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Autore: Lady Moon    11/01/2015    4 recensioni
Hermione e Ron partecipano ad una festicciola organizzata da Neville e Ginny per passare il tempo tutti insieme. Inizialmente i comportamenti di Ron fanno pensare ad Hermione che a lui poco importa di dialogare con lei, o semplicemente di averla vicino. Ciò ovviamente la fa dispiacere, e senza volerlo nonostante ci fossero tante persone intorno a lei, compreso Ron, piange, cosa che farà cambiare l'atteggiamento di Ron. Harry, prima di questo, cerca di dare una mano ad Hermione, così da farla rimanere da sola con Ron e concedere un'altra occasione di potersi parlare, succederanno anche altre inaspettate cose.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Like a charm.

 
Era mattina. Il sole era sorto giá da alcune ore, fuori gli alberi e i fiori venivano accarezzati dal vento freddo che s'interrompeva e ricominciava a soffiare senza preavviso.
Quella domenica permetteva agli studenti di riposarsi, almeno una parte di loro, chi non s'era anticipato i compiti si sarebbe dovuto preoccupare. Ronald Weasley era ancora nel suo dormitorio, seduto sul divano a leggere un giornale, sembrava penserioso agli occhi del suo amico Harry, e tra l'altro non dava segno di voler avviare una, seppure futile, conversazione.

:"Stamane cosa facciamo?" - chiese stufato, Harry.

:"Eh? Boh. Che hai in mente?" - domandò Ron, apatico.

Mentre Harry si accingeva nel rispondere, Hermione li raggiunse con Ginny, contente all'apparenza.

:"Ciao!" - salutò Hermione. Entrambi ricambiarono il saluto, ma Ron non si girò per guardarla. Ginny salutó Harry e Hermione, prese un quaderno che aveva dimenticato e lasciò il dormitorio.

:"Non lo so. Ora vado a vedere se Dean ha ancora bisogno di una mano con degli ingredienti per la pozione Scacciabrufoli." - disse Harry, rispondendo alla precedente domanda di Ronald.

:"Lumache cornute, aculei di porcospino e zanne di serpente..." - enunciò Hermione.

:"Ahhhh! Molto bene! Sapevo che mi era sfuggito qualcosa. A dopo!" - rispose Harry, e se ne andò via a sua volta. Ron continuava a leggere il giornale.

:"Sei arrabbiato... Ron?" - domandò inaspettatamente Hermione, una volta soli, e contando a mente i secondi che passavano prima che riuscisse a parlargli. 

:"No... solo un po' stanco, e a te come va, Hermione?" - chiese Ron, finalmente levando lo sguardo dal giornale.

:"M-mi va bene. Credevo di trovarti giù..." - dichiarò Hermione, mettendosi le mani al caldo, nelle tasche del pantalone.

:"Lo so. Ma come ti ho detto sono ancora stanco, dormirei ancora un paio d'ore... stasera c'è quella specie di festicciola, sai che noia!" - proferì Ron, spalancando gli occhi.

:"Neville e Ginny hanno organizzato tutto proprio qui per noi amici di Grifondoro, se non vuoi partecipare puoi sempre andare di sopra nel letto." - disse con fervore, Hermione.

:"Non voglio rimanere da solo. Stasera ci sarò" - rispose Ron, acciggliandosi. 

:"Oh, bene... se per te non è un disturbo..." - disse Hermione, in tono del tutto allusivo.

:"Perché, credi che forse non mi faccia piacere stare qui con Neville e mia sorella?" - domandò Weasley.

:"Fino a nemmeno un minuto fa dicevi che era una noia..." - gli rispose Hermione, ghignando.

:"Ma non per loro. Lo dicevo per dire." - affermò Ronald.

:"Per dire, giusto, allora mi scusi, signore " - rispose Hermione, ossequiosa.

:"Non c'è bisogno di scusarsi, ragazzina. Ma la prossima volta portami rispetto." - le disse Ron, beffardo.

:"Come, scusa? Rispetto? Ah ah ah, non porterò mai rispetto ad uno come te." - disse con enfasi Hermione, cercando di non sorvolare ciò che era ai limiti dello scherzo.

:"Perché, come sono?" - le chiese Ron, a quel punto curioso e pretendente d'una plausibile risposta.

:"Seduto?" - 

:"Non essere spiritosa. Che intendevi dire?" - Hermione non volle rispondere. Pensò che sarebbe stato meglio chiudere il discorso iniziandone un altro, ma non le sembrò facile, e aveva ragione di pensarlo. Era palese che non volesse iniziare una discussione con Ron, ancor più inequivocabile era la paura che avesse nel solo immaginare ciò. Preferiva non parlargli al litigarci. 

:"Davvero... nulla." - boccheggiò Hermione.
:"Cosa stavi leggendo?" - continuò.

:"Stupide interviste di Rita Skeeter. Capisci la stanchezza cosa mi fa fare? Bene, Hermione, ci vediamo stasera, ora vado da Harry e Dean." - le disse, mentre si alzava dal divano per recarsi all'uscita.

:"Va bene... ciao." - gli rispose Hermione, un po' mesta, non voleva che Ron la lasciasse lì, ma del resto, pensò, era giá tanto che fossero rimasti da soli per un po' cosicché potessero parlare. Ron, ignaro, se ne andò.
Finalmente giunse la sera. Alla festicciola nel dormitorio di Grifondoro parteciparono più di una dozzina di persone, per la felicitá di Paciock e Ginny. 

:"Hei hei hei! Ciaoo!" - salutò Neville, gioioso.

:"Oh, Neville, ma li hai fatti tu quelli?" - domandò basito Ronald, appena arrivato, additando dei pasticcini a forma di cuore e dall'aspetto buonissimo.

:"No... in veritá li ha fatti Ginny... spero che possano essere di tuo gradimento, io l'ho aiutata a scegliere la forma! Un tocco d'incantesimo e via! Dei pasticcini buonissimi." - urlò estasiato Neville mentre Ron era giá propenso ad afferrarne uno. 

Hermione aveva assistito alla scena e ora vedeva ingozzarsi di dolci Ronald, noncurante di due occhioni che l'osservavano un po' distanti, più vicini alla legna che ardeva che al tavolino coi dolci. 
Quando Ron per caso girò il capo verso di lei, ella ebbe un sobbalzo al cuore, e quegli stessi occhi si chinarono al suolo, non reggevano nel guardare quelli di Ron in modo così diretto; si sentiva insicura, imbarazzata, meglio evitarli, nonostante la riluttanza nel farlo, perché quando Ronald la guardava per lei era un momento bellissimo, uno di quelli in cui avrebbe potuto dire che cotanta felicitá non l'avrebbe trovata di certo spesso, era un momento unico, dolce, lieve, lui lo era. Era come un'incanto quando per sbaglio non levava il suo sguardo dal suo, o ci capitava, e lo era quando non voleva distoglierlo, per qualche ignota nonché in parte gradita ragione. 
Hermione rialzò lo sguardo verso di lui, notò che non appena lo fece, Ron mosse il capo altrove. Non riusciva a pensare ad altro :"Mi avvicino? Gli parlo? E se poi... magari no, potrei sembrare interessata a lui più del solito e potrebbe... ah, quant'è carino! Merlino!  L'ho detto veramente?"

:"Hermione!" - una voce squillante assestò i suoi pensieri, e in un certo qual modo realizzò anche di essere ancora alla "festicciola" nel dormitorio, di essere circondata da studenti, più precisamente anche di suoi amici, e di dover prestare attenzione, ergo, a quello che faceva.

:"Ciao... Dimmi!" -

:"Mi chiedevo, non è che vorresti aiutarmi ad appendere questo quadro? L'ho fatto cadere per sbaglio lanciando un cuscino!" - disse ancora in tono malinconico ed esasperato una studentessa di Grifondoro. Hermione l'aiutò volentieri e Ron la notò per tutto il tempo in cui lei era impegnata. 

:"Ron, non mangi più?" - chiese Harry, sarcastico.

:"Lo sai che ho svuotato un intero vassoio... simpaticone." - 

:"Sususu! Prendi, prendine un altro!" - incitò Harry.

:"Se proooooprio insisti..." - 

:"Se la McGranitt..." - esordì Hermione a Ginny, dopo aver finito di dare il suo aiuto, poco distanti da Harry e Ron.

:"La McGranitt non lo saprá, Hermione." - soggiunse Ginny.
:"E mi sembra che io sia stata una di quelle persone che era per prima intenta a parteciparvi, ho anche organizzato, mi assumo la responsabilitá. Avviciniamoci un attimo a mio fratello." - disse ancora, facendo sicché Hermione avesse un secondo sussulto.

:"Tutto bene?" - chiese Ron.

:"Sì, Ron, ma non dovrá durare ancora molto questa cosa, e Neville pare sia troppo giocoso e festoso per capirlo. Fra poco mi aiutate, tu, Harry, insieme ad Hermione a sistemare tutto e chiedere alle persone cortesemente di andarsene a dormire?" - disse Ginny. Ronald accennò, e Ginny si precipitò altrove. Notando che Hermione adesso era di nuovo "da sola", Harry abbandonò Ron, raggiungendo Seamus e gli altri più avanti (era completamente fatto di proposito, sapeva ciò che Hermione voleva). Hermione non riusciva ad aprir bocca, stavolta, sperava tanto che Ronald non se ne andasse, che rimanesse con lei, che parlassero un altro po', avevano una seconda occasione.

:"Vado con Harry, ci sentiamo dopo, Hermione..." - le disse, esitante.

:"Ah, vai, scusa." - rispose Hermione, sorridendo appena, chiaroveggente. Ron fra sé e sé si domandò la ragione per la quale Hermione gli chiese "scusa", lo lasciò dirigendosi verso le scale che conducevano direttamente ai letti delle ragazze, un insight gli impedì di raggiungere gli altri, doveva inseguire lei, per cercare almeno di capire. 

:"Hermione...!" - chiamò, ma lei non si voltò.
:"Hermione, per favore, girati." - insistì Ron, mentre continuava a camminare.

:"Cosa vuoi, Ron? Voglio andare un po' di sopra." - singhiozzò Hermione, Ron si accorse che c'era qualcosa che non andava. Hermione continuò a salire fino a raggiungere la porta, dove Ron ovviamente non poteva entrare. 

:"Puoi guardarmi?" - le mormorò Ron.

:"No." - gli rispose Hermione, di spalle ancora, coprendosi il viso con le mani.

:"Perché piangi, Hermione? A causa mia?" - domandò Ronald, con voce roca e mielata, Hermione rabbrividì al pensiero che lui l'avesse seguita, che le stesse parlando, adorava la sua voce e se solo in quel momento avesse smesso di piangere, gli avrebbe risposto, senza problemi. Ron le poggiò una mano sulla spalla, per esortarla a girarsi verso di lui, ma rimase ferma e continuava a piangere. Lo faceva senza volerlo, non era riuscita a trattenersi, per sua sfortuna e per quella di Ron. Non era la prima volta che succedeva, ma lui non l'aveva vista così tante volte, anzi. Le lacrime che sapeva scendevano sul viso di Hermione gli ghiacciarono il cuore.

:"Hermione, smettila, per favore! Non voglio..." - implorò Ronald, invano.

:"Smettila tu! Vattene se non vuoi vedermi, tu non vuoi vedermi mai! Non hai bisogno di me, non è così?" - disse Hermione, stavolta girandosi e guardandolo negli occhi, cercò di non badare al tumulto che aveva dentro, era forte, intenso, doveva dirglielo.

:"Se... se... se io non fossi tua amica, Ron, non ti mancherei, vero? Non mi sbaglio. No che non lo faccio, come potrei. Il problema è proprio questo, che invece noi siamo amici, ma a te non importa di niente! E a me sì! A me importa tantissimo, tu... per me..." - Hermione nel parlargli ebbe un altro singulto, ma non le importò, si sentiva sola, terribilmente sola in quel momento e mentre diceva quelle cose, delle fitte la colpivano sempre più forte. Agli occhi di Ron, Hermione era adorabile, non sopportava vederla piangere, non sopportava che lei si sentisse in quel modo per colpa sua, avrebbe fatto qualunque cosa, adesso, per calmarla.

:"Dici solo quello che pensi tu! Cosa ne puoi sapere? Non ho mai detto che di te non m'importa, che non ho bisogno di te. Forse hai ragione per prima, non dovevo allontanarmi da te, sarei dovuto rimanere, ma non sapevo cosa dire, cosa fare. Non volevo lasciarti da sola con intenzione e se tu me l'avessi detto... Hermione, dai... ora basta." - disse, cercando di rincuorarla e di confortarla. 

:"Mi dispiace, Ron, non volevo che mi vedessi così..." - gli disse, spostando nuovamente lo sguardo in basso. Ron sollevò il capo di Hermione con una mano, si immerse nei particolari del suo viso e cercò di asciugarle le lacrime, con tutto il coraggio che aveva. Hermione, tremante, osservò come lui, il suo volto, pareva fosse in un sogno, in cui lei era la protagonista e Ron il suo amore, che la stava consolando, in cui lei era sua. E li adorava, quei sogni. Solo Ron poteva riuscire a donarle quella serenitá, e lei lo sapeva. Hermione, alzandosi di poco sulle punte, lo abbracciò, non volle badare alla vergogna, alle solite preoccupazioni, era quello che voleva, ed ora poteva. Anche Ron la strinse poco dopo, contento e rassicurato. Hermione chiuse gli occhi, appoggiandosi al suo petto, volle perdersi nel suo respiro, nel suo profumo, che bello che poteva assoporare quelle 'piccolezze' di Ron, che bello che ci era riuscita, finalmente. Sentiva il suo cuore, e quando lo sentiva più chiaramente si ricordava del suo, i battiti non si placavano , e nemmeno il rossore sulle sue gote, la rendevano ancora più bella per Ron. 

:"Hermione..." - le bisbigliò.

:"Ti dispiace, Ron?" - 

:"No, nemmeno un po', è solo che..." -

:"Cosa, Ron?" - chiese Hermione, avviandosi a guardarlo di nuovo negli occhi.

:"Voglio baciarti... Hermione, lo voglio più di tutto." - le disse, delicatamente, sfiorandole il naso con il suo.

:"Amore mio..." - disse Hermione, concitata, era avvolta da un'indescrivibile sensazione di brivido, in quel modo non le era mai capitato, non riusciva a crederci.

:"Forse non avrei dovuto chiamarti così..." - gli fece notare, dopo che Ronald rimase in silenzio per un po' e continuava a fissarla vicinissimo.

:"O forse sì, perché lo volevi... ed io magari lo sono veramente..." - le suggerì Ron, dolcemente.

:"Tu lo sei, lo sei sempre stato..." - confessò Hermione, con voce vacillante. Ron puntò le sue labbra fino a toccarle, ad Hermione bastavano quelle parole, quell'abbraccio per sentirsi a casa, ma sentire le sue labbra su quelle di Ron era un'altra meravigliosa emozione, piena di freddo e calore, nei passi del suo paradiso.

:"Non piangere più per me... hai capito?" - le consigliò vivamente Ron, sorridendole sinceramente.

:"Non lo farò più. Promesso." - disse in risposta Hermione, emanando un grosso sorriso anche lei, pieno di allegria e di pace. 

:"Sai cosa ho scoperto?" - domandò Hermione, ridacchiando.
:"Che hai mangiato tutti i dolci di tua sorella!"- 

:"Hmm, io invece ho scoperto che non ti sei fatta gli affari tuoi." - le grugnì ironicamente, Ron.


Nonostante il tempo fece pensare che presso quelle ore sarebbe giunta la pioggia, la luna era priva di nuvole, colma e beata tra le stelle, illuminava la flora che precedentemente era in compagnia del gelido vento e aveva preso ormai da un po' dominio nel blu ceruleo del cielo.
   
 
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