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Autore: Laylath    12/01/2015    2 recensioni
(spin off di Un anno per crescere)
Le storie romantiche decisamente non facevano per loro.
Ci si poteva immaginare belle e deliziose favole, ma alla fine la loro personalità era quella della gente di campagna. Rumorosa, divertente, poco raffinata, ma con solide basi che piantavano radici nella semplicità del mondo stesso.
Ed ecco l'ultimo spin off, ossia la famiglia Havoc
Genere: Comico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Heymas Breda, Jean Havoc, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Un anno per crescere'
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Capitolo 2.
1874. Preda e cacciatore.



Nonostante James Havoc fosse poco presente nella vita del paese, dati i compiti che svolgeva nell’emporio di famiglia, era considerato dalle ragazze come uno dei partiti più belli che la campagna potesse offrire.
Molti giovani erano muscolosi, considerati i lavori pesanti che svolgevano sin dall’adolescenza, ma lui lo era in modo più armonioso. E a quel corpo così alto e prestante che, chiaramente, doveva ancora finire di svilupparsi, si accompagnava un viso seducente, dai capelli biondi folti e morbidi e dagli occhi azzurri ridenti, buoni e con quella scintilla che era in grado di conquistare seduta stante.
Era quindi più che naturale che sin dalle prime classi superiori avesse avuto un numero imprecisato di storie, anche con fanciulle più grandi di lui.
James trovava divertente tutta questa faccenda: aveva scoperto che baciare era bello e gustoso, così come godere della morbidezza di un abbraccio femminile. Di conseguenza non si era mai fatto problemi ad andare da una ragazza all’altra: l’amore per lui era un qualcosa che andava mantenuto libero e senza impegni, altrimenti avrebbe perso parte del suo speciale sapore.
“Stai uscendo, figliolo?”
“Sì, papà – sorrise lui, andando accanto al genitore e passandogli gli ultimi barattoli da sistemare sullo scaffale – torno tra qualche ora, ma se hai bisogno di me prima non hai che da chiedere.”
“Oh, tranquillo – disse Jean Havoc con un sorriso indulgente – è un periodo di calma ed è più che giusto che ti goda quest’estate così piacevole. Che c’è? Qualche appuntamento con una ragazza? E’ carina?”
“Direi proprio di sì – ammise James con una strizzata d’occhio maliziosa – una delle prede più belle che abbia mai visto.”
“Ahah, l’animo del cacciatore! Vai pure, ma fai attenzione: spesso le prede più belle sono quelle più difficili da catturare.”
“Nah, credo sia già sul punto di capitolare.”
 
E’ già sul punto di capitolare, me lo sento!
Angela proseguiva a passo spedito verso il luogo dell’appuntamento, una piccola radura a metà strada tra le rispettive abitazioni: le sue gambe forti e tornite avevano una movenza decisa ma allo stesso tempo elegante, e le braccia lungo i fianchi seguivano i movimenti, sottolineando la figura morbida ma forte.
Era il momento di catturare James Havoc, era chiaro.
Adesso aveva sedici anni: aveva appena terminato le scuole, per i canoni della gente di campagna era praticamente pronta ad entrare nel mondo degli adulti. Per i suoi personalissimi canoni era già abbastanza adulta da mettere una seria ipoteca sul ragazzo che aveva scelto.
C’erano state altre ragazze prima di lei? Poco importava.
Adesso c’era solo lei e, volente o nolente, il giovane rampollo Havoc si doveva arrendere a quell’evidenza.
L’aveva già conosciuto alle scuole superiori, ovviamente, ma chissà per quale motivo non era mai stata una delle sue prede, al contrario di diverse sue compagne che avevano scambiato con lui diverse effusioni.
Oh, invece c’è un motivo. Lui voleva prede, ma io sono cacciatrice.
E lo era perché sapeva far impazzire i ragazzi se lo voleva.
Non le piacevano assolutamente gli atteggiamenti da bamboline di certe sue coetanee. No, lei voleva essere parte attiva del corteggiamento e se la cosa spaventava i maschi allora voleva dire che non erano quelli adatti a lei.
Oh, ma tu sei adatto a me, come non potresti?
Un sorriso furbo le apparve in viso mentre entrava nella radura proprio nel medesimo momento in cui James compariva dall’ingresso opposto.
Non dissero una parola, rimasero fermi per qualche secondo, a scambiarsi quello strano sorriso soddisfatto, come se entrambi fossero felici di vedere l’altro, quasi fosse la vittoria ad un’imprecisata scommessa.
Cinque secondi dopo erano avvinghiati l’uno all’altra, riprendendo il bacio focoso che avevano dovuto interrompere tre giorni prima.
 
“Ehi, ehi, ehi! – fece Angela ad un certo punto, scostando James da lei – piano con le mani.”
“Che c’è? Hai paura? – la provocò il giovane, ritirando comunque le mani dal petto di lei, incredibilmente morbido e sodo – Eppure impari in fretta, sai?”
Lei si allontanò di un passo, leccandosi le labbra leggermente arrossate per tutti quei baci appassionati che si erano scambiati. Sì, lei imparava in fretta: tre giorni prima aveva dato il suo primo bacio, ma era rimasto timido e infantile solo per cinque secondi. Poi si era lasciata guidare con entusiasmo da lui e la questione era diventata molto più interessante… era quindi logico aspettarsi che al secondo appuntamento le cose si evolvessero ulteriormente.
Ma non pensare di vincere così in fretta. A tutto c’è un prezzo.
“Non abbiamo ancora parlato – ammise Angela, guardandosi le dita con aria pensosa – nemmeno un saluto o altro, ci siamo subito fiondati l’uno sull’altra come due animali.”
“Non mi sembrava ti dispiacesse – fece lui, inclinando il capo con perplessità, iniziando a temere che adesso la sensuale Angela Astor tornasse ad essere la ragazza suscettibile che gli aveva mollato due sberle tre giorni prima – e comunque, se proprio ci tieni… ciao, Angela, come stai? Ti sta molto bene il vestito che indossi, sul serio.”
“Mi prendi in giro?”
“No, sul serio… hai detto che non avevamo ancora parlato ed ecco qui. Però, sai, fare commenti sulla bella giornata mi pare stupido considerato che amoreggiare con te era molto più interessante e piacevole.”
Fece uno dei suoi sorrisi sfacciati, gli occhi azzurri accesi di malizia, quasi fosse sicuro che lei avrebbe ceduto e sarebbe tornata tra le sue braccia nell’arco di tre secondi.
Ma Angela in quel momento capì di essere in posizione di vantaggio.
“Più che del tempo mi piacerebbe parlare di quel che siamo noi due.”
Frase detta con noncuranza, mettendosi le mani dietro la schiena e fissando James con aria indagatoria: o lo catturava ora o mai più.
“Che siamo? – chiese lui con voce leggermente timorosa – Beh, siamo due ragazzi che si godono questa giornata, tutto qui. Usciamo insieme e tutto va bene, che altro c’è da dire.”
“Questo usciamo insieme non mi piace – scosse il capo lei – non mi pare il buon presupposto per andare avanti con la nostra… pomiciata.”
“Oh, suvvia, perché devi fare la difficile? – sospirò James, con un piccolo cenno di esasperazione – Le altre con cui pomiciavo mica si ponevano problemi, sai? Perché tu dev…”
SCIAF!
Lo schiaffo bloccò la frase.
Le altre con cui pomiciavi? – Angela lo fissò con occhi che lanciavano fiamme – Per tua norma e regola io non sono una di quelle con cui pomiciare!”
“Ma lo stavamo fac…”
“Se mi consideri alla stregua di quelle allora possiamo anche finirla qui, mi pare. Buona giornata, James Havoc.”
Si girò sdegnosamente e iniziò a camminare fuori dalla radura, sapendo bene che lui non poteva resisterle e  che quindi sarebbe stata solo questione di secondi prima che…
Ma come? Non viene?
Angela si fermò, accorgendosi di aver fatto già una decina di passi in più rispetto a quelli previsti. Lanciò un’occhiata verso di lei e vide che il giovane la fissava ancora con aria stranita, come se si chiedesse quale mossa compiere.
“Beh?” gli chiese tornando indietro e mettendosi a braccia conserte.
“Beh cosa? Mi dai una sberla ad ogni cosa che dico…” protestò lui.
“Tu mi dici cose offensive.”
“Sei più complicata del previsto,  Angela… insomma, cosa vuoi da me? Baci in modo fantastico, hai un corpo da favola, sto bene con te. Non farò mai dei grandi discorsi romantici, se è questo che vuoi. Io sono così, non sono certo un grande esperto di conversazione o uno che capisce al volo cosa passa nella mente di voi ragazze… anzi, ammetto che spesso e volentieri mi terrorizzate quando volete fare discorsi seri.
“Aspetta, aspetta… adesso sarebbe colpa mia? E’ dunque questa la tua idea di relazione? Amoreggiare dopo essersi a malapena salutati? Tutto qui?”
“Non mi pare brutto…”
Angela trattenne la nuova sberla che gli voleva dare. Ad essere troppo violenta poteva farlo scappare del tutto: insomma, si capiva che voleva stare con lei, ma doveva ancora comprendere che c’era un prezzo da pagare.
 
James fissò quella ragazza così focosa con attenzione: era arrivato al momento cruciale.
O scappava via o era sua.
A quanto sembrava per stare assieme ad Angela Astor doveva impegnarsi in maniera più seria rispetto a tutte le altre ragazze con cui era stato. Le altre cadevano ai suoi piedi come mosche, lei no. Forse era per questo che la considerava speciale: lei non aveva alcun remore ad interrompere le effusioni, assolutamente. Lei non esitava a dargli una sberla se sentiva qualcosa che non le piaceva.
Lei andava molto oltre l’idea di donna – bambola che aveva avuto fino a quel momento.
O la prendi o la perdi. E non la vuoi perdere.
L’animo del cacciatore si fece prepotentemente in avanti.
“Bene, allora fidanziamoci!” disse tutto d’un fiato, senza distogliere lo sguardo da lei, anzi assumendo un’aria di sfida. Ed ebbe la soddisfazione di vederla fare un passo indietro.
“Cosa?”
“Volevi qualcosa che andasse oltre l’amoreggiare, no? Fidanziamoci, è facile.”
“Se ci fidanziamo poi le altre non le devi manco vedere.”
“Ovvio… e tu non devi vedere gli altri maschi. Mi ricordo bene come a scuola si giravano tutti a guardarti.”
“Per tua norma e regola non ho mai fatto la smorfiosa con nessuno. Se poi sono bella e mi guardano è affar loro, non mio.”
“Sì, ma anche se ti guardano… oh beh, insomma, devi stare solo con me.”
“Non mi dire… in fondo è il concetto del fidanzamento, no? – la sua voce era di presa in giro, ma si intuiva una chiara soddisfazione – Va bene, ci sto. Ci fidanziamo adesso e chiudiamo così la questione.”
“Allora fidanzati?” James tese la mano, quasi a concludere un affare.
“Ti pare il modo giusto?” arricciò il naso lei.
“Se ti chiedevo un bacio magari ottenevo una sberla… sei imprevedibile, Angela.”
“Scemo, certo che ci baciamo!” esclamò lei, saltandogli addosso.
 
E’ in trappola – pensarono entrambi, mentre riprendevano a baciarsi con foga – la preda è mia!
 
Jean Havoc era quello che si poteva definire un uomo pacato e tranquillo.
Era una persona molto grande dall’aria perennemente calma, quasi assente, tanto che a volte le persone che venivano all’emporio non si accorgevano subito della sua presenza se non era al bancone.
Questo suo carattere silenzioso di natura era diventato ancora più evidente dopo la morte della moglie, avvenuta una decina di anni prima. Da allora la vita del vecchio Havoc si era ridotta all’emporio e al suo unico figlio James, l’unica parte allegra della sua esistenza, con quel sorriso e quel carattere gioviale che tanto gli ricordava la dolce Sarah, morta nel mettere al mondo una bambina che era sopravvissuta una manciata di minuti appena.
“Ciao, papà! Sono tornato!” la voce di James riempì immediatamente l’emporio, riportando l’uomo, ormai cinquantaseienne alla realtà.
“Uh, bentornato, figliolo.”
“Papà, ti devo dire una cosa – James si accostò a lui con aria seria, mettendogli addirittura le mani sulle spalle, nonostante gli mancassero un cinque centimetri ancora per diventare alto quanto lui – è importante e devi essere il primo a saperlo.”
“Ah sì? E che è successo?”
“Mi sono fidanzato.”
Jean fissò suo figlio con aria stranita, credendo di essere vittima di uno strano scherzo.
Fidanzato? James? Quello che cambiava un paio di ragazze al mese?
“Scusami, non credo di aver ben capito. Potresti ripetere?”
“Mi sono fidanzato – spiegò ancora lui con semplicità – beh… prima o poi doveva succedere, no? Allora, che ne pensi? Ovviamente la conoscerai presto, è chiaro.”
“Penso che – fece Jean con un sospiro – se per oggi chiudiamo venti minuti prima non succederà nulla. Vorrei sentire questa storia nei minimi dettagli… e soprattutto seduto.”
“Più che giusto – annuì James – ci penso io a chiudere. Tu vai pure a versarti un bicchiere di liquore: arrivo subito!”
 
“Insomma, la volete smette con questo casino!? – Angela sbatté con forza le mani sul tavolo, tanto che le stoviglie sue e di chi le sedeva accanto trabballarono pericolosamente – Sto cercando di fare un dannato annuncio!”
Finalmente la tavolata di venti persone si zittì ed una quarantina di occhi, prevalentemente castano chiari come i suoi, le rivolsero l’attenzione. Fu quasi surreale sentire tutto quel silenzio all’ora di cena, persino i respiri sembravano diventati impercettibili.
“E allora?” riscosse tutti Albert, fissando la cugina con noia.
“Zitto tu o ti ribalto dalla sedia! – lo ammonì Angela con un’occhiataccia – Volevo dire a tutti che sono ufficialmente la fidanzata di James Havoc! Amen! Pace! Riprendete pure a mangia…”
“Che cosa?” esclamarono quasi in coro tutte le donne di famiglia, madre e zia comprese.
In due secondi fu il caos, la cena dimenticata da quasi tutti e Angela circondata come se fosse una sorta di divinità a cui chiedere la grazia. Chi le chiedeva di raccontare come era andata, i più grandi che le dicevano che doveva portarlo a casa assolutamente, alcuni, ovviamente tra i maschi, che facevano qualche stupido commento su come poteva fare uno sano di mente a mettersi con lei e così via.
“E così l’hai catturato! – esclamò Allyson, riuscendo finalmente a farsi largo ed abbracciarla – Brava, sorellina, sapevo che non avresti ceduto!”
“Ehi, ehi! Quando si sposa il suo posto letto diventa mio, chiaro?”
“Zitta, Lya, ci sono prima io più grande di te! Spetta a me!”
“Ma io non voglio dormire ancora nella stanza delle piccole!”
“Problemi tuoi!”
“Comunque, che fortuna! Quello ha un emporio niente male, eh?”
“Credi che ci farà credito?”
“Ahah, brava Angy, hai preso proprio un ottimo partito!”
“Ti dispiace se mangio anche la tua parte… l’amore chiude lo stomaco, no?”
Angela in mezzo a tutto quel caos che, ovviamente, si stava spostando su altri inutili discorsi, sospirò rassegnata. Per tradizione avrebbe dovuto portare James a conoscere la sua numerosa e rumorosa famiglia.
In genere è raccomandabile presentarli a piccole dosi, ma a lui toccherà l’impatto grosso… oh beh, se non mi lascerà in quel momento non mi lascerà mai più.
 
  
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