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Autore: Lady Five    10/01/2015    7 recensioni
E' possibile per uno come Harlock continuare la solita vita sull'Arcadia, ma con una vera famiglia accanto? Forse sì... Ma, prima, una serie di gravi eventi sembra spezzare questo sogno sul nascere, poi, quando tutto sembra ormai superato, dal passato riemergono verità che rischiano di minare seriamente l'equilibrio del capitano, mettendolo davanti a scelte difficili.
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harlock, Mayu, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Harlock non aveva più niente da fare in infermeria. Ma si sentiva disorientato, non sapeva dove andare.
La voce del dottore lo riportò alla realtà.
“Che cosa facciamo... con loro?”
Già, che cosa facciamo? Li portiamo su Panahon? Li abbandoniamo nello spazio?
“Non lo so... non ci ho ancora pensato... anzi, no - decise all'improvviso - Li portiamo su Panahon.”
Era giusto che Frida riposasse accanto a sua madre e Galaad accanto a suo fratello.
La morte cancella ogni cosa... “Oltre il rogo non vive ira nemica....” aveva letto una volta in un antico libro di poesie.1
La curiosità di sapere che cosa stesse realmente accadendo sul pianeta, poi, non lo aveva abbandonato. E infine c'era il “testamento” di Frida... un pensiero che lo turbava, suo malgrado.
Passò nella cabina di Meeme per assicurarsi che si fosse ripresa dalla brutta esperienza. La trovò profondamente abbattuta.
“Oh, Harlock, sono desolata per quanto è successo! Ma quando Galaad si è presentato, non ho avuto motivo di sospettare...”
“Non dirlo nemmeno, Meeme. Non potevi prevedere che cosa avesse in mente. Nessuno poteva saperlo! Sono io che non avrei dovuto fidarmi!”
L'aliena gli accarezzò una guancia.
“È che tu sei un uomo buono e leale, e sei portato a pensare che anche gli altri lo siano... Mayu mi ha detto di Frida... mi dispiace tanto!”
“Grazie, Meeme. Non pensavo che sarebbe finita così, e che mi avrebbe addolorato così profondamente. Ho sbagliato tutto... fin dall'inizio.”
La donna scosse la testa.
“I bambini sono salvi. È questo che conta.”
“Vado da loro. Devono essersi spaventati molto. Cerca di riposare anche tu.”

Harlock raggiunse la sua cabina. Mayu era seduta davanti alla vetrata, ma quando lo sentì entrare gli corse incontro e lo abbracciò. Rimasero così, in silenzio, per alcuni secondi.
“I bambini?” chiese lui.
“Dormono. Hanno mangiato qualcosa, poi il dottore mi ha dato un lieve calmante per farli riposare. In realtà, Selene era tranquilla, non ha capito molto di quello che è successo, per fortuna. Tristan tutto sommato l'ha presa quasi come un'avventura, si sente già un piccolo eroe... la più provata naturalmente è Tamara... non sarà facile per lei.”
“Abbiamo fatto di tutto per proteggerla... inutilmente!”
Harlock si affacciò sulla soglia della cameretta. Sorrise, vedendo che i due gemelli dormivano abbracciati nello stesso lettino. Sembravano sereni.
Anche Selene era placidamente addormentata, con un dito in bocca, come suo solito.
Mayu lo distolse da quella contemplazione, che gli rasserenava l'animo.
“Vieni, siediti e mangia qualcosa anche tu, sarai esausto.”
“Non ho molto appetito. Preferirei bere qualcosa di forte.”
Mentre sorseggiavano il cognac, Harlock le raccontò di Galaad e le disse della sua decisione di tornare su Panahon, per restituire quei morti alla loro patria.
“Chiederò il permesso a Humboldt, naturalmente. Non credo avrà nulla in contrario. La famiglia di Galaad potrà piangerlo, e Frida... beh, Frida non costituisce più una minaccia per loro” aggiunse con amarezza.
Già, chi avrebbe pianto la ex regina? Non era forse meglio invece portarla da qualche altra parte, su Tortuga, magari, dove almeno loro avrebbero potuto farle visita, ogni tanto? Sì, forse avrebbe fatto così...
“Racconterai loro tutta la verità?”
“No, non tutta. Non è necessario che sappiano chi era Frida in realtà, quale legame avesse con noi...”
Perché è meglio che non sappiano chi sei tu, in realtà.
Ma per il momento decise di non toccare l'argomento.
“Che cosa diremo a Tamara della sorte di Frida? Forse una mezza verità...”
“Lo sai che non mi piace mentire, neppure ai bambini... non l'ho mai fatto, nemmeno con te. Ti ho detto che cosa aveva fatto tua madre, anche se sapevo che per te sarebbe stato doloroso.”
“Ma ero più grande! Lei... è così piccina ancora! Possiamo dirle che abbiamo portato Frida su un altro pianeta per curarla... con il tempo il suo ricordo sbiadirà e un giorno potremo rivelarle come sono andate davvero le cose.”
Harlock si sentì piombare addosso un'improvvisa, immensa stanchezza. Del corpo, ma soprattutto dell'anima.
“Dobbiamo cercare di riposare anche noi adesso. È stata una brutta giornata... Domani prenderemo tutte le decisioni...”
Mayu annuì, accarezzandogli il volto e i capelli.
“Hai ragione. Ti preparo un bagno caldo. Ti aiuterà a rilassarti.”
Grato, lui le rivolse un sorriso triste. Ma tutto quello che desiderava, in quel momento, era soltanto dimenticare. Dimenticare l'odore del sangue. Dimenticare la sua rabbia e il suo rimorso. Dimenticare il dolore, sordo e quasi inspiegabile, per la morte di quella figlia sconosciuta, trovata in circostanze drammatiche e persa troppo presto. Per quanto si sforzasse, non riusciva a ricordarla come la gelida e altera regina, con il suo carico di misfatti, ma solo come la donna che si era sacrificata per salvare la sua bambina. Continuava a rivedere il suo sguardo e il suo ultimo sorriso rivolti a Tamara.
Quei pensieri lo tormentarono per tutta la notte.

Il giorno dopo Harlock, nonostante la pessima nottata, sentì di aver recuperato almeno in parte la sua lucidità. Chiese a Yattaran di metterlo in contatto con Humboldt. Avrebbe dovuto confessargli di avergli mentito, quando lui gli aveva chiesto di Galaad, mentre il giovane era già a bordo. Voleva anche rivelargli quanto gli aveva raccontato il ragazzo sulla situazione a Panahon. Poi, aveva deciso di portare Frida su Tortuga, invece che in un posto dove la maggior parte della popolazione non ne avrebbe onorato la memoria. Era consapevole che con tutta probabilità Humboldt non si sarebbe più fidato della sua parola e avrebbe voluto accertarsi che effettivamente le ex regina non fosse più in grado di nuocere alla loro preziosa democrazia. Era disposto a concederglielo. Che salisse pure a bordo, purché quella storia finisse una volta per tutte.
Humboldt, in effetti, non fu troppo contento di scoprire che Harlock gli aveva tenuta nascosta la presenza di Galaad sull'Arcadia, anche se ne comprendeva le ragioni. Fu molto dispiaciuto, naturalmente, nell'apprendere la sua tragica fine. Si mostrò anche addolorato, per la verità, per la morte di Frida. Harlock ne fu meravigliato.
“So che stenterà a crederlo, capitano, ma era nostra intenzione processare la ex regina per i suoi crimini, non giustiziarla. Non vogliamo diventare come lei.”
“Sapevate che l'uomo condannato per l'assassinio di Raflesia era fratello di Galaad? Non era un particolare secondario...”
“Lo sapevamo solo io e pochi altri. Lui si macerava nei sensi di colpa, com'è comprensibile. Ma ci pensi, capitano: come le disse lui stesso durante il nostro primo incontro, all'epoca aveva solo 16 anni, era un semplice valletto... come avrebbe potuto accusare una principessa, senza altre prove? Nessuno gli avrebbe creduto. Anzi, in quanto fratello dell'accusato, rischiava di essere coinvolto anche lui, come complice. Gliel'ho detto tante volte, e pensavo di averlo convinto. Ma purtroppo non è servito a nulla...”
“Desidero, se voi siete d'accordo, riportarlo su Panahon. Avrà qualcuno della famiglia, immagino...”
“No, non mi risulta avesse più parenti in vita. Ma non tema, ci occuperemo noi di lui in modo adeguato.”
Harlock si schiarì la voce, per fare la richiesta più difficile, soprattutto da giustificare.
“Le chiedo invece l'autorizzazione a portare Frida su un altro pianeta, dove non sia ricordata solo come l'assassina di Raflesia... Mi occuperei io di tutto. Potrei farlo comunque, ma preferisco avere il vostro benestare...”
“Per quale motivo tanta attenzione da parte sua, capitano?”
Lui si aspettava questa domanda e si era preparato.
“Perché è morta per salvare mia figlia. E prima ancora ha comunque salvato mia moglie e l'altro gemello. Per quanto mi riguarda, ha ampiamente saldato il suo debito.”
“Capisco... dovrò sottoporre la questione al governo, naturalmente, ma perorerò la sua richiesta. Sarò in grado di darle una risposta per quando arriverà qui. Credo che convenga anche a noi non avere qui nulla che la ricordi... sa, qualche nostalgico dell'antico regime potrebbe farne un simbolo...”
“Se siamo tutti d'accordo... meglio così. Ci faremo sentire quando saremo in prossimità di Panahon.”
Harlock chiuse la comunicazione, tornò in sala comando e diede le disposizioni al suo equipaggio di fare rotta su Panahon. C'era un'atmosfera pesante. La notizia di chi fosse Frida in realtà aveva sconvolto tutti. Gli occhi dei presenti gli comunicarono il loro cordoglio, ma solo Yuki gli si avvicinò e glielo disse a voce.
C'era un'altra cosa da fare. Andò nella cabina occupata da Frida, tentando di scacciare dalla mente tutti i ricordi che evocava, e cercò quel documento. Lo trovò facilmente, riposto in un cassetto del tavolino. C'era scritto esattamente quello che gli aveva detto lei. Lesse e rilesse quelle parole. Sapeva che avrebbe dovuto parlarne con Mayu, visto che la cosa la riguardava da vicino. Ma per il momento lo portò nel suo studio e lo mise sotto chiave. Non ora, si disse, dobbiamo occuparci dei bambini, aiutarli a superare il trauma. Ma dentro di sé sapeva benissimo che il vero motivo era un altro.

 

 

 

 

 

 

1 Vincenzo Monti, “In morte di Ugo Bass-Ville”, 1793. Questo verso è anche inciso sulla tomba del generale austriaco Johan Nugent , che morì combattendo contro i bresciani durante le Dieci giornate e fu sepolto, per suo volere, nel cimitero monumentale della città. Grazie alla mia mamma, bresciana, che mi ha raccontato questa storia da piccola!

  
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