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Autore: Lost In Donbass    11/01/2015    1 recensioni
Prima che inizi la loro folgorante carriera, proprio ai primordi, i nostri eroi oltre che a mettersi in società per fondare il gruppo più figo del pianeta si ritrovano per le mani un mistero da risolvere. Un uomo viene misteriosamente ucciso e il curiosissimo Bill non si lascerebbe mai sfuggire un'occasione del genere per mettere alla prova il proprio fiuto per le indagini. L'assassino avrà il suo bel daffare a evitare di essere scoperto da quattro ragazzetti tutti matti, che pur di scoprire la verità non lesineranno follie di ogni tipo. Tra cretinate, musica, equivoci, pianti e qualche spavento ecco a voi ... i Tokio Hotel (come non li avete mai visti)
P.S. è la mia prima storia sui ragazzi, per piacere se ho scritto qualche idiozia non picchiatemi
Genere: Avventura, Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il terrore vien per Hotel.'
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MAKE SOME RESOLUTIONS
-Alla buon’ora ragazzi! Ve la siete presa comoda!- la giudice dai capelli rossicci strizzò l’occhio ai trafelati Tokio Hotel, che, in ritardo di dieci minuti, si arrampicavano sul palco.
-Si è che … scusi ma .. siamo stati trattenuti … - ansimò Georg afferrando il basso
Il giudice biondo fece un sorrisetto e chiese, mettendo a posto delle pratiche
-Allora, piccoli ritardatari, cosa ci suonate oggi?
Bill tentava di riprendere fiato dopo la corsa. E che diavolo, lui non aveva mai fatto sport in vita sua, non potevano pretendere che avesse il fisico preparato per una tale maratona improvvisata!
-La … canzone … è … un attimo … oddio … si intitola “Schrei” …
-Anche questa l’avete scritta voi?- disse Ziemann.
I quattro si scambiarono una fugace occhiata. Parlare faccia a faccia con un assassino non era proprio il massimo …
Bill annuì vigorosamente, schiarendosi la voce e dando il tempo agli altri tre. 1,2,3,4. Inizio. Durante l’esibizione i gemelli si cercarono con lo sguardo. A insaputa di tutti, perfino della loro mamma, avevano ideato un linguaggio segreto che solo loro due potevano capire, perché d’altronde “siamo gemelli per un motivo, no?” per dirla alla Bill. Era un complesso sistema di occhiate, leggere smorfie con la bocca e lievi movimenti dei piedi. E poi i professori si chiedevano come mai i gemelli riuscissero sempre a ottenere dei buoni voti nelle interrogazioni nonostante fosse palese che il loro tempo dedicato allo studio equivalesse a zero. Facile, finché uno dei due era a posto e poteva comunicare tutto all’altro. Più complesso quando erano interrogati insieme. Lì l’insufficienza era garantita ancor prima di arrivare alla cattedra. Scena muta di Tom che si mangiava le unghie e Bill che diceva tutto meno che quello che era richiesto.
“Strizzata d’occhio + impercettibile movimento circolare del capo” stava a significare “Guarda che qui siamo rischiando un botto : per me ci ha sgamati” ed è proprio quello che Bill colse del messaggio di Tom. Ci pensò un po’ su, impegnato a cantare il ritornello mettendoci quanta più passione possibile. “Schiocco di dita dietro la schiena + piegamento del piede destro verso l’interno” stava per “Tranquillo, qui siamo noi quelli in vantaggio ed è impossibile che ci abbia beccato. Fidati una buona volta”.
Tom sospirò, dedicandosi alla sua chitarra. Eppure, quando erano arrivati non aveva mancato di notare l’occhiata gelida e fulminante del presunto omicida. Nonostante il caldo, un brivido di freddo gli percorse la schiena. E se … e se si fosse reso conto dei loro sospetti? Eppure era impossibile, erano stati la Discrezione in persona, non poteva sospettare … oppure si?! Avrebbe continuato a ripetere le note che aveva studiato a memoria all’infinito, perso nei suoi pensieri, se non gli fosse caduto l’occhio sui suoi amici che avevano depositato gli strumenti.
-Ma guarda un po’ te i piccoli ritardatari!- sorrise il biondo giudice, applaudendo
-Bravissimi bambini! Esibizione di lodi! Precisi, dotati di buona capacità, testo interessante anche se semplice, bella voce … che dire, avete tutti i requisiti per fare fortuna!- li elogiò la giudice, scrivendo una nota a loro favore su di un foglio.
-Si, Angelika ha proprio ragione. Siete decisamente portati. Chissà se riuscirete in un tempo futuro a fare carriera … - disse Ziemann, con un sorriso che ai ragazzi parve quasi di avvertimento. Un qualcosa di malvagio trapelava da quel sorriso.
-Grazie, vi siamo immensamente grati dei complimenti. Quando ci rivediamo?- chiese Bill, facendo la faccina da bravo bambino.
-Allora, ci rivediamo domani alle nove del mattino, procedura come ieri.
La tessera venne loro consegnata e scoprirono anche di essere tra i più quotati delle audizioni. Tutti fieri si avviarono verso un chiosco di hot dog sotto esplicita richiesta di Gustav, che stava morendo di fame. Insomma, era un’ora che non metteva qualcosa di sotto ai denti!
-Per essere sicuri della colpevolezza di Ziemann però dovremmo smontargli l’alibi del tutto. Abbiamo saputo dalla Polizia che ha dichiarato di essere andato in bagno nel momento dell’omicidio, ma non possiamo esserne certi- commentò Georg azzannando il suo panino.
-Giusto- annuì Gustav, leccandosi le dita sporche di ketchup e cercando un posto che vendesse krapfen e ciambelle al cioccolato.
-Dovremmo chiedere a qualcuno se l’ha visto, ma è una cosa di proporzioni titaniche. C’è troppa gente in sto posto, non ce la faremo mai- constatò Tom, strizzando l’occhio a due ragazzine che lo fissavano incantate.
-Mai dire mai fratello mio. Per i Kaulitz niente è impossibile, ricordalo sempre- Bill fece un ghigno poco rassicurante, mentre negli occhi gli brillò una luce leggermente folle.
-Che intenzioni hai? Non ci piace quello sguardo … - i musicisti si guardarono poco convinti.
-Vorrà dire che ci metteremo d’impegno e tenteremo di compromettergli l’alibi. Su, separiamoci e vediamo di cavare qualche informazione a qualcuno. Ci si vede qui tra mezz’ora, con risultati soddisfacenti.
-Eh?! Bill piantala di dire c*****, dobbiamo … - Tom non fece in tempo a finire la frase, che Bill era scomparso tra la folla -Ok, mi farà venire l’esaurimento … - il chitarrista sbuffò.
-Facciamo come ha detto?- chiese Gustav.
-Beh, diciamo che se non lo facciamo, vinciamo una splendida esibizione del “Bill furioso” che farebbe impallidire Ariosto – rispose Georg sospirando.
-Chi diavolo è Ariosto?- si accigliò Tom
-Lascia stare, tanto non capiresti comunque. Ci vediamo qui tra mezz’ora, su. Facciamo quello che vuole, così poi sta buono- li liquidò il bassista, dirigendosi con passo pesante verso ovest.
-Buon lavoro Gus, ci si vede tra poco- Tom scosse la testa e si fece risucchiare dalla gente.
Il povero Gustav rimase un attimo spiazzato. L’avevano effettivamente lasciato solo. Come un cane. Grugnì arrabbiato e si lanciò a sua volta in cerca di indizi.
Bill, dal canto suo, era andato nella zona dei bagni, anche se non si arrischiò a entrare. Aveva una fobia ingiustificata dei bagni pubblici. Forse in seguito a quel film horror che aveva visto quando, a cinque anni, era rimasto a casa da solo con Tom e una giovane e menefreghista babysitter che per tenerli buoni li aveva piazzati davanti alla tv dove era in onda un film con un serial killer che uccideva crudelmente giovani ragazzini dai capelli neri per un rito satanico. Da quel momento non poteva soffrire i bagni pubblici e li fuggiva come si fugge la peste bubbonica.
Il suo occhio indagatore individuò ben presto un capannello di ventenni che potevano fare al caso suo. Perlomeno non si sarebbero insospettiti troppo. Cioè, nei film solitamente i capannelli di ventenni non si stupivano mai di niente, quindi quelli non potevano differire dai soliti.
-Scusate?- chiese, avvicinandosi di soppiatto, pronto ad assumere qualsiasi espressione e smorfia gli avessero suggerito le personalità esteriori di quei ragazzi.
-Che c’è? Ti sei perso?- Bill non riuscì mai a capire se nel tono della ragazza che gli rivolse per prima la parola vi fosse ironia oppure vero interessamento alla sua persona. Tuttavia, osservò il gruppetto, e ne convenne che erano degli specie di dark mezzi punk. Non ne era sicurissimo, ma a giudicare dai tagli di capelli, dai vestiti e dal trucco … bene, si sarebbe evitato la scenetta latte e miele che doveva inscenare ogniqualvolta beccava gente perfettina e tenera.
-Cerco delle risposte. Pensate di potermi essere d’aiuto?- assunse l’aria più dura e glaciale che gli riuscì, alzando la testa e sostenendo lo sguardo di uno di quei tipi, che a giudicare da tutto poteva essere il capo della combriccola.
-Che genere di risposte, mocciosetto?
-Per la cronaca, ho smesso si essere un mocciosetto tanti anni fa- l’aria di sfida che gli si stampò sul viso era particolarmente realistica – Comunque, sapreste dirmi se a una determinata ora, in un determinato posto, si trovava una determinata persona?
-A che cosa vorresti arrivare?- i ragazzi si guardarono straniti. Ma che strano tipetto …
-Semplicissimo. Per caso, tra le 11.45 e le 12 di ieri avete per caso visto aggirarsi il giudice delle audizioni, Mr. Ziemann, da queste parti? O dalle parti del palazzo in ristrutturazione- Bill dovette convenire con se stesso che si stava divertendo a tenere testa a quei tipi.
Il gruppo si guardò, e poi bofonchiarono qualcosa tra di loro.
-Senti, non sappiamo chi sei, né perché ti interessi di ste cose, comunque si da il caso che si, abbiamo visto quel tipo. Ma se vuoi sapere qualcosa di più, ci devi pagare.
Bill annuì lentamente. Era troppo dentro per spaventarsi ormai. E comunque, era un mago dell’inganno e della frode, avrebbe imbrogliato anche loro. Cercò qualcosa nella tasca dei jeans e ne cavò fuori un pacchetto di sigarette. In realtà lui non fumava, ma se le teneva in tasca per darsi un tono e per situazioni analoghe a quella.
-Ok, le sigarette vanno bene, ma noi vogliamo qualcosa di più “sostanzioso”, hai capito di che parlo?
Bill annuì di nuovo, sbuffando silenziosamente. Cercò nelle sue profondissime tasche, si imbattè in una quantità assurda di roba e alla fine giunse a quello che cercava. Cavò fuori una bustina microscopica con della farina dentro. Sperò ardentemente che si accorgessero il più tardi possibile della frode che stava per commettere. Consegnò con aria seria quella che spacciava come cocaina in momenti simili (in realtà non gli era mai accaduto, ma lo facevano nei film, quindi si sentiva in dovere di farlo anche lui. E in quel momento era fiero di se stesso)
-Roba pesante, piccolino- disse una ragazza sogghignando.
-Dipende dai punti di vista- rispose lui, sorridendo maliziosamente.
-Beh, allora, abbiamo visto il tipo che cerchi alle 11,50 più o meno dalle parti del palazzo in ristrutturazione. Aveva un contrabbasso sulle spalle. Poi dopo un po’, l’abbiamo visto andare al cesso con il contrabbasso ma non ci abbiamo fatto caso perché stavamo andando verso il luogo dell’omicidio.
-Grazie dell’aiuto, vi sono debitore. Ci si vede in giro!
Bill non perse tempo e fuggì di corsa verso il luogo prestabilito di incontro. Ora aveva anche le prove schiaccianti della colpevolezza di Ziemann. E chissà che facce i suoi informatori quando avrebbero scoperto del trucco della farina …
Quando arrivò al punto prestabilito, incontrò i suoi colleghi e la polizia.
-Allora giovinotto, qualche idea?- chiese il commissario capo – Noi abbiamo parlato con il proprietario del fucile che ha detto di averlo prestato al suo caro amico Otto Ziemann per la caccia. O, perlomeno, così gli è stato detto.
-Avevo ragione quindi!- esclamò Georg, contento.
Bill spiegò brevemente le sue scoperte, omettendo le sigarette e la piccola truffa.
-Abbiamo il colpevole, senza ombra di dubbio!- commentò felice il poliziotto
-E allora muoviamoci e andiamo a prenderlo a pugni, no?- disse Tom, che già si pregustava un bella scazzottata.
-In marcia!- ordinò il commissario ai suoi sottoposti, pronti a dirigersi verso il palco delle audizioni, dove lo avrebbero finalmente catturato e assicurato alle patrie galere.
La gente osservava curiosa quel manipolo di poliziotti guidati da quattro bambinetti risoluti.
Però, come si sa, la fortuna è cieca, e spesso non si gira dalla parte giusta. Perché proprio quando si sarebbe dovuta impegnare a favorire gli intraprendenti musicisti, voltò il capo verso colui che si era macchiato di omicidio. Fece infatti in modo che il suddetto omicida sentisse chiaramente molte persone bisbigliare sull’arrivo della polizia, e capì al volo che era lì per lui. Per chi se no? Il cuore gli saltò al posto delle budella. In effetti, a ben vedere era spacciato. Si era giusto conclusa da cinque minuti l’esibizione di un duo di ragazze, violino e violoncello metal mica male, e non sapeva che scusa inventarsi per scomparire tra la folla. Se l’avessero trovato lì, l’avrebbero acciuffato senza dargli il tempo di dire “bah”. Situazione delicata e pericolosa … sentì un certo trambusto alle proprie spalle e vide la squadra della polizia arrivare di corsa. Ora o mai più. Ne andava della sua salvezza e al diavolo le convenzioni. Si alzò di scatto e cominciò a correre verso l’uscita, facendosi largo a spallate tra la folla. L’uscita era vicina, giusto davanti a lui. Gli bastava guadagnarla e fuggire in auto e tutto si sarebbe risolto. Si, se non fosse stato per quei perfidi ragazzini troppo dotati e troppo impiccioni.
Ziemann riuscì a uscire dal festival ansimando. Si voltò terrorizzato, ma si avvide con un certo sollievo che i suoi inseguitori erano ancora dentro, bloccati dal fiume di gente che entrava e usciva in continuazione. Si lasciò andare in una risata satanica e balzò sulla sua macchina.
-Fermo in nome della legge!- la voce tonante del commissario Barhens si ripercosse ma l’omicida non ci fece caso, troppo impegnato ad accendere la macchina. Partì rombando, accelerando il più possibile. Strano però. Non si sentivano le sirene delle volanti.
-Inseguiamolo- i poliziotti erano già pronti a un inseguimento grandioso quando la vocetta di Tom li fece raggelare sul posto
-Non c’è bisogno. Tra due metri si ferma da solo.
-Ma che dici ragazzino?
-State a vedere.
Come volevasi dimostrare, Tom ebbe ragione. I poliziotti videro stupefatti la macchina del cattivo girare su se stessa, mentre le ruote si staccavano e roteavano libere sull’asfalto, illuminato dalle scintille dell’attrito. Con uno scoppio poco simpatico l’automobile si fermò e un terrorizzato e sconvolto omicida ne uscì tossendo. Neanche il tempo di rendersi conto di ciò che era successo, che un paio di gelide e scomode manette gli si chiusero attorno ai polsi.
-La macchina! L’avevo pagata un sacco di soldi!- urlò, quando si rese conto che le ruote erano partite per farsi un bel giro.
-In nome della legge, la dichiaro in arresto per l’omicidio di Hansel Von Mortensen. Qualunque cosa dirà, potrà essere usata contro di lei in tribunale.
-Ma … ma che diavolo … chi … quelli! Piccoli figli di p*****!- l’uomo ruggì furibondo. Inaccettabile, essere scoperto da quattro quattordicenni. Inaccettabile. Che avrebbero detto di lui in carcere, quando avrebbero saputo la sua storia? Non si prospettavano rosei anni per Ziemann …
La volante partì rombando verso Sulzetal, con sopra l’omicida poco accorto.
Il comandante scosse la testa sospirando. Beh, il caso era stato risolto con successo, magari avrebbe pure ottenuto una promozione … bah.
-E i complimenti non ce li fa? Abbiamo risolto il caso, dopotutto- disse Gustav, tirando la manica della giacca del commissario.
-Si, siete stati bravissimi- li guardò per la prima volta con tenerezza. Dopotutto, il merito era praticamente tutto di quei quattro. A farsi un esame di coscienza, lui non l’avrebbe risolto così velocemente. Che avessero avuto ragione, quando dicevano  che loro “non avendo pregiudizi” avevano una visione più disinibita del mondo? Chissà …
-Spiegatemi un po’ quella cosa della macchina, vah.
-Idea mia e di mio fratello. Stamattina, prima di venire da lei, io e Bill abbiamo manomesso le ruote di Ziemann. Cioè, mio fratello ha trovato la macchina e io ho sabotato le ruote. È una cavolata assurda.- Tom alzò le spalle, come fosse la cosa più ovvia del mondo.
“Questa è follia” pensò il commissario.
-E va bene … però siete un po’ pestiferi, soprattutto voi due- squadrò i gemelli con severità.
-Ma se ci deve la sua carriera!- sbottò Tom, accompagnato dal gestaccio di Bill
-Ragazzi! Che maleducati che siete! Acciderbolina, eppure anche questa l’abbiamo risolta … Cristo che vita! Vabbè, commissario, ci porta in centrale a compilare le ultime formalità?- disse Georg scuotendo la testa e dando un leggero coppino ai gemelli.
-Si, in centrale almeno mi può comprare una barretta?- tentò Gustav
-Ma Gus, sei sempre il solito …
Le voci dei G&G e del commissario andarono affievolendosi mano a mano che si allontanavano verso la macchina.
I gemelli rimasero soli a guardarsi negli occhi.
-Te l’avevo detto che ce l’avremmo fatta, Tom.
-Non posso darti torto, Bill.
Rimasero un po’ in silenzio fissandosi, con un leggero sorriso stampato sulle labbra.
-Come primo caso, devo dire che siamo stati davvero grandiosi, vero Billuccio?
-Assolutamente geniali e irraggiungibili.
-Sai un cosa? Dovremmo rifarlo più spesso di indagare. Si è rivelato molto divertente – Tom si passò una mano tra i capelli ridendo.
-E, come volevasi dimostrare … - Bill lasciò la frase in sospeso apposta.
- … avevi ragione tu- concluse Tom.
-Io ho sempre ragione, Tommuccio, ricordalo sempre.
E i due cominciarono a correre, verso il sole che tramontava, verso i loro amici che li aspettavano impazienti, verso il commissario che tanto doveva loro, verso la loro vittoria, mentre nell’aria risuonava ancora la vocina di Bill
-Io ho sempre ragione, Tommuccio, ricordalo sempre …

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Buongiorno! Anche questa è finita ... spero che la fine vi abbia soddisfatto, perchè, detto sinceramente, non avrei saputo più come mandarla avanti e, comunque, credo che sia giunta alla sua naturale conclusione. Ammetto che forse è stata una storia piuttosto brutta, ma scriverla mi ha divertito e vorrei tanto che abbia divertito anche voi. Ed è con questo spirito che vi presento l'ultimo capitolo.
Alla prossima, e grazie a tutti.
  
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