere Comandante a diciassette anni... quella ancora non l'ho capita. Nessun altro ha avuto la possibilità di essere il suo Cavaliere, di essere quello che amava. Forse eri spaventato, forse facevi troppo affidamento sulle persone, sulle loro verità, o perlomeno le loro versioni di essa."

Squall non poté fare a meno di cogliere l'ironia del suo commento, "Facevo troppo affidamento sugli altri, e non ho mai pensato o creduto per conto mio."

Seifer rimase in silenzio per un momento prima di allontanarsi dal supporto di legno, "Squall, è giusto appoggiarsi agli altri, non capirla in quel modo. Forse ti sei trovato ad appoggiarti troppo a Rinoa, senza però dirglielo mai. Non potevi impegnarti con lei ufficialmente. Ho sentito dei pettegolezzi a Deling. Voleva sposarsi, non è così?"

"Sì... non potevo farlo."

"Perché?"

"Sarei dipeso troppo dall'idea che lei era lì. Avrei diviso la mia casa con un'altra persona. Non volevo ferirla se qualcosa fosse successo."

"Se qualcosa fosse successo," sbottò Seifer. "Qualcosa di brutto. Hai sempre guardato al lato negativo. Ti aspettavi il finale tragico di questa storia da favola. Come pensi che Rinoa possa sentirsi sapendoti sposato con Quistis, qualcuno che non ami nemmeno?"

"Mi odia per questo. Mi odio per questo. Entrambe meritano una vita migliore di quanto io possa mai offrire."

"No, Squall. Loro due sono diverse, ma sarebbero d'accordo su una cosa, che potevi renderle felici semplicemente perché c'eri. Io non avrò mai questa possibilità."

Non rispose per un lungo momento, notando quanto la persona che aveva di fronte era maturata nel lasso di tempo di cinque anni. "Sei cambiato davvero, Seifer. Se verrò fuori da tutto questo vedrò cosa posso fare. Probabilmente, non sarà nulla visto che la mia posizione nel Consiglio verrà revocata, così come il comando del Garden. Il meglio che posso sperare è avere ancora il titolo di Cavaliere, per la verità... è tutto quello che spero."

"Bene." rispose Seifer compiaciuto. "Almeno le tue priorità sono chiare, piccolo Comandante. Potrebbe volerti uccidere se la troviamo. Credimi; è una reazione naturale in chiunque ti incontri. Non commettere di nuovo gli stessi errori; non ti salverò il culo la prossima volta."

Il Comandante annuì, voltandosi verso la ringhiera. Ascoltò i passi che scendevano le scale verso le cabine sottocoperta. Squall sentì ancora l'aria salata accarezzargli il viso, ora segnato più che da una ferita fisica. Pensò al perché aveva voluto sapere della relazione di Seifer e Rinoa. Non era mai lei ad introdurre l'argomento, ma guardando al passato, era sempre per il bene di lui. Rinoa era consapevole dell'odio più che radicato tra i due uomini, e proteggeva il suo Cavaliere nell'unico modo che poteva, evitando la cosa.

Squall le aveva insegnato bene.

Non sarebbe sceso sottocoperta, aveva bisogno di solitudine. Era diventata la sua fedele amica negli ultimi anni. Si incamminò verso una panchina solitaria sul ponte e fece riposare il corpo stanco. Così poco sonno le ultime due notti, così poco tempo per lavorare. Non era mai stato capace di comunicare facilmente le sue emozioni, le ferite del passato lo perseguitavano ancora. Chiuse gli occhi, richiamando un tempo più pacifico, un tempo più ingenuo. Il giorno in cui le aveva finalmente rivelato i suoi veri sentimenti; non importava quanti ricordi dividevano, quel giorno sarebbe sempre stato al primo posto nella sua memoria. Così tante notti aveva ricreato la scena, solo per un momento, per fingere che tutto fosse ancora come doveva essere...

Un anno dopo la sconfitta di Artemisia e l'inizio delle loro vite insieme. Ogni dettaglio, ogni avvenimento, ancora freschi nella memoria, per non essere dimenticati mai da nessuno dei due.

Il Garden stava esaurendo le provviste. L'assalto di nuovi cadetti aveva superato di gran lunga le scorte e le risorse. Gli oggetti base per l'elaborazione erano molto richiesti. Il Comandante aveva preso in considerazione varie persone perché andassero a prendere le pietre richieste per produrre alcune magie, un prerequisito per ogni cadetto del secondo anno. All'inizio, voleva solo trasmettere il compito a qualcuno come per tutto il resto, ma il lavoro d'ufficio aveva avuto la meglio su di lui ultimamente. Voleva disperatamente ingaggiare qualche specie di battaglia, anche se le vittime erano semplicemente Lesmathor.

Una possibilità sola, una possibilità di godersi la solitudine...

"Ti piace il nome Allison per una femmina e Aaron per un maschio?" chiese Rinoa calma. Appoggiò la testa contro lo scomodo sedile del veicolo, mentre fuori scorreva la lussureggiante campagna verde smeraldo.

Squall pigiò quasi con forza i freni. Rinoa aveva chiacchierato quasi l'intero viaggio. Aveva imparato in modo efficace a smorzare la maggior parte del suo chiacchiericcio, un'abilità che aveva acquisito nel corso dell'ultimo anno. Sempre ascoltando, ma mai pienamente attento a lei. A volte Rinoa aveva un modo di, beh... essere Rinoa. La ammirava per questo, ma a volte dava sui nervi perfino a lui.

"Cosa!" esclamò Squall distogliendo gli occhi dalla strada per guardare velocemente verso di lei.

"Uhm... vedi, stavo solo pensando se noi... se io dovessi mai avere un bambino, quale nome sarebbe migliore" replicò lei senza guardarlo. Conosceva Squall, in quel preciso istante si stava contorcendo a disagio nel suo sedile. Alcuni argomenti terrificavano il Comandante, e il matrimonio e i figli erano in cima alla lista.

"Rinoa non penso ad avere figli, ho diciannove anni," rispose Squall pregando mentalmente Hyne che lei lasciasse perdere. Ma lui sapeva bene che non sarebbe accaduto.

"Sì, lo so Squall, ma non pensi mai al futuro?"

"Sicuramente, sto pensando proprio ora che se non raccolgo abbastanza pietre magiche oggi i cadetti non avranno nulla su cui impratichirsi nell'elaborare magie. Sto pensando che questo viaggio sarebbe stato molto più veloce se fossi andato solo, e sto pensando che non mi fido di nessuno dei candidati alla presidenza di Galbadia."

"Oh... sì, non contempleremmo mai nulla a parte il lavoro, vero? Sarebbe uno choc se il Comandante pensasse a qualcosa oltre al lavoro."

"Rinoa, se anche dovessi pensare a qualcosa oltre al lavoro, i bambini non sarebbero certo quel qualcosa. Non dovresti pensare ad avere figli." Squall sapeva che l'ultima frase sarebbe stata difficile da accettare per Rinoa, ma doveva imparare ad affrontare la realtà alla fine, e non a pensare ad un futuro che non sarebbe mai stato.

"Cosa?! Cosa vuol dire non pensare ad avere figli, mi stai dicendo che non vuoi avere bambini?"

"Rinoa, sto dicendo che non dovresti pensarci. Ci sono stati solo quattro casi di streghe che hanno avuto un figlio negli ultimi cinquecento anni. Le possibilità che tu rimanga incinta sono remote."

Lei non disse niente, perché aveva ragione. Le pianure di Balamb erano monotone e vuote come sempre, e ora apparivano ancora più spoglie. Rinoa sapeva che le possibilità che lei avesse un bambino erano pochissime, ma continuava sempre a sperare - anche se poco. Le lacrime cominciarono a scorrerle lungo le guance mentre guardava scorrere i prati. Nascose il viso a Squall. Il suo pianto mostrava solo debolezza. Squall odiava la debolezza.

Cercando di nascondere il dolore nella sua voce, rispose "Lo so Squall... sto solo cercando di pensare le cose in positivo."

"Rinoa... mi fa piacere che tu lo faccia, ma anche se tu potessi avere figli, io non ne vorrei." Squall lottò per rispondere nel modo più sensibile che gli era possibile.

"Va bene, non importa. Mi dispiace, Squall, mi dispiace di aver rovinato un altro dei tuoi preziosi giorni." Cercò di nascondere la rabbia nella voce.

Continuarono in silenzio fino a che Squall raggiunse un'area isolata, indicazioni recenti di un'alta concentrazione di Lesmathor avrebbero reso la cosa più veloce. Ora più che mai, voleva tornare al Garden e finire questa giornata. Lei rimase seduta nel sedile del passeggero mentre lui andava nel retro del veicolo del garden, sfoderando il suo Gunblade dalla custodia. A rigor di logica, lui avrebbe dovuto lasciarla seduta a tenere il broncio, ma quando c'era di mezzo lei, nulla di ciò che faceva era logico.

Lei aveva abbassato il finestrino, lasciando che una brezza leggera entrasse nella macchina. Le temperature calde potevano essere descritte come troppo alte per la stagione. Ma era un caldo secco, l'umidità era bassa. "Senti, Rinoa, non stai rovinando un altro dei miei giorni. Sapevo che sarebbe successo, se tu fossi venuta con me. È per questo che ho detto che sarebbe stato più facile se fossi venuto da solo."

Lei girò la testa di scatto guardandolo dritto negli occhi. "Sì, 'Rinoa rimani dove sei'. Questa sembra essere la tua risposta per tutto, Squall."

"Come vuoi tu," disse lui allontanandosi dalla macchina verso la foresta.

Finalmente lei scese, sbattendo la portiera per sottolineare la sua rabbia. "Oh... sì, hai ragione, è questa la tua risposta per tutto!"

Lui si fermò. Riflettendo su quale potesse essere la cosa migliore da fare. Squall Leonhart non aveva voglia di litigare, ma se lui fosse andato avanti lei avrebbe soltanto tenuto il broncio per tutto il tempo. Condannato se lo faccio, condannato se non lo faccio. Respirò profondamente prima di voltarsi verso di lei, "Rinoa, per favore, non adesso. Ho del lavoro da fare. Ti stai soltanto mettendo in mezzo, se continui."

"Mettermi in mezzo!" Rinoa lo guardò dritto negli occhi, nessuno dei due voleva lasciar spazio all'altro. Alla fine, lei socchiuse gli occhi sconfitta, il sole del pomeriggio troppo forte per i suoi occhi. "Hyne, perché devi sempre essere così..."

"Cattivo," replicò lui in modo derisorio.

"Idiota," gridò lei, voltandosi e avvicinandosi alla macchina.

"Wow... una nuova parola, sono impressionato." Non voleva cedere.

"Stupido," replicò lei senza voltarsi.

"Due in un giorno solo!" gridò lui ancora più forte.

Lei raggiunse le portiere posteriori e si voltò verso di lui. "Prova questa, sei un bastardo!"

"Me ne vado," annunciò lui scuotendo la testa davanti alla sua infuriata ragazza.

"Sì, la tua famiglia ha una grande tradizione a questo proposito, prova a chiedere a tuo padre."

Non appena ebbe pronunciato queste parole, desiderò immediatamente di potersele rimangiare. Quello era un colpo basso, anche se era furiosa con lui. La relazione tra Squall e Laguna era qualcosa che non osava nominare. L'atteggiamento di lui cambiò immediatamente; mentre camminava veloce verso di lei poteva vedergli la rabbia negli occhi.

Venendole molto vicino, la guardò con occhi stretti, "non parlare mai... mai di questo." Nessuno dei due parlò, si guardarono soltanto. Alla fine lui continuò, "Il rapporto tra me e lui non è nulla che ti possa riguardare. È la mia vita, non la tua. Sembra che tu dimentichi la differenza. Nella mia vita c'è di più oltre a te."

Il dolore la colpì. Sì, meritava la rabbia dopo aver nominato Laguna. Ma lui non si accorgeva mai che lei non si sentiva parte della sua vita; la sua vita era il lavoro, la sua vita era il suo dovere. Di più oltre a te, diavolo, quando mai era stata una parte della sua vita? Trattenendo le lacrime chiese, "Vai a prendere le tue preziose pietre magiche, così potrai portarle al tuo prezioso Garden, e lasciarmi indietro come al solito. Mi dispiace se faccio parte della tua vita."

"Forse, se tu non ti mettessi sempre in mezzo, sarebbe meglio" replicò lui.

Non voleva dire nulla di più che lo potesse ferire. I giochi infantili avevano il loro prezzo; non voleva che questo prezzo fosse lui. Anche se non lo aveva mai avuto per poterlo perdere. Osservando i fili d'erba sotto di lei, mormorò, "vattene, Squall."

E lui lo fece.

Il calore intenso del sole sfolgorava proprio sopra di lei. Rinoa si era messa all'ombra del veicolo, sedendosi su uno dei gradini metallici sul retro. Secondo il suo orologio, Squall era via solo da venti minuti; sembrava un'eternità. Rivedeva il litigio nella sua mente, come se stesse vedendo un film per la seconda volta. Come al solito, sentiva di essere in torto. Cominciare la giornata parlando di bambini non era la mossa più saggia. Persino lei lo sapeva.

Nell'anno appena passato, era riuscita a conoscere Squall meglio di chiunque altro, e lo conosceva appena. Era un estraneo tanto quanto quella sera al ballo, a parte il fatto che ora aveva bisogno di lui. Ed era perfettamente chiaro... lui non aveva bisogno di lei. Oggi aveva oltrepassato una linea tracciata molto tempo prima, ora doveva accettarne le conseguenze. Rumori di qualcosa che si avvicinava la distolsero dai suoi pensieri. Si irrigidì un momento tentando di vedere se era un amico o un nemico. Con sua sorpresa era Squall, e non era sicura che ruolo attribuirgli in quel momento.

Osservò il suo viso mentre si avvicinava; sembrava stanco. Poi notò che non aveva pietre magiche con sé. Grandioso. Voleva dire che aveva pensato, non lavorato. Cercò di distogliere l'attenzione da quello che la stava cominciando a preoccupare, "già fatto?"

Lui non rispose. Rinoa poteva sentire che stava in piedi accanto a lei, rifiutandosi però ancora di guardarlo. Per una volta, il potente leone avrebbe dovuto cominciare lui la discussione. E lui lo fece.

"Rinoa... dobbiamo parlare."

Parole temute da sempre. L'esperienza passata le aveva insegnato che quella frase fatta non poteva mai avere qualcosa di buono. In qualche modo, una barriera difensiva si innalzò; non glielo avrebbe reso facile. "Fammi indovinare, non sei pronto per una relazione, vuoi che rimaniamo solo amici."

"Rinoa, per favore fammi parlare, prima."

"State indietro... Squall parla e l'intero mondo tace, gli oceani si dividono, e i piccoli animali della foresta si raccolgono qui intorno."

"Non ho bisogno di questo."

"No Squall, tu hai bisogno di questo. Se stai per mettere fine a questa... questa presunta relazione. Io ho molte cose da dirti."

"Ad esempio?" domandò lui, senza che la sua espressione cambiasse da quando era tornato alla loro base temporanea.

"Ad esempio..." Sapeva che questa poteva essere la sua unica occasione per dire queste cose. Era costretto ad ascoltare nel mezzo di spoglie praterie. "Ad esempio... io non sono parte della tua vita. Non hai nemmeno mostrato che ti importasse dei miei sentimenti. Forse mi metto in mezzo, ma sto provando. È più di quanto possa dire di te. Sono rimasta al Garden per più di un anno aspettando che tu ti avvicinassi, che mostrassi un'emozione! Non fraintendermi, sei un uomo molto appassionato... quando si tratta di qualsiasi cosa che non sia io."

"Il mio lavoro è importante," affermò semplicemente lui.

"Sì, tutto gira intorno al lavoro, non è così? Intrappolato in un lavoro che detesti, diventando tutto ciò che hai cercato per tutta la vita di evitare. Hai quel lavoro da un anno e non stai diventando migliore dei politici che sono cresciuta disprezzando. Non sei più là fuori in prima linea. Te ne stai seduto dietro la tua dannata scrivania fino a tutte le ore della fottuta notte. Quando è stata l'ultima volta che abbiamo mangiato insieme?"

"Non devo risponderti, non sei mia moglie."

"No, già mi fa pena la persona che finirà insieme a te. Hai ragione, non posso avere figli, lo so... ma posso ancora sognare. Non è impossibile. Ma vedi, io ho speranza nel futuro. Tu che speranza hai, Comandante Leonhart?"

"Di poter dire una parola in questa conversazione" rimbeccò lui, completamente sarcastico.

"Bene, sputa il rospo. Dimmi cosa hai scoperto nella tua improba ricerca di Lesmathor, quale apocalittica notizia ti ha costretto a interrompere il tuo prezioso lavoro per parlarmene."

Rinoa si voltò con il terrore di sentire pronunciate le parole ad alta voce.

"Ti amo," replicò lui calmo.

*****
Note delle traduttrici: capitolo rivisto e betato da DefenderX.
Citazione di apertura: dal Prometeo Liberato di Shelley.
Il Fato, il Tempo, l'Occasione, il Caso, e il Cambiamento? A queste, tutte le cose sono soggette, tranne l'Amore eterno.
- Alessia Heartilly

   
 
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