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Autore: velloSmile    11/01/2015    0 recensioni
Nel 1940 Amelia Greyback è una studentessa di Hogwarts. Purosangue, fidanzata con un purosangue, con una vita davanti a se da perfetta purosangue. O no?
Genere: Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tom Riddle/Voldermort, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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1939
Radius non faceva che ripeterlo. “andrà tutto bene”, “è praticamente un dato di fatto”, “figurati se qualcosa va storto”.
Che nervoso. Il viaggio in treno sembrava interminabile.
Ero nel vagone dei serpeverde con mio fratello. E i suoi fantastici amici, ovviamente. Non capivo perché dovessi stare lì con loro visto che erano tutti più vecchi, ma diceva di non voler rischiare che facessi amicizia con potenziali “grifondoro”. Sapevo che mi voleva bene ma a volte pensavo che fosse davvero scemo.
I suoi amici non mi piacevano. Erano rozzi, volgari e pieni di risentimento verso qualunque cosa. E il loro orgoglio era la cosa più irritante. Non capivo come Radius li sopportasse, ma rideva anche lui alle loro battute.
Nessuno si lagnava della mia presenza in quel vagone. Anche i ragazzi dell’ultimo anno avevano accettato tranquillamente il mio essere li. Ovviamente. Come membro di una delle famiglie purosangue nessuno avrebbe avuto niente da ridire.
Le origini della mia famiglia mi facevano sentire un enorme peso sulle spalle. I miei genitori non mi chiedevano mai niente, come mai me ne davano, ma decisamente pretendevano che entrassi nella casa giusta e facessi le amicizie giuste. Tutto qui. E chiamavano la mia “libertà”.
Non erano cattivi genitori, ma non erano mani riusciti a darmi l’affetto di cui avevo bisogno.
Poter entrare a Howgwarts era stata la miglior cosa che mi fosse successa. Lontano da casa sentivo di poter essere libera di essere ciò che volevo, o almeno di scoprirlo.
Certo Radius era il fratello migliore che avessi mai potuto avere. Mi viziava e mi assecondava in tutto. Aveva una vera e propria venerazione per me. Non aveva fatto altro che parlare per tutta l’estate di quando sarei stata nella sua casata, di come mi avrebbe insegnato, presentato le persone giuste e migliaia di altre cose, quando probabilmente, la cosa che gli piaceva di più era l’idea di avermi costantemente sotto il suo controllo.
Un altro motivo della mia trepidanza ad arrivare era quella palla al piede di Zabini.
Manfredi Zabini era la persona più detestabile al mondo che conoscessi. Era maledettamente furbo e astuto. Avevamo dovuto passare ogni singola estate, vacanza, festa, momento libero della nostra vita insieme. Ogni scusa era buona per unire le nostre famiglie, insieme con altre poche elette.
Non perché i nostri genitori andassero d’accordo, anzi, ma per una questione di facciata e di prestigio ci sforzavamo tutti di sembrare grandi amiconi.
E persino durante il viaggio aveva dovuto sedersi accanto a me. L’idea di passare anche i successivi sette anni accanto a lui era nauseante. Zabini sapeva la mia avversione nei suoi confronti e questo non faceva altro che renderlo più appiccicoso nei miei confronti.
-… ci divertiremo insieme vedrai!- vedendo che non rispondevo aggiunse- magari potremmo finire persino nella stessa stanza! Tanto ormai siamo come fratelli, no?- lo sguardo che ricevette da me era pura rabbia.
- Radius- disse un ragazzo non lontano- come mai la tua sorellina è così di mal umore? Non avrà già nostalgia di casa, vero?- e risero tutti della sua battuta, Radius compreso.
- Nah! Le mancheranno semplicemente i cani e nostra sorella più piccola. Ma adesso che abbiamo Zabini - disse indicandolo – mi sa che ci sentiremo tutti a casa. - disse sorridendo enigmatico. La stanza ammutolì e persino Zabini sembrò aver capito qualcosa. Io decisi semplicemente di ignorare il tutto. L’arrivo era l’unica cosa che potesse interessarmi.
Quando arrivammo finalmente a destinazione mi sentì più esausta che se avessi corso fino a li.
Notai altri ragazzini come me scendere spaventati dal treno. Sarebbe stato bello poter andare li e stringere amicizia. Se Radius e Zabini non mi avessero marcato stretto. Mi stettero accanto fino al punto in cui dovevamo necessariamente separarci. Non salutai nemmeno Radius quando ci separammo, ansiosa di potermi liberare pure di Zabini.
Radunarono tutti i nuovi studenti e ci fecero andare in giro per la scuola. Solo alla fine del percorso ci fecero entrare nella sala grande.
Tutti gli studenti alzavano lo sguardo stupiti ad osservare il soffitto, ma io no, visto che Radius mi aveva già anticipato tutto.
 
Era finalmente arrivato il momento dello smistamento.
Non ero preoccupata. Tutto sarebbe andato come doveva. Non sentivo neanche la voglia di pesare di oppormi. Prima di me c’erano diversi ragazzini.
Il primo fu smistato in Serpeverde. Tom mi pare si chiamasse.
Zabini ovviamente serpeverde.
Una ragazzina timida in corvonero.
Mentre aspettavo, un ragazzino aveva cominciato ad attaccare bottone con me. Capelli rossi, occhi castani cioccolato.
Sorrideva e decantava ogni cosa attorno a noi. Io lo ascoltavo senza particolare interesse. Disse di chiamarsi Cedric Warley. Non ricordavo di aver mai sentito un cognome del genere. Gli sorridevo ogni tanto come per segnargli che lo ascoltavo ed ad ogni mio segno continuava sempre più entusiasta.
In quel momento quasi mi mancava la compagnia di Zabini, che si era nel frattempo seduto al tavolo della sua nuova casa. Sentivo lo sguardo fisso sulla schiena di Radius.
-Cedric Warley- disse il professore.
Il ragazzo a fianco a me si alzò. Fu un sollievo. Si sedette sullo sgabello e appena in cappello fu appoggiato sulla sua testa urlò “grifondoro”.
Avevo appena parlato con un grifondoro. Se madre lo avesse saputo mi avrebbe ucciso. Cedric scendendo mi fece l’occhiolino e  mi sussurrò un buona fortuna.
Radius aveva notato il gesto sicuramente. Me lo avrebbe ricordato.
-Amelia Hati Greyback- . era il mio turno.
Mi alzai e raggiunsi velocemente il posto. Mi aspettavo una cosa veloce, proprio come per Cedric. Ma il cappello sulla mia testa rimase muto per un paio di secondi.
Proprio quando stavo per chiedere ad un professore cominciò a parlare – Hmm… Difficile. Hai talento da vendere ragazzina. Saresti davvero un’ottima serpeverde. L’ambizione certo non ti manca. Ma c’è qualcos’altro. Non avevo mai trovato nulla di simile in un Grayback. Suo fratello è stato fin troppo facile come suo padre prima di lui. Mah. Noto in te una certa tenerezza non indifferente verso ciò che ti circonda. Saresti davvero un’ottima tassorosso, a mio parere. Ma dove ti metto?-  continuava a rimurginare.
E fu li che mi vidi. Vidi la me stessa del futuro. Con una sciarpa verde e nera ad incorniciare il mio collo, a camminare con passo altezzoso per i corridoi, schernire gli altri, cercare di ambire al massimo. Sembrava tutto molto interessante. Ma fu li che pensai a mia madre. Avrei fatto la sua stessa fine? Un matrimonio combinato e come unico obbiettivo stringere false amicizie?
Dall’altra parte invece tassorosso mi dava la possibilità di essere una persona diversa, di reinventarmi. Ma la mia scelta avrebbe avuto un prezzo alto. Ma sarei stata libera davvero. Niente più controllo ossessivo di Radius, Zabini, stupidi ricevimenti e infiniti discorsi sull’importanza della nostra famiglia. Quanto valeva per me l’orgoglio dei Greyback?
Chiusi gli occhi. Il capello urlò - Tassorosso- .
 
  
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