E’
la prima ff che scrivo e pubblico su Twilight.
Spero
vi possa piacere.
A
chiunque passasse di qua auguro una buona lettura e…
se vi capita e avete tempo lasciatemi un commento.
Ciao
Era
una giornata come un'altra.
Il
cielo su Froks era nuvoloso come il solito.
Solo
una cosa sembrava cambiata.
L’espressione
con cui Alice fissava suo marito.
Avevano
passato la notte fuori, a caccia, e quando erano tornati a casa qualcosa era
cambiato.
“E’
successo qualcosa?” chiese Esme, osservando la figlia rinchiudersi nella sua
stanza senza degnare di uno sguardo Jasper.
“No,
è andato tutto bene” rispose Jasper, gettando le chiavi sul mobiletto d’entrata
insieme alle altre. “Credo abbia avuto una visione, ma
non me ne ha voluto parlare”
“Ci vado a parlare io” disse Edward, comparendo quasi dal nulla accanto a
Jasper.
“Provaci
tu, a me non da retta” rispose Jasper, osservando leggermente infastidito
Edward che saliva le scale verso la stanza di Alice.
A
volte non poteva fare a meno di essere geloso del rapporto tra Edward e Alice.
Sapeva
che era un affetto fraterno e nulla di più ma non poteva farci niente.
Rimase
per parecchi minuti seduto sul divano in soggiorno
insieme ad Emmett, fingendo di osservare con interesse la partita di football.
Ci
volle mezz’ora prima che la porta della loro camera si riaprì
lasciando uscire Edward e Alice.
In
silenzio i due scesero le scale raggiungendo Jasper ed Emmett in soggiorno.
“Dobbiamo
prepararci a una visita” disse Edward, osservando Jaspr
ed Emmett, voltandosi poi verso Esme, Carlisle, Rosalie e Bella che
erano appena rientrati. “Una sola vampira”
“Cos’hai visto Alice?” chiese Carlisle, osservando preoccupato l’espressione
dipinta sul volto della figlia.
“Una
vampira sta venendo qui a cercare Jasper” rispose
Alice, incrociando le braccia al petto, piantando i suoi occhi scuri sul
marito.
“A
cercare me?” chiese stupito Jasper. “E chi è?”
“Noi non la conosciamo” rispose Alice. “Ma tu si” aggiunse lei incrociando le
braccia al petto.
“Io si?”
“E’ sicura che tu la riconoscerai subito” rispose furiosa Alice.
“Alice,
amore...”
“Chi diavolo è?” chiese Alice, gesticolando furiosa in preda alla gelosia.
“Alice,
calmati” sussurrò Jasper raggiungendola velocemente, abbracciandola con forza, calmandola
con il suo potere. “Amore mio, io non l’ho vista e non so chi sia. Non credevo fossi così gelosa” sorrise compiaciuto
Jasper, baciandole i collo. “Ti devi fidare di me”
“Io
mi fido” sussurrò Alice, stringendosi al marito. “Ti amo troppo e lei... è
molto bella”
“Più di te? E’ impossibile” sussurrò Jasper, facendola sorridere.
“Arriverà
tra quattro giorni più o meno” disse Alice, scostandosi leggermente dal marito.
“Vuole vedere te, ti conosce”
“Non
mi viene in mente nessuno Alice”
“Secondo te ha cattive intenzioni?” chiese Carlisle.
“No”
rispose atona Alice. “Non violente quanto meno” aggiunse la vampira
stringendosi nuovamente a Jasper.
“In
questo caso l’aspetteremo qua” rispose Carlisle. “Se non ha cattive intenzioni
lasceremo che ci spieghi cosa vuole da Jasper”
“E
se ha cattive intenzioni?” chiese Esme, preoccupata per Jasper.
“La lasceremo in balia di Alice” la prese in giro Emmett, strappandole un
sorriso.
Il
viaggio dalla Francia era stato relativamente lungo.
Ci
aveva messo quattro giorno ad arrivare a Froks e
doveva ammettere che preferiva il clima parigino a
quello di Froks.
Quel
cielo nuvoloso era insopportabile anche se gli
permetteva di uscire tranquillamente durante il giorno.
“Beh,
non siamo comunque qua per una visita turistica, giusto?” sussurrò la vampira,
smontando dalla moto, togliendo il casco. “E’ lì dentro?” chiese la figura
femminile fermandosi ad osservare Casa Cullen. “Ora vado. Dammi un minuto. Hai
aspettato 150 anni puoi aspettare un minuto” aggiunse seccata chiudendo gli
occhi per preparasi. “D’accordo. Comincia lo
spettacolo” sorrise la ragazza salendo i tre gradini all’ingresso, bussando poi
con calma alla porta.
Sapeva
che in casa c’erano otto vampiri e che tutti, nessuno escluso, si erano accorti
della sua presenza. Tuttavia trovava comunque educato e corretto dare loro la
possibilità di rifiutarsi di aprire la porta.
Non
aveva certo intenzione di buttare giù la porta a spallate ed entrare come un conquistardores.
“Ben
arrivata” sorrise un uomo sui trent’anni aprendole la
porta, lasciandole il passaggio libero. “Ti stavamo aspettando”
“Lo immaginavo” rispose la vampira, ricambiando il sorriso. “Io sono Amelie”
“E’
un piacere conoscerti Amelie, io sono Carlisle. Vieni,
accomodati” aggiunse il vampiro, facendole strada verso il soggiorno.
“Buongiorno” salutò Amelie, scorrendo lo sguardo sulle persone presenti nella
stanza. “Cercavo Jasper Whitlock” disse la ragazza quando non lo trovò seduto insieme agli altri.
Erano
solo in sei.
Dov’erano
Jasper e Alice?
“Ora arriva” rispose Carlisle sedendosi accanto alla moglie. “Accomodati”
“Grazie” rispose Amelie, sedendosi sull’unica poltrona libera.
“Amelie, ti presento mia moglie Esme. Loro sono i miei figli. Rosalie ed
Emmett, Edward e Bella”
“E’
un piacere” rispose timidamente Amelie.
“Dicci Amelie, tu da dove vieni?”
“Ora come ora sono appena arrivata dalla Francia. Ma
sono stata in molti posti… sono una nomade”
“Dal colore dei tuoi occhi deduco che non ti cibi di sangue umano”
“Esatto.
Ora per favore, posso vedere Jasper” chiese Amelie, implorando con lo sguardo
Carlisle.
“Certo”
rispose Carlisle, dopo aver lanciato un rapido sguardo a Edward. “Jasper”
pronunciò con calma Carlisle.
Rimasero
in silenzio per pochi minuti fino a quando non udirono
dei passi in fondo alle scale.
“Amelie,
ti presento Jasper e sua moglie Alice” disse Carlisle ,
lasciando che la ragazza si voltasse a guardare i due nuovi arrivati.
“Jasper”
sospirò felice Amelie alzandosi dalla poltrona, rimanendo ferma ad osservare il
vampiro che si era fermato a pochi passi da lei.
“Tu…”
“Lo sapevo che mi avresti riconosciuta” sorrise raggiante la vampira, avanzando
verso Jasper. “Sapevo che non potevi dimenticarti di me”
“Amelie” gemette Jasper con voce rotta, lasciando che la ragazza lo abbracciasse
con forza. “Mi sei mancata tanto… non potrei mai dimenticarti”
“Anche tu mi sei mancato tanto” sospirò Amelie, stringendosi a Jasper,
inspirandone il profumo.
“Angelo mio” sospirò Jasper, scostandola da sé, carezzandole i capelli. “Alice,
amore” chiamò improvvisamente Jasper voltandosi a cercare la moglie. “Amore,
lei è mia sorella Amelie”
“Tua sorella?” chiesero all’unisono tutti i presenti.
“Cosa
intendi con tua sorella?” chiese Alice, avvicinandosi di un passo a Jasper e
Amelie.
“Quello
che ho detto” rispose Jasper, avvertendo all’improvviso i sentimenti di gelosia
e sospetto che si erano scatenati in Alice.
Era
stato così felice di ritrovare Amelie che aveva perso completamente il contatta con la
realtà.
“Questa
è una parte della mia storia che non conosce nessuno… e forse è giunto il
momento di raccontarla”
“Direi
proprio di si” rispose scontrosa Alice, andando a
sedersi sul bracciolo del diavno accanto ad Esme..
“Io e Amelie abbiamo 13 anni di differenza” Iniziò a raccontare Jasper, passando
rapidamente lo sguardo sulla sua famiglia, tornando poi a guardare Alice. “Quando
me ne sono andato da casa e mi sono arruolato nell’esercito lei aveva 4 anni.
Era un demonietto, non stava mai ferma” sorrise
orgoglioso Jasper, posando una mano sul braccio della ragazza. “Sapete tutti
che la mia carriera militare fu promettente ma molto breve. Ero un vampiro da
16 anni quando una notte che ero a caccia da solo la vidi” disse Jasper
ispirando profondamente, cercando di calmarsi. “C’era una tempesta quella
notte…”
“Dovevo tornare a casa dal lavoro” lo aiutò Amelie. “Ci sarei arrivata in pochi
minuti se un colpo violento di vento non avesse scoperchiato una rimessa e…”
“C’era sangue ovunque” continuò Jasper, mentre le sue mani tremavano
leggermente. “Il suo profumo era inebriante. Non so come feci a resistere, ma
quando vidi i suoi occhi…. I ricordi della mia vita umana mi investirono come
un treno e… non sentivo più la sete, né avvertivo il profumo del suo sangue.
Vedevo solo la mia sorellina in fin di vita che mi implorava di aiutarla”
“Sei stato tu a trasformarla?” chiese ammirato
Carlisle.
“Ho dovuto farlo… sarebbe morta e… non potevo permetterlo” rispose in un sussurrò Jasper, come se volesse scusarsi della sua azione.
“E’ rimasto con me per i tre giorni successivi e poi mi ha affidata a un
vampiro più anziano perché si prendesse cura di me” aggiunse Amelie.
“Perché?” chiese stupita Alice. “Perché non siete rimasti insieme?”
“Perché Jasper fondamentalmente è uno stupido” rispose semplicemente Amelie, facendo
voltare di scatto il vampiro. “Era convinto che il suo passato avrebbe avuto
una cattiva influenza su di me”
“Con Nicolas saresti stata al sicuro” esclamò Jasper. “A quel tempo stavo
ancora con Maria. Avrebbe cercato di arruolarti nel suo esercito”
“In
ogni caso potevi almeno tenerti in contatto” rispose a tono Amelie. “Non sapevo
che fine avevi fatto. Dove eri, se eri vivo”
“A proposito come hai fatto a trovarmi?” chiese Jasper, osservando dubbioso la
sorella, incrociando le braccia al petto.
“E’
il motivo per cui sono qui… la smetti di guardarmi
così per favore?” chiese esasperata Amelie, voltandosi di scatto verso Edward.
“Scusa
è solo che...”
“Amelie Edward ha la facoltà di leggere nel pensiero e…”
“E pensi che io sia pazza, giusto?” chiese Amelie, sospirando rassegnata. “E’
più difficile di quanto tu possa credere”
“Amelie?” chiese teso Jasper.
“Un attimo” disse Amelie, chiudendo gli occhi, passandosi una mano sugli occhi.
“Non ti devi arrabbiare e mi devi ascoltare fino alla fine. Prometti”
“Amelie…”
“Prometti” insistette Amelie, fissando gli occhi in quelli del fratello.
“Promesso”
capitolò infine Jasper.
“Tu
sai molto bene che alcuni vampiri hanno dei poteri particolari” iniziò a
spiegare Amelie, distogliendo lo sguardo dal fratello. “Tu manipoli le emozioni
degli altri, Edward a quanto pare legge il pensiero.
Io… io vedo cose che gli altri non possono vedere”
“Come
Alice?”
“Io ho spesso delle visioni sul futuro” spiegò Alice di fronte allo sguardo
confuso di Amelie.
“No,
non ho visioni sul futuro. Io vedo…” iniziò a spiegare Amelie, fermandosi
improvvisamente. “La devo prendere alla larga o mi prende per pazza” ringhiò
all’improvviso, voltandosi di scatto verso la sua destra rivolgendosi
apparentemente ad una colonna.
“Amelie?”
chiese preoccupato Jasper, facendo per raggiungere la ragazza, venendo però
bloccato da un gesto deciso di Edward.
“Jasper,
sono sempre stata una persona sana di mente con la testa sulle spalle” disse
decisa Amelie. “E in questi cento anni non è cambiato niente se non che… vedo
la gente morta, Jasper”
“Cosa?” chiesero all’unisono Jasper, Emmett, Rose e Bella. “Se è uno scherzo
non fa ridere nessuno” aggiunse Jasper, corrugando severo la fronte.
“Secondo
te ho voglia di scherzare?” chiese nervosa Amelie, incrociando
le braccia al petto. “Non è che vedo cadaveri che passeggiano tranquilli per la
strada solo, mi capita a volte, di ricevere delle apparizioni da parte di
alcuni spiriti”
“E io dovrei crederci?”
“Sarebbe carino, sì” sbottò Amelie.
“E
chi avresti visto, sentiamo”
“La mamma” disse con calma Amelie, osservando Jasper bloccarsi istintivamente,
mentre le pupille si dilatavano. “E’ lei che mi ha detto dove ti trovavi, con chi e… che dovevo
venire a Froks perché lei doveva parlarti”
“E’ incredibile” sussurrò qualcuno.
“Jasper,
la mamma vuole…”
“Zitta” ringhiò Jasper, chiudendo gli occhi, stringendo i pungi
lungo i fianchi. “Non ti voglio sentire, non ti voglio ascoltare”
“Jasper…”
“Vattene Amelie, torna da Nicolas e non cercarmi mai più” sibilò Jasper,
voltando le spalle alla sorella, uscendo come una furia dal salotto, lasciando
sconcertati tutti i presenti.
“Poteva
andare peggio” sussurrò Amelie, voltandosi nuovamente verso la sua destra.
“Almeno non mi ha azzannata”
“Io
non capisco… che diavolo gli sia preso?” chiese Alice, fissando allibita la porta
d’ingresso dalla quale Jasper era uscito.
“Questa
è un'altra storia che Jasper non vi ha mai raccontato e di cui non vuole
assolutamente parlare” rispose Amelie, sedendosi sulla poltrona che aveva
occupato all’inizio, espirando rumorosamente.
“Alice” la chiamò Edward, avvicinandosi alla sorella.
“Non capisci Edward… non conosco mio marito” singhiozzò la donna, lasciando che
il fratello l’abbracciasse. “Non conosco l’amore della mia vita”
“Alice, so che è doloroso ma quello che brucia nel
corpo di Jasper lo è ancora di più… è per questo che non ti ha mai detto nulla”
disse Amelie, osservando dispiaciuta la vampira. “Lui ti ama
ma ci sono cose che è più facile ignorare piuttosto che parlarne”
“Ma io sono sua moglie!” sbottò sconvolta Alice. “Avrei dovuto sapere della tua
esistenza. E poi cosa gli è successo per avere una reazione del genere? Io devo
saperlo! Ho bisogno di saperlo per poterlo aiutare”
“E’ una brutta storia. Anche io non ne parlo volentieri ma
per Jasper è più difficile. Lui aveva già 16 anni quando
tutto accadde e questa storia ha segnato più lui che me”
“Che cosa vi è successo?” chiese Esme, inginocchiandosi di fronte ad Amelie,
prendendole con dolcezza la mano.
“Nostra
madre era una donna bellissima” disse Amelie, abbassando lo sguardo sulla mano
di Esme. “Aveva i capelli neri, con dei bei riflessi blu e gli occhi verdi...
di un bel verde acceso” sorrise con nostalgia Amelie. “Nostro padre... anche
lui era un bel uomo. Capelli biondi come quelli di Jasper e occhi neri… si
sposarono giovani dopo che mia madre rimase incinta di Jasper… un matrimonio
riparatore come si usava di quei tempi”
“Non andavano d’accordo?”
“Non andare d’accordo è un eufemismo” rispose amaramente Amelie. “Mio padre era
tanto bello quanto stronzo. Uno scansafatiche che non riuscita a tenersi un
lavoro che fosse uno” sibilò Amelie con disprezzo.
“Normalmente passava tutto il giorno fuori casa e tornava a notte fonda che
puzzava di alcool”
“Era violento?”
“Lui la uccise” soffiò Amelie, chiudendo gli occhi, stringendo con forza la
mano di Esme. “Erano più o meno le due di notte quando tornò a
casa ubriaco. Urlava a squarciagola e mia madre cercò di calmarlo.
All’inizio cercò di ammansirlo con parole dolci ma quando lui iniziò ad
insultarla… era una donna dolce ma anche orgogliosa. Non si lasciava mettere i
piedi in testa facilmente”
“Come è successo?”
“Jasper corse in aiuto di nostra madre. Si mise tra lei e nostro padre e… lui
andò su tutte le furie. Spintonò Jasper facendolo sbattere contro il camino e…
accadde tutto in pochi istanti. Io urlavo e piangevo. Mia madre si gettò contro
di lui urlando a Jasper di scappare... di portarmi via da lì. Quando tornammo a
casa la mattina seguente lei era lì, riversa a terra… l’aveva strangolata” finì
di raccontare Amelie, rimanendo per parecchi minuti in silenzio. “Jasper si
rimprovera di non averla salvata”
“Ma lui… non poteva, come…”
“Non vuole capirlo” la interruppe Amelie. “Non riesce a perdonarsi di non
essere stato in grado di contrastare un uomo più grande e grosso di lui. E’
ridicolo, lo so, ma è così che stanno le cose”
“Cosa possiamo fare?” chiese preoccupata Esme, posando
gli occhi su Carlisle.
“Deve
ascoltare quello che nostra madre ha da dirgli… forse lo aiuterà” disse Amelie,
osservando a sua volta il vampiro.
“Credo tu abbia ragione” rispose Carlisle, posandole una mano sulla spalla.
“Non tornerà fino a quando sa che io sono qui… ora me
ne vado” disse Amelie, sciogliendosi dalla presa di Esme.
“Ti
accompagno” disse Alice, precedendola verso l’uscita.
“Torno
tra qualche giorno solo… non dirgli nulla Alice. E’ per il suo bene. Non sarà
mai felice se non riesco a dirgli quello per cui sono
venuta e… tu lo ami Alice, io lo vedo, aiutami…”
“D’accordo, lo farò” sospirò Alice, preoccupata per Jasper.
“Non
vedi nulla vero?”
“No, il vuoto più totale” rispose rassegnata Alice, incrociando il suo sguardo
con quello di Amelie. “Vada come vada sono contenta di averti conosciuta”
sorrise Alice, accompagnandola alla moto.
“Anche io… prenditi cura di Jasper Alice. Il suo cuore ne ha troppo bisogno”
“Lo
farò” rispose Alice, abbracciando la ragazza. “Ci vediamo presto”
“Sì, salutami gli altri” rispose Amelie, salutandola con la mano prima di
risalire in moto e partire velocemente.
Ci
erano voluti tre giorni prima che Jasper si decidesse
a far ritorno a casa.
Non
aveva voluto dare spiegazioni su dove era stato ne sul
perché della sua reazione alle parole di Amelie.
Si
era rinchiuso nella stanza e non era più uscito.
“Jasper,
amore...” lo chiamò Alice, entrando in camera,
chiudendosi la porta alle spalle.
“Non voglio parlarne Alice”
“Potresti scendere per favore?” chiese la vampira sedendosi sulla sponda del
letto, accarezzandogli dolcemente la schiena.
“Alice...”
“Ti sta aspettando” lo interruppe Alice, indietreggiando
quando Jasper si sollevò con rabbia dal letto. “Jasper, dove vai?” chiese spaventata seguendolo fuori dalla stanza.
“Ti avevo detto
di andartene” ruggì Jasper, scendendo rapidamente le scale, avvicinandosi minaccioso
alla sorella.
“Vuoi fare a botte Jass? Non sono più una bambina. Ti
metto sotto quando voglio fratello” rispose spavalda
Amelie, rimboccandosi le mani.
“Non essere ridicola” sibilò Jasper, fermandosi ad un passo dalla sorella.
“E allora dimostramelo… oppure siediti e ascoltami. Perchè io non me ne vado”
rispose sicura Amelie, portandosi le mani ai fianchi, rimanendo ferma di fronte
al fratello, gli occhi incatenati a quelli del vampiro.
“Sei
testarda come un mulo” ringhiò Jasper, scostandosi con violenza dalla vampira,
sedendosi frustrato sulla poltrona più lontana, senza degnare di uno sguardo il
resto della sua famiglia.
“Perché
fai così Jass?” chiese dopo qualche istante la
ragazza, afflitta dal comportamento del fratello, lasciando cadere le braccia
lungo i fianchi. “Perché devi sempre chiuderti in te stesso?”
“Io non mi chiudo in me stesso”
“Sì, lo fai. Lo fai con me, lo fai con la tua famiglia e lo fai anche con tua
moglie” sbottò Amelie, andando su tutte le furie. “Nessuno sapeva che tu avessi
una sorella questa la dice lunga su quanto ti apri con le persone che ti vogliono bene”
“E’ questo il motivo per cui sei qua? Darmi lezioni di vita?” ruggì Jasper,
aggrappandosi ai braccioli della poltrona per non aggredire la sorella.
“No, sono qua perché la mamma mi ha trascinata via
dalla Francia perché doveva fare qualcosa per te” sbottò Amelie furibonda.
“Perché non sopportava più che tu ti struggessi l’anima per quello che ci è
accaduto”
“Non è successo niente” sibilò Jasper, stringendo gli occhi, riducendoli a due
fessure.
“Sì, che è successo maledizione. E il fatto che tu non ne voglia parlare non lo
cancella”
“Perché sei venuta a tormentami?”
“Io non sono venuta a tormentarti sono venuta ad aiutarti”
“”E se non volessi essere aiutato?”
“Questo è un tuo problema, non mio. Io resto qui fin o a quando non tiri fuori
le palle e ti dimentichi di questa storia”
“Come puoi chiedermi di dimenticare? E’ l’unico ricordo della mia vita mortale”
“Bel ricordo di merda”
“Amelie!”
la richiamò Jasper, alzandosi di colpo dalla poltrona.
“Ho 133 anni Jasper, non vorrai darmi lezioni di bon-ton proprio ora” lo prese
in giro Amelie, strappandogli un sorriso involontario. “Ti prego Jass, lascia che ti racconti quello che la mamma vuole
dirti. Fallo per lei, non per me. Poi prometto che me ne andrò. Non mi rivedrai
mai più se è questo che vuoi. Te lo prometto”
“Va bene… va bene…” sospirò rassegnato Jasper, rimettendosi a sedere.
Ispirando
profondamente, cercando di calmarsi e di calmare anche Amelie.
“Jasper
non farlo non ho bisogno di un anestesia emotiva”
disse Amelie, raggiungendo con calma il fratello.
“Forza
demonietto”
“Quello
che è successo quella notte… il tuo unico ricordo da umano. Jasper, non è mai
stata colpa tua. La mamma lo sa, io lo so e tu dovresti averlo capito ormai.
Non è stata colpa tua…”
“Non l’ho protetta” gemette Jasper, prendendosi la testa tra le mani, chiudendo
con forza gli occhi.
“Eri un ragazzino Jass”
“Ero un uomo”
“Avevi solo sedici anni” rispose decisa Amelie, prendendolo per le spalle. “Non
potevi fare niente” sussurrò la ragazza, accarezzandogli i capelli biondi.
“Dovevo…”
“Lo hai fatto Jass. Tu hai salvato me. Non potevi
salvare entrambe. Era quello che lei voleva. Voleva che tu ed io vivessimo
lontani da quel mostro, al sicuro”
“Io me ne sono andato”
“Nessuno te ne fa una colpa. Io non te ne ho mai fatta”
“Ti ho lasciata con la nonna e…”
“E ti sei comportato da eroe sul campo di battaglia. Lei era lì. Ti ha visto.
Ha vegliato su di te, e su di me. Ha sofferto con te quando
sei stato vampirizzato e ha ringraziato dio quando
hai incontrato Alice a Philadelphia. La devi smettere
di tormentarti per quello che è successo. E’ stato lui ad ucciderla non tu. Tu
hai fatto quello che dovevi fare, prendere la tua sorellina e portarla al
sicuro. Ci avrebbe uccisi tutti Jasper. Tu mi hai salvata la vita due volte…
sarò per sempre in debito con te”
“Amelie, io… io ti ho lasciata con Nicolas perché…”
“Schhh…. Lo so” sussurrò Amelie, abbracciandolo con
amore. “Non volevi trasmettermi i tuoi fantasmi… volevi proteggermi, ancora… Ma, non voglio più essere protetta. Io voglio mio
fratello Jass e voglio aiutarti perché tu sei una
persona meravigliosa. Devi solo crederci”
“Assomiglio
così tanto a lui…”
“Non dire cazzate Jass. Tu non assomigli per niente a
lui” rispose sicura Amelie, scrollandolo con forza. “Non somigli nemmeno alla
sua ombra grazie al cielo. Anche io me lo ricordo Jass,
e ti assicuro che né io né la mamma troviamo niente
che ci ricordi lui in te”
“Lei è qui?”
“Sì, e continua a piangere” sorrise felice Amelie. “Il mio bambino è diventato
un ometto” fece il verso Amelie, facendo ridere Jasper. “E’ molto orgogliosa di
te Jasper, e anche io lo sono”
“Non potrò mai vederla, non è vero?”
“Beh, un modo ci sarebbe, più o meno” rispose poco convinta Amelie. “Potrei
farla entrare in me e lei potrebbe parlarti di persona”
“Non mi sembri molto convinta”
“E’ un esperienza piuttosto sgradevole ma si può fare.
Vuoi?” chiese Amelie, guardando un punto dietro Jasper. “Tu?” chiese dopo
qualche minuto a Jasper.
“Fa
male?”
“No, solo fastidio”
“Allora sì, se per te va bene”
“Va
bene” rispose a bassa voce Amelie, inginocchiandosi di fronte al fratello,
chiudendo gli occhi.
Rimase
per qualche secondo così. La testa leggermente piegata in avanti, le mani appoggiate
alle ginocchia.
“Amelie”
la chiamò Jasper osservando preoccupato la ragazza che sembrava non riprendere
conoscenza. “Amelie, stai bene?” chiese Jasper, ammutolendo
quando la vampira sollevò il volto e aprì gli occhi.
Il
viso di Amelie era sempre lo stesso, ma gli occhi erano improvvisamente
diventati verdi.
“Mamma”
gemette Jasper, aggrappandosi alla poltrona, trattenendo involontariamente il
respiro.
“Jasper,
amore mio” sospirò la donna, gettandogli le braccia al collo, stringendolo a sé.
“Mamma”
gemette nuovamente Jasper, mentre la donna gli accarezzava i capelli e il viso.
“Jasper,
ti prego, ti scongiuro, smettila di tormentarti” disse la donna., tenendo le mani tra i capelli del ragazzo. “Quello che è
successo quel giorno ha segnato la tua vita e quella di Amelie, ma ora basta.
Hai trovato Alice
che ti ama con tutto il suo cuore, e questa famiglia… farebbero di tutto per te,
Jasper. E poi c’è la mia Amelie. Jasper voi meritate di
essere felici. Il fantasma di vostro padre non deve tormentarvi per
l’eternità”
“Non ti ho protetta”
“Hai protetto Amelie è questo che conta” rispose sorridendo la donna. “Non
capisci che io vivo in voi?”
“Potrai mai perdonarmi?”
“Io non ti devo perdonare nulla Jasper. E Amelie non ti ha mai accusato di
nulla… ha sempre difeso la mia memoria e quella del suo amato fratello. Ora ti
prego, fallo per me e per lei. Fallo per loro che ti amano immensamente e fallo
per Alice… sii felice Jasper”
lo supplicò la madre, stringendolo a sé. “Lasciami andare”
“Ti
voglio bene” sussurrò Jasper, ricambiando la stretta. “Perdonami”
“Ti perdono” disse infine la donna, baciandolo sulla fronte. “Abbi cura di te e
di Amelie… dille che la amo immensamente”
“Lo farò”
“Ti voglio bene” sorrise la donna, prima di chiudere gli occhi e lasciare il
corpo di Amelie con un sospiro.
“Amelie”
la chiamò in un sussurrò Jasper, inginocchiandosi di
fronte alla ragazza.
“Che
c’è?” chiese stordita Amelie, riaprendo gli occhi,
guardandosi attorno confusa. “E’ andata? Se ne è andata?” chiese Amelie,
osservando freneticamente la stanza.
“Sì,
è andata” rispose Jasper, prendendola tra le braccia, stringendola con forza.
“Ha detto che ti ama immensamente” disse in un sussurrò
Jasper, baciandole i capelli con affetto. “Perdonami se ti ho fatto soffrire”
“Sei perdonato Jasper… sono almeno 150 anni che ti abbiamo perdonato tutto
quello che c’era e che non c’era da perdonare” rispose Amelie, allontanandosi
leggermente dal fratello. “Ora sarà tutto diverso non è vero?”
“Io non lo so” rispose Jasper. “Ci proverò”
“Grazie”
sorrise felice Amelie, prendendogli una mano stringendola nella sua.
“Amelie”
“Si?”
“Non voglio che tu te ne vada” ammise Jasper, ricambiando la stretta.
“Direi proprio che questo è un gran passo avanti” sorrise Amelie, abbracciando
il fratello.
Non
lo avrebbe mai lascito.
Sarebbe
rimasta con lui e insieme avrebbero dimenticato quel unico ricordo umano che
aveva tormentato entrambi per tanto, troppo tempo.