P. o. V. Charlie
Ebbene sì, io e Ashton partiamo alla volta di un matrimonio in Spagna, più precisamente a Barcellona. Lì, ci avrebbero raggiunto gli altri ragazzi per la tappa spagnola. Inoltre avevano deciso che, come regalo a mia cugina Lindsay e suo marito Robert, avrebbero fatto un’esibizione speciale. Solo per loro.
Qualche giorno prima mia mamma aveva mandato una mail a Zoe in cui chiedeva cortesemente che io andassi al matrimonio di mia cugina di secondo grado Lindsay. Era strano che mia madre non mi avesse avvertito di questo avvenimento direttamente, magari chiamandomi, magari le bastava così, semplicemente chiamare Zoe e avvertirla di questa imminente partenza. La cosa mi dispiace, magari, con la mia “rivoluzione interiore e caratteriale”, ci è rimasta male per il fatto che l’ho chiamata raramente …
Decisi quindi che era il caso di parlare con lei e raccontarle cosa mi succedeva soprattutto i miei cambiamenti caratteriali.
- Pronto? – disse una voce che non apparteneva a mia mamma
- Pronto sono Charlie, volevo parlare con mia mamma Rosaline. – dissi
- Oh, aspetta un attimo cara. Ti passo Cara. Penso tu debba sapere una cosa. – disse quella voce limpida, che si era trasformata in una voce preoccupata
- G- Grazie. – dissi io
- Pronto, Charlie? – disse la voce che riconobbi subito come quella di Cara.
- Sì, Cara, dimmi. Sono preoccupatissima. Cosa vuol dire che devo sapere una cosa? – dissi impaziente.
- Beh, diciamo che tua mamma ha deciso di licenziarsi. Non ho capito bene perché. So solo che è tornata a vivere nella vostra vecchia casa.
- Non ci credo. Lei amava lavorare lì. Ma cosa è successo? Perché ha deciso di andarsene? E poi dove lavora adesso? – chiesi impaurita
Ashton mi mimò un “cosa è successo?”. Io misi il vivavoce in modo che sentissero la nostra conversazione.
- Senti, non lo so. Era strana da un po’. Non penso sia cola nostra, magari le manchi. Sai, non chiamavi mai. Si lamentava spesso di quanto aveva bisogno di sentirti vicino. – disse
Luke rimase scioccato nel sentire la voce di sua mamma. Ma gli dissi di stare in silenzio.
- So di aver sbagliato a non chiamarla, ma non penso che sia un motivo valido per andarsene da quella casa. Soprattutto sapendo che si sarebbe sentita ancora più sola, una volta tornata a casa. – dissi io
- Comunque non è con te che devo parlare Cara. Grazie comunque per avermi avvertito – le dissi chiudendo la conversazione
- Non devi ringraziarmi Charlotte. Anzi, salutami Luke per favore. Un bacio. Ciao. – disse
Ashton e Luke, che non avevano seguito tutta la conversazione, mi chiesero quale era il problema. Io raccontai loro tutta la telefonata e i miei dubbi su cosa avesse scatenato in mia mamma una reazione del genere. Loro mi rassicurarono dicendomi che magari aveva trovato un lavoro migliore. Cosa quasi impossibile.
- Devo chiamarla. Deve spiegarmi. Non posso partire per Bruxelles e andare dai miei parenti, dai suoi parenti non sapendo esattamente come sta mia mamma, e se fosse malata? Io sono dall’altra parte del mondo e non posso farci niente! – dissi scoppiando a piangere
- Come sei melodrammatica oggi! Charlie calmati! – mi disse Luke
Io intanto feci il numero di casa mia. Dopo pochi squilli rispose mia mamma.
- Ehi mamma. Come stai? – dissi freddamente
- Ehi Charlie, io sto bene. Tu? – disse come se fossi scema e non mi fossi resa conto di aver chiamato il numero di casa
- Sai. Sono delusa. Ma sto bene. Grazie per l’interessamento. – ero sempre più fredda. Ma Ashton stavolta lo accettò
- Delusa? È successo qualcosa durante il tour? – disse
- Mamma, scusa ma per chi mi hai preso? Credi che sia un’idiota? – dissi irritata – davvero credi che Cara non mi abbia detto nulla? Anzi, davvero credi che non lo sarei mai venuta a sapere? Davvero. Mi stupisci. Non ti facevo così stolta da pensarlo, sai?
- Senti, non so cosa ti abbia raccontato Cara, ma io ho solo preso una decisione che mi ha fatto aprire gli occhi. Ho deciso che in quella casa non ci dovevo più stare. – disse lei
- Ah sì? E il motivo per il quale hai deciso di lasciare il miglior posto di lavoro è...? – aspettai che finisse la frase. Cosa che inaspettatamente non successe
- Diciamo che nell’ultimo periodo è stata abbastanza difficile la convivenza con Cara e Perla. – disse tranquilla
- In che senso? Come era difficile?
- Sì, da quando te ne sei andata, Cara si è rivelata un mostro. Mi dava ordini su ordini, nemmeno fosse Adolf Hitler.
- E da cosa è dato questo cambiamento repentino? Intendo, prima non era così. È stata sempre gentile e cortese.
- Penso che sia la mancanza che ha di Luke.
- Oh andiamo! Tutti a dare la colpa a noi. Sai cosa mi ha detto Cara? Mi ha detto che te ne sei andata perché ti mancavo troppo. E adesso tu ici la stessa cosa di Cara. Non è colpa nostra! Lo volete capire? È una nostra scelta. E poi, se ti mancavo tanto, potevi anche chiamarmi! Non devo sempre essere io a chiamare te. E soprattutto, una mamma avrebbe pensato di dire di un suo cambio radicale di vita alla figlia; non avrebbe lasciato che lei lo venisse a scoprire così, chiamando la sua vecchia titolare! – detto questo scoppiai a piangere
- E io cosa dovrei dire? Vengo a sapere dfei tuoi spostamenti dai giornali, che anzi dicono delle cose poco carine nei tuoi confronti! A chi devo credere? A mia figlia che non mi chiama e non mi dice niente, o ai giornali che almeno mi raccontano dove sta mia figlia?
- Lo sai che non devi credere ai giornali. Davvero preferisci credere ai giornali piuttosto che a me? Pensavo avessimo fiducia l’una nell’altra, è da quando papà se n’è andato che abbiamo fiducia e ci supportiamo a vicenda.
Davvero non so più cosa aspettarmi.
- Dai Charlie, non dire così. Ho sbagliato a dubitare della tua sincerità. Non ho mai creduto ad una sola parola di quello che i giornali dicono di te. Ma capisci che è veramente dura per me? Non so come comportarmi! Stavamo sempre insieme prima!
- È lo stesso discorso che mi hai fatto prima della mia partenza. Adesso non mi serve più. Mi hai fatto sentire una persona inutile. Che per te non conta niente. Ti rendi conto di quanto è grave? E il fatto che lo rende ancora più grave è che tu sei mia mamma. Una mamma dovrebbe sorreggerti, non farti affondare!
No. Non poteva essere lui. Era l’ultima persona a cui mia mamma doveva rivolgere la parola.
Avete presente quando ti crolla tutto il mondo addosso? Ecco, mi è appena successo. Tutte le mie certezze, le mie sicurezze erano andate a farsi fottere. Non riconosco più mia mamma, non riconosco più me stessa. Non riconosco più nessuno. La mia vita non ha più senso. Almeno per ora. Devo trovare un motivo per cui non spaccare qualcosa.
Mio padre. Quella voce apparteneva a mio padre.