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Autore: Colpa delle stelle    11/01/2015    5 recensioni
Hanno vinto i giochi. Sono entrate nei cuori dei capitolini. Sono diventate famose. E sono sopravvissute. Ma quella era solo una delle tante battaglie.
La vita le ha messe di fronte a nuove prove e l'edizione della memoria le reclama, trascinandole in un nuovo vortice di pericolo e di sangue.
Chi dice che l'amore regali solo gioie? E che gli insegnamenti ricevuti da bambini siano davvero giusti?
Per quanto ferma nei suoi ideali, Lucinda arriverà a mettere in dubbio tutto quello in cui credeva e sarà difficile recuperare la certezza nelle sue scelte.
Incredibilmente alle sue aspettative invece, Camille è sopravvissuta ed è tornata nel Distretto 11, ma l'ultima cosa che le riserva il destino è proprio la pace che lei tanto desidera.
E Felicity, che aveva promesso di essere forte, sempre, capirà che davanti a certi tipi di dolore sarà complicato ritrovare il coraggio di alzarsi in piedi senza spezzarsi.
Gli Hunger Games ricominciano. Per cosa vale la pena combattere davvero?
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovi Tributi, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The power of the elements'
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The power of the elements - Il sacrificio del fuoco

 

 

 6 mesi 

 

 

« Quando si perdona non si cambia il passato.
Si cambia il futuro. »
Anonimo


 

 

Camminavano insieme sulla spiaggia. Joey e Lucinda.
Da quando erano usciti dall'arena non si erano più visti o incontrati ed era stata lei a volerlo. Lui veniva a bussare alla porta di casa sua, l'aspettava all'accademia e la cercava in spiaggia, ma Lucinda faceva in modo che non la trovasse mai, ordinando ai suoi genitori di mandarlo via, cambiando gli orari degli allenamenti con Atos, che continuavano senza esitazioni, e andando a vedere il mare solo la mattina presto o subito prima del tramonto, quando Joey stava ancora mangiando. Aveva avuto bisogno di rimanere da sola, sola con i suoi pensieri, ma quella necessità di solitudine era finita ancora prima di quanto Lucinda si sarebbe aspettata.
Era andata a cercarlo lei stessa, a casa sua. Le aveva aperto sua madre e anche se non si conoscevano, anche se non si erano mai nemmeno parlate, l'aveva abbracciata. L'unica cosa che voleva Lucinda era levarsi da quella veranda, perché era stanca di abbracci e di manifestazioni d'affetto che non meritava, ma poi la donna parlò.
- Grazie di aver salvato Joey – sussurrò, accarezzandole i capelli. - Senza di te, non sarebbe qui. -
Quell'abbraccio evidentemente se lo meritava davvero.

Dopo pochi secondi era arrivato Joey ed erano usciti, camminando per le strade del Distretto 4 senza dire una parola. Non ne avevano bisogno e poi nessuno dei due sapeva cosa dire. Non avevano mai avuto molto in comune e anche se Lucinda si era convinta del contrario quando erano diventati amici nell'arena, ora aveva cambiato idea di nuovo. L'aveva tradita, aveva tramato alle sue spalle con i ribelli, e questo non avrebbe mai potuto perdonarglielo. O almeno, era quello di cui si era convinta.
- Ti devo delle scuse, Lucinda – disse Joey, dopo un po', quando la spiaggia era ormai apparsa davanti ai loro occhi. - Ti ho mentito e non era mia intenzione. -
Sentì il suo sguardo su di lei, ma non fece nulla per rassicurarlo. Era ancora arrabbiata con lui e non era solo per una questione d'orgoglio. Joey era l'unico vero amico che Lucinda avesse mai avuto. Non era interessato a lei per i suoi poteri e non l'omaggiava per essersi offerta volontaria agli Hunger Games perché c'era anche lui lì con lei e aveva provato sulla sua stessa pelle cosa voleva dire. E così come faceva lui, nessun altro poteva capirla. Comprendeva le sue emozioni, le sue paure, i suoi timori. Le aveva detto di esserle amico, ma l'aveva tradita lo stesso.
- Quello che fate voi è sbagliato – commentò Lucinda, con lo sguardo fisso sulle onde. - Non riesco a capire perché credete in una causa irrealizzabile. -
- Quello che è davvero sbagliato è impedire ai Maghi del Fuoco di poter vivere una vita loro. - ribatté Joey.
- Sono pericolosi. - disse, poco convinta.
- Lo sono agli occhi del presidente Snow – la corresse. - E lo sono perché lui sa di aver rovinato Panem, sa di essere nel torto. -
Riprese a camminare e Lucinda lo seguì, appena titubante. Era andata a cercarlo per provare a sistemare le cose, per vedere se fosse riuscita a perdonarlo, ma sembrava che Joey fosse troppo fermo nelle sue idee. E quelle idee non erano compatibili con le sue, con quelle insieme alle quali era cresciuta in tutti quegli anni.
- Il presidente Snow ha sfruttato una situazione disastrosa a suo vantaggio e l'ha migliorata – gli fece notare. - Gli Hunger Games sono solo un danno collaterale della pace. -
Joey la guardò e scosse la testa.
- Cambierai idea – affermò, sicuro. - E poi verrai a cercarmi. -
Si voltò e fece la strada che li aveva condotti fino a lì a ritroso, ma stavolta Lucinda non lo seguì. Non avrebbe mai potuto farlo.
Joey si sbagliava e sarebbe stato lui il primo a rendersene conto.

 

 

- Farai da mentore alla sesta Edizione della Memoria – disse sua madre, per l'ennesima volta quel giorno. - Ancora non riesco a crederci. -
Nello stato di Panem, l'unica nazione al mondo ad avere gli Hunger Games come show televisivo più importante, ogni dieci anni si svolgevano le cosiddette “Edizioni della Memoria”. Promettevano molto più spettacolo degli altri anni, perché in quelle speciali edizioni partecipavano solo i maghi e le streghe. La gente comune doveva rimanere a guardare mentre le persone superavano le prove a suon di magia e colpi di incantesimi, arti che loro non potevano conoscere e che a malapena comprendevano. I tributi erano sempre un uomo e una donna, le prove erano dodici, così come i distretti che nello stesso tempo rappresentavano,e  chi arrivava in fondo era considerato ancora più importante, ancora più magnifico degli Invincibili.
Nessun mago o strega erano esentati da quei giochi particolari, nemmeno chi aveva vinto gli Hunger Games appena conclusi. Per questo continuava ad allenarsi lo stesso, anche se era convinta che non avrebbero estratto lei, che non sarebbe più dovuta tornare nell'arena sotto costrizione. Lucinda sarebbe stata pronta comunque, qualunque cosa fosse successa.
- Un vero onore. - replicò, dandosi una veloce controllata allo specchio.
Il vestito che le aveva comprato sua madre quel mattino al mercato del Distretto non aveva niente di speciale, niente che potesse reggere il confronto con quelli della sua ormai ex stilista Crystal. Era un vestito blu, di chiffon leggero e senza fronzoli, e per la Festa del Pesce del Distretto 4 faceva la sua bella figura, ma Lucinda doveva essersi inevitabilmente abituata alle meravigliose creazioni di Crystal perché non riusciva a togliersele dalla mente o a evitare di fare paragoni. La coroncina di conchiglie che sua madre le aveva messo in testa era carina, ma l'aveva costretta a tenere i capelli sciolti. Erano troppo lunghi, le arrivavano a metà schiena, ed erano troppo belli. Se non li teneva mai sciolti c'era un motivo: la rendevano uguale alla maggior parte delle altre ragazze del Distretto, le conferivano un'aurea pacifica, che non le si addiceva per niente. Che la faceva quasi sentire in colpa.
- Odio la Festa del Pesce. -
Sua sorella entrò nella stanza in quel momento e Lucinda fu sorpresa dal notare che aveva fatto di tutto per vestirsi il più possibile uguale a lei. Stessa sfumatura blu del vestito, capelli biondi sciolti, coroncina di conchiglie tra i capelli. A lei però veniva naturale sorridere alle persone.
- È una cosa da stupidi festeggiare il pesce – continuò, senza curarsi dell'espressione di disappunto della madre. - Chi vorrebbe mai festeggiarlo? -
- Noi, tesoro – la riprese la madre. - Senza pesce, il Distretto 4 non esisterebbe nemmeno. -
Pur non convinta, Margot fu costretta ad annuire, finché non incontrò lo sguardo di Lucinda.
- Sei molto bella. - disse, sorridendole.
Lucinda si voltò verso lo specchio e anche se non era del tutto convinta delle sue parole, ricambiò il suo sorriso. Aveva meritato di trovarsi lì, con la sua famiglia, e sarebbe stata una stupida a non sfruttare quei momenti di pace che si era guadagnata con sudore e fatica. E tanto sangue.
Qualcuno bussò alla porta e la madre le guardò.
- Aspettate qualcuno? - domandò, affrettandosi ad aprire senza nemmeno lasciar loro il tempo di rispondere.
Sulla soglia c'era Joey, con una morbida casacca blu e dei pantaloni alla pescatore, chiaramente nuovi. Quelli di loro padre si erano scoloriti dopo una sola giornata in barca.
- Posso parlarti? - domandò, porgendo una mano a Lucinda.
La ragazza rivolse una rapida occhiata a sua madre e a sua sorella, ma poi uscì, anche se ignorò il suo aiuto. E i suoi complimenti.
- Sei bella quasi quanto alla sfilata. - Lucinda sollevò un sopracciglio e incrociò le braccia al petto.
- Ma ora sei molto più tu. - scherzò Joey e lei per un attimo si domandò cos'era cambiato da un giorno all'altro.
- Non avevi detto che non mi avresti più parlato? - chiese Lucinda, scettica. - Che avrei dovuto cercarti io? -
- Ho sbagliato – ammise, tornando serio. - E ho capito che i ribelli alla fine non sono molto diversi da Snow. Vogliono convincerci che il loro ideale di mondo è migliore di quello attuale, ma nessuno può saperlo veramente. Magari stanno mentendo, magari no. Non ho voglia di scoprirlo adesso. -
Lucinda spalancò gli occhi.
- Non puoi fare così! - esclamò, cogliendolo di sorpresa. - Non puoi fare così! - ripeté, mollandogli un pugno sulla spalla.
Joey non si arrabbiò anzi, sorrise.
- Preferisco essere tuo amico che credere alle parole di persone che non conosco. - ammise.
- Meglio tardi che mai. - commentò Lucinda, lanciandogli un'occhiataccia. Ma poi sorrise anche lei.
Era inutile dire che scoppiava di felicità. Joey aveva preferito la sua amicizia a tutto il resto. Nessuno lo aveva mai fatto prima d'ora.

- E ho una sorpresa per farmi perdonare. - aggiunse, guardandosi intorno.
- Non c'è n'è bisogno! - esclamò Lucinda, stupendo persino se stessa. - Ti ho già perdonato. -
Solo allora si era resa veramente conto di quanto Joey le fosse mancato in quel periodo, di quanto si fosse abituata alla sua presenza da non riuscire più ad affrontare la vita da sola.
- Dici sul serio? - chiede Joey, fintamente stupito. - Beh Nick, l'hai sentita no? Puoi anche tornartene a casa! -
Lucinda si voltò di scatto, seguendo il suo sguardo, e se lo ritrovò davanti, con il suo famoso ghigno astuto e il ciuffo moro spettinato.
- Ciao Lucinda. -
Non riuscì a muoversi ed era pienamente certa di avere la bocca aperta e gli occhi spalancati dallo stupore, ma non fece comunque niente per scuotersi. Aveva promesso che sarebbe venuto a trovarla e che si sarebbero sentiti quasi tutti i giorni. La seconda promessa non l'aveva mantenuta fedelmente, ma nella prima era andato decisamente meglio.
- Ciao Nick. -
Lucinda si riprese appena in tempo per sorridergli. Era contenta di rivederlo e sotto sotto le era mancato. Avevano affrontato un percorso importante nell'arena, insieme, si erano fidati l'uno dell'altra e avevano dovuto contare solo su loro stessi per parecchi giorni. E certe esperienze non si potevano dimenticare tanto facilmente.
- Ti trovo bene. – commentò, squadrandola.
Joey scosse la testa e si batté una mano sulla fronte.
- Anche tu. - rispose Lucinda, tranquillamente.
- Le effusioni di due pezzi di ghiaccio - osservò Joey, indispettito. - Non vi vedete da due mesi e tutto quello che riuscite a dire è “ti trovo bene”? -
Si girarono nello stesso momento verso di lui.
- Cosa avremmo dovuto dire? - domandarono, all'unisono.
Joey allargò le braccia, quasi a sottolineare la sua osservazione di prima.
- Niente in particolare. - disse però, sbuffando. - Andiamo? -
Lucinda notò solo allora che l'abbigliamento di Nick richiamava i colori del Distretto 4: camicia blu e pantaloni in cachi. E infondo Joey aveva ragione. Stava più che bene.

 

 

La piazza del Distretto 4 era affollata e sembrava che davvero tutti gli abitanti avessero abbandonato le loro case per partecipare alla Festa del Pesce. Come aveva detto la madre a Margot, nessuno avrebbe rischiato di attirare sfortuna sulle loro reti da pesca.
- Noi crediamo che sia di buon auspicio partecipare a questa festa – spiegò Lucinda, davanti allo sguardo entusiasta di Nick. - E chi non partecipa, non potrà godere del sapore del pesce per il prossimo anno. -
- I pescivendoli saranno i primi ad essere arrivati. - scherzò, guardandosi in giro.
La gente aveva iniziato a ballare sul ritmo di una musica popolana e c'erano lunghe tavolate di legno ricche di piatti a base di pesce: cotto, crudo, trota o salmone non faceva differenza. Le persone erano comunque sorridenti e felici. Lucinda non poté fare a meno di sospirare davanti a quello spettacolo, che non si stancava mai di ammirare ogni anno.
- Sono queste le feste che preferisco. - ammise Joey, annusando l'aria.
Il profumo del mare era ancora più forte quella sera.

- Concordo. - annuì Lucinda, studiando attentamente la reazione di Nick. Lui veniva dal 2 e le tradizioni di quel Distretto non erano molte, perché qualsiasi festa organizzassero era davvero troppo simile a quelle di Capitol City per non confonderle. Il padre di Lucinda aveva passato molto tempo ad istruire in una delle loro accademie quando era giovane e si ricordava quasi tutto di quel Distretto. Non aveva potuto non raccontarglielo.
- Mi piace. - disse Nick dopo un po' e guardò attentamente la piccola orchestra che si era unita in un angolo della piazza. Qualche tromba, una chitarra e molti tamburi.
- I decori di quei tamburi sono fatti con lo stesso materiale delle nostre reti da pesca – gli spiegò Lucinda, sfiorandogli una spalla per attirare la sua attenzione. - E lo striscione sul palco l'ha decorato la classe di mia sorella, con le conchiglie raccolte in spiaggia. -
Nick ascoltava ogni sua parola e annuiva ad ogni singola spiegazione, senza perdersi nemmeno un dettaglio.
- Quando parli di casa ti illumini. – osservò, dopo averla fissata per un po'.
Lucinda deglutì, mentre ringraziò che fosse notte e che non si potesse vedere il debole rossore imbarazzato che aveva finito per tradirla.
- Quando inizia a parlare di casa non smette mai. - lo corresse Joey, sorridendo.
Lanciava occhiate furbe prima a Lucinda e poi a Nick, ma prima che la ragazza potesse anche solo provare a scoraggiare i suoi pensieri, l'ex tributo del Distretto 2 le porse una mano.
- Balliamo? - la invitò, cogliendola per la seconda volta di sorpresa.
Joey diede a Lucinda una piccola spinta verso di lui, ma lei puntò i piedi e scosse la testa.
- Io non ballo. - chiarì, incrociando le braccia al petto.
Joey sbuffò e Nick le fece l'occhiolino, ma Lucinda fu irremovibile.
- Io. Non. Ballo. - ripeté, scandendo per bene ogni singola parola.

 

 

Lucinda non sapeva ballare e nonostante si vergognasse ad ammetterlo, le bastò un'altra occhiata invitante di Nick per cambiare idea. E quando il ragazzo le prese la mano, Lucinda capì che avrebbe fatto di tutto pur di imparare a ballare. 
Pur di poterlo prendere per mano ancora.

 


Angolo d'autrice:
Buona domenica! Come spero vi ricorderete, i primi tre capitoli sono dedicati alle nostre tre protagoniste nell'ordine dei loro tre distretti e serve principalmente per fare il punto generale di ciò che è successo e di ciò che succederà. A partire dal quarto capitolo, inizierà la storia vera e propria!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto!
Alla prossima,

Colpa delle stelle

   
 
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