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Autore: MargaretMadison    11/01/2015    0 recensioni
A cinque anni pensò che avesse il sorriso più bello del mondo.
A dodici anni le disse che era la compagna di classe più tenera che potesse avere.
A quindici anni era geloso di Luke, il ragazzo per cui aveva una cotta.
A diciassette anni quando lui perse la verginità desiderò che la sua ragazza fosse tanto bella quanto lei.
A diciotto anni capì che l'avrebbe persa per sempre.
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" Dieci cose da fare prima di morire" lesse e alzò lo sguardo sulla castana cercando spiegazioni.
«Quando il dottore mi ha detto che mi restano solo tre mesi di vita ho deciso di annotare dieci cose che vorrei fare prima di morire e volevo farle con te, nonostante avevamo litigato tu eri il mio chiodo fisso e ti pensavo sempre, vorrei che tornassimo quelli di prima, Mikey. Rivoglio i Frankey di un tempo».
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Ho preso spunto dalla mia Fan Fiction sui One Direction (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1242284&i=1) solo in versione più drammatica.
Genere: Drammatico, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 1: Bye, Clifford








 
Il giorno dopo Michael evitò tutti a scuola e non avendo lezioni comuni con Fran, non gli fu difficile non vedere l’amica per le prime tre ore della mattina, il vero problema era la pausa pranzo delle mensa.
La vide seduta al solito posto bella come sempre mentre leggeva un libro sfogliando le pagine attentamente. Si fermò un attimo a osservarla meglio e non poté non trovarla perfetta: la sua felpa verde scura le calzava a pennello nonostante si notasse che fosse appartenuta a un ragazzo e non a lei e i jeans skinny neri le calzavano alla perfezione il corpo snello più da donna che da ragazza. I capelli le ricadevano sul viso e lei doveva puntualmente metterli dietro l’orecchio o appoggiarli sulla spalla opposta scoprendo così il suo collo niveo e a Michael venne in mente quando una volta per scherzo le aveva fatto un succhiotto: si era fatta scappare un gemito quando aveva iniziato a baciarle il collo e quando si spostò ghignando Fran corse subito in bagno cacciando un urlo nel vedere quella macchia rossa. In quel momento Ashton giurò di volerlo uccidere davvero. Poi passò lo sguardo sul naso piccolo e sulle labbra schiuse che in quel momento voleva addosso a sé.
«Hey Clifford» lo salutò un suo compagno di lasse lasciandogli una pacca amichevole sulla spalla.
Michael non ricambiò il saluto e tantomeno non degnò di uno sguardo il ragazzo che se ne andò via scuotendo la testa borbottando un “lo sapevo che questo era strano forte”, tutto ciò che riusciva a vedere era la sua piccola Fran che chiuse il libro con un fondo e dopo aver raccolto la sua borsa a tracolla abbandonata al suo fianco, gli andò incontro sorridendo.
«Non ti ho visto oggi all’entrata» disse lasciandogli un dolce bacio sulla guancia.
Michael sentì un brividio oltrepassargli la spina dorsale e chiuse li occhi in modo da godere maggiormente di quel dolce contatto.
«Ero in ritardo» mentì
Fran non disse niente, tenne il libro stretto al petto con lo sguardo basso, si era accorta che nel comportamento di Michael c’era qualcosa di strano.
«Com’è andata con Chantal?»
Michael alzò le spalle “una merda, ho pensato per tutto il tempo che ci fossi tu al suo posto” «benissimo, mi è piaciuto un sacco. Penso che dovremmo farlo più spesso» sorrise
Fran sorrise forzatamente «Mi fa piacere- fece una pausa – pranziamo assieme?»
Il ragazzo annuì passandosi una mano tra i capelli blu accesi e andarono al loro solito tavolo.
«Non mangi?» chiese notando che Fran non aveva il vassoio
La ragazza si massaggiava le tempie, gli occhi chiusi e gli indici che facevano movimenti circolari ai lati della testa «Meglio di no, ultimamente ho sempre mal di testa e la nausea, mamma ha detto che se vado avanti ancora a stare male mi farà fare delle visite. Oggi le ho detto che sto meglio così la smette di allarmarsi, anche papà e Ashton sono preoccupati ma io insisto dicendo che non è niente di grave»
Michael voleva dirle che non doveva mentire e che se c’era qualcosa che non andava doveva assolutamente farsi vedere da un medico ma si limitò a borbottare un “Ah, ok”
Fran lo osservava mangiare silenziosamente cercando ogni tanto di intavolare una conversazione, quando non ci vide più si alzò di scatto dalla panchina e lo guardò male «Si può sapere perché mi eviti?»
Michael finse di essere sorpreso «ma di che parli?»
«Stamattina sono passata sotto casa tua come al solito e alla stessa ora e tua mamma mi ha detto che eri già uscito. Tu, che mi fai aspettare venti minuti sotto casa tua perché non vuoi svegliarti, oggi eri a scuola prima di tutti. Mi ha detto che ti ha visto fare colazione alle sei della mattina. Si può sapere che ti prende? Ho sbagliato qualcosa?»
Michael si morse l’interno della guancia «Mi sono stufato di stare con te, va bene?»
Quelle parole gli morirono in gola e si sentì un peso all’altezza del cuore quando gli occhi di Fran persero la loro solita luminosità e si abbassarono «Per le voci sul mio conto?»
«Sì» mentì
Fran si sentì morire dentro e lottò con tutte le sue forze per non piangere davanti all’amico «Vuoi davvero finire qui anni e anni di amicizia per dei pettegolezzi? Cosa c’è Chantal ha scopato anche con l’unico neurone buono che ti era rimasto e ti ha fatto il lavaggio del cervello?»
Michael abbassò gli occhi chiari sul tavolo, non voleva davvero lasciare andare la sua amica, aveva solo paura di quel mare di emozioni che provava quando stava con lei, aveva capito che i suoi sentimenti stavano mutando ed era meglio per tutti se li stroncava sul nascere.
«Addio, Clifford» sibilò lasciandolo solo on gli occhi gonfi dalle lacrime.
Michael la guardò allontanare maledicendosi per essere un così fottuto coglione.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Erno passate tre settimane dall’ultima chiacchierata con Fran e Michael era a pezzi, passava il tempo libero con Luke a parlare del più e del meno e si trovava abbastanza bene nonostante avesse fatto soffrire la sua piccola Fran.
«Ti sei mai innamorato per davvero?» chiese Luke un giorno mentre prendevano il sole durante l’ora di pranzo.
Quella domanda lo spiazzò parecchio, da quanto erano così intimi? «Non credo» disse guardando in lontananza la piccola Fran Irwing che si sedeva a tavola con alcune ragazze che ridevano e scherzavano tra loro. Anche Fran rideva ma non era il suo solito sorriso, era uno nuovo più spento, come il suo sguardo. Tutti i giorni la fissava e la sera con la scusa di portare a spasso il cane dei vicini, Michael passava sotto la sua finestra per osservare la luce della sua camera fino a quando non si spegneva.
Ultimamente l’aveva vista più magra e pallida, si vedeva che non stava bene ed era anche in parte causa sua.
«Nemmeno io, qualche anno fa ero davvero stupido ma ora che sono diventato più maturo sento di essere pronto a una vera e propria relazione. Ma non con qualcuna della scuola, ci vorrebbe qualcuno di nuovo, mi spiego?»
Michael annuì distrattamente continuando a fissare la ragazza. Quel giorno era ancora più bella con quel maglioncino blu col collo a V con la scollatura un po’ troppo profonda che faceva intravedere la linea tra i seni sodi. Nella sua testa comparvero altre scene dove mentre le toglieva quell’insulso indumento, affondava il su viso in quel meraviglioso ben di Dio per assaporare meglio il suo dolce profumo che tanto lo inebriava e che in quel momento gli mancava come l’aria.
«L’anno prossimo si trasferisce a Sidney mia cugina dal Canada, magari te la presento»
Lo sguardo di Luke si accese «Lo faresti davvero?»
«Certo amico»
Il biondo sorrise giocando un po’ col piercing «Con Fran?»
«Niente»
Luke si alzò sedendosi meglio vicino all’amico «Si vede che ci tieni ancora a lei, che aspetti a dimostrarglielo?»
Michael alzò le spalle spostando gli occhi verdi dalla ragazza al biondo «Non lo so, mi dovrà arrivare un segnale dal cielo, penso»
Si tolse il cappellino nero di lana e sfoggiò i suoi nuovi capelli fucsia per poi trovare disteso facendo leva sugli avambracci permettendo così al vento di scompigliargli la chioma disordinata.
Si chiese se anche Fran pensasse ancora a lui, se sentiva la sua mancanza e dei suoi abbracci di prima mattina, se il sabato sera guardasse ancora American Horror Story come facevano per poi commentare gli episodi assieme la domenica mattina quando lui passava a prepararle la colazione intrattenendosi a chiacchierare con Ashton.
Chiuse gli occhi, il vento gli accarezzava il viso e nella sua testa passavano tutti i ricordi assieme della loro infanzia e della loro adolescenza.
«Michael?»
«Uhm?» rispose tenendo gli occhi chiusi
«Sei ancora convinto della tua risposta alla mia domanda di prima sull’innamorarsi?» chiese Luke osservandolo di profilo.
Ovvio che non lo era, non sapeva niente a parte il fatto chela sera si svegliava sudato dopo aver sognato la sua ex migliore amica «Sicurissimo»
“Bravo Michael, continua a mentire agli altri e a te stesso, complimenti” si disse ripensando agli occhi chiari di Fran.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
E il segnale dal cielo gli arrivò qualche sera dopo nel momento esatto in cui quella sera mise piede in casa.
Urlò un frettoloso “Sono a casa” lanciando le chiavi sul comodino affianco alla porta d‘entrata assieme ea quelle di sua madre e di suo padre, che stranamente era tornato a casa prima quella sera. Camminò per tutto il corridoio arredato con qualche mobile e le pareti tappezzate con foto dei suoi genitori o sue con Fran. Ce n’era una per ogni anno a partire da quando era un bimbetto di sei anni fino al ballo della scuola dell’anno scorso dove Fran aveva indossato uno splendido vestito nero senza spalline che le stava d’incanto. In quel momento non aveva fatto caso alle farfalle che gli svolazzavano nello stomaco quando la vedeva sorridere anzi, le affogò coi chili di alcool che bevve quella sera.
Non le disse mai quanto fosse dannatamente bella quella sera e se ne pentiva perché secondo lui Fran si meritava un ragazzo che ogni giorno le ricordasse quanto fosse fantastica in tutto. Pensò poi che negli ultimi giorni non l’aveva vista a scuola e gli mancava il suo sguardo o il suo sorriso sebbene non fossero più quelli di una vola.
I singhiozzi di sua madre lo riportarono alla realtà e andò in soggiorno dove trovò i suoi genitori seduti sul divano a piangere.
«Mamma…» sussurrò entrando e il suo sguardo finì sul grembo della donna dove teneva una foto di lui e Fran quando avevano otto anni.
Robert Clifford si alzò in piedi con il solito completo elegante da ufficio «Michael, dobbiamo parlare di una cosa importante ed è meglio che ti siedi»
Lui obbedì sedendosi sulla poltrona difronte al divano con le mani giunte e lo guardo fisso sulla foto.
«Mike, devi essere forte» gli sussurrò Teresa stringendosi al marito che intanto si era risieduto affianco alla moglie.
Roberto sospirò e Michael era pronto a dire ai suoi genitori di darsi una mossa a parlare quando il padre lo precedette.
«Hanno diagnosticato un tumore Fran, un tumore maligno purtroppo»


































MY LITTLE TALK

Ebbene dopo secula seculorum (?) sono tornata a pubblicare la storia :)
Poco stronzo Michael, eh? Comunque pensavo quasi di fare una serie sulla storia, voi che ne dite, potrebbe piacervi?
ma tornando al capitolo, essendo ina una persona molto drammatica, farò una storia molto sad, spero anche di farvi emozionare in alcuni capitoli che veranno dopo.
se vi è piaciuto vi chiedo di lasciare una recensioncina-ina-ina e magar passare nella nuova OS che ho pubblicato poco tempo fa a cui sono davvero stra-legata: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2977371&i=1

bene, detto ciò vi saluto e vi ringrazio dell'attenzione, la prossima volta giuro vi farò aspettare di meno
bacissimi,
Megghy

 

  
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