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Autore: Grandius98    11/01/2015    2 recensioni
Charlie. Un nome comune a tutti, in questi giorni. Dopo la strage, tutti ci sentiamo rappresentati da questo nome. Ma c'è n'è un'altro in cui possiamo, e forse dobbiamo sentirci uniti. Il nome di qualcuno che si è sacrificato per proteggere quelli che venivano considerati infedeli. Di chi è stato ucciso dai suoi stessi fratelli per quel motivo. Quel nome è Ahmed.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Je Suis...

Vedo il mondo sottosopra. Qui, disteso sul marciapiede, freddo come questo inverno, vedo le case, le auto, i lampioni, tutto al contrario. Tengo la mano sinistra sul petto, neanch’io so perché. Proprio lì, sento… il vuoto. Un grande buco nero nel mio corpo, che risucchia l’aria e mi toglie il respiro. Ho il corpo scosso da fremiti indomabili, eppure non riesco a fare altro che rotolare avnti e indietro su me stesso e agitare la mano. Col fiato mozzato, riesco ancora a pronunciare qualcosa: una richiesta d’aiuto. Sento le forze venirmi meno, i polmoni alzarsi ed abbassarsi sempre più freneticamente; eppure, con le ultime energie, cerco aiuto. Ma da chi?

Sembrava una giornata normale, oggi. Di guardia all’entrata di questo giornale, com’è che si chiama?... Bah, non fa differenza. Non che lo segua particolarmente. Certo che le notizie sono attendibili, ma i vignettisti sono proprio spregiudicati. Non si fanno proprio scrupoli a prendere in giro qualsiasi simbolo di questo mondo. Quantomeno sono imparziali. Non li apprezzo tanto per le vignette sul Profeta, ma in fondo… È solo satira. Non mi tange più di tanto.

Ma… È successo all’improvviso. Ho sentito un rumore di spari provenire da una casa qui vicino, poi il rumore di un’auto che veniva verso la mia direzione. Non ho fatto in tempo a voltarmi. Ho solo sentito il rumore di un proiettile sparato, poi un dolore lancinante al petto mi ha steso.

Ora sono qui. Non sento più la ferita. Solo un foro che mi svuota di tutta l’energia che ho nelle membra. Cerco di premere con la mano, nel vano tentativo di frenare la perdita e guadagnare qualche minuto ancora, in attesa che arrivi qualcuno a soccorrermi. Grido: “Aidéz moi! Aidéz moi!” per farmi sentire, ma la voce quasi non mi esce. Agito il braccio, sperando che qualcuno mi veda e chiami un’ambulanza, o quantomeno mi aiuti.

Intanto, la mia vista si fa sempre più offuscata, i miei sensi più affievoliti… Eppure, riesco ancora a sentire dei passi, piuttosto veloci, che si dirigono verso di me. Non so chi sia, ma… Potrebbe essere il mio salvatore. Vorrei poterlo ancora vedere in faccia, per ringraziarlo…

Pochi secondi ci separano. Lo sento urlare qualcosa, non riesco a capire tutto, ma sento distintamente la parola “Allah”. È un arabo parlato piuttosto male, ma ancora piuttosto comprensibile. Allora… Allora è un mio fratello! Forse… Se gli parlo anch’io nella nostra lingua… Mi capirà e mi aiuterà! Raccolgo le forze per un ultimo tentativo di chiedere aiuto, sono sicuro che mi salverà…

Bang.

   
 
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