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Autore: Umiko    12/01/2015    9 recensioni
"Lotus Hotel, il paradiso al giusto prezzo".
Nico sviene davanti al Lotus Hotel e viene ospitato dal suo gestore, Percy.
Ma sarà davvero un paradiso?
***QUESTA FANFICTION E' UNA TRADUZIONE. TUTTI I DIRITTI VANNO ALL'AUTRICE ORIGINALE. LINK ALL'INTERNO.***
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nico di Angelo, Percy Jackson
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Rieccomi, come promesso, con il nuovo capitolo! :)
Avete passato belle vacanze? Spero proprio di sì!
Vorrei inanzitutto ringraziare tutti i lettori, i recensori, coloro che hanno messo la storia tra le preferite, le ricordate, e via dicendo. SIETE STUPENDI. Se non si è ancora capito, VI AMO.
Gli stessi ringraziamenti provengono dall'autore. Gli ho inoltrato tutti i messaggi e i complimenti che mi avevate chiesto di mandargli, ed è davvero felice che la sua storia sia tanto apprezzata. Come al solito, vi rimando al link della fanfiction originale (Children of Loss, Capitolo 4) e del profilo dell'autore (XTheSonofHadesX), ricordando che questa fanfiction è una semplice (e anche un po' scadente) TRADUZIONE. Purtroppo non sono così geniale da inventare una storia del genere... Magari lo fossi T_T
Detto questo, chiedo scusa a chiunque si fosse spazientito troppo nell'attesa e vi lascio subito al capitolo!
Buona lettura! ^^

*











Quando Apollo si fermò al marciapede, Nico scivolò sul sedie del passeggero. Il biondino si era cambiato d'abito, e adesso indossava una camicia bianca senza maniche e un paio di pantaloncini verdi che mettevano in mostra le gambe lunghe e lisce. - Hai avuto una buona giornata? - chiese Apollo, mentre facevano retromarcia sulla strada. Nico fece spallucce, guardando fuori dal finestrino. La giornata era stata dura, per non dire altro. Era il nuovo arrivato. Non aveva fatto amicizia con nessuno. In realtà, aveva fatto l'esatto opposto. Apparentemente, uno dei compagni lo aveva ritenuto un facile bersaglio. Era stato spinto negli armedietti due volte. Inoltre, a Nico proprio non andava di tornare e recuperare così tanto lavoro. Perché Percy non gli permetteva semplicemente di saltare la scuola?
Apollo sembrò notare il suo umoraccio e lo picchiettò sulla gamba. - Come si scopre con chi siamo di turno? - farfugliò Nico, fissando ancora fuori dalla finestra.
Apollo aggrottò le ciglia. - Leo dovrebbe averti sistemato con un'email dell'albergo. Avresti dovuto ricevere un'email per essere informato. Controlla il cellulare. - Nico si sfilò l'apparecchio dalla tasca e gironzolò nel telefonino fino a quando non trovò l'email.
- Travis, Charles, e altre due che non conosco.
- Come si chiamano?
- Calipso e Annabeth.
- Ah - fu tutto ciò che Apollo disse. Nico gli lanciò un'occhiata.  - Che c'è? Non ho molto da dire su di loro. Sono simpatiche. Calypso è abbastanza tranquilla. E' una ragazza davvero dolce. Annabeth... beh, Annabeth è solo Annabeth. E' una ragazza intelligente - disse, svoltando un angolo - ed è una delle poche persone con cui Luke va d'accordo. E' stata anche una delle prime adottate di Percy. Quando prese il comando, non aveva nessuno di noi. Io, Annabeth, Luke e Talia siamo stati i primi che ha trovato. Ci salvò tutti dalla strada e ci mise a lavorare.
- Quando sarai di nuovo al bar? - domandò Nico, guardando finalmente il biondo in faccia.
Apollo scrollò le spalle. - Non lo so. Sono sicuro che tornerò presto. Forse domani, o dopodomani.
- Stasera lavori?
- Sì - disse Apollo, senza spostare gli occhi dalla strada.
- Dove?
- All'albergo, duh. - Apollo sogghignò a Nico.
- Ha ha, molto divertente. Sul serio, dove?
Apollo allungò la mano e afferrò un paio di occhiali da sole, sistemandoli davanti agli occhi. - Quindi, com'è stato oggi a scuola? - Nico mise il broncio al palese cambio di argomento di Apollo.
- Orribile. Perché devo andarci per forza?
- Puoi decidere di non andare al college dopo esserti diplomato alla scuola superiore, ma hai bisogno di diplomarti. Allora, cosa è successo?
Nico sprofondò nel sedile, incrociando le braccia. - Non voglio parlarne. - Apollo ridacchiò.
Si infilarono nel garage dell'albergo e, quando Apollo parcheggiò, Nico saltò fuori. Afferrò il suo zaino e seguì il ragazzo alto e biondo che si dirigeva verso l'ascensore. Si infilarono dentro e Apollo inserì la chiave magnetica prima di premere il pulsante del loro piano. - Comunque, non credo di avertelo mai chiesto, ma... ti sta piacendo qui, finora?
Nico alzò lo sguardo su di lui. Apollo si sfilò gli occhiali da sole e li appese sulla camicia. I suoi profondi occhi blu fecero capolino su Nico mentre aspettava la risposta del moro. - Amo questo posto. Veramente, mi piace più della mia vecchia vita. Percy è davvero un grande ad accogliere le persone in quel modo.
Apollo sogghignò. - Già, puoi dirlo forte.
- Allora, che cosa fa tutto il giorno? Resta seduto nel suo ufficio?
Apollo farfugliò qualcosa sottovoce, ma Nico non riuscì a capire. Notando lo sguardo confuso di Nico, Apollo si schiarì la gola. - Per la maggior parte del tempo. Gironzola per l'albergo, occasionalmente. Gli piace andare in piscina se ha del tempo libero. E, come hai già visto, di notte passa al bar.
- Però davvero non capisco quella storia delle discussioni sugli orari. Ho sentito te e Luke chiedere a Percy di parlare delle vostre ore, ma Percy mi ha detto che io non dovrei preoccuparmene.
Apollo quasi si strozzò, poi scoppiò a ridere. Di fronte al divertimento del ragazzo, Nico aggrottò le ciglia. - Ha detto questo? Beh, allora la cosa si fa interessante. Non penso che dovrai mai preoccuparti delle tue fasce orarie, Nico - disse Apollo con un occhiolino. Nico stava per fargli un'altra domanda, ma la porta si aprì e il biondo uscì al loro piano. Apollo sorpassò la porta di Nico. Poi si girò e camminò all'indietro verso la sua stanza. - Non sforzare troppo la tua piccola testolina, Nico. Non è niente di negativo. Se non altro, dovresti esserne grato. - Nico aprì la bocca per interrogarlo ancora una volta,  ma il ragazzo inserì la chiave nella porta e se la chiuse alle spalle.
Nico si accigliò, fissando il punto in cui il ragazzo stava fino a un secondo prima. Infilò la chiave nella propria porta ed entrò. Si diresse verso il frigorifero e afferrò una bottiglia d'acqua. Aveva lentamente ricominciato a recuperare il suo normale appetito, ma stava ancora mangiando cose piccole e leggere. Ci sarebbe voluto ancora qualche giorno prima di tornare alle sue normali abitudini alimentari.
Si lasciò cadere sul divano per guardare un po' di TV. Aveva un paio d'ore libere prima del lavoro. Avrebbe avuto bisogno di trovare qualcosa di mangiare, prima di allora. Forse avrebbe chiamato le cucine per farsi portare qualcosa, come aveva fatto anche per alcuni degli ultimi pasti. Come tutto il resto in quell'albergo, il cibo era una fetta di paradiso.
Qualcuno bussò alla porta e Nico sbadigliò mentre si alzava in piedi. Camminò verso la porta e la spalancò. Si ritrovò a guardare dritto nei caldi occhi di Percy, che lo fissavano dall'alto. Fece un passo indietro, per permettere al ragazzo più alto di passare. Percy entrò in cucina e si accomodò su uno degli sgabelli, di fronte a Nico. - Volevo passare abbastanza presto per vedere com'è andato il tuo primo giorno di scuola.
Nico sospirò e si appoggiò allo schienale del divano, la testa che sprofondava sul cuscino della poltrona. - Perchè non posso semplicemente lavorare qui tutto il giorno? - Sentì Percy che rideva. Era diventata una musica dolcissima, per le sue orecchie. Non sapeva se fosse appropriato prendersi una cotta per il proprio capo, ma non poteva farci nulla. Percepì un movimento sul divano e si accorse che Percy si era spostato dallo sgabello. Si tirò su con la schiena, ma se ne pentì all'istante. La sua faccia era estremamente vicina a quella di Percy. Fu costretto ad allontanarsi leggermente da lui.
- Non può essere andata così male, giusto? Che problema c'è? Posso chiamare e vedere se riesco a sistemare le cose.
Nico si guardò i piedi. - No, va tutto bene. Hai già fatto abbastanza per me. Mi sentirei in colpa a chiederti qualcos'altro. - Guardò nuovamente Percy, che sembrava essersi avvicinato a lui.
- Puoi chiedermi qualunque cosa ti piaccia - gli sussurrò Percy. Nico divenne rosso brillante al suono della sua voce. Gli occhi di Percy scintillavano. Sentì di essersi inconsciamente inclinato di più verso di lui. Improvvisamente, Percy si schiarì la gola e si alzò. Nico emise un silenzioso gemito di frustrazione. - Che problema c'è, comunque? - Beh, certamente ho un problema nuovo, pensò Nico.
- Non è niente. Lo giuro. Sono solo il nuovo arrivato. - Percy annuì comprensivo. - Sarai al bar, stasera?
Percy distolse lo sguardo. - Uh, no, ho un bel po' di lavoro stasera. - L'espressione di Nico precipitò. - Perciò... otterrai il tuo primo stipendio, questa settimana. Dovresti chiedere a uno dei ragazzi o delle ragazze di accompagnarti a comprare dei vestiti, o cose del genere. Ti ho dato un piccolo bonus per aiutarti ad inserirti.
- Grazie - disse Nico, il sorriso che tornava sul suo viso. Percy era troppo gentile. Cosa che non aiutava la cotta di Nico, però. Percy annuì e si incamminò attraverso la porta.
- Beh, come ho già detto, volevo solo passare per dare un'occhiata. Se c'è qualche problema a scuola, non esitare a dirmelo. Me ne occuperò io per te. - Nico annuì, alzandosi di nuovo in piedi. Si avvicinò alla porta, accanto a Percy.
Percy aprì la porta e guardò dietro, in direzione di Nico. - Percy? - Percy si interruppe mentre chiudeva la porta. Nico si spostò ancora più vicino. - Grazie ancora - disse Nico, avvolgendo le braccia intorno al suo collo, in un abbraccio. Inizialmente, il ragazzo si irrigidì, poi avvolse lentamente le braccia intorno alla vita del più piccolo.
- Non preoccuparti, Nico - sussurrò in risposta. Fece un passo indietro, gli rivolse un ultimo sorriso e chiuse la porta. Nico sospirò e tornò verso il divano, nel quale affondò il viso. Se c'era un lato negativo in quel paradiso, il suo nome era Percy. Probabilmente l'unica cosa che Nico non avrebbe mai potuto avere.






Nico camminò in fretta nel bar e verso il bancone. Era mezzo svenuto sul divano e quasi faceva tardi al lavoro. Chirone gli lanciò uno sguardo d'intesa mentre il ragazzo si affrettava dietro il bancone e si legava il grembiule intorno alla vita. Travis era seduto al bancone con una ragazza accanto a lui. La ragazza era davvero bella, e naturalmente. Nico sospettava che non avesse trucco, o che ne avesse pochissimo. Aveva lunghi capelli color caramello e due boccoli fiabeschi che le cascavano ai lati del viso. Nonostante l'odore di cibo e alcol, Nico riuscì ad individuare il profumo del suo shampoo alla cannella. I suoi occhi verdi brillarono come due smeraldi nella scarsa illuminazione. Nei suoi capelli c'era un fiore d'argento; Nico presumette che fosse finto.
Travis notò che Nico la stava fissando. - Ehi, Neeks. Questa è Calipso. Calipso, questo è il nostro ultimo socio. - Calipso gli rivolse un caldo sorriso, tese la mano e Nico la strinse. Al momento, i due ragazzi erano impegnati a mangiare; Nico immaginò che non avessero avuto il tempo di farlo prima. - Ne vuoi un po'? - Nico sbatté le palpebre e spostò lo sguardo su Travis. Doveva aver notato l'espressione di desiderio che Nico aveva rivolto al suo cibo. Aveva un pezzo di sandwich in mano per offrirglielo.
- Io-uh-non lo so. Tu non lo vuoi?
- Nah, sono a posto. Sembri affamato, e io devo cominciare il turno.
Nico annuì e prese il posto di Travis dopo che il ragazzo si fu alzato. Strappò a morsi un pezzo di sandwich, lasciandolo scivolare nel suo stomaco vuoto. - Quindi, sei nuovo, qui? - chiese Calipso. La sua voce era dolce come cioccolata. Nico annuì, cercando di non parlare con la bocca piena. - Gli alti mi hanno parlato di te, negli ultimi giorni. Penso che siamo stati tutti informati della tua presenza. Anche se penso tu non abbia ancora incontrato alcuni di noi.
Nico inghiottì il cibo. - Credo di aver conosciuto la maggior parte di voi. Tranne quelli a cui non sono stato presentato.
Calipso ridacchiò. - Sì, abbiamo sentito della tua piccola fuga al piano di sopra. Quelli erano Ethan e Clarisse. Lavorano per la sicurezza, da queste parti.
Nico sì sentì riscaldare la faccia. - Allora le voci girano senza problemi, in questo posto. - Calipso annuì, mantenendo ancora un sorriso cordiale. Finì di mangiare il suo cibo e andò a posare il piatto. Gli occhi di Nico guizzarono sul suo braccio. La ragazza indossava una camicia a maniche lunghe, ma la manica si era ripiegata su sé stessa, lasciando scoperta la pelle dell'avambraccio. C'era un livido sul braccio della ragazza. Quest'ultima notò che Nico lo stava osservando e tirò giù il tessuto. - Cos'è successo?
- N-niente. Non è successo niente. Solo uno stupido ragazzo ubriaco. Me ne sono liberata, quindi non preoccuparti. - Fece un altro sorriso prima di allontanarsi.
Nico sentì che qualcuno lo picchiettava sulla schiena. Si girò per ritrovarsi dietro Charles, che gli sorrideva. - Ehilà, Nico. Come te la passi stasera? - chiese il ragazzo muscoloso.
- Meglio, stavolta. Mi diverto più qui che a scuola, in realtà. - Charles gli rivolse un sorriso, si infilò dietro il bancone e afferrò un grembiule. - Tu ci vai a scuola, Charles?
- Beckendorf.
Nico inclinò la testa di lato. - Che?
- E' il mio cognome. Tutti mi chiamano Beckendorf - disse Beckendorf, con un sogghigno. - Comunque sì, vado al college. Studio meccanica.
Nico si alzò e stava per portare il suo piatto dove Calipso aveva riposto i suoi, ma andò quasi a sbattere contro qualcuno. La prima cosa che notò furono i suoi occhi grigi e tempestosi. Si sentì come se la ragazza lo stesse studiando. Aveva i capelli lunghi, ricci e biondi. Era più alta di Nico di quattro o cinque centimetri. Aveva una carnagione perfettamente abbronzata, e Nico decise che era molto carina. - Nuovo arrivato - fu l'unica dichiarazione della ragazza. Lo scrutò dall'alto al basso, carpendolo completamente. I suoi occhi guizzarono di nuovo verso l'alto per scontrarsi con quelli di Nico. - Annabeth.
- Nico - fu la risposta di Nico.
Lei gli rivolse uno sguardo d'intesa. - Lo so. Ho sentito parlare di te.
- Già, Calipso mi ha detto che gli altri hanno raccontato molto su di me.
- Sì, ma non è stata lei a parlarmi di te.
Nico la guardò dirigersi dietro il bancone. - Chi è stato, allora? - Lei sorrise di nuovo e si allontanò verso la massa di tavoli. Nico sbuffò e tirò fuori il suo bloc-notes. Si incamminò verso un tavolo vicino, prendendo le ordinazioni di una signora che sembrava una bibliotecaria e del marito un po' in sovrappeso.
Fedele alle sue parole, Percy non si era ancora fatto vedere. La cosa lo accigliava leggermente. Nico continuava a lanciare occhiate all'ascensore ogni volta che si apriva. Almeno stava migliorando nel lavoro, però. Aveva ridotto al minimo ogni errore, per quella sera. Forse ci avrebbe fatto l'abitudine.
Intorno alle dieci, Nico andò in pausa. Attraversò una serie di porte ed entrò nella piccola sala pausa. Si lasciò cadere su una sedia. Travis lo guardò sottosopra dal divano. Il ghigno stile gatto del Cheshire dei gemelli sembrava essere l'espressione naturale del loro viso. La gamba di Travis penzolò persino nell'aria come la coda di un gatto. - Ci stai facendo l'abitudine? - chiese Travis.
- Sì. Mi ci sono voluti solo un po' di giorni in cui rendermi ridicolo.
Il ghigno di Travis si allargò. - E' andata bene. Abbiamo fatto tutti dei pasticci, appena arrivati.
- Raccontami di te e di Connor.
Il sorriso di Travis si trasformò in un piccolo cipiglio. - Raccontarti di cosa?
- Per esempio, come ve la passavate prima che Percy vi trovasse?
- Beh, eravamo orfani che crescevano. Ci siamo spostati di casa in casa per un sacco di tempo. Le famiglie non ci hanno mai tenuto troppo a lungo. Non so se fosse perché ci comportiamo male o semplicemente perché è difficile mantenere due ragazzi. A volte siamo stati lasciati in posti orribili. C'è stato un drogato, una madre abusiva, una coppia che probabilmente accettò di tenerci solo per i benefici fiscali, e infine un padre single che ha cercato di venderci per denaro.
- P-perché qualcuno dovrebbe fare una cosa del genere? - Nico rimase a bocca aperta.
Travis alzò un sopracciglio. - Sei davvero sorpreso da ciò che la gente è capace di fare? Per cosa sei stato cacciato, tu?
- Perché sono gay - sussurrò Nico.
Travis annuì. - Come ti dicevo, sei davvero sorpreso? Il mondo fa schifo. Ora le cose non vanno così male. Facciamo un sacco di soldi e li sfruttiamo bene. Probabilmente facciamo più soldi di quanti ne vedranno mai alcune di quelle famiglie. Non stare in pensiero per me o per Connor.
Nico annuì lentamente. - E Percy come vi ha trovato?
Travis ridacchiò. - Bella storia, quella. Beh, abbiamo fatto l'errore di cercare di rubare il suo portafoglio. Non avevamo idea del fatto che il ragazzo avesse vissuto per la strada quando era più piccolo. Era come se conoscesse tutti i trucchi del manuale. Io e mio fratello eravamo davvero dei bravi ladruncoli, ma lui ci ha beccati. Non ha provato a riprendersi il portafoglio. Ci ha offerto persino di tenere il denaro che c'era dentro. Allo stesso tempo, però, ci ha offerto un lavoro che ci avrebbe garantito di stare lontano dalla strada e dalla fame per sempre. Lavoro o portafoglio? Era una scelta nostra. Non ci abbiamo nemmeno pensato due volte. Non ci interessava che tipo di lavoro fosse, volevamo solo andarcene dalla strada.
Annabeth attraversò la porta e pestò Travis sulla scarpa. Lui alzò lo sguardo mentre lei gli si sedeva accanto sul divano. - La vostra pausa è terminata - disse guardando Travis. Travis sospirò e spostò le gambe oltre la parte superiore del divano. Si sistemò in piedi, rivolse a Nico un ultimo ghigno e uscì dalla porta. Gli occhi di Annabeth saettarono immediatamente verso Nico. - Allora, com'è che Percy ti fa lavorare solo al bar? Penso che tu potresti fare un bel po' di soldoni al piano di sopra.
Nico piegò la testa di lato. A volte proprio non capiva certe cose che dicevano. Era come se parlassero una lingua tutta loro, o forse era un codice. - Beh, ogni volta che qualcuno degli altri tira in ballo l'argomento, sento che lo dice solo perché ho sedici anni. Anche se non ho capito che cosa c'entri al riguardo. Intendo, lavoro in un bar. Pensavo di dover essere diciottene per farlo.
- Sembri piuttosto giovane. - Annabeth scrollò le spalle. - Molti di noi bevono e la maggior parte sono minorenni. Capirai presto che le regole dell'esterno non vengono seguite, qui. Anzi, fammi riformulare, il mondo che pensavi esistesse non viene seguito, qui. Sono sicura che qualcuno degli altri te l'avrà detto, ma la vita non è tutta zucchero e arcobaleni, Nico. Come avrai imparato dalla tua esperienza per la strada, le persone fanno schifo. Il mondo è un posto distrutto dove si fanno cose illegali e non vengono presi provvedimenti.
- Come mai la polizia non viene qui e fa chiudere tutto? Voglio dire, insomma, minorenni che bevono, e tutto il resto. Sono piuttosto sicuro di aver sentito qualcosa sul commercio di armi da un cliente.
Annabeth gli fece un piccolo sorriso. - Nessuno ti ha detto di tenere il naso fuori dagli affari dei clienti?
Nico sospirò. - Sì, me lo ha detto Talia.
- Beh, i clienti sono abituati ad essere liberi di parlare di qualunque cosa vogliano. Non gli piacerebbe se ficcassimo il naso nei loro affari. Noi siamo qui per sembrare simpatici e renderli felici. La ragione per la quale la polizia non è stata coinvolta è semplice. Potrebbe scioccarti, ma è semplice. Principalmente è perché vengono pagati. Il nostro proprietario, Gea, non è il tipo di persona che la gente desidera intralciare. Il capo della polizia prende un assegno bello grasso, così stanno alla larga, a meno che non sia Percy a volerli qui. L'altra ragione è che nessuno parla mai di ciò che succede in questo posto. Le cose che accadono e che vengono portate avanti da queste parti non lasciano mai l'edificio. Se qualcuno parlasse, Percy lo scoprirebbe, e si assicurerebbe che quella persona non possa più tornare.
Nico era scioccato. Queste persone tiravano avanti con chissà che cosa, qui. Ed era considerato normale? - Oh-che-io... - Nico non sapeva cosa dire.
- La maggior parte di noi resta sorpresa della natura delle cose, quando arriva. Ti ci abituerai. Ricordati quello che ho detto, però, e non parlarne con nessuno. Non parlarne nemmeno con gli altri dipendenti. Solo i Bambini Sperduti possono farlo. Tu sei un adottato, ma Percy non ti ha coinvolto nei Bambini Sperduti. So che sembrerà cattivo, ma non sei un membro della "società segreta". - Distese il viso in un lieve sorriso. - Non voglio darti l'impressione di essere crudele, o roba del genere. Sono solo realistica. Sarebbe meglio che tu non rivelassi a nessuno di sapere che cosa succede da queste parti.
- Io non so cosa succede da queste parti. Sembra una specie di luogo d'incontro per criminali. C'è un intero piano nel quale mi è proibito mettere piede. Questo posto è così confusionario. Anche se sono felice di essere qui. Preferisco stare qui che stare di nuovo in mezzo alla strada.
Le labbra di Annabeth si assottigliarono. - Allora sii grato di star lavorando solo al bar.
Nico la guardò. - Apollo ha detto che tu eri una delle prime, qui.
Annabeth annuì. - Sì, ero la prima. In realtà, ciò che la maggior parte delle persone non sa è che io ero qui prima ancora che Percy prendesse il comando. Lavorava proprio come il resto di noi quando sono arrivata. - Il suo sguardo sembrò farsi lontano. - Non era... gentile come ora. Ha vissuto in mezzo alla strada per un lungo periodo, prima che Gea lo trovasse. Penso che ci sia voluto un bel po' di lavoro da parte di Gea per trasformarlo nella bella persona che è adesso. Non l'ho mai detto a nessun'altro, e apprezzerei che nemmeno tu lo dicessi a qualcuno.
- Prometto che non lo farò - assicurò Nico. Lei annuì con la testa, apparentemente persa nei suoi pensieri.
- Beh, credo che sia ora di tornare al lavoro. - Si alzò in piedi e tese la mano per aiutare Nico a mettersi su. - Te la caverai bene da queste parti, secondo me.






Nico venne lasciato andare all'una, cosa per la quale era molto grato. A scuola si era quasi addormentato già due volte. Non voleva ripetere la stessa cosa. Non sprecò tempo a sfilarsi il grembiule e a dirigersi verso l'ascensore.
Quando in ascensore incontrò Talia, le sorrise. Lei, però, sembrò nervosa per il fatto che ci fosse anche lui a bordo. Era accanto ad un uomo sulla trentina. L'uomo aveva un paio di occhiali e i capelli tirati all'indietro con il gel. La ragazza rivolse a Nico un sorriso nervoso mentre saliva. Lui premette il pulsante del suo piano e l'ascensore cominciò a scendere.
Nico scrutò Talia. Indossava una giacca Camo e un paio di pantaloni larghi e neri. Accorgendosi dello sguardo fisso di Nico su di lei, strinse la presa sulla parte anteriore della giacca. Nico aggrottò le sopracciglia. Non ci rifletté così tanto, comunque. Stava cominciando ad abituarsi alle stranezze di quel posto.
L'ascensore si fermò e lui uscì, al contrario di Talia. Mentre la porta iniziava a chiudersi di nuovo, guardò indietro verso di lei. Lei gli fece solo un piccolo cenno. Nico fissò l'ascensore per un momento, senza capire cosa fosse appena successo. Poi scrollò le spalle e si incamminò lungo il corridoio.
In fondo al corridoio si aprì una porta, dalla quale uscì fuori Percy. Si portò una mano nei capelli mentre la porta si chiudeva. Aprì gli occhi e notò che Nico lo stava guardando. Mise su uno dei suoi famosi sorrisetti e gli si avvicinò. Nico gli sorrise mentre apriva la sua porta. - Vai a dormire? - chiese Percy, appoggiandosi allo stipite dell'entrata.
- Posso stare sveglio per un po', se ti va di restare - replicò Nico con un ghigno. Percy annuì e i due entrarono in camera di Nico. Percy si accomodò sul divano di Nico e gli fece cenno di unirsi a lui. Nico raccolse il telecomando e accese la TV. Si voltò verso Percy, i cui occhi guizzarono sul suo viso. Gli stava fissando il sedere? - Che cosa ti va di guardare?
Percy scrollò le spalle. - Mi va bene tutto. Voglio solo godermi un po' di relax prima di andare a letto. - Nico cambiò canale fino a quando non trovò qualcosa di decente. Decise di tenere il volume basso, in modo da poter parlare.
- Quindi... perchè eri in quella stanza? Pensavo che avessi detto di dover lavorare fino a tardi - chiese Nico, curioso.
Percy si schiarì la gola. - Oh, quelli erano affari. Discutevo di affari con uno dei ragazzi.
- Allora devi discutere di affari molto tardi. E' l'una del mattino.
Percy ridacchiò nervosamente. - Sì, beh, devo trovare tempo per tutto. Allora, Nico, dimmi qualcosa su di te. Perché sei finito per la strada, per esempio?
Nico cominciò ad agitarsi con le mani. - H-ho detto a mio padre di essere gay. Non è andata molto bene e mi ha detto di togliermi di mezzo. Non capivo come potesse farmi una cosa del genere a causa di una tale piccolezza - sussurrò Nico, avvicinando le gambe al petto.
Percy si era accigliato. Nemmeno a lui andavano a genio i ragazzi gay? Non sembrava un tipo omofobico. Il suo viso sembrò addolcirsi quando vide l'espressione ansiosa di Nico. - Mi dispiace, Nico. Non lo meritavi. - Lo picchiettò sulla gamba. - Com'era la tua vita prima di essere cacciato?
- Beh, non andavo molto d'accordo con mio padre. Mia madre è una buona donna, ma non ci difendeva quando papà si arrabbiava. Era silenziosa di carattere. Bianca era l'unica che si prendeva davvero cura di me. Voleva proteggermi da tutto quello che poteva. La notte in cui me ne sono andato, l'ho sentita urlare contro papà per quello che aveva fatto. Spero solo che non sia stata picchiata, per questo.
- Lui ti ha mai picchiato? - chiese Percy, stringendo la mascella.
Nico annuì. - A volte sì. La notte in cui sono andato via, mi ha lasciato qualche livido sul braccio e sulla guancia. - Nico guardò Percy. Il ragazzo aveva un'espressione buia sul viso, e a Nico sembrò quasi omicida. - Sono felice di essere qui, comunque; è sempre un miglioramento rispetto alla mia vecchia vita.
Percy sembrò abbandonare la rabbia e guardò in basso. - Non dire così, Nico.
- Perché no? Sembra tutto così bello, qui. Perché tutti continuano a dire cose del genere?
- Tu... - Percy sospirò. - Lascia stare. Non è così importante. Mi assicurerò che non sia più così difficile per te, d'ora in poi. - Percy si abbandonò sullo schienale del divano. - Ora, perché non guardiamo il film? - Nico si appoggiò al divano e i due si sistemarono per vedere il film che aveva scelto. Il ragazzo si accorse che il braccio di Percy era adagiato sul divano dietro la sua schiena. Un sorriso si formò sulle sue labbra, ma Nico cercò di nasconderlo.


















*Questi personaggi non mi appartengono né appartengono a XTheSonofHadesX , ma sono proprietà di Rick Riordan e di chi ne detiene i diritti, quindi questa fanfiction è stata scritta e tradotta senza alcun scopo di lucro.
  
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