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Autore: McRaider    19/11/2008    3 recensioni
I pensieri di Jesse Duke durante l'episodio 'Il Carnevale del brivido'.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bo Duke, Jesse Duke
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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I protagonisti indiscussi di questa storia sono zio Jesse e Bo. I sentimenti del patriarca dei Duke verso il suo più giovane nipote. Spero vi piaccia.

Questo il link alla storia originale: http://www.fanfiction.net/s/2656369/1/My_Little_Thrill_Seeker

 

My Little Thrill Seeker

By McRaider

Traduzione Lella Duke

 

 

Tentai di farmi sciogliere il nodo che avevo in gola mentre mi avvicinavo adagio alla macchina: “lo so che non ti piacciono le prediche, ma ci sono un paio di cose che vorrei dirti.” Mi fermai osservandolo raggiungere il Generale Lee. Non c’è dubbio che stesse cercando di nascondere le lacrime che gli avevano riempito gli occhi e che volesse evitare di vederle nei miei. “La prima è che voglio tu sappia che ti voglio molto bene.” Mi arrestai di nuovo, avvertendo ancora il famigliare nodo tornato a serrarmi la gola. Sorrisi stancamente e afferrai il mio fazzoletto rosso. Gli asciugai il naso come facevo tanti anni prima. Quello era il mio ragazzo. Quando incrociai i suoi occhi azzurri, mi si strinse il cuore. “L’altra è che quando avrai finito di fare ciò che desideri, rifletti sul fatto che questa è casa tua e tu potrai sempre tornare.”

“Zio Jesse, credo che sia Luke a dover fare alcune riflessioni.” Annuii debolmente alle sue parole e lo guardai saltare nel Generale Lee.

Il mio piccolo cercatore di brividi, sin da quando era bambino e rincorreva ogni cosa. Sin da quando lo trovai che cercava di scalare un muro e aveva appena quattro anni.

Aveva fretta di provare emozioni forti: alla guida, andando a caccia. E lo capivo. L’ho preso con me che aveva sei mesi di vita. L’ho cresciuto io. Sospirai e permisi alla mia mente di tornare indietro mentre osservavo il Generale sparire in fondo alla strada.

Lentamente mi incamminai nel cortile e scossi la testa: “Bo, lascia in pace quelle galline!” Urlai deciso.

Il mio piccolo, era sempre il più vergognoso davanti a gente estranea, ma era sempre il primo a cacciarsi nei guai.

Gli avevo tolto gli occhi di dosso un attimo, il tempo di dar da mangiare ai cavalli quando lo sentii urlare di terrore. Mi voltai verso di lui mentre il cuore mi si era fermato in petto. Aveva disturbato tanto i muli che si erano messi a scalciare senza controllo.

Non ho mai saputo come fossi riuscito a raggiungerlo e portarlo in salvo. Non volevo altro che rimproverarlo e sculacciarlo. Ma non potei far niente quando lo vidi in lacrime e tremante di paura tra le mie braccia. Dissi a Martha che lo avrei punito il giorno seguente. E avrei voluto davvero… se solo non mi avesse svegliato nel cuore della notte spaventato da un incubo.

Non era che un piccolo cercatore di brividi ed era così sin da quando era un bambino. Suppongo in parte sia per colpa mia. Sono stato io a tirarlo su così. Mi comportavo come un qualunque padre con Luke. Lo punivo quando se lo meritava, gli davo il mio amore quando ne aveva bisogno. Sono stato un po’ più morbido con Daisy, la mia unica bambina. Mia nipote era la mia linfa vitale e lo è ancora. Era molto più calma dei ragazzi, ma questo non significa che non l’abbia mai sculacciata. Ricordo almeno un paio di volte in cui ho dovuto riprendere seriamente il mio piccolo angelo.

E poi c’era Bo. Quando è arrivato alla fattoria, io e Martha avevamo già Luke. Daisy si è unita a noi un paio di anni dopo. L’ho visto trasformarsi completamente dacché era un bimbo gracile e con difficoltà respiratorie. I dottori non ci avevano garantito che sarebbe sopravvissuto a causa dei problemi che si portava appresso essendo nato prematuro. Forse è una delle ragioni per le quali non l’ho mai punito tanto. Con lui sono passato sopra a cose che a Luke non avrei mai perdonato, ma penso volessi solo fargli vivere felicemente la sua infanzia. Luke era già più grande di lui quando è venuto a stare da noi.

Non nascondo di averlo punito molte volte, si è sdraiato spesso sulle mie ginocchia, ma molte altre il mio vecchio cuore non mi ha consentito di castigarlo per quei guai che tutti i bambini prima o poi combinano.

Scrollai la testa, il tempo non lo aveva cambiato affatto. Crescendo era rimasto uguale. Di sicuro era più intelligente, più forte, più coraggioso… ma era ancora così giovane e faceva ancora errori che potevano costargli molto cari. Pregavo ogni notte perché maturasse velocemente ed acquisisse subito la responsabilità necessaria. Tuttavia era solo un ventenne, un ragazzo, il piccolo della famiglia. Gli era concesso comportarsi da giovane, da ingenuo.

Morivo dalla voglia di stringerlo a me come avevo fatto tante volte in passato. Volevo tenerlo come quando gli leggevo qualche storia o quando piangeva perché aveva fatto un brutto sogno. Non avrei voluto altro che abbracciarlo e dirgli quanto fossi fiero dell’uomo che era diventato. Avrei voluto dirgli quanto lo amo e cosa significhi la sua presenza, non solo all’interno della famiglia, ma per il mio cuore.

E’ mio nipote, ma lo amo come un figlio. Proprio come i suoi due cugini. Loro tre sono i miei bambini. Li ho tirati su io.

Daisy e Luke mi accompagnarono in casa, ero silenzioso, troppo occupato a pensare al più giovane membro della mia famiglia che aveva appena lasciato la mia casa. Bo non era tipo da sfuggire ai suoi problemi, ma quel giorno lo aveva fatto. Perché le cose erano scivolate così di mano, così in fretta? Già sentivo la sua mancanza. Mi mancava il suo sorriso, i suoi occhi. Quel ragazzo poteva illuminare una stanza grazie alla gioia che trasmetteva.

Spendemmo un giorno e mezzo tentando di evitare che quello sciocco si ammazzasse. Non avevo mai urlato con Luke come feci in quell’occasione, ma ero così in ansia. Non per Daisy o Luke, ma per Bo. Ero preoccupato che non saremmo riusciti ad arrivare in tempo per fermarlo.

Non nego di aver provato vero e proprio terrore quando ho visto Bo e Luke saltare tutte quelle macchine, avrei voluto strillare loro. Invece non feci niente. Vidi il cuore di Bo rompersi per la prima volta. Sapevo che aveva avuto altre ragazze, ma non si era mai innamorato così prima. Era silenzioso, ma felice di esser tornato tra di noi.

Non mi sorprese sentirlo alzarsi nel cuore della notte, il giorno stesso che la sua ragazza era partita. Lo seguii e lo trovai seduto sul dondolo sotto al portico. Mi sedetti accanto a lui.

“Stai bene?” Chiesi dolcemente.

“Sono un idiota.” Sussurrò in risposta. Percepii un lieve tremore nella sua voce.

“Hai fatto una cosa stupida, ma questo non fa di te un idiota.”

“Si invece… zio Jesse… Io…” Si fermò e fissò i suoi occhi nei miei. “Non c’è nessuno al mondo importante come te, Daisy e Luke. Nessuno. Ma… non so spiegarlo.” Gemette nascondendosi il volto con le mani.

“Vieni qui, figlio mio.” Lo accolsi tra le mie braccia e lo strinsi forte. Lo sentii imitare il mio gesto e affondare la faccia nel mio petto. “Non sei uno sciocco, sei un uomo e gli uomini commettono errori. Sei salvo, non hai perso niente. Luke ti vuole bene, ecco perché era così deciso a non farti fare quel salto. Anche Daisy ti ama, quella ragazza non potrebbe fare altrimenti.” Lo scostai da me per un istante e lo guardai dritto negli occhi: “e Bo, non smetterò mai di amarti, neanche quando Dio deciderà di togliermi da questa terra. Anche allora continuerò a vegliare su di te. Ti amo molto più di quanto saprai mai anche se ci sono volte in cui non sono d’accordo sulle tue decisioni. Sei il mio ragazzo.” Sussurrai dolcemente. Lo baciai sulla fronte mentre lui tornava tra le mie braccia.

“Puoi perdonarmi per quello che ho detto e fatto?”

“Ti ho già perdonato. Quando avrai dei figli tuoi, allora potrai capire la profondità del mio sentimento. Sono così orgoglioso dell’uomo che sei diventato e sono fiero delle scelte che hai fatto. Sei ancora tanto giovane Bo, non puoi sempre fare la cosa giusta. Io sono vecchio e in molte occasioni sbaglio ancora.”

“Mi riesce difficile crederlo.” Lo sentii bisbigliare.

Sorrisi e ghignai: “ho commesso molti errori, di alcuni non ne vado affatto fiero, ma… ho anche preso delle ottime decisioni nella mia vita… tre delle quali portano i vostri nomi.”

“Zio Jesse, rimani ancora un po’ con me?”

“Resterò qui finché ne avrai bisogno.”

Sedemmo in silenzio per un po’, era ancora abbracciato a me e io continuavo a stringerlo forte. Poi lo sentii rabbrividire, l’aria notturna era diventata troppo fredda. Mi alzai e gli tesi una mano: “coraggio, ragazzo. A letto.”

Lo accompagnai in casa fin davanti alla sua porta. Mi presi ancora un attimo osservandolo entrare: “va tutto bene?” La voce di Luke fuoriuscì delicatamente.

“Adesso sto meglio… Luke mi dispiace.”

“Si lo so, dispiace anche a me.”

“Buonanotte.”

“Notte, Bo. Dormi bene.”

Sorridendo, mi incamminai verso il mio letto, ma non prima di aver sbirciato nella stanza di Daisy e averla vista addormentata. Sospirai stendendomi finalmente. La mia famiglia era di nuovo unita. Fintanto che i miei ragazzi fossero stati felici, lo sarei stato anche io.

 

 

The End

  
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