Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
Ricorda la storia  |      
Autore: JoiningJoice    12/01/2015    0 recensioni
What If? - Marco sopravvive a Trost e...
Lentamente sposta lo sguardo su Marco e cerca inutilmente di alzare una mano – Marco ci mette un attimo a realizzare che non è lui che vuole raggiungere, ma la cappa che lo copriva fino a poco prima. La allontana lievemente dalla sua presa, lo guarda disperarsi con un guizzo di strana soddisfazione.
- Ho freddo. - sussurra Jean.
Marco sente un sorriso piegargli le labbra. Sfiora la fronte di Jean e sente il suo sangue sporcargli le dita, il suo respiro debole riscalda il suo polso.
- Se fossi rimasto dentro con me, saresti rimasto al caldo. - ha ripreso a piangere, ora. Aumenta la pressione contro la fronte di Jean. - Questa volta rimarrai con me, vero? Ti prego. Ti prego. Ti prego... -
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Jean Kirshtein, Marco Bodt
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

You only know how to fly



I suoi passi sono pesanti; è come se stesse camminando sott'acqua – i movimenti rallentano, i suoni sono distanti, a malapena raggiungono le sue orecchie. L'unico rumore che è in grado di distinguere è quello del respiro che eccheggia attorno a lui, crea nuvolette di vapore che si dissolvono fin troppo rapidamente. Ora ricorda il perchè di quel silenzio innaturale.

Dentro le mura è sceso l'inverno. Ha smesso di nevicare pochi minuti prima, e già gli zoccoli dei cavalli faticano a trascinarsi in quel candore – Marco corre, si sforza di aumentare il passo verso la parata scura, verso gli unici corpi in movimento oltre al suo in tutto il Distretto. Si fa spazio tra la folla a gomitate e scuse appena mormorate – non c'è bisogno di urlare, o meglio, non sente di doverlo fare. In quel candore, in quel silenzio, sembrerebbe quasi un sacrilegio.

Finalmente ha una visuale piena e chiara della Legione Esplorativa; non si ferma, ignorando quanto ansimante e affaticato suoni il suo respiro in tutto quel silenzio. Corre tra le due file di cavalcature e si guarda attorno, il capo nascosto sotto il cappuccio, ma qualcosa non va. Qualcosa decisamente non va.

I volti che passano sopra di lui sono indistinguibili, irriconoscibili. Marco non fa in tempo a focalizzare la propria attenzione su uno soltanto di loro che quello passa, lo attraversa ed ignora. È come se fosse invisibile, come se fosse solamente uno di quei fiocchi di neve che compongono il paesaggio. L'unica cosa che gli rimane impressa di quei volti, che accomuna tutti loro è l'espressione – devastata, desolata, totalmente priva di vita o speranza. La cosa lo angoscia e spaventa, e Marco indietreggia, voltandosi. Vuole uscire da quella specie di marcia funebre, allontanarsene, ma prima deve trovarlo. Deve trovare Jean.

Corre e continua a correre, ma i cavalli sembrano non finire mai, intrappolandolo in un corridoio che blocca qualunque possibilità di fuga, qualunque speranza. Le gambe gli cedono e crolla nella neve; quando trova la forza di alzare lo sguardo scopre che la processione si è conclusa, e ad attenderlo qualche metro più in là c'è un volto che finalmente riesce a riconoscere – quello di Armin. I capelli corti dell'amico si muovono appena nel vento gelido dell'inverno, e la sua figura chiara è un contrasto netto con il cielo scuro. Marco non ha idea di come sia possibile che la notte sia scesa così in fretta, ma gli sembra quasi naturale, logico. Ha freddo, come se fosse rimasto accasciato nella neve per ore e non secondi, e fatica a rialzarsi per raggiungere Armin.

Lui non lo guarda, non parla. Con gli occhi fissa per terra, in un punto oltre le spalle di Marco – e il ragazzo si scopre spaventato all'idea di voltarsi, spaventato a morte, ma lo fa comunque.

Macchie rosse interrompono e distruggono tutto quel soffocante bianco – Marco vi trova sollievo, vi trova riparo, perchè ora sa dove deve andare. Sente lacrime scivolargli lungo le guance e congelarsi sulla sua pelle arrossata dal freddo mentre torna da dove è arrivato, verso quel corpo tremante nella neve. Vi si inginocchia contro, e ora non esita più, non è più spaventato – perchè dovrebbe esserlo? Jean è lì con lui. Lentamente afferra la cappa della Legione Esplorativa che lo copre e la tira verso sé; Jean rotola su un fianco e Marco si ferma ad osservare il suo volto. È così lontano e perfetto, e lui lo adora. I suoi occhi sono vuoti e spenti, le sue labbra viola per il freddo, e i capelli biondi sono attaccati alla fronte, zuppi di sangue. Lentamente sposta lo sguardo su Marco e cerca inutilmente di alzare una mano – Marco ci mette un attimo a realizzare che non è lui che vuole raggiungere, ma la cappa che lo copriva fino a poco prima. La allontana lievemente dalla sua presa, lo guarda disperarsi con un guizzo di strana soddisfazione.

- Ho freddo. - sussurra Jean.

Marco sente un sorriso piegargli le labbra. Sfiora la fronte di Jean e sente il suo sangue sporcargli le dita, il suo respiro debole riscalda il suo polso.

- Se fossi rimasto dentro con me, saresti rimasto al caldo. - ha ripreso a piangere, ora. Aumenta la pressione contro la fronte di Jean. - Questa volta rimarrai con me, vero? Ti prego. Ti prego. Ti prego... -



* * *



- Ti prego, ti prego... -

- Marco, svegliati! -

Marco apre gli occhi e affonda le unghie nella carne del braccio dell'uomo al suo fianco quasi nello stesso istante, facendolo sussultare dal dolore, allontanandolo da sé; fatica a mettere a fuoco, a comprendere dove si trovi, ad allontanare i rimasugli del suo incubo da sé. Un pensiero si fa strada tra tutti gli altri, e Marco si alza per voltarsi verso l'altra parte del letto.

Jean è lì. I suoi capelli biondo cenere non hanno tracce di rosso, i suoi occhi sono ambrati e pieni di rabbia passiva, le sue labbra sono rosee, vive – c'è una cicatrice che le attraversa e che nel sogno non c'era, sul lato sinistro. Lo guarda alzare gli occhi su di lui e mormorare un insulto. - Ma sei scemo? Prima mi fai spaventare urlando nel sonno e poi mi graffi fino a farmi sanguinare il braccio? -

Lo ignora, portando una mano a sfiorare i suoi lineamenti e posando un indice su quella cicatrice. È vivo, è lì. Marco realizza appena che sono nudi e che si trovano nel letto della sua camera prima di sporgersi a baciarlo; sente il suo respiro, sente quell'accenno di barba, sente quel solco nella pelle delle sue labbra e si ferma a morderlo appena, prima che Jean prema contro di lui, ansioso di farsi spazio dentro lui. Non riesce a chiudere gli occhi mentre si baciano – spaventato da ciò che ha sognato, spaventato da ciò che desidera inconsciamente. Le ciglia di Jean sono corte e scure, le sue palpebre tremano appena; Marco lascia scivolare la propria mano contro quella di Jean e intreccia le loro dita, premendolo contro il materasso. Sente Jean ridere e separarsi da lui.

- Ehi, ehi, calmati. - sorride. Porta la mano libera alla sua fronte e la passa tra i suoi capelli, tirando indietro i ciuffi neri che ricadono in avanti. - Sono serio, mi hai spaventato. Che è successo? -

Marco non sa come rispondere. Cos'è successo? È davvero tanto egoista da immaginare una cosa del genere?

Ripensa agli eventi di quel giorno, al momento in cui ha abbandonato il posto di lavoro e realmente raggiunto le mura esterne per guardare l'arrivo della Legione Esplorativa, l'unicorno sulla giacca nascosto da una cappa scura. È così che ha passato gli ultimi tre anni – dopo due anni di silenzi e sotterfugi, di sguardi torvi e scuse negate. Dal giorno in cui Jean è entrato nella Legione Esplorativa sono passati in tutto cinque anni, e Marco è grato al caso che gli ha fatto urtare una donna particolarmente rumorosa quel pomeriggio – se non lo avesse fatto Jean non si sarebbe mai voltato a guardare nella loro direzione, non sarebbe mai smontato da cavallo per inseguirlo attraverso i vicoli, non lo avrebbe mai inchiodato contro un muro per urlargli in faccia la sua rabbia.

Ripensa a litigi riguardo le rispettive decisioni, a silenzi amari successivi alla cerimonia di graduatoria. Ripensa al pugno di Jean, reazione a una sua battuta particolarmente acida e fuori di sé; a come il sapore del sangue e il dolore pulsante al labbro sembrassero nulla in confronto al dolore provocato dal suo sguardo fermo e colpevole contro di lui, mentre Eren e Reiner lo trattenevano dal gettarglisi addosso e continuare a pestarlo.

Ripensa a anni di astio, alla prima volta che ha deciso di prendere il coraggio a quattro mani e andare a parlare con Jean senza successo – vederlo così provato da qualunque cosa affrontasse fuori dalle Mura, così stanco e sconfitto lo aveva bloccato. Non tanto per paura di una sua possibile reazione negativa che sarebbe arrivata in ogni caso, ma perchè per la prima volta in due anni aveva compreso quanto poco Jean avesse bisogno di lui.

Aveva continuato ad andare a vederlo, tuttavia. Codardo, vigliacco e infame – tutti insulti che Jean gli aveva rivolto due, poi tre, quattro e cinque anni prima; parole che aveva portato addosso come un marchio a fuoco fino a quel pomeriggio, in quel vicolo. Parole che aveva ripetuto come un'accusa rivolta a se stesso, spiegando a Jean il motivo di quegli ultimi tre anni di sguardi da lontano; parole che avevano preceduto lacrime, lacrime che avevano preceduto un bacio che sapeva di scuse mai pronunciate, promesse infrante troppo presto.

Era solo naturale che finissero a fare l'amore – era solo naturale che il corpo di Marco si incastrasse a quello di Jean con tanta perfezione, pur dopo così tanto tempo. L'incubo era venuto dopo, e aveva spento il calore che Marco aveva sentito aleggiare in quella stanza per tutto il tempo che vi aveva passato con Jean.

- Marco? - la voce del suo amante lo riporta al presente, a quel letto. Marco si accascia sul suo petto e lascia che Jean continui a carezzare i suoi capelli troppo lunghi.

- Se ti chiedessi di rimanere con me... -

- Non lo farei. - la risposta di Jean è secca e netta; nulla che Marco non si aspettasse già. Sospira di nuovo, facendo tremare appena Jean. Ha l'orecchio all'altezza del suo cuore e non riesce a scostarsi neanche per guardarlo in volto; il ritmo del pulsare del suo sangue è affascinante. Gli ricorda quanto sia reale, quanto sia sopravvissuto, quanto sia deciso a continuare a farlo nonostante tutto.

- Mi domando se cambierà qualcosa. - mormora. - Se torneremo a fingere che odiarci sia possibile. Se tra cinque anni saremo ancora qui. -

- Non ho intenzione di farti aspettare cinque anni, lentiggini. -

- Sai cosa intendo. -

Il silenzio inghiotte entrambi nuovamente. Jean si sposta da sotto di lui e si alza – Marco si sente derubato di quel battito, ma lo segue giù dal letto e verso la finestra. Le sue braccia scivolano attorno al costato di Jean e si poggiano sui suoi addominali scolpiti, scivolano verso il suo sesso ma vi indugiano. Poggia il mento sulla spalla di Jean e lo guarda, e Jean guarda lui.

- Non posso dirti che sopravviverò. - mormora. - Non sono così stupido da illuderti. -

Marco annuisce appena. Preferisce così. Ha sempre preferito così.

- Quello che posso prometterti è questo. - prosegue. Poggia una mano su quella di Marco e la stringe – è calda, è tutto ciò di cui ha bisogno. - Posso prometterti che sarai il primo a cui rivolgerò lo sguardo appena metterò di nuovo piede dentro le Mura. Posso prometterti che non dovrai mai più nasconderti dietro un mantello, e che non avrai bisogno di scappare perchè io riesca a raggiungerti e baciarti. Posso prometterti che ogni minuto che passerò vivendo sarà un minuto dedicato a noi, e posso prometterti che ti sveglierò da ogni incubo. Come ti suona? -

Come ti suona. Sembra quasi una barzelletta, con Marco che singhiozza piano contro la spalla di Jean e tira su col naso con poca raffinatezza. - Da quando sei diventato così forte? - borbotta, quasi cercando di ridere.

- Ehi, lo sono sempre stato. - ride Jean. È il ghigno infantile sul volto di un uomo – è Jean, e Marco si sporge a baciare quel ghigno, a impossessarsene. Non c'è bisogno che risponda. Suona magnificamente. Suona benissimo.

Nessuno dei due fa caso alla neve che ha iniziato a cadere lenta mentre tornano sul letto di Marco, mai sazi l'uno dell'altro; dentro le mura è sceso l'inverno, ma entrambi sono inconsciamente consapevoli che finchè uno avrà l'altro il freddo non potrà mai raggiungerli.

   
 
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti / Vai alla pagina dell'autore: JoiningJoice