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Autore: Vera_Davvero    10/01/2015    2 recensioni
Quale sarebbe il tuo ultimo desiderio prima di andartene per sempre? Jenny ha le idee chiare: vuole vedere la Terra di Mezzo. Visitare la Contea, ammirare lo splendore di Gran Burrone e la maestosa Erebor, vivere una straordinaria avventura, come i personaggi delle storie che legge. È solo un'utopia, e lo sa bene.
Nella realtà, queste cose non succedono.
Ma nei sogni è ancora libera di sperare...
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bilbo, Gandalf, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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È bizzarro come il tempo all'interno di un sogno possa scorrere così diversamente dalla realtà. 
Con questo pensiero mi stiracchio, e rivolgo uno sguardo alla piccola finestra tondeggiante alla mia sinistra. Dalle persiane filtrano i timidi raggi del sole del mattino.
Voi credete che sia possibile dormire all'interno di un sogno?
Vi assicuro che lo è. Parola mia. Ho dormito come un ghiro, stanotte. Otto ore almeno. Qui, in questa stanzetta così calda e accogliente, in questo lettuccio talmente piccolo che per starci devo praticamente abbracciarmi le ginocchia...
Ma c'è tanto di quel silenzio... questo posto trasmette pace e serentità, arrivano dritte al cuore. Dal momento in cui mi sono coricata su questo modesto giaciglio, e mi sono stretta nel mio stesso abbraccio, ho avvertito una profonda sensazione di calma, che mi ha portato ad addormentarmi col sorriso, e a svegliarmi con uno ancora più ampio.
Sarà una mia impressione, ma, nonostante le piccole dimensioni e la copertina ispida, questo letto è cento volte più confortevole di quello dell'ospedale, con la sua coperta grigia ed il cuscino troppo duro, impreganto della puzza di ospedale.
Mi siedo sul bordo del letto, e mentre mi sistemo i capelli, penso a quanto è accaduto ieri.

Bilbo Baggins non ha perso un secondo di più, e mi è venuto incontro, chiedendomi se stessi bene.
Ho cercato di minimizzare. Ho detto che non era nulla, che era tutto a posto. Ma non sono mai stata brava a fingere, e il dolore era evidente. Quella botta così violenta alla nuca mi stava dando il tormento, e Bilbo ha dimostrato di saper leggere bene lo sguardo di una persona.
Mi ha offerto il suo aiuto, ed io, imbarazzata, ho rifiutato. Ma lui ha insistito tanto...
In quel momento ho sentito il mio cuore sciogliersi... insomma, nemmeno mi conosceva ed aveva così a cuore la mia salute...
Mi ha fatto strada fin dentro casa. Ma ci pensate? Casa Baggins! Ero dentro Casa Baggins!
E vi assicuro: non c'è descrizione che potrebbe darle giustizia. È deliziosa, nella sua semplicità. 
Mi ha detto di stendermi sul un divano, ed io ho eseguito meccanicamente. Avevo il cuore a mille, e ascoltavo lo hobbit parlarmi dalla cucina, mentre mi stava preparando un the, senza pienamente cogliere il significato delle sue parole. 
Tutto quello che riuscivo a realizzare era che mi trovavo a casa di Bilbo Baggins. E che lui era a pochi passi da me. 
Quando è tornato nel salottino inncui smi trovavo, portava con sè una tazza fumante. Ci siamo seduti fianco a fianco sul divano, e io ho cominciato a bere il the a piccoli sorsi. 
"Va un po' meglio?" ha chiesto.
"Si... si, grazie."
"Hai fatto una bella caduta..." poi il tono della sua voce ha subito una leggera inflessione, e si è fatto lievemente sospettoso. "A proposito, cosa ci facevi dietro la mi porta?"
Mi è andato di traverso il the. Ho iniziato a tossire, e lui ha assunto ancora quella adorabile aria preoccupata.
Il mio cervello ha sfruttato quel momento per elaborare una scusa credibile. Non che sia riuscito ad inventrsi chissà che cosa, poi...
"Vogliate scusarmi. Ecco... io stavo per bussare alla vostra porta."
Bilbo mi ha rivolto uno sguardo sorpreso, la fronte corrugata e gli occhi scuri fissi nei miei.
"Sono di passaggio da queste parti, signor Baggins, ma non ho saputo resistere alla tentazione di fare la vostra conoscenza."
La sua espressione si è fatta ancora più perplessa.
"Sapete, ho sentito molto parlare di voi, dalle mie parti. Sono cresciuta con i racconti delle vostre avventure!"
In quel momento ho cominciato ad insospettirmi a mia volta. La sua confusione era evidente, e mi sono chiesta se non fossi stata sufficientemente chiara.
"Insomma... i racconti sulla riconquista della Montagna Solitaria! Chi non li ha mai sentiti?" ho spiegato, con un sorriso. 
Bilbo ha continuato a guardarmi con quell'espressione qualche istante,  poi finalmente ha mormorato: "Domando scusa?"
"Non avete davvero capito di che parlo? La Montagna Solitaria? Non... non vi dice nulla?"
Lo hobbit ha scosso la testa.
"Oh. Ma... davvero? Erebor? Thorin Scudodiquercia?"
"Scudodiche?!" ha chiesto lui. "Mia cara ragazza... credo tu abbia battuto la testa con troppa violenza. Lasciate che dia uno sguardo"
Mentre lui mi scostava i capelli per osservare il punto esatto in cui avevo battuto la nuca, la mia mente cercava una spiegazione razionale per quello che avevo appena sentito.
Beh, razionale... si tratta pur sempre di un sogno. Tutto questo ha davvero poco di razionale, ma ho pensato che fosse meglio non andare per il sottile.
Bilbo non conosceva Erebor, né ha riconosciuto il nome di Thorin... L'unica possibile spiegazione era che non avesse ancora vissuto gli eventi narrati nel libro.
Ma certo! Doveva essere per forza così! Era ancora lo hobbit ingenuo e solare che conduceva la sua rispettabile vita nella Contea. Gandalf non aveva ancora fatto irruzione nella sua vita, nè la compagnia di tredici nani...
Ero talmemte presa dalle mie considerazioni che sono tornata alla realtà solo quando ho sentito le dita dello hobbit sfiorarmi la testa, esattamente nel punto che mi causava tanto dolore.
"Ahia!" 
"Scusa." ha detto immediatamente. "Scusa... ma sta gonfiando. Hai preso una bella botta."
"Già... che sciocca che sono." 
"Non è colpa tua. Sono cose che capitano. Aspettami qui."
È sparito in cucina, ed è tornato con un panno bagnato.
"Tieni. È per evitare che si gonfi."
Ho accettato il panno, e nel prenderlo dalle sue mani, ho provato una stretta al cuore a vedere quanto le sue dita fossero piccole rispetto alle mie. L'ho ringraziato, e lui finalmente mi ha sorriso.
"E dimmi, qual'è il tuo nome?"
"Mi chiamo Jenny. Jenny Smith"
"Da dove vieni, se posso chiedere?"
Ahia. E adesso che mi invento?
"Da Brea."
La mia bocca è stata più veloce del mio cervello. In effetti sto diventando brava a raccontare frottole. E in un certo senso è un bene.
"Vivi con la tua famiglia?"
"Si, esatto." ho risposto, anche se non vedevo l'ora di cambiare argomento.
"E sono i tuoi genitori ad averti raccontato... quelle storie a cui alludevi prima?"
"Beh... si... vogliate scusarmi, signor Baggins, credo di essermi confusa... evidentemente non eravate voi la persona di quei racconti, domando scusa."
"Non ti preoccupare"
Ho finito di bere il mio the, e di tanto in tanto ho poggiato con delicatezza il panno bagnato sulla testa.
"Signor Baggins, non so davvero cone ringraziarvi. Siete stato così gentile a prendervi cura di me."
"Ci mancherebbe, mia cara. Ma ti prego, chiamami Bilbo."
"Bilbo." ripeto, sorridendogli. "Sono contenta di fare la tua conoscenza. "
"Anche se non ho compiuto straordinarie imprese e non sono un personaggio dei racconti?" 
Abbiamo riso insieme, poi io ho fatto cenno di si con la testa. 
"Una cosa però mi sembra di ricordarla sul tuo conto. Gira voce che tu abbia una libreria piena di volumi e delle splendide mappe della Terra di Mezzo"
Lo hobbit ha gonfiato il petto d'orgoglio, e ha ammesso che si, in effetti, aveva una modesta collezione. Mi ha timidamente chiesto se fossi interessata a vederla, e io, che non aspettavo altro, ho accettato di buon grado.
E così abbiamo passato il pomeriggio. Fra libri e carte. Bilbo ha cominciato a spiegare e a raccontare, e io, più lui andava avanti, più ero affascinata dalle sue parole.
Mi ha mostrato i suoi libri, e poi le carte della Terra di Mezzo, indicandomi tutti i luoghi che avrebbe voluto visitare, parlandone trasporto, e io lo ho ascoltato dal principio alla fine. Sono sempre stata una ragazza molto curiosa, e così ne ho approfittato per coprirlo di domande, per poi ascoltare, rapita, le sue risposte. 
Mi ha parlato anche della Contea, ed aveva una luce negli occhi in quel momento che non so descrivere. Era evidente il suo amore per la sua terra. 
Ho ammesso di trovare a mia volta la Contea un luogo incantevole, ma che non ho mai avuto l'occasione di visitarla per ammirarla in tutto il suo splendore. Al che lo hobbit si è offerto di farmi da guida, quando avessi deciso di visitarla.
È stato il calare del sole ad interrompere i nostri discorsi. Quando ha  chiuso e riposto sullo scaffale l'ultimo libro, un volume  sulla storia della Contea, mi sono subito rattristata. Avrei voluto congelare il tempo e far si che quel pomeriggio durasse per sempre. 
Bilbo, però, a dispetto di ogni mia previsione, mi ha invitata a fermarmi per cena.
"Non vorrei disturbare..." ho risposto inizialmente. 
"Stai scherzando? Certo che non disturbi! Mi farebbe davvero piacere che tu fossi mia ospite questa sera!"
"Allora accetto!" ho detto, col cuore che traboccava di gioia. L'idea di abbandonare quell'adorabile buco hobbit e di congedarmi da Bilbo Baggins mi piaceva sempre meno, e la prospettiva di trascorrere altro tempo in sua compagnia mi riempiva di felicità.

Dopo cena ci siamo seduti nel giardino, fianco a fianco. Sulla Contea era ormai scesa la notte. Il paesaggio era abbracciato dalla freddi raggi della luna, e punteggiato delle luci del paese. Un timido alito di vento portava fino a noi il profumo dei campi, e agitava gli anelli di fumo a cui Bilbo dava vita con la sua pipa.
Li osservavo allontanarsi,  volare per qualche momento, e poi dissolversi nell'aria. Come i miei pensieri e le mie preocupazioni.
Il mondo reale sembrava così lontano in quel momento. La mia vita cupa e grigia, l'ospedale... la fragile Jenny Smith che ho abbandonato in quella stanza spoglia per vivere questo sogno meraviglioso...
Ero lì, e non avrei voluto essere da nessun'altra parte. Avevo passato un pomeriggio indimenticabile con una persona meravigliosa. Bilbo mi aveva accolta in casa sua, avevamo parlato a lungo, e un'insolita complicità era nata fra noi. 
Anche in quel momento, in silenzio a guardare avanti a noi la bellezza del paesaggio, non provavo imbarazzo, o soggezione. Ero a mio agio, ero felice, felice, felice...
Un felicità che nella realtà non mi era dato di provare, ma che nel sogno poteva ancora essere mia.
Bilbo ad un certo punto ha posato al suo fianco la pipa, ha intrecciato le mani sul grembo e si è voltato verso di me.
"Jenny, posso farti una domanda?"
"Certo." ho risposto con un sorriso.
Lui ha fatto una breve pausa, poi ha alzato di nuovo gli occhi su di me, e ha detto: "Tu non vieni da Brea, non è così?"
Il mio cuore ha perso un battito. Come diamine lo aveva capito? Ma soprattutto... cosa ribattere?
"Cosa te lo fa pensare?"
"Non rispondere con un'altra domanda."
Ho preso un respiro profondo.
"Hai ragione. Ti ho mentito, e ti chiedo scusa."
A dispetto delle mie aspettative non mi ha chiesto il perché di quella menzogna. 
"Ma se non vieni da lì, allora da dove?"
Cosa avrei dovuto rispondere? La verità? Avrei dovuto dire: "Tutto questo non è reale, è frutto della mia mente, e io sto morendo in uno squallido ospedale in New Jersey? Ah, e tu non esisti, sei solo la proiezione di una mente malata che sta solo cercando di allontanare il più possibile la verità della sua condizione"?
Ho sentito gli occhi inumidirsi. Perchè farmi questo? Perchè? Stava andando tutto così bene... perché la mia mente mi ha messo di fronte alla realtà? 
Non volevo piangere... ma quella stupida, inutile lacrima mi ha solcato ugualmente la guancia.
Ho voltato il viso dall'altra parte, ma non abbastanza in fretta.
"Ehi... ho detto qualcosa di sbagliato? "
Ho scosso la testa, ben consapevole che se avessi parlato, la mia voce sarebbe stata incrinata dal pianto.
Ma non potevo farci niente. L'idea di quello che mi aspettava al di là di quel sogno era angosciante. L'idea di dovermi svegliare, e abbandonare questo mondo, questo corpo... questa realtà. 
Bilbo mi ha preso la mano, e ha intrecciato le sue piccole dita con le mie. La sua mano era calda, e ha riscaldato la mia. E un po' mi ha riscaldato anche il cuore.
Ho preso qualche istante per riprendere il controllo delle mie emozioni. Poi mi sono asciugata gli occhi col dorso della mano, e ho detto: "Scusami... scusami, non volevo..."
"No, no. Non devi scusarti. Però così mi fai preoccupare."
"Sto bene" ho detto, voltandomi finalmente verso di lui.
Bilbo è rimasto in silenzio qualche momento, poi ha detto: "No, non è vero. Ma non ho intenzione di chiederti altro. Voglio solo sapere una cosa, e voglio che tu sia sincera"
"Okay."
"Hai un posto a cui fare ritorno per la notte?"

Ed ecco come sono finita su questo piccolo letto. Bilbo è stato irremovibile. Ha voluto a tutti i costi ospitarmi per la notte. Un gesto che mi ha fatto riflettere sulla cortesia e la bontà di quello hobbit. 
Mi sento ancora terribilmente in colpa per aver perso il controllo delle mie emozioni ieri sera... spero di non averlo turbato eccessivamente con la mia reazione.
Mi alzo in piedi e stiracchio gambe e braccia. Raccolgo i capelli in una treccia. Rifaccio il letto con cura, e poi esco dalla stanza, abbassandomi per passare attraverso la piccola porta a misura di hobbit. 
  
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