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Autore: CarlottAlien    11/01/2015    3 recensioni
"[...] L'odore di quel demone l'aveva inebriata, non aveva mai sentito nulla di simile,ma si riscosse immediatamente. [...] Sembrava un daiyokai, ma non ne era sicura. O non voleva crederci. Sapeva che, contro di lui, non avrebbe avuto scampo."
Spero di avervi incuriosito almeno un pochino ^^ se amate Sesshomaru, leggeteeeee ^^
Genere: Drammatico, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sesshoumaru
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 7

 

Il sole stava ormai scomparendo, immerso nell’orizzonte. Pochi raggi rosei rimasero a tingere il cielo con la loro luce, ma la notte avanzava prepotente, avvolgendo ogni cosa nell’oscurità. Le prime, timide stelle punteggiavano il cielo blu, mentre i rumori della sera cominciavano a farsi strada nella foresta. Il calore del sole era scomparso insieme a lui, cedendo il posto ad un lieve venticello umido, le cui leggere folate fecero rabbrividire Hitomi. Il sudore sul suo corpo ancora caldo cominciava a raffreddarsi, dandole una sensazione di gelo che mai aveva provato.

Si sentiva completamente svuotata, privata di tutte le sue forze. La stanchezza non le permetteva nemmeno di controllare i brividi di freddo che la scuotevano. Era spossata, ricoperta di lividi e tagli, e alcuni facevano davvero male. L’idea, ora, di trovarsi qualcosa da mettere sotto i denti non la stuzzicava per niente. Era troppo stanca e dolorante. Tuttavia si rese conto di essere in pessime condizioni, le sue vesti era luride e stracciate, macchie di sangue e grumi di fango le incrostavano la pelliccia. Doveva avere un aspetto orribile, pensò. Decise allora di cercare una fonte d’acqua per concedersi un bagno, almeno sarebbe stata una cosa semplice e si sarebbe rilassata un po’. Provò a muovere i primi passi, ma sentì le gambe cederle e dovette fare uno sforzo enorme per mantenere l’equilibrio e non cadere. Avrebbe voluto crollare sulle ginocchia, ma sapeva che se l’avesse fatto da lì non si sarebbe più alzata. Non ne avrebbe avuto la forza.

Facendo appello alle ultime gocce di energia che le rimanevano in corpo, provò a muovere i primi passi, cercando di mantenere quell’equilibrio precario. Concentrata com’era nel camminare, si accorse solo più tardi che non si trovava in pianura, bensì su un’altura.

   ‘Quel maledetto, non poteva trovare un posto più comodo?’ pensò seccata. Si sporse appena per guardare a che altezza fosse e quel piccolo sbilanciamento per poco non la fece cadere giù per il dirupo. Era così malconcia? Se era in queste condizioni dopo un solo allenamento, chissà se sarebbe riuscita a sopportare… No! Non doveva lasciarsi abbattere. Non ora, non dopo quello che aveva passato e che aveva visto. Tutto questo non lo stava facendo solamente per lei, bensì per il suo clan, per suo padre, per Sesshomaru…

Si ricosse velocemente dai suoi pensieri e cercò un modo per scendere da quella maledetta altura. Ma le alternative erano ben poche: o scalare o saltare. Stringendo i denti per lo sforzo compì un goffo balzo, che sembrava più un lasciarsi andare che un salto, infatti atterrò rovinosamente in mezzo ai cespugli qualche metro più in basso. Imprecò ad alta voce, e per un attimo si sentì in imbarazzo. Se Sesshomaru l’avesse vista in queste condizioni, così goffa e incapace…

   ‘E basta, Hitomi! Che t’importa di quello che pensa di te quell’arrogante di un cane??’ pensò sprezzante la youkai. Tuttavia, in cuor suo, sapeva benissimo che quello che pensava Sesshomaru le importava, eccome.

Scocciata da questi pensieri assurdi si rimise, a fatica, in piedi e, barcollando in quella foresta che non conosceva, cercava col suo fiuto una fonte d’acqua. Quasi istintivamente seguiva un percorso, come se le venisse naturale, ma lì, intorno a lei, nulla sembrava familiare. Gli alberi erano diversi, le loro voci erano diverse, come lo erano i rumori e i suoni della foresta. Sentiva di non essere a casa sua, tuttavia nella foresta si sentiva sicura, protetta da quel male che stava abbattersi sul suo mondo. Di colpo si rese conto a cosa stava andando incontro e, per un attimo, si lasciò prendere dallo sconforto. Si appoggiò affaticata ad un albero e, ansante, cercò di riprendere il controllo di sé. Ce l’avrebbe fatta? O sarebbe stato tutto inutile? Sarebbe riuscita ad ottenere potere a sufficienza per combattere l’oblio che li stava per inghiottire? Oppure non sarebbe neanche riuscita a proteggere le persone che amava di più?

La giovane youkai sentiva le lacrime salire prepotentemente. Erano lacrime di stanchezza, di dolore, di frustrazione, di risposte che non avrebbe ricevuto e di domande che non avrebbe voluto farsi. Involontariamente pensò a sua madre, a quanto era bella e a quanta sicurezza aveva e riusciva a dare a chi le stava attorno. E a quanto le mancava. Il suo dolce profumo ambrato, speziato, caldo, l’accompagnava tutti i giorni, ma sentiva che piano piano stava svanendo. Si stava allontanando dal suo passato, dalla Hitomi ancora bambina, dal ricordo di sua madre.

La lupa scoppiò in un pianto silenzioso, sommesso, quasi come non volesse farsi sentire nemmeno dalle creature vicino a lei, nemmeno dagli alberi che la circondavano. Cadde in ginocchio e si lasciò invadere dal dolore e sfogò tutta la sua frustrazione in quel pianto che racchiudeva tutta la sua sofferenza. Da quanto non piangeva?

 

 

Dopo un tempo che non seppe definire, Hitomi si riscosse, trovandosi a fissare atona la soffice erba sotto di lei. Si sentiva svuotata, priva di qualsiasi emozione. Non sapeva dire se si sentisse davvero bene. Di certo quello sfogo le aveva cancellato qualsiasi pensiero, sia negativo che positivo. Ora era libera e poteva ricominciare tutto daccapo, con una mente diversa.

Un leggero alito di vento la fece rabbrividire e le diede una scossa che la risvegliò definitivamente da quello stato di trance, portandole a portata di naso un olezzo non tanto gradevole. Si rese conto solo in quel momento di puzzare da far schifo. Sudore, sangue, terra…sentiva l’urgenza di trovare un po’ d’acqua.

Sempre con molta fatica si rialzò in piedi, appoggiandosi al tronco dell’albero di fianco a lei, e riprese il cammino che aveva interrotto. Durante quel tragitto dalla meta indefinita, trovò qualche rovo spinoso carico di bacche, more e quant’altro, e Hitomi decise di farseli bastare, per quella sera. Sgranocchiando ogni tanto qualche mora e zoppicando tra le radici nodose degli alberi, d’un tratto, come dal nulla, si aprì davanti a lei una piccola radura nella fitta foresta, dove un piccolo specchio d’acqua rifletteva la luce argentea e affascinante della luna calante. Era uno spettacolo mozzafiato, decine di lucciole sfavillavano come stelle ai margini della foresta invasa dalle ombre, attirate da quel ruscello che scorreva tranquillo e inesorabile come il tempo. Sarebbe stata un’immagine idilliaca per Hitomi, che si sarebbe fermata qualche attimo a fissare la sua amata natura. Ma i suoi occhi erano troppo stanchi anche per quella visione.

Si trascinò fino alla riva del ruscello e letteralmente si lasciò cadere a terra. Non ce la faceva più, il suo corpo le implorava un po’ di riposo. Inginocchiata sulla terra umida, si tolse la casacca, i pantaloncini di pelliccia e li lasciò affianco a lei, sopra un masso. Fece lo stello con i gambali e, solo allora, si accorse che tutta la sua divisa avrebbe avuto bisogno di una bella rammendata, ma lei non sapeva cucire e se la sarebbe tenuta così. Infondo non le importava granché.

Si immerse lentamente nel piccolo fiume, l’acqua gelida che scorreva le fece mancare per un attimo il fiato. L’acqua le arrivava alla cintola e le ferite le bruciavano da impazzire, ma pian piano il dolore diventava più pacato, i tagli si pulivano e il gonfiore delle botte si attenuava. Arrivò il sollievo. Si immerse completamente in un colpo solo, ritornando in superficie ansante a causa dell’acqua congelata. Nuvole di vapore si formavano attorno al suo copro caldo e nudo e alla sua bocca, mentre respirava cercando di sgrovigliare la massa di capelli dorati.

Si appoggiò sulla riva, ancora immersa nell’acqua corrente che scivolava sul suo corpo tonico, rilassando completamente i muscoli e lasciando che la corrente del fiume le ridonasse vigore. Buttò la testa indietro e chiuse gli occhi, godendosi quegli attimi che sapeva, fin troppo bene, avrebbe rivissuto chissà quando.

D’un tratto aprì gli occhi, puntando le sue iridi argentate verso un punto indefinito del cielo. Si ritrovò a pensare agli eventi che avevano riempito le sue ultime giornate; a quegli abomini che si nascondevano da vigliacchi nel cuore delle montagne sacre; a suo padre, che in quel momento la starà cercando in qualsiasi centimetro delle Terre dell’Est; e, stranamente, pensò anche a quello strano individuo che aveva incontrato per caso qualche giorno prima. Se non fosse stato per lui, ora sarebbe sicuramente in giro per la sua amata foresta ignara di quello che stava accadendo. Era forse un bene o un male? Chi può dirlo. Di certo lei non conosceva la risposta. E, sicuramente, non conosceva Sesshomaru, né tantomeno i suoi pensieri né le sue intenzioni. E chissà se li avrebbe mai conosciuti o compresi! Di certo ci avrebbe provato, pensò la lupa. Perché in fondo, nel suo animo, quel glaciale demone misterioso, indifferente al mondo e spietato con chiunque gli stia vicino, non sapeva come né perché, l’attirava istintivamente a sé, come faceva la sua amata luna che, dall’immensità del cielo, vegliava su di lei.

 

  Ormai era notte fonda, Hitomi non sapeva per quanto tempo era rimasta immersa nell'acqua a farsi coccolare dalla corrente dolce. Aveva lavato anche i suoi vestiti, strofinandoli sulle candide rocce levigate. Emerse, a malincuore, dal torrente, indossando i fradici indumenti. Raccolse Masakari, che aveva appoggiato ad un albero accanto a lei, e si avviò zoppicando all'altura da cui era venuta. La corrente del piccolo fiume era riuscita a donarle un po' di vigore e di sollievo dalle ferite, ma ciò non toglieva il fatto che continuavano a farle davvero male. Arrivò' allo spiazzo affamata e un po' innervosita dal dolore, tuttavia la giovane lupa non aspettava altro che godersi un po' di riposo. L'argentea luce della luna la illuminava mentre scalava la parete rocciosa, facendo brillare le piccole gocce d'acqua sulla pelliccia e sulla chioma dorata. Dopo una scalata che le parve interminabile, risalì sullo spiazzo dove qualche ora prima aveva combattuto contro Sesshomaru. Chissà , ora, dov'era...si sorprese ad annusare l'aria, in cerca del suo odore, ma le pareva lontanissimo, in un luogo inaccessibile. Voleva essere lasciato solo, in pace con se stesso, e lei non aveva la minima intenzione di disturbarlo. Con lo sguardo vagò per quella piccola, verde, altura, cercando un posticino dove poter riposare. Non ce la faceva davvero più, si sentiva stremata, prosciugata. Voleva solo dormire, dimenticare... D'un tratto notò un albero abbastanza robusto, vi si arrampicò e si sedette su un ramo piuttosto grosso che potesse reggerla. Appoggiò la testa sul tronco e si lasciò completamente andare, coccolata da leggere carezze di vento.

Era ormai sera tarda quando Eizo fece ritorno al Clan dei Lupi Bruni. L'intero accampamento era immerso nel sonno, tranne che per le consuete guardie che rimanevano costantemente all'erta, mantenendo accese le fiaccole che circondavano il cuore del clan. Eizo arrivò silenzioso come un'ombra, tanto che uno dei guardiani trasalì nel vederlo. 'Le nuove reclute non sono difficili da riconoscere..' pensò il capitano dei lupi.   

   "Signore." disse il giovane guardiano irrigidendosi e chinando il capo difronte al suo superiore.    

   "Riposo, ragazzo. Dov'e Akeshi?" rispose il capitano, puntando il suo gelido sguardo dorato sul giovane.   

   "E' rimasto sempre sulla rupe, signore." Eizo si diresse di gran passo dal capoclan, preparandosi a portare una grande delusione al vecchio lupo. Akeshi lo aspettava impaziente di avere notizie di sua figlia, purtroppo, però, sapeva già l'amara verità: non aveva percepito l'odore di Hitomi insieme al suo fidato compagno. Il capitano arrivò al cospetto del suo capo, lo trovò, come sempre, di spalle intento ad osservare la sua amata vallata, in cerca di qualsiasi inconveniente che potesse rovinare la pace che regnava in quelle terre.  

   "Signore..." il calvo condottiero si inginocchiò chinando il capo, salutando e mostrando rispetto e devozione al capoclan. 

   "Eizo..." cominciò quest'ultimo. "...sono convinto del fatto che tu abbia svolto il tuo compito al meglio. Purtroppo ciò non è bastato."

   "Sono desolato, signore." Eizo strinse istintivamente i pugni. Era un vero perfezionista, anche grazie a questo suo aspetto sono dovuti i grandi successi ottenuti da Akeshi nelle battaglie che lo hanno coinvolto, perciò il capitano odiava con tutto sé stesso non riuscire in qualsiasi compito affidatogli.

   "Non rimproverarti, mio fedele compagno. Purtroppo sappiamo fin troppo bene le capacità e le risorse di cui dispone quel mostro di Sesshomaru..." per un attimo, ancora una volta, Akeshi sentì la rabbia montare dentro di lui in modo quasi incontrollabile, solo avendo pronunciato il nome di quel vile. Inspirò profondamente e represse l'ira che in quel momento non avrebbe portato a nulla di buono. Solo in quel momento si accorse di essersi trafitto i palmi con i suoi stessi artigli.

'Dov'e' finito il tuo autocontrollo, Akeshi? Stai perdendo colpi, vecchio mio...' pensò amaramente. Si voltò verso Eizo, il quale sollevò il capo e incrociò lo sguardo severo del capoclan. 

   "Tuttavia..." il saggio lupo riprese a parlare, camminando in tondo irrequieto. "...con estremo rammarico devo mettere da parte, per ora, la questione di mia figlia. Abbiamo problemi estremamente più seri da risolvere...aggiornami, Eizo."

   "Signore, l'ultima ricognizione alle montagne non porta liete notizie. I monti sacri stanno diventando sempre più ostili, la forza maligna che vi ha preso dimora li sta inquinando fino al midollo. Da quanto siamo riusciti a scoprire, nel ventre della montagna sta prendendo forma un'armata spropositata di Goroth. Purtroppo durante la missione siamo stati individuati da alcuni Gaki che sorvegliavano la zona. Ho perso due dei miei e le montagne sono diventate una fortezza inespugnabile."
Eizo chinò nuovamente il capo. Perdere dei compagni è sempre doloroso, ancor più in una situazione drammatica come quella in cui si trovavano i Lupi Bruni. Akeshi non proferì parola, meditava sul resoconto appena ascoltato, che non presagiva nulla di buono. Quella che abitava le montagna era una forza oscura che, purtroppo, Akeshi conosceva fin troppo bene.

   "Goroth..." pensò ad alta voce il capoclan. "...solo un essere di pura malvagità è in grado di trasformare delle anime in demoni dell'oltretomba..." lo sguardo di Akeshi tornò a posarsi sul suo sottoposto, il cui volto serio e composto ebbe, per un attimo, un sussulto, in cui il saggio lupo vi lesse paura.  

   "Eizo...sai cosa fare. Prepara i nostri combattenti. Kundel è tornato."

  Il sole doveva ancora sorgere quando Sesshomaru tornò alla rupe. Trovò Hitomi già sveglia e pronta all'addestramento. Non che la cosa lo sorprese, nulla in quel placido mondo poteva sorprendere l'animo intriso di indifferenza del grande Signore dell'Ovest; tuttavia non si aspettava di certo di trovare la lupa in piedi e con lo stesso sguardo acceso del giorno prima, nonostante fosse stato particolarmente pesante per lei.

   "Bene. Possiamo cominciare." disse soltanto. Hitomi non batté ciglio di fronte alla freddezza con cui si era presentato il demone cane quella mattina, era immersa totalmente nell'addestramento. La Hitomi del primo giorno l'aveva lasciata nascosta nella foresta a piangersi addosso, quella che Sesshomaru aveva davanti era una Hitomi pronta alla sfida. I due demoni si attaccarono subito frontalmente, incrociando gli sguardi, concentrati sull'avversario. Entrambi pararono il colpo dell'altro, tuttavia Sesshomaru riuscì a respingere Hitomi con più violenza, allontanandola da lui di qualche metro.

'Anche oggi mi darà del filo da torcere, posso scommetterci...' pensò Hitomi. Quel giorno, però, a differenza del precedente, si era prefissata un obbiettivo: doveva assolutamente riuscire a toccarlo. Anche solamente con un dito, ma sarebbe riuscita a rompere le difese del suo avversario.

   "In guardia, Sesshomaru!" urlò prima di scagliarsi nuovamente contro il demone cane.

Combattevano assiduamente, nessuno dei due lasciava un attimo di tregua al proprio avversario. Hitomi attaccava con più precisione e freddezza, aveva cominciato a ragionare prima di scegliere che tecnica usare contro il suo avversario, tuttavia ciò non bastava: Sesshomaru non le risparmiava nulla, e ogni tre per due Hitomi si ritrovava con la faccia a terra e con un livido in più.

'E' diversa rispetto a ieri, più precisa...deve aver ascoltato quello che le ho detto...' pensò tra sé e sé il candido demone. '...ma ancora non basta.'

Tuttavia, nonostante le nuove e vecchie ferite che cominciavano a pulsare, Hitomi non si dava per vinta e stringeva i denti per rimanere lucida e concentrata. Qualche colpo ricevuto da Sesshomaru riusciva ad evitarlo e a contrattaccare, riuscendo a mantenere il controllo delle sue emozioni, tuttavia non era ancora riuscita nemmeno a sfiorarlo. Erano passate ore incessanti di allenamento, ma Sesshomaru rimaneva immacolato.

Gli intensi raggi del tramonto avevano cominciato a tingere il cielo e il paesaggio di colori caldi e avvolgenti, regalando, per un attimo, a Hitomi una vista che le mise serenità. Sesshomaru era di fronte a lei, anche la sua imponente stazza veniva irradiata dai caldi raggi del sole, in contrasto con lo sguardo gelido che posava su Hitomi. La giovane demone non voleva ancora gettare la spugna e cercò la forza per fare un ultimo tentativo. Si mise in posizione, e ciò provocò l'ilarità del demone cane.

   "Non ne hai ancora avuto abbastanza? Questa non è una gara tra chi ha più lividi." disse sprezzante. Hitomi non lo badò nemmeno, la sua concentrazione era al massimo, questa volta ce l'avrebbe fatta. Scattò verso il suo avversario, attaccandolo frontalmente. Si avvicinò e, mentre stava per colpirlo, si abbassò, schivando il suo contrattacco. Non vide alcuna traccia di sorpresa sul suo volto di ghiaccio, ma era convinta che lui non si aspettasse un attacco diverso dai soliti. Con uno scatto fulmineo si portò dietro a Sesshomaru, tese la mano, sentì per un attimo la sensazione dei suoi capelli tra le mani... ma non fece in tempo a toccarli che ricevette una gomitata direttamente sulla bocca dello stomaco. Calò il silenzio, tutto divenne immobile, tranne il corpo di Hitomi che si riversava, di nuovo, a terra.

   "Credi davvero che toccarmi sia così semplice?" disse Sesshomaru, con un tono leggermente irritato, non voltandosi neanche e dando le spalle alla lupa stesa a terra. Stava per andarsene, ma quando accennò il primo passo sentì qualcosa che lo tratteneva.

'Uh..?' si girò appena e vide la mano sporca di Hitomi tenergli un lembo dei suoi pantaloni svolazzanti. Il suo volto tradì la sorpresa di quel gesto e Hitomi, accorgendosene, sorrise, nonostante gli procurasse dolore, in segno di vittoria.

   "Non è stato, poi...così difficile..!" disse, prima di perdere definitivamente i sensi.

  Sesshomaru se ne andò subito. Lasciò Hitomi stesa sotto a qualche albero, svenuta, e tornò al suo "rifugio". Non che un grande demone come lui avesse bisogno della protezione di una grotta o della sicurezza di un tetto sopra alla testa; cercava solamente un luogo in cui poteva starsene tranquillo, senza che nessun essere che poteva respirare turbasse la sua quiete già precaria. Mille pensieri si susseguivano nella mente di un demone che aveva vissuto troppo da avere infinite domande che si accavallavano le une sulle altre, giorno dopo giorno, ma troppo poco per riuscire a darle delle risposte. In questo turbinio di pensieri che affollavano la mente di Sesshomaru, per un attimo prese spazio la figura di Hitomi, e lo sguardo del demone cadde istintivamente sul bordo dei pantaloni, vicino al piede destro. Era sporco di terra, Sesshomaru ne sentiva il profumo umido e muschiato, ma c'era anche una nota leggermente ferrosa: sangue, non di certo il suo, ma quello della giovane lupa che era riuscita a sporcargli le vesti. Doveva ammettere, almeno a sé stesso, che era rimasto piacevolmente sorpreso dalle gesta di quella lupa. Non avrebbe mai creduto che in soli due giorni sarebbe riuscita a toccarlo, figuriamoci ad ingannarlo! Eppure, anche se in modo un po' grossolano, era riuscita a farlo. Forse davvero quella ragazzina sarebbe riuscita a combinare qualcosa di buono.

ANGOLO AUTRICE

Ciao a tutti!

Mi scuserò sempre con tutti quelli che seguono questa storia per i miei incredibili ritardi, però, durante i momenti di creatività che spuntano ogni momento libero che ho, sono riuscita a mettere insieme il settimo capitolo, e l'ottavo (per fortuna) è gia in corso d'opera..
Spero che questa piccolo storiella non sia troppo noiosa, so che in questo ultimo capitolo manca un pò l'"azione", tuttavia, in tutte le storie, ci sono dei capitolo morti, e io li utilizzo per cercare di entrare dentro ai personaggi, nei loro cuori e nelle loro menti..è difficile e non tutti riescono (figuriamoci io!) però spero di riuscire a fare in modo che chiunque legga riesca ad immedesimarsi e a capire le sensazioni che provano i personaggi di questa storia, anche se è solo all'inizio..spero di non risultare noiosa anche nelle descrizioni, mi piace rievocare emozioni con le parole, mentre legge un lettore dovrebbe riuscire ad avere in testa un immagine nitida delle ambientazioni di una vicenda..
Detto questo, non manca molto alla vera e propria "action", già dal prossimo capitolo voglio introdurre scene più "intense" tra Sesshomaru e Hitomi, e a breve arriveranno colpi di scena inaspettati!
Un grazie gigantesco a tutti quelli che leggono questa semplice storia, e un abbraccio caloroso a tutti quelli che se l'appuntano e recensiscono.
Un bacio,
CarlottAlien

  
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