Vedo il mondo
sottosopra. Qui, disteso sul marciapiede, freddo come questo inverno, vedo le
case, le auto, i lampioni, tutto al contrario. Tengo la mano sinistra sul
petto, neanch’io so perché. Proprio lì, sento… il vuoto. Un grande buco nero
nel mio corpo, che risucchia l’aria e mi toglie il respiro. Ho il corpo scosso
da fremiti indomabili, eppure non riesco a fare altro che rotolare avnti e
indietro su me stesso e agitare la mano. Col fiato mozzato, riesco ancora a
pronunciare qualcosa: una richiesta d’aiuto. Sento le forze venirmi meno, i
polmoni alzarsi ed abbassarsi sempre più freneticamente; eppure, con le ultime
energie, cerco aiuto. Ma da chi?
Sembrava una
giornata normale, oggi. Di guardia all’entrata di questo giornale, com’è che si
chiama?... Bah, non fa differenza. Non che lo segua particolarmente. Certo che
le notizie sono attendibili, ma i vignettisti sono proprio spregiudicati. Non
si fanno proprio scrupoli a prendere in giro qualsiasi simbolo di questo mondo.
Quantomeno sono imparziali. Non li apprezzo tanto per le vignette sul Profeta,
ma in fondo… È solo satira. Non mi tange più di tanto.
Ma… È
successo all’improvviso. Ho sentito un rumore di spari provenire da una casa
qui vicino, poi il rumore di un’auto che veniva verso la mia direzione. Non ho
fatto in tempo a voltarmi. Ho solo sentito il rumore di un proiettile sparato,
poi un dolore lancinante al petto mi ha steso.
Ora sono
qui. Non sento più la ferita. Solo un foro che mi svuota di tutta l’energia che
ho nelle membra. Cerco di premere con la mano, nel vano tentativo di frenare la
perdita e guadagnare qualche minuto ancora, in attesa che arrivi qualcuno a
soccorrermi. Grido: “Aidéz moi! Aidéz
moi!” per farmi sentire, ma la voce quasi non mi esce. Agito il braccio,
sperando che qualcuno mi veda e chiami un’ambulanza, o quantomeno mi aiuti.
Intanto, la
mia vista si fa sempre più offuscata, i miei sensi più affievoliti… Eppure,
riesco ancora a sentire dei passi, piuttosto veloci, che si dirigono verso di
me. Non so chi sia, ma… Potrebbe essere il mio salvatore. Vorrei poterlo ancora
vedere in faccia, per ringraziarlo…
Pochi
secondi ci separano. Lo sento urlare qualcosa, non riesco a capire tutto, ma
sento distintamente la parola “Allah”.
È un arabo parlato piuttosto male, ma ancora piuttosto comprensibile. Allora…
Allora è un mio fratello! Forse… Se gli parlo anch’io nella nostra lingua… Mi
capirà e mi aiuterà! Raccolgo le forze per un ultimo tentativo di chiedere
aiuto, sono sicuro che mi salverà…
Bang.