Salve popolo di EFP!
Dopo tanto tempo sono tornata con
questa nuova one – shot sui miei adorati James e Lily!
Allora la fic è nata per parlare di
come secondo me James ha capito di essersi innamorato di Lily. Doveva essere
più corta e incentrata solo sui pensieri di James, ma poi come al solito mi sono
lasciata prendere la mano!XD
Bene non vi annoio più e vi lascio alla
mia storia!
SHE IS THE ONE
GIURO
SOLENNEMENTE DI NON
AVERE BUONE INTENZIONI
Capisci
di amare davvero qualcuno quando puoi passare tutta la notte seduto accanto al
fuoco a guardarlo mentre dorme.
Hogwarts Marzo
1976 – Sala Grande
Era limpido il cielo quel caldo giorno
di marzo, senza nemmeno una nuvola, e tutti gli studenti potevano bearsi di
quel sole, che preannunciava l’inizio della primavera, mentre facevano
colazione.
I dolci e gentili Tassorosso mangiavano
tranquilli chiacchierando amabilmente fra di loro. I Corvonero, intelligenti e
scaltri, consumavano il loro pasto senza prestare attenzione alle chiacchiere
che aleggiavano nella sala.
Al tavolo verde e argento un gruppetto
del quinto anno, parlava concitato guardandosi furtivo intorno. Piton, Avery e
Mulciber.
Tuttavia l’attenzione del primo fu
destata dall’ingresso in sala di una bella Grifondoro: Lily Evans. La guardò e
le fece un cenno con la mano quando ebbe incrociato il suo sguardo, notando che
gli occhi verdi della grifoncina non celavano tutto il disappunto che la
ragazza provava nei confronti dei suoi amici.
Piton abbassò lo sguardo rammaricato e
tornò a confabulare con i ragazzi. Ma la sua attenzione era destinata a tornare
nuovamente in direzione del tavolo rosso-oro, a causa dell’insopportabile, a
detta sua, voce di uno dei Grifondoro più stimati e popolari di quegli anni.
-
Hey! Buongiorno
Evans!
Infatti l’ingresso della ragazza non
aveva destato solo il Serpeverde, ma aveva anche distratto James Potter dalla
consueta dose mattutina di uova e bacon, che aveva letteralmente aggredito non
appena aveva preso posto al suo tavolo.
Piton alzò un’altra volta, per un solo
attimo, lo sguardo, fissando con odio un ragazzo dalla chioma scarmigliata. Lo
riabbassò soddisfatto, solo quando sentì la voce delle sua migliore amica.
-
Buongiorno
Potter. - Sibilò infastidita.
La ragazza passò davanti a James e i
suoi amici senza voltarsi, rivolse solamente un breve cenno a Remus Lupin, e
andò a sedersi all’estremità del tavolo, molto, ma molto lontano, da James.
Il ragazzo, però, non demorse e si alzò
velocemente lasciandosi dietro la sua colazione e i suoi tre amici che
scuotevano la testa.
Con poche falcate percorse la distanza
che li divideva e prese posto davanti alla grifoncina, che alzando gli occhi al
cielo lo guardò piuttosto infastidita.
Prongs però, facendo finta di niente,
poggiava il mento sulla mano e la guardava incantato.
-
Cosa c’è,
Potter? Vorrei fare colazione in santa pace se non ti dispiace!
-
Oh! Ma non ho
nessuna intenzione di disturbarti! – sembrava quasi offeso da come lo disse.-
Volevo solo parlare un po’ con te! Tutto qui!
-
È evidente che
noi due abbiamo opinioni differenti su ciò che disturba e ciò che non lo fa!
Tu, per me, rientri benissimo nella prima categoria.
-
Su, su! Non fare
l’antipatica ora! Piuttosto, parliamo di cose più importanti!
Il suo sorriso malandrino non rassicurò
affatto Lily.
-
Che genere di
cose, per esempio?
-
Beh, che dire,
Evans, tu lo sai che la settimana prossima è il mio compleanno?
-
Uff! E come
potrei non saperlo! Sono settimane che le mie compagne di stanza non fanno che
parlarne!
-
Bene, allora sei
preparata! Sai anche che capita di sabato, e che guarda caso è programmata
un’uscita ad Hogsmeade quel giorno?
-
No, Potter!
-
Cosa no? Non lo
sapevi?
-
Non no non lo
sapevo, no non vengo con te ad Hogsmeade!
-
Ma perché?
-
Perché no.
-
Ma perché,
perché no?
James cercò di farle gli occhi dolci, ma
lei era impassibile.
-
Per favore! Lo
so che ti risulta difficile, ma non fare il cretino! Lo sai perché non voglio
uscire con te!
-
Ma Evans..
-
Niente ma!
-
Fammi un regalo,
per una volta! È il mio compleanno, tu devi farmi un regalo!
-
Cosa?! Io non ti
devo proprio niente, Potter!
-
E invece sì, io
te lo faccio sempre il regalo al tuo compleanno!
Lily fece una risatina ironica e lo
guardò scettica.
-
E tu credi che
una tua foto autografata o il boccino preso in una stupida partita di Quidditch
mi facciano piacere come regali?
-
Sono cose mie,
piacciono a tutte!
-
È in questo che
sbagli, Potter! Io non sono tutte.
-
Lo so, ma non è
questo il punto. Ci penso sempre, me lo ricordo, e com’è che dicono i babbani?
A caval donato non si guarda in bocca!
-
Sì, ma io da te
non voglio neanche il pensiero! Ora per favore vattene e lasciami mangiare in
pace!
Lo guardò duramente per l’ultima volta,
poi riprese a mangiare senza calcolarlo nemmeno.
James rimase a fissarla per alcuni
attimi, abbattuto e deluso, poi si alzò e tornò dai suoi amici. Ancora una
volta perdente.
Appena la rossa capì che se ne era
andato sbuffò e alzò lo sguardo. Subito il verde si scontrò con il nero pece degli
occhi di Severus Piton. Sev la guardava, e lei sapeva che aveva assistito a
tutto il battibecco tra lei e Potter. Gli sorrise, per rassicurarlo, per fargli
capire che andava tutto bene, e lui sollevato tornò alla sua colazione.
Intanto al tavolo dei Grifoni, molto
lontano dalla Evans, un baldo giovane era tornato con la coda tra le gambe dai
suoi amici.
-
È inutile Prongs!
Rassegnati, è tutto inutile! Neanche ti calcola!
Esclamò Sirius Black e un attimo dopo un
latrato lungo ed euforico si mescolò alle chiacchere della sala.
Delle ragazzine dietro di lui, al tavolo
di Corvonero, sospirarono incantate.
-
La vuoi
smettere? Non vedi che è già depresso per conto suo?
James ringraziò quel santo di Remus con
lo sguardo, poi si voltò verso di Sirius, che ancora rideva sguaiatamente.
-
Secondo me ti
conviene cambiare preda! In fondo mi pare anche l’ora che tu incominci a
intrattenere rapporti un po’ più profondi
con le ragazze! Hai capito cosa intendo, no?
James lo guardò esasperato.
-
Dio Sirius! Ma
la vuoi smettere di stressarci con questi discorsi? Stai diventando piuttosto
snervante!
Il giovane Remus Lupin aveva espresso ad
alta voce il pensiero di tutti i Marauders.
-
Già, Moony ha
ragione! Si fece avanti il piccolo Peter Minus.
-
Solo perché tu
hai avuto un’unica esperienza con una ragazza del settimo, questo non ti
consegna il titolo di dio del sesso! Ormai è una settimana che ci rompi con
questa storia! Diede manforte James.
-
Voi siete solo
invidiosi! Disse Black con un ghigno.
-
E di cosa?
Quando sarai vecchio e racconterai ai tuoi nipoti la tua prima volta gli dirai
che era solo sesso e niente amore! Bell’insegnamento!
-
Tu sei troppo
romantico Moony! Amore… puà! L’amore ti complica la vita!
-
Lo dici ora ma
quando sarai vecchio, solo e imbruttito e nessuna donna vorrà più venire a
letto con te, allora dirai che avevamo ragione, e che se ci fosse stata una donna fissa al tuo fianco
sarebbe stato meglio! E comunque, dio del sesso, mi dici che fine ha fatto la
tua cara ragazza?! Mi sbaglio o dopo quella notte non ti ha più cercato?
-
Ah James! Non
era una cosa seria, era solo sesso, non stiamo mica insieme!
-
Ah sì?! Non è
che forse non l’hai soddisfatta? Uhm?! Incalzò Remus.
-
Non dire
sciocchezze Rem!- si difese Black, infervorandosi.- Sono stato bravissimo!
-
Si, si certo.
Però lei non si è ripresentata no?
Padfoot era
esterrefatto, ora anche Pet ci si metteva?
-
Adesso basta,
non dite scemenze. Ve lo ripeto, questa è tutta invidia.
Si passò una
mano tra i capelli per darsi importanza, gesto che fece uno strano effetto ai
suoi amici. Era solito farlo James, e procurava non poco fastidio alla rossa
tutto pepe, Lily Evans.
-
Io non ti
invidio per niente!
-
Solo perché non
vuoi ammetterlo neanche a te stesso Remus! Comunque qui stiamo deviando il
discorso iniziale, sbaglio o stavamo parlando di una certa rossa dagli occhi
verdi che non ti può vedere, Prongs?
-
Devi proprio
girare il dito nella piaga?
-
Beh! Mi pare
quello che tu hai fatto finora, no? Com’è che dicono i babbani? Bocca per
bocca, piede per piede!
Remus scosse
sconsolato la testa. Erano sette anni che Sirius provava invano a dire quel
proverbio, da quando glielo aveva sentito dire al primo anno. Da allora diceva
ogni volta una parte del corpo diversa, mai azzeccando però quelle giuste!
Stava per riprenderlo per l’ennesima volta quando James lo precedette…
-
Aha! Allora c’è
una piaga dentro di te! Così dolorosa e imbarazzante da non parlarne nemmeno
con i tuoi Marauders!
-
No, non c’è! E
tu non cambiare discorso! – esclamò Sirius, mentre le guance si imporporavano
leggermente di rosso.
-
Non voglio
cambiare discorso, voglio solo parlare di cose che mi interessano di più!
-
Non ti interessa
parlare della Evans?!
-
Non mi interessa
parlare della Evans con te! E poi
tanto per chiarirci, non ho intenzione di lasciarla stare, prima o poi ci
riuscirò a conquistarla!
-
See credici!
Quando capirai che non è giusta per te? Rassegnati, tanto non accetterà mai…
Piuttosto, perché non ci porti Sam Collins ad Hogsmeade, quella di Corvonero,
lo sai anche tu no, che è cotta di te dal primo anno, e poi dicono che ci
sappia fare, una bomba! - E gli fece l’occhiolino.
Remus lo guardò
schifato.
-
Non ci voglio
andare con lei, e non voglio andarci a letto!
Quello per
Sirius fu troppo, sputò il suo succo di zucca in faccia al povero malcapitato
che aveva avuto la sfortuna di sedergli di fronte: Peter Minus. Quest’ultimo
con un tovagliolo asciugò schifato il
suo volto mentre guardava con sguardo omicida l’amico. Non si risparmiò di
tirargli un calcio sugli stinchi da sotto il tavolo, anche se Black non parve
accorgersene, poiché guardava a bocca aperta il suo migliore amico.
-
Cosa?!
-
Hai sentito! Non
voglio andare ad Hogsmeade con lei e soprattutto non voglio andarci a letto!
-
Ma… perché?
Per Sirius era
impensabile una cosa del genere.
-
Perché è la mia
prima volta Sirius! Deve essere unica!
Questa volta a
stupirsi non fu solo Pad, ma anche i restanti Malandrini. Remus stentava a
credere che quello che gli stava seduto di fronte fosse lo stesso ragazzo che attaccava Piton
ogni qual volta ne aveva l’occasione, lo stesso che fino all’anno prima aveva
avuto tre ragazze contemporaneamente.
Ma che gli era
preso a James?!
-
U-unica hai
detto?
Chiese
Remus con un fil di voce.
-
Sì! Come l’ho
sempre immaginata.
-
Ah e come l’hai
immaginata?
Potter non
rispose e abbassò lo sguardo. Sui quattro ragazzi scese un silenzio
imbarazzato, silenzio che pochi attimi dopo, chi se non Sirius Black, si
accertò di rompere.
-
Beh e allora? Se
vuoi una prima volta unica, e secondo te Sam Collins non è adatta, c’è sempre
Janice Dicon, o…
-
Sirius, ma
proprio non vuoi capire? La voglio unica sì, ma non con Sam, Janice, Lizzie o
qualcun'altra.
-
E allora con
chi?
Chiese Sirius
anche se tutti i Malandrini sapevano la risposta. E James lo disse, lo ripeté anche
a se stesso un’altra volta.
Lui voleva lei,
solo lei.
Ma tutto questo
cosa poteva significare?
-
Con Lily.
E Sirius Black
capì, capì cose che avrebbe dovuto capire prima su James in quanto suo migliore
amico. Si voltò e lesse nello sguardo di suo fratello quel sentimento, il più forte di tutti.
-
Dio Ramoso! Ti
sei innamorato!
-
C-cosa?! Non
dire scemenze Sirius! È-è solo una cotta!
-
Anche due anni
fa mi hai dato la stessa risposta, ma a me pare che i tuoi sentimenti invece
che passare siano solo aumentati!- Esclamò il bel Black.
Prongs era rosso
come i capelli della sua amata. I tre amici lo guardavano con sorrisini
complici stampati in faccia. Remus ghignò, malandrino come poche volte lo
avevano visto fare.
-
Beh? La smettete
di fissarmi come se fossi matto? Non sono innamorato, capito?
-
Guarda che non
c’è nulla di male, James! Siamo umani, viviamo per provare sentimenti. È del
tutto normale.
Remus lo
guardava con un misto di tenerezza e compassione, ora, e lui odiava quello
sguardo. Moony pensava di sapere tutto, di aver capito i sentimenti che
provava, ma si era sbagliato.
Lui, Sirius e
Peter si erano sbagliati. Lui non l’amava. Non poteva amarla.
-
Io non sono
innamorato della Evans! E non voglio più ripeterlo. È una sfida, una semplice
sfida con me stesso! Non è mai stata una cosa seria!
-
Bene Potter,
sono contenta che almeno con i tuoi amici sei sincero. Spero che da ora in poi
avrai il buon gusto di non importunarmi più con le tue stupide richieste.
A James gelò il sangue nelle vene.
No.
Non lei, non lei. Tutte ma non lei.
Si voltò lentamente e la vide di fronte
a sé, bella da far paura e gli occhi, i suoi grandi smeraldi preziosi, lo
fulminarono.
Erano fieri, come sempre, ma il ragazzo
vi lesse dentro un altro sentimento, delusione, forse? Oppure la consapevolezza?
Lei lo aveva sempre saputo che non era una cosa seria ed era per quello che non
era mai voluta uscire con lui?
-
E-evans! Io non
intendevo dire…
-
Potter, non ti
devi giustificare! Anzi, per me, ora che sei uscito allo scoperto, sarà tutto
più facile. Non passerò più per la persona acida e crudele che non vuole uscire
con il povero ragazzo innamorato! Tu mi lascerai stare ed io vivrò la mia vita
in pace.
-
Stammi a
sentire, per favore. Non sei una sfida! I-io ho… non volevo …
-
Tu volevi,
volevi eccome. Stavi parlando con i tuoi migliori amici, perché avresti dovuto
mentire? Ricorda Potter che io non sono la bambolina di nessuno! Non mi faccio
prendere in giro da te, non sono come tutte quelle stupide che cadono ai tuoi
piedi. Io ho una dignità, non uscirei mai con te sapendo che sono un gioco, una
sfida, uno stupido Boccino d’Oro da prendere e mostrare a tutti!
-
Tu non hai
capito!
-
Ho capito,
Potter, ho capito. Ti pregherei di lasciarmi in pace d’ora in avanti. Non ho
bisogno di una persona squallida come te. Con permesso.
-
Evans! Evans!
Aspetta!
-
Ti ha detto di
lasciarla in pace, Potter!
Ci mancava solo lui adesso!
-
Nessuno ti ha
chiesto niente, Piton! Ora sparisci dalla mia vista se non ti vuoi ritrovare a
testa in giù! Non sono proprio dell’umore!
-
Io vado, ma se
ti avvicini un’altra volta a …
-
Non minacciarmi,
non ti conviene!
Lo guardò con odio e il Serpeverde se ne andò.
Come si permetteva quella lurida serpe
di intromettersi?
Lui già c’entrava troppo in quella
storia.
Se lo immaginò che correva per i
corridoi per raggiungere Lily, per vedere come stava. Forse l’avrebbe
abbracciata, l’avrebbe toccata.
Una rabbia cieca si impossessò di lui.
Non lo sopportava. Non era tranquillo se sapeva che lui era con lei.
Il tovagliolo che aveva in mano prese
fuoco. La sua magia, la grande magia che possedeva prese il controllo, come con
i bambini.
Era arrabbiato e deluso. Ancora una
volta lei non aveva capito.
O forse era lui quello che doveva fare
luce tra i suoi sentimenti?
Si riscosse dai suoi pensieri quando
sentì troppo calore sulla mano. Prese il tovagliolo e lo buttò in fretta nel
suo bicchiere d’acqua, e nel farlo si trovò gli sguardi fissi e dispiaciuti di
Moony, Wormtail e Pad. Questo ultimo fece per dire qualcosa, ma James si alzò e
lo precedette.
-
Fammi un favore
Sirius… Sta zitto! Hai fatto già abbastanza danni per oggi!
E se ne andò, lasciandosi dietro i suoi
amici. Solo e arrabbiato.
-
Lily?
Severus Piton entrò nell’aula del
professor Lumacorno, avevano lezione di Pozioni in prima ora, ma mancava ancora
molto al suono della campanella.
Entrò nella stanza semibuia, e vide una
figura rannicchiata in fondo all’aula, la testa rossa era inconfondibile.
Sorrise impercettibilmente, mentre si avvicinava a Lily. Stava già pensando ai
modi più assurdi per insultare Potter per poi riderne insieme a lei, quando
sentì qualcosa che gli fece fermare il cuore.
Un singhiozzo.
Lily stava piangendo, ed era raro che
succedesse. Ma c’era qualcosa di peggio.
Lei, la sua migliore amica, la ragazza
che amava, stava piangendo.
E stava piangendo per Potter.
Le arrivò davanti e si accucciò. Le
belle mani di lei passarono subito sul suo viso per nascondere i segni delle
lacrime. Orgoglio Gryffindor.
-
Piangi?
Un sussurro lieve.
-
Non è niente.
-
Tu non piangi
mai, Lily. Per una volta che lo fai non può essere per niente.
-
Ti ho detto che
non è niente, Sev.
-
Dio! Tu piangi
per Potter e quel che è peggio non ne vuoi parlare con me!
I suoi occhi neri affrontarono quelli
verdi di lei. Quei bellissimi occhi verdi che lo facevano impazzire.
-
Io non sto
piangendo per Potter!
Tuttavia il suo tono non era molto
convincente. Si alzò e passò di nuovo le mani sul volto. Non sapeva che le
fosse preso, ed ora si sentiva una stupida.
Era vero, lei non piangeva mai, perché
proprio ora?
-
A no? Quindi non
c’entra niente il fatto che poco fa avete litigato?
-
Mi sono sentita
usata, lo capisci? Un oggetto, una delle tante che vorrebbe portarsi a letto e
poi mostrarmi come un trofeo. Lo avevo immaginato, lo sapevo che per lui non
era una cosa seria, ma perdonami, davvero Sev, se non posso fare a meno di
rimanerci male. Mi sono sentita fuori luogo, un’altra volta, come se non
contassi niente. Solo un bel soprammobile.
-
Credevo non ti
importasse di quello che dice Potter!
-
E non mi
importa!
-
Beh non
sembrerebbe…
-
Io sono una
persona, Severus. Non mi piace essere usata, ho dei sentimenti, e per quanto
poco mi possa importare di Potter, mi fa male pensare che lui pensi a me come a
un oggetto.
-
Potter è un
idiota! Non ti è mai importato più di tanto perché ti venisse dietro. Ti dava
solo fastidio, e cercavi di evitarlo. Cosa è cambiato ora?
-
Lo so che è un
idiota e continua a non importarmi di lui. Non è cambiato niente.
-
Io credo che
questa sia una bugia, Lily.
Lo disse piano, sapendo l’enormità della
bomba che aveva lanciato. Non credeva nemmeno lui di averlo detto veramente.
-
Cosa? Sei pazzo?
I-io lo odio!
-
L’odio e l’amore
sono sentimenti così…
-
AMORE?!- Aveva
gridato, incredula.-AMORE?! Ma ti rendi conto di quello che dici?
Lo guardò con ira.
Amore! Come poteva anche solo pensarlo,
lui!, il suo migliore amico.
-
Credimi fa male
anche a me dirlo, ma…
-
Ma cosa?
Era furiosa, si vedeva, e lui aveva
quasi timore a continuare. Non voleva ferirla e non voleva che si arrabbiasse
con lui, però continuò e le sbatté in faccia tutti i suoi dubbi.
Erano mesi che li osservava, a lei e
Potter, in un modo o nell’altro erano sempre insieme. Lui la infastidiva, lei
lo insultava, però c’era qualcosa che li attirava l’una all’altro. C’era
qualcosa tra di loro che non riusciva a decifrare. Non era odio, checché ne dicesse
lei, non lo odiava, ma non era neanche amore, non ancora, c’era qualcosa però,
una strana alchimia, che Severus non sopportava, che non riusciva a concepire.
Quando c’era Potter, si sentiva come messo da parte, anche se Lily lo
difendeva, lo proteggeva era sempre una cosa che riguardava lei e Potter nella
quale lui non poteva rientrare.
-
Ma tutto me lo
porta a pensare. Fino a qualche mese fa non ti sarebbe importato sapere che non
era innamorato di te, ci avresti litigato, magari gli avresti scagliato anche
una fattura e te ne saresti andata, sorridendo trionfante. Io non ti avrei mai
trovata qui a piangere per Potter. Per Potter, Lily. – Lo ripeté sibilando,
come per sottolineare l’assurdità della situazione. -È chiaro che qualcosa è
cambiato.
-
Non è cambiato
niente. – Scandì bene le parole, sembrava scocciata e le mani fremevano di
rabbia. - Ora scusami ma ho dimenticato una cosa in Sala Comune.
Il ragazzo rise, ironico.
-
E dici che non è
cambiato niente? Te ne vai solo perché non vuoi più stare con me, il tuo
migliore amico. Non vuoi sentirti dire quello che penso, perché hai paura che
possa essere vero. E va bene, fallo! Scappa, non accettare la realtà. Ma non
nasconderti Lily, non con me, non mentirmi, non riusciresti mai a farlo.
-
E va bene
allora. Non ho voglia di parlarti, né di vederti, ti va bene ora. Ti senti
meglio, adesso? Non puoi credere di riuscire a leggermi dentro la testa, siamo
cresciuti, Sev, e io non sono più la bimba ingenua che hai conosciuto. Non puoi
pensare di sapere tutto di me, quando neanche io stessa sono convinta di come
sono realmente. So solo che oggi mi andava di piangere e che tu non hai nessun
diritto per venire qui a giudicare e a farmi la predica, non puoi. – Sussurrò
le ultime parole, dopo aver quasi gridato le precedenti. – Io vado ora.
-
Lily aspetta …
Il Serpeverde provò a richiamarla, ma
lei si era già voltata ed era sparita in un turbinio di fiamme rosse. Severus
era rimasto immobile a guardare il punto dove, pochi attimi prima, c’era la sua
Lily. Si portò le mani alla testa e strinse i capelli.
Gliela stava portando via.
Potter gli stava portando via l’unica
persona che l’avesse mai capito e apprezzato.
Se ne stava andando da lui e non poteva
fare niente per fermarla.
Terza ora, Incantesimi.
Il professor Vitius dall’alto della sua
colorata pila di cuscini, spiegava ai suoi allievi gli incantesimi rallegranti.
Tuttavia al secondo banco, insieme ad una Grifondoro, Lily Evans non era
affatto allegra e neanche la sua materia preferita riusciva a distrarla dai
suoi pensieri.
Nella sua testa si susseguivano in
continuazione gli eventi di quella mattina ed inevitabilmente si fermavano su
quello che le aveva detto Severus Piton. E lei inevitabilmente si ritrovava a
pensare che fosse uno stupido.
Era il suo migliore amico e lui, meglio
di tutti, sapeva quello che pensava di Potter. Lui avrebbe dovuto capire il suo
comportamento, avrebbe dovuto capire come si era sentita.
Fuori posto, una che non c’entrava
niente in tutto quel contesto magico, una che non contava niente.
Solamente un boccino veloce che il
grande Cercatore Potter, Purosangue e ricco, doveva riuscire a fare suo per
pavoneggiarsi davanti a tutti. Ecco come si era sentita.
E di nuovo le salì un nodo alla gola.
Dai babbani era considerata un mostro, dai maghi una sporca mudblood e da
Potter un trofeo.
Severus avrebbe dovuto capire, lui le
era stato sempre accanto nei momenti di sconforto, avrebbe dovuto capire anche
quella volta, non avrebbe dovuto accusarla, aggredirla, giudicarla
ingiustamente.
Diamine! Lei non era innamorata di
Poter!
Era impensabile, assurdo. Come diavolo
gli era venuto in mente?!
Tra lei e quel decerebrato di Potter non
ci sarebbe mai stato niente.
Non osava nemmeno immaginare una vita in
cui lei e Potter uscivano insieme. Sicuramente se lei avesse accettato di
uscire con lui dopo poco sarebbe stata umiliata davanti a tutta la scuola,
buttata via come un giocattolo rotto e la sua dignità si sarebbe frantumata in
mille pezzi.
Le salirono di nuovo le lacrime agli
occhi. Si maledisse perché doveva smetterla di dispiacersi per uno come Potter
e perché doveva seguire la lezione di Incantesimi. Non era da lei rimanere
indietro rispetto agli altri.
Ma se solo si fosse girata avrebbe visto
che non era la sola quel giorno a non seguire la lezione.
Alla sua destra, un banco più dietro,
Severus Piton la guardava triste e malinconico.
Al banco dietro di lei, Sirius Black e
Remus Lupin cercavano di parlare ad un James Potter alquanto arrabbiato e
abbattuto che stava facendo deprimere anche Peter che si trovava accanto a lui,
all’ultimo banco. Quel banco che il signor Potter aveva riempito di L.E., lo
stesso Potter che a intervalli regolari guardava prima la schiena della
Grifondoro con sguardo pieno di rammarico e delusione, poi il suo migliore
amico con fare minaccioso.
Il suono della campanella riscosse tutti
dai propri pensieri, e gli studenti si accingevano a lasciare quella che era
stata l’ora di incantesimi meno seguita degli ultimi anni.
Lily si alzò, prese in fretta tutti i
suoi libri e uscì.
Non voleva né incontrare Severus né, e
soprattutto, Potter.
Avevano un’ora buca e prese la strada
per la biblioteca, l’avrebbe usata per ripassare la lezione di incantesimi che
non aveva seguito.
Dietro di lei, sulla porta dell’aula di
incantesimi, c’erano James Potter e Severus Piton che si guardavano in
cagnesco. Si ritrovavano bloccati sulla porta, senza riuscire a muoversi, ma
nessuno dei due accennava a distogliere lo sguardo per primo e a tirarsi
indietro. Era una specie di sfida muta, fatta di sguardi, una sfida per lei.
Nel corridoio i loro rispettivi amici li
guardavano esasperati. Remus, anima pia, prese per il braccio James
intimandogli, con tono severo, di non fare cavolate. E così i Malandrini si
allontanarono lasciandosi indietro Avery, Mulciber e Piton ghignanti.
-
Non gli avrei
fatto niente. Oggi proprio non ne ho voglia.
Esclamò James piccato.
-
Lo so, ma se
fosse arrivata Lily in quel momento, cosa credi che avrebbe pensato?
James abbassò lo sguardo, e il silenzio
cadde su di loro. Tutti sapevano come sarebbe andata, ormai era fin troppo
scontato.
Procedevano zitti verso la Sala Comune,
quando, nel corridoio prima della loro sala, Sirius ruppe il silenzio, incapace
di rimanere ancora muto di fronte al suo migliore amico, depresso e arrabbiato.
-
Dobbiamo fare
qualcosa.
Remus e Peter si voltarono a guardarlo
perplessi, non avendo capito a cosa si riferisse il bel Black, James, invece,
fece finta di niente e continuò a camminare.
-
Scusa?
-
Dobbiamo aiutare
Prongs a fare pace con Lily.
Moony e Worm erano sorpresi e si
voltarono a guardare Prongs, che tuttavia continuava imperterrito a camminare,
assorto nei suoi pensieri.
-
Non peggiorare
la situazione, Sirius!
-
Ma sarebbe
perfetto, Pet! Pensa se li chiudessimo in un’aula vuota per tutta la notte, ne
avrebbero di tempo per parlare!
Remus strabuzzò gli occhi, cercò con lo
sguardo James che era parecchi metri più avanti di loro e intimò con lo sguardo
a Sirius di abbassare la voce.
-
Non dire
scemenze! Lily si arrabbierebbe ancora di più! - Sibilò.
-
Secondo me
invece è perfetto! E se tu e Peter non volete darmi il vostro aiuto, farò tutto
da solo!
-
TU NON FARAI
PROPRIO NIENTE!
I ragazzi si voltarono spaventati a
guardare James, che aveva gridato. Prongs si era fermato alla fine del
corridoio e dopo aver ascoltato la conversazione aveva deciso di intervenire.
Sirius lo guardò sorpreso e Remus e Peter dopo poco sorrisero divertiti.
-
Ma io lo avrei
fatto per te! –Esclamò Sirius esasperato.
James gli si avvicinò con sguardo cupo e
mormorò:
-
Hai già fatto
troppo per oggi, Sirius.
Padfoot lo guardò risentito.
-
Ma che vuoi da
me? L’hai detto tu che non eri innamorato di lei, mica io!
-
Se solo tu ti
fossi fatto gli affaracci tuoi non saremmo in queste condizioni! Te l’ho detto
mille volte stamattina che non volevo parlarne.
-
Ma io sono il
tuo migliore amico! – Calcò molto sulle ultime parole. – È normale che voglio
sapere cosa provi. Non ci dici mai quello che provi per Evans, cerchi sempre di
evitare l’argomento, ma io voglio sapere che ti passa per la testa. Voglio
aiutarti!
-
Bell’aiuto! Guarda
ora come sono ridotto! Confuso, arrabbiato e deluso. Gran bella combinazione
Sirius Black, complimenti!
Remus e Peter ora, seguivano attoniti la
scena. La situazione stava prendendo un piega inaspettata. James e Sirius si
fronteggiavano, uno davanti all’altro, in mezzo al un corridoio, fortunatamente
vuoto e i due poveri ragazzi avevano il timore che arrivassero a menarsi.
-
Te lo ripeto! Se
sei così scemo da non accorgerti nemmeno che sei innamorato non è colpa mia.
-
Ma cosa ne puoi
sapere tu se sono innamorato? Tu non lo sei mai stato, non hai mai provato
niente del genere, come puoi giudicare? L’amore
ti complica la vita, Remus!- Lo scimmiottò.- Cosa ne sai di quello che
provo io per Lily?
Sirius lo guardò e vide dolore nei suoi
occhi. Tanto. E qualcosa dentro di lui si incrinò. Pensò che nessuna ragazza
del mondo, nemmeno la Evans, meritava tutto il dolore che provava James ogni
giorno. E forse fu quello che lo fece decidere di dargli ragione, anche se
dopotutto non lui non aveva fatto niente di così grave, se non prenderlo in
giro e averlo fatto scoppiare.
-
Uff! E va bene,
hai vinto! Mi dispiace, ok?
-
Non voglio le
tue scuse, so che sei un’idiota, ci sono abituato!
E James sorrise, il primo vero sorriso
della giornata.
-
Beh dovresti
essere abituato anche agli insulti della Evans, no?
Sirius e Remus incenerirono Peter. Il
piccoletto aveva cercato di sdrammatizzare, ma evidentemente aveva usato il
metodo sbagliato.
Il sorriso di James tramutò, e diventò
un sorriso obliquo, triste.
-
È vero, ci sono
abituato, ma questo non vuol dire che non fanno male.
E se ne andò. Per la seconda volta nella
giornata se ne andò, lasciandosi dietro i suoi fidati amici, perso nei suoi
pensieri.
Peter si voltò e vide lo sguardo
accusatorio di Moony e Padfoot.
-
Beh?!
-
Complimenti per
la sensibilità, Peter!
-
Ma che ho detto
di male?!
-
Uff! Lascia
stare.
I passi del ragazzo risuonavano sul
pavimento della biblioteca. I suoi capelli corvini erano investiti dal sole che
entrava dalle grandi vetrate e che irradiava tutto. Madama Pince alzò lo
sguardo dal suo registro. Sbatté le palpebre più volte per mettere a fuoco il
nuovo arrivato e una volta riconosciuto seguì il suo cammino, guardinga, fin
quando non sparì tra gli scaffali.
Il passo era deciso e sicuro, sapeva
dove doveva andare e sapeva cosa doveva fare. Doveva cercarla e chiarire.
Subito.
Più si addentrava negli infiniti
labirinti di libri più la luce faceva sempre più fatica a penetrare tra gli
scaffali illuminando tutto di una luce soffusa. D’un tratto i passi si
arrestarono, alla fine di un corridoio e i suoi occhi scuri si soffermarono
sullo spettacolo che avevano di fronte, incantati. I raggi del sole si
infiltravano malandrini tra gli scaffali e un fascio di luce più potente degli
altri illuminava la figura seduta a una scrivania al centro della piccola
stanzetta circolare. Lily aveva la testa
china su un libro enorme, i capelli rossi e lunghi, quasi sanguigni, scendevano
a coprirle il volto e celavano i magnifici occhi verdi al suo spettatore.
Quegli occhi che erano persi nel vuoto, fermi da tempo sulla stessa parola. Le
belle mani da pianista accarezzavano delicate le pagine antiche del libro.
Il ragazzo si lasciò sfuggire un sorriso
intenerito a quella vista.
Lily, la sua Lily. Come poteva solo
lontanamente pensare di non amarla?
Era tutto per lui, l’unica.
E non voleva perderla.
-
Hey!
Il suo sussurro risvegliò la ragazza dal
torpore che l’avvolgeva e sussultò.
Sorpresa alzò lo sguardo e incontrò due profondi occhi scuri.
-
Severus! Che ci
fai qui?
-
Ti cercavo.
Piton fece qualche passo, poi si sedette
davanti alla Gryffindor, senza mai lasciare il suo sguardo.
-
Volevo chiederti
scusa per prima.
-
Non devi
chiedermi scusa, abbiamo esagerato tutti e due.
-
No, invece. Non
avrei mai dovuto dirti quelle cose su Potter, avrei dovuto capirti.
Lei abbassò lo sguardo mentre le parole
dell’amico, che le aveva rivolto la mattina, le ronzavano nella testa. Ancora.
… L’odio e l’amore …
-
Anche io ho
esagerato, in fondo sono anni che conosco Potter, avrei dovuto sapere che è
solo un ragazzino arrogante, no? Non me la sarei dovuta prendere così tanto, il
suo giudizio per me non conta niente.
-
Già, e io avrei
dovuto capirlo senza giudicarti e senza ferirti. Mi dispiace.
Severus cercò di sorridere. Lily stava
minimizzando, ma i suoi occhi a lui non nascondevano che c’aveva pensato per
tutta la mattina.
Aveva pensato alle parole di Potter, che
le avevano fatto più male di quanto pensasse, aveva pensato al suo migliore
amico che le aveva detto che molto probabilmente si stava innamorando di Potter
e aveva pensato a cosa le era preso quella mattina, quando per la prima volta
dopo tanto tempo aveva ceduto alle lacrime. Per Potter.
Lily stava di nuovo cercando di cambiare
argomento, di non parlare con lui, e questo in sei anni non era mai capitato.
Gli aveva sempre detto tutto, non aveva mai tralasciato niente, ed ora?
Perché si stavano allontanando in quel
modo? Doveva dirglielo e rinfacciarle tutto come aveva fatto quella mattina?
No, decisamente no. Si era visto come era andata a finire, e qualcosa gli
diceva che nulla sarebbe cambiato.
Avrebbe fatto finta di niente, avrebbero
continuato a ridere, a scherzare, senza parlare più di Potter e dei sentimenti
di Lily. Solo così sarebbe tornato tutto come prima.
Non sapeva quanto si sbagliasse. Quella
via, la via del silenzio li avrebbe portati a nascondersi dietro segreti,
bugie, malintesi. Quella via che piano, piano li avrebbe distrutti, avrebbe
distrutto la loro bella amicizia, le risate, i ricordi felici. Lily e Severus.
-
Allora tutto a
posto?
Chiese il ragazzo abbozzando un sorriso
timido.
-
Sì, si certo.
Anzi forse dovrei scusarmi più io con te. Ho detto delle cose orribili, mi
dispiace. Io non lo penso davvero.
-
Neanche io penso
che tu sia innamorata di Potter.
Lily sorrise, ancora confusa.
-
Già, è una
stupidaggine! Comunque credo che oggi mi sono liberata per sempre di quel
rompiscatole.
E il suo sorriso si allargò quando
pronunciò quelle parole. Ed era sincero, pensò Piton. Già sincero, perché lei
sperava che non avendo più fra i piedi Potter tutta la confusione che aveva
dentro si sarebbe volatilizzata.
-
Allora, cosa
stavi studiando?
-
La lezione di
Incantesimi, non c’ho capito molto questa mattina.
-
Beh neanche io,
a dire la verità.
Severus portò
una mano dietro la nuca, imbarazzato, e Lily rise. La sua risata alleggerì
l’animo dello Slytherin.
-
Quando la
smetterai di vergognarti con me?
-
Quando tu la smetterai
di prendermi in giro!
-
Ahahah! Andiamo
scemo, che tra un po’ inizia Trasfigurazione.
-
Io ho Difesa
ora!
-
Giusto, comunque
andiamo che non voglio fare tardi.
Ed insieme si
avviarono lungo i corridoi pieni zeppi di libri, vicini, eppure così lontani.
Lily e Severus camminavano lungo il
corridoio, mancavano ancora dieci minuti all’inizio della lezione e loro si
stavano per dividere. Lei a trasfigurazione e lui a difesa.
Lily si voltò verso il suo migliore
amico e si chiese perché non gli avesse detto che le sue parole e quelle di
Potter l’avevano perseguitata per tutta
la mattina.
Era andata in Biblioteca con l’intenzione
di studiare e di non pensare a quella fitta di delusione mista a dolore che
aveva provato quando James aveva detto quelle cose. E non se lo spiegava, non
riusciva a capire perché, l’unica risposta plausibile che era riuscita a dare era
l’essersi sentita presa in giro e umiliata.
Lei non era una delle tante, non era
come quelle ragazzine che sbavavano dietro a Potter, non lo sopportava e
neanche le piaceva fisicamente.
Lei non tollerava che la si considerasse
come un trofeo o una sfida, lei doveva essere rispettata, sempre. E Potter
questo non lo aveva fatto, molte volte l’aveva umiliata e derisa e lei tutte le
volte gliel’aveva fatta pagare cara, sempre. Non si era mai fatta mettere i
piedi in testa da nessuno, mai, tantomeno da Potter, e si era sempre saputa
difendere bene. Nessuno l’avrebbe mai trovata a piangere per Potter.
Almeno fino a quel giorno.
E lei si sentiva una sciocca, non c’era
motivo di piangere, anzi, finalmente si era tolta Potter dalle scatole e doveva
esserne felice. E invece si era ritrovata a piangere nell’aula di Pozioni, come
non succedeva da tempo, e quel che era peggio l’aveva trovata l’unica persona
che lei in quel momento non voleva vedere.
Severus si voltò e vide che lei lo
guardava, arrossì un po’ sulle guance e la chiamò per distrarla.
-
Lily? A che
pensi?
Lei si riscosse e per l’ennesima volta
mentì al suo migliore amico.
-
Oh, a niente! Ma
tu devi girare qui, vero?
E indicò il corridoio alla loro destra.
-
Oh, è vero,
neanche me ne ero accorto! Beh allora vado. Ci vediamo prima di pranzo, va
bene?
-
Ok, a dopo
allora.
Lui le sorrise, un piccolo ma
significante sorriso. Non era un tipo che si lasciava trasportare dalle
emozioni Severus Piton, ma per lei faceva questo ed altro.
Il ragazzo si voltò e il suo mantello
nero svolazzò intorno alle sue caviglie mentre si allontanava.
La ragazza lo seguì con lo sguardo e
quando si voltò trovò davanti a lei Potter, immobile davanti alla porta, che la
guardava impietrito. Lily lo fulminò con lo sguardo e con passo deciso lo
superò entrando in classe, senza dirgli una parola, ignorandolo.
Gli occhi di James si rabbuiarono, ma
lui non la richiamò, fece un gran sospiro ed entrò in aula.
…Il peggior nemico dell’amore non è l’odio, ma
l’indifferenza…
Era notte ormai, le tenebre avvolgevano
tutto il parco di Hogwarts, le folte chiome degli alberi della foresta proibita
si muovevano piano al passaggio di un leggero venticello e nel grande castello
una figura solitaria si aggirava per i lunghi corridoi illuminata a volte dalla
luce della luna quasi piena.
I piedi scorrevano lenti sul pavimento,
quasi trascinati, la testa persa tra le nuvole.
Quando un raggio di luna lo investì in
pieno alzò lo sguardo fino ad incontrare una grande palla bianca.
...Tra due giorni sarà piena… la nostra terza luna
piena con Remus…
Un pensiero improvviso che ebbe la forza
di farlo sorridere eccitato. Seguito subito da un altro. Lui, Sirius e Peter
che provavano in tutti i modi a trasformarsi in animali per aiutare Remus, e
questa volta il sorriso si riempì di gioia pensando ai suoi grandi amici.
Era quasi l’una e lui girovagava
tranquillo tra i corridoi del castello senza nemmeno il suo fidato mantello.
Quella notte James Potter si faceva
beffe di tutto e di tutti.
Dopo cena non era tornato in sala
comune, aveva detto ai ragazzi che si sarebbe fatto un giro ed aveva dovuto
subire la faccia preoccupata di Remus, quella mortificata di Peter e quella
rabbuiata di Sirius, che non era stato molto d’accordo sul fatto che avesse
rifiutato la sua compagnia quella sera.
Erano ore che girava a vuoto, senza una meta
precisa e con la mente che non la voleva smettere di rivolgersi alla fonte di
tutti i suoi dubbi, al suo tasto dolente.
Lily Evans.
Non riusciva a capire perché quella
ragazza avesse tutto quell’ascendente su di lui.
Lo disprezzava, lo insultava, lo
umiliava davanti a tutti e lui che faceva? Le andava dietro come un cagnolino.
Tuttavia il ricordo di quella mattina lo
faceva sentire uno schifo.
Era stato uno stupido, era appena andato
da lei a chiederle per l’ennesima volta di uscire, aveva appena decantato i
suoi sentimenti per lei e poi aveva smentito tutto, l’aveva trattata come un
oggetto, come una bambolina.
E non capiva il perché. Possibile che a
fargli dire quelle cose erano state solo le insistenti frasi di Sirius, oppure
c’era qualcos’altro? Il suo orgoglio maschile, la sua voglia di far vedere che
nonostante tutto, nonostante tutti gli insulti che riceveva da Lily, a lui non
importava niente, voleva farsi grande per non dover ammettere di stare male?
E all’improvviso le parole di quella
mattina gli tornarono in mente per non uscirne più, per tormentarlo.
Io non sono innamorato della Evans! E non voglio più
ripeterlo. È una sfida, una semplice sfida con me stesso! Non è mai stata una
cosa seria!
Era vero che non era innamorato? Non
sapeva rispondersi, non sapeva che cosa era l’amore, non lo aveva provato mai
per nessuna ragazza, mai. I suoi rapporti non erano mai stati profondi, qualche
uscita ogni tanto, qualche bacio, mai niente di serio. Solo con lei sentiva
qualcosa di diverso, ma era amore?
Era forte quello che provava per lei, di
questo ne era sicuro, tanto forte da fargli sempre immaginare una vita con lei
che era accanto a lui.
Tanto da fargli immaginare la sua prima
volta unicamente con lei.
Si avvicinò al cornicione di una delle
tante finestre del corridoio e si appoggiò sulla fredda pietra mettendosi le
mani tra i capelli.
Era maledettamente confuso, non era una
sfida per lui, non lo era mai stata, e di sicuro con lei voleva una cosa seria,
ma allora perché non aveva detto la verità?
Stava parlando con i suoi migliori
amici, con chi poteva aprirsi se non con loro?
Era stato così immaturo, chissà perché
poi l’amore lo spaventava tanto.
E la mente infingarda lo riportò ad una
mattina di dicembre di qualche anno prima…
Il
sole già alto in cielo andò a illuminare il dormitorio di Grifondoro del terzo
anno. Molto precisamente la stanza dei Malandrini. Dire che il Caos regnava là
dentro era poco. Quattro bauli, o meglio tre bauli, erano completamente vuoti e
il loro contenuto riversava sul pavimento. Solo uno, quello del Malandrino più
giudizioso, era in ordine, anche se solo perché Remus odiava indossare vestiti
tutti sgualciti. Le scrivanie dei quattro erano completamente sommerse da
libri, pergamene e boccette di inchiostro. Eh sì! Proprio tutte e quattro
perché il caro Remus, che tanto decantava l’ordine, si era fatto contagiare
dagli amici e la sua anima di Malandrino era venuta fuori.
E
poi bastava guardarlo dormire per capire, che non era poi così tranquillo! Nel
suo baldacchino rosso e oro vicino la porta, Remus Lupin dormiva con la bocca
aperta, un braccio che penzolava dal letto e l’altro appoggiato sopra la testa.
Le gambe attorcigliate con le lenzuola, che gli impedivano di muoversi. La maglietta del pigiama era alzata e gli
scopriva la pancia, infatti brividi di freddo gli increspavano la pelle.
D’altronde il piumone giaceva per terra inutilizzato.
Insomma,
ometto perfettino di giorno, Malandrino casinista di notte!
A destra, nel letto appoggiato alla parete
vicino al bagno, c’era il piccolo Peter. Pet dormiva tutto rannicchiato su se
stesso sotto le calde coperte, e il suo russare riempiva la stanza. A volte,
quando le coperte si spostavano e scoprivano la schiena del ragazzo, la sagoma
di Peter cominciava a tremare. Perfino mentre dormiva il ragazzo aveva
quell’aria impaurita e indifesa.
Alla
sinistra di Remus c’era il letto di Sirius Black. Tra i due eleggere il più
casinista sembrava impossibile. Sirius, infatti, aveva praticamente sradicato
il piumone dal materasso e le lenzuola lo coprivano solo fino alla vita. Il
ragazzo dormiva a pancia sotto, con le gambe allargate e, da un po’ di tempo a
questa parte aveva cominciato, misteriosamente, a dar man forte a Peter. Sirius
Black prima di allora non aveva mai russato, ed ora questo pensiero lo tormentava
giorno e notte, anche perché, secondo i racconti di James e Remus, era peggio
di un trombone. A completare l’opera c’era il suo “pigiama”. Nonostante fosse
pieno inverno, l’erede dei Black si ostinava ad indossare una leggerissima
canotta e un paio di boxer, cosa che, da quello che diceva lui, faceva
impazzire le sue fan.
E
poi per ultimo, nel letto vicino alla finestra, c’era lui. James Potter in
miniatura, appena tredicenne. Lui, Malandrino per eccellenza, quando dormiva
sembrava un angioletto!
Difatti
riposava disteso sul fianco sinistro, tranquillo. Con indosso un pigiama a maniche lunghe, che lo faceva stare
al calducci,o e le coperte tutte al loro posto. Un braccio sotto la testa e
l’altro che accarezzava il pesante piumone. I capelli, sempre disordinati,
macchiavano di nero pece il cuscino rosso, facendo un bel contrasto. E il viso
bianco e morbido, ancora da bambino, era disteso in una espressione beata,
rilassata. Sulle labbra, un sorriso malandrino e tenero allo stesso tempo.
Aveva quell’aria da bambino che non vuole crescere, spensierato e allegro.
Qualcosa
però, improvvisamente, disturbò il suo sonno.
Chissà
quale orrendo mostro si era intrufolato nella mente del giovane Potter e stava
mettendo alla prova tutto il suo coraggio Gryffindor.
La
bocca rosea si strinse in un broncio e poi si aprì per mormorare frasi
sconnesse e senza senso.
Il
povero piccolo si muoveva nel letto, scuotendo la testa velocemente. I suoi
lunghi sospiri invadevano insieme al russare di Pet la stanza e le sue
esclamazioni di terrore cercarono di svegliare gli altri ragazzi, ma fu tutto
inutile.
Il
sabato era sacro per i Malandrini, non si svegliavano neanche con le cannonate.
James
continuava a contorcersi nel letto e cominciò a sudare freddo fino a quando non
saltò a sedere di scatto sul letto. Ansimava e si guardava intorno impaurito e
disgustato.
Chiamò
in cerca di aiuto i suoi amici ma non ottenne risposta, così si alzò e carponi
arrivò ai piedi del letto di Sirius e si aggrappò alle lenzuola. Si mise in
ginocchio e cominciò a scuotere il corpo dell’amico per farlo svegliare.
-
Sirius! Sirius! Diamine Sir! Svegliati! – la voce
gli tremavo e si poteva ancora leggergli il disgusto negli occhi. – Dai Sirius
svegliati! Sir!
Diede
un maggiore strattone riuscendo nel suo intento.
Il
nobile Sirius Black invocando mentalmente contro quell’idiota del suo amico si
sforzò ad aprire gli occhi. La vista ancora un po’ offuscata gli fece vedere,
tanto per iniziare bene la giornata, la faccia bianca cadaverica di James tutta
sudata e appiccicaticcia e gli occhi di quest’ ultimo fuori dalle orbite. Un
po’ preoccupato si alzò a sedere e si stropicciò gli occhi per mettere a fuoco
meglio, ma l’immagine di James non migliorò, anzi.
Potter
rincuorato dal fatto che il suo amico si fosse svegliato cercò di mettersi
seduto sul letto di Sirius per guardarlo meglio in faccia.
-
James! Che diamine è successo? Spera per te che sia
una cosa seria, altrimenti sai cosa ti spetta per aver interrotto il sonno
sacro del Sabato!
-
È una cosa serissima Sir!
Black
lo guardò incuriosito, chissà che aveva fatto quello scemo.
-
Ho avuto un incubo Sir! Un incubo orrendo!
Sirius
lo trucidò con lo sguardo.
-
Aspetta, tu vorresti dirmi che mi hai svegliato
infrangendo le regole sul Sabato, solo per un incubo?!
-
Non minimizzare il mio problema! È una cosa seria,
non mi vedi che sono ancora sconvolto? Non te ne importa proprio niente?
James
cominciò una perfetta scenata che Sirius si affrettò a stoppare, chi se lo
sentiva sennò.
-
E va bene, non te la prendere. Sono sveglio ora,
dimmi di che parla questo incubo!
-
Ohhh! Era orrendo, schifido, disgustoso e s…
-
JAMES! Voglio la versione breve!
-
Uff! C’era la Evans…
-
E te pareva!
E cosa è successo? La Evans si staccava la pelle e si scopriva che era un
mostro? – Chiese ironico.
-
Nooo! Peggio! Lei e Mocciosus erano in riva al lago
e tutti li stavano guardando…
-
Beh non c’è niente di strano, quando fa caldo
studiano sempre in riva al lago, non vedo cosa può esserci di tanto disgustoso.
A
quel punto James ripresosi un po’, stanco delle continue interruzioni
dell’amico gli tappò la bocca con una mano.
Sirius
cercava di spostarla, ma la presa di James era ferrea.
-
Se magari mi lasci finire di parlare te lo spiego
che cosa c’è di tanto disgustoso! Posso continuare?
Black
lo guardò con un’espressione che era tutta un programma ed annuì.
-
Loro… loro… loro…!
Sirius
con uno strattone si liberò e disse:
-
Loro che???
-
Stavano pomiciando!!!!!!!!!!!!!!
-
Ma va al diavolo James!
Buttò
l’amico giù dal suo letto e si girò di sedere.
Ma
vi pare che quello scemo lo doveva svegliare perché aveva sognato che la Evans
e Mocciosus stavano pomiciando! Beh doveva ammettere che la scena era alquanto
disgustosa, ma James esagerava come sempre.
-
Hey Sir! Ma che fai non dici niente?
-
E che dovrei dirti idiota! Ti rendi conto che mi hai
svegliato per una cazzata? Ed è anche SABATO! – Esclamò esasperato tornando a
guardare in faccia il suo amico.
-
Ma tu non capisci! Sembrava tutto così reale, e lei…
lei ha detto davanti a tutti che lo amava! Capsici Sir! Che lo amava! E pensa
se succede veramente, pensa se è uno di quei sogni di cui ci ha parlato la
professoressa a Divinazione. In fondo stanno sempre insieme e Piton le sta
attaccato come una cozza!
-
James la smetti?! Da quando credi a quelle cavolate
di Divinazione? E poi Piton non è il tipo che può piacere ad Evans.
-
E tu che ne sai? Sono amici, migliori amici, sono…
-
James che diamine c’entra!!! Anche noi siamo amici
ma questo non vuol dire che io sono attratto da te!
-
Ma noi siamo maschi!
-
Comunque basta con questa storia, è comunque
impensabile che la Evans pomici con Piton davanti a tutti. Se proprio lo devono
fare lo fanno in qualche aula vuota! - Disse con un ghigno, gustandosi appieno
la faccia di James.
-
Grazie, sei davvero incoraggiante!
-
E smettila che sto scherzando!
-
Ma secondo te allora cosa significa questo sogno?
-
Vuoi davvero sapere come la penso?
-
Certo!
-
Sei geloso marcio.
-
Di chi di Piton?
-
Di LEI!
-
E perché dovrei esserlo, io non sono geloso.
-
Ti piace.
-
Certo che mi piace, sono tre anni che le vado
dietro, non mi pare di averlo mai nascosto che mi piace no?
-
No, ti piace sul serio.
-
In che senso?
-
È una cosa seria.
-
Non è una cosa seria.
-
Perché ti ostini a dire che non lo è?
-
Perché è la verità, mi piace però è una cosa da
niente.
-
E allora ti devo ammazzare due volte, non solo
perché mi hai svegliato perché hai fatto un sogno assurdo, ma anche perché perdi
più con lei non è neanche una cosa seria.
-
Ma…
-
Basta! Niente ma, fammi riaddormentare!
E
questa volta si girò e si riaddormentò, lasciando James nel panico assoluto.
Panico
che poche ore dopo durante una delle solite litigate con la Evans raggiunse
l’apice.
Infatti
erano in un corridoio pieno di gente che litigavano a causa di uno scherzò
fatto da James a Piton, e Potter nella disperazione totale le disse:
-
Per favore Evans, non pomiciare mai con Piton in
riva a lago!
La
ragazza rossa di imbarazzo si guardò intorno dove le risate dei compagni di
scuola la sommergevano, non si era mai sentita tanto umiliata.
Si
voltò a guardare Potter per dirgliene quattro, ma pronta com’era ad incontrare
il suo sguardo malandrino ed il suo ghigno malefico, si stupì nel vederlo
serio, serio come non era mai stato. E fu così shoccante per lei che si voltò e
se ne andò senza dirgli niente. Solo quando era arrivata alla fine del
corridoio accompagnata ancora da risolini, sentì Potter gridare disperato, come
se si fosse appena ricordato di qualche cosa.
-
E per favore, neanche nelle aule vuote!
-
VA AL DIAVOLO!
E
dopo questa dolce incitazione di intraprendere un bel viaggetto la ragazza
sparì alla vista di James con le orecchie assalite dalle risate degli
spettatori.
Come uscendo da un vortice James uscì da
quel ricordo e sorrise divertito.
Quante gliene aveva fatte passare a
quella povera ragazza!
La sua mente però gli disse che quel
ricordo era tornato a fargli visita non per fargli fare qualche risata, ma
perchè il suo comportamento era stato simile a quello usato quella mattina.
Anche in quell’occasione aveva sminuito
con Sirius i suoi sentimenti, che certamente non erano forti come quelli che
provava ora, ma erano comunque sinceri. Non capiva perché avesse così paura di
parlare con i suoi amici di quello che provava, perché avesse così paura ad
ammettere di essere, forse, innamorato.
Dopo quel giorno Sirius aveva creduto
alle sue parole, pensando che fosse solo una cotta passeggera, ma poi quella
stessa mattina, dopo due anni da quella loro chiacchierata, Sirius, il suo
migliore amico, la persona che lo conosceva meglio di tutte, gli aveva detto
che si era innamorato.
Ma lui era innamorato di Lily?
Non riusciva a capirlo, più si sforzava
e più era confuso.
Non sapeva se era amore quella fitta
nello stomaco che provava quando la vedeva.
Quando il cuore gli mancava un battito
quando lei scostava i suoi capelli dal viso, quando sorrideva dolce alle sue
amiche, quando parlava, quando leggeva, era amore quello?
E quel mostro che viveva nelle sue
viscere quando era in compagnia di Piton, quando si abbracciavano, quando lei
lo difendeva, quella era gelosia dettata dall’amore?
E l’amore poteva far male come lo
sguardo che lei aveva avuto quella mattina, quando aveva sentito quello che lui
aveva detto?
Delusa, disgustata, consapevole, poteva
essere così doloroso l’amore?
Non lo sapeva e forse non lo avrebbe
saputo mai, ma se fosse stato realmente amore era giusto che fosse così?
Disperato, confuso, appoggiato come in
cerca di conforto a quel cornicione James si chiese se fosse giusto essere
innamorato di lei, se fosse giusto essere innamorato di una che non ti vuole. Se
fosse giusto soffrire così tanto.
Perché tutti quegli insulti facevano
male e faceva male anche la consapevolezza che lui se li andava a cercare.
Se davvero era interessato a lei perché non
cercava di conquistarla normalmente, senza fare l’arrogante o il prepotente?
Capì che era fatto così, amava essere al
centro dell’attenzione, soprattutto della sua, e per esserci doveva fare l’odioso
ragazzino montato. Altrimenti neanche sarebbe esistito nel mondo di lei.
Ma allora si chiese perché proprio lei,
con tutte le ragazze che avrebbero fatto di tutto per stare con lui, che lo
avrebbero amato come lui voleva, perché lei?
La tormentava, la prendeva in giro, al
centro del suo mondo c’era sempre e solo lei. E soffriva quando lo insultava,
soffriva quando era con Piton, soffriva al punto tale che le lacrime
raggiungevano il suo orgoglio Gryffindor fino a scalfirlo.
Ed era consapevole che non era stato lui
a sceglierla, bensì lei a scegliere lui. Lo aveva folgorato la mattina del
primo settembre del loro primo anno. Lo aveva incatenato ai suoi occhi smeraldo
e non lo aveva più liberato, era qualcosa di incondizionato, ogni volta che provava
a non pensare a lei, subito, come una calamita i suoi pensieri tornavano all’incantatrice
Lily Evans.
Lui nella sua vita aveva conosciuto l’amore
protettivo dei suoi genitori, l’amore fraterno che provava verso i suoi amici,
ma l’amore per le ragazze lo aveva solo letto nei libri, e di sicuro in quelle
favole tutte in rosa nessuno soffriva come lui. Erano sempre tutti felice e
contenti.
L’amore doveva essere così, dovrebbe
rendere felici, no? Dovresti sentirti leggero.
E lui invece sentiva un macigno dentro
di sé, si sentiva distrutto e rammaricato per le cose che aveva detto, perché non
avrebbe mai dovuto trattarla come un oggetto, non doveva umiliarla, sminuirla
in quel modo.
E proprio quando questo pensiero gli
passò per la testa, una parte di lui sperò con tutta se stessa che fosse solo
una cotta, che la sua ossessione era nata solo dalla sua voglia di far cadere
ai suoi piedi anche lei, perché non ce la faceva più a soffrire per lei, era
stufo di sentirsi etichettare come uno stupido essere esecrabile, così, senza che
lei lo conoscesse davvero.
Voleva che quella cosa passasse in
fretta, voleva che lei lo lasciasse finalmente libero di pensare ad altre
ragazze, voleva che lei se ne andasse definitivamente dalla sua mente, dalla
sua vita.
Un’altra parte di lui però aveva l’impellente
bisogno di andare da lei e chiarire, cercare di farle capire che era stato
davvero, davvero, un idiota e che non doveva permettersi di dire quelle cose.
Voleva combattere per conquistarla,
continuare a provare fino alla fine, prendendosi tutti gli insulti che lei
voleva dargli, soffrendone in silenzio, e continuare a corteggiarla, ad
assillarla fino a quando non avrebbe ceduto, e solo allora lui avrebbe potuto
godere e curare tutte le ferite che si erano aperte lungo il viaggio verso il cuore
di lei.
E solo allora capì che doveva lottare e
continuare, crederci fino alla fine. Forse non avrebbe ceduto così in fretta,
forse sarebbe arrivata al punto di odiarlo ancora di più, ma poi in un giorno
che, lui ne era sicuro, sarebbe arrivato, si sarebbe guardato indietro e
avrebbe sorriso per tutto quello che stava combinando solo per conquistarla, ed
avrebbe sorriso con lei accanto. Un giorno lei e lui sarebbero stati insieme.
Un po’ più tranquillo raddrizzò la
schiena e guardò in alto la luna. Il cielo era scuro e l’orologio sulla torre
fece echeggiare i suoi rintocchi, segnando le due. James decise di tornare in
sala comune e si voltò immergendosi nelle tenebre del corridoio con il mantello
che svolazzava intorno alle sue caviglie.
Quando arrivo davanti al ritratto della
signora Grassa ci mise un po’ a svegliarla e quando finalmente ci riuscì, lei
minacciò di lasciarlo dormire fuori nel corridoio, ma nessuna donna, beh tranne
una!, diceva di no agli occhioni da cerbiatto di James Potter e alla fine lo
fece entrare.
James sorridendo si chiuse il ritratto
alle spalle sentendo ancora la signora Grassa borbottare contrariata sui
giovani d’oggi che non avevano nessun rispetto per i poveri quadri vecchi e
stanchi. Gli scappò una risatina che si spense subito quando si voltò.
Addormentata sul divano c’era la causa
di tutti i suoi complessi mentali.
Distesa sulla morbida stoffa rossa con
indosso un bel pigiama bianco con disegnate delle stelline, la testa appoggiata
su una mano, gli occhi chiusi e il petto che si alzava e si abbassava al ritmo
del suo respiro regolare, Lily Evans dormiva della grossa illuminata dalla luce
delle fiamme del camino che coloravano il suo viso da bambola.
James trattenne il respiro a quella
immagine e sentì dentro di sé un fiume di calda tenerezza che gli invadeva il
petto, il cuore fino ad arrivargli in gola, rendendola secca e facendo faticare
il ragazzo per respirare normalmente.
Non aveva mai provato niente di simile,
era così indifesa Lily in quel momento. Non si accorse neanche di essersi
avvicinato al divano e di essersi inginocchiato di fronte alla ragazza. Accarezzò
piano i morbidi capelli rossi che si espandevano intorno al suo capo come a
formare un’aureola, e un angelo ci sembrava davvero in quel momento.
James sorrise intenerito gustandosi
appieno la sensazione che gli provocava sentire la pelle di lei scorrere sotto le
sue dita.
Un leggero tremore del corpo della
ragazza lo spinse a togliersi il mantello e a posarlo delicatamente su di lei. Le
accarezzò un’ultima volta il viso e poi si sedette per terra di fronte a lei a
guardarla dormire.
Quella notte fu una notte di grandi
chiarimenti tra James e i suoi sentimenti.
Quella notte il ragazzo capì che non
sarebbe riuscito a guardare nessun altra dormire per tutta la notte come aveva
fatto con lei.
Quella notte capì perché quando
immaginava la sua prima volta, riusciva a farlo solo con lei.
Quella notte capì che quello che provava
era amore. L’amore che ti fa soffrire, che ti rende felice, che ti distrugge,
che ti fa sentire leggero, libero. L’amore vero.
Capì che amava quella ragazza dai capelli rossi che
faceva sempre infuriare.
E quella notte capì che l’avrebbe amata
per sempre, sia che lei avesse intrecciato il suo destino con quello di James,
sia che avesse deciso di seguire un’altra strada che l’avrebbe condotta lontano
da lui.
E rimase lì a guardarla dormire fino
alle prime ore del mattino, quando la luce del primo sole li illuminò. Solo
verso le sei si decise a tornare nel suo dormitorio.
Dopo dieci minuti che era tornato in
camera, sentì dei passi leggeri che salivano le scale dei dormitori dei
ragazzi. Sentì quei passi fermarsi per un solo attimo davanti alla porta dei
Malandrini per poi ridiscendere le scale quasi di corsa. Quando James aprì la
porta trovo per terra il suo mantello, e sorrise leggendo le iniziali del suo
nome spuntare malandrine all’interno del colletto.
Ancora sorridendo si voltò e rientrò
nella sua camera pronto a svegliare i suoi amici.
Un James Potter di qualche anno più
grande sorrideva a quel ricordo, come aveva previsto. Quella notte aveva capito
che in nessun caso avrebbe potuto fare a meno di Lily Evans. Ops Potter!
Si voltò divertito a guardare la sua
dolce mogliettina che dormiva serena abbracciata a lui. Alla fine ce l’aveva
fatta, pensò orgoglioso di se stesso.
Ma ancora più orgoglioso portò le mani
sul ventre della moglie, dove fiero si faceva largo tra le lenzuola un bel
pancione. Sentì l’esserino che era lì dentro, suo figlio, che scalciava irrequieto.
James si ritrovò a sorridere intenerito
per l’ennesima volta e il suo sorriso si allargò quando Lily aprì gli occhi e
gli sorrise.
Un sorriso che gli aprì le porte del
paradiso.
Mentre le dava un tenero bacio di
buongiorno continuarono a sentire insieme i calci e le spinte del loro bambino
che sembrava volere al più presto venire fuori dal pancione della mamma.
Un piccolo bimbo pronto a portare nel mondo
una luce di speranza. Pronto ad essere, in quel clima di terrore, una guida per
la generazione futura e pronto a portare come baluardo quell’amore che lo aveva
generato, protetto. L’amore di un padre e di una madre, l’amore vero.
FATTO IL MISFATTO
Allora eccomi di nuovo qui che vi rompo
le scatole!
Spero che la storia vi sia piaciuta e
che sia riuscita a caratterizzare bene i personaggi, anche perché questa storia
mi ha fatto penare!
Sono due mesi che ci lavoro a causa
della scuola che non mi lascia neanche il tempo per respirare, però in questi
ultimi giorni mi sono detta: “Se non la finisci ora, non la finisci più!” e
così mi sono decisa.
Spero di essere riuscita a
caratterizzare bene Piton da giovane perché è la prima volta che mi cimento con
questo personaggio e dato che non è che mi sta poi così tanto simpatico forse
non è propriamente perfetto però c’è sempre tempo per migliorare.
Spero che le parti di lui e Lily
insieme siano credibili, perché questa storia che nella mia mente era nata come
una fic non molto lunga concentrata solo su James, i pensieri di Lily e di Piton
non dovevano esserci, come del resto neanche le loro scene da soli. La storia è
nata per spiegare un po’ come secondo me James ha finalmente capito e ammesso
l’amore che prova per Lily il tutto scatenato dalla voglia impellente che aveva
Sirius di fargli fare al più presto nuove esperienze.
Ora vorrei spezzare una lancia in
favore del mio Prongs che io AMO, ma che molti ultimamente mi maltrattano!!! Perché
tutte dicono era un bastardo e trattava male quelli più piccoli ed era montato.
Ed ora io vi chiedo, voi che criticate,
davvero conoscete tutti ragazzi che a 16-17 anni non sono bastardi, non sono
montati e si credono i migliori? Che non cambiano ragazza ogni settimana? Se davvero è così siete davvero fortunate, e
anzi vi chiedo un favore, presentatemene qualcuno perché quelli che conosco io
sono un disastro!!!!!!!!!
Però a parte gli scherzi più volte mi
sono sentita dire : “Ma perché ti piace James?” da fan di Piton.
Ed io ho risposto semplicemente che un
giorno mi piacerebbe essere amata come lui amava Lily. Perché non fa impazzire
neanche a me il James 15enne, però il James 18enne maturo e il James marito e
padre mi fanno letteralmente sciogliere come neve al sole! Quindi non
prendetevela fan di Piton che leggete le mie storie, se ve lo maltratto un po’,
è solo che l’autrice è molto ma moooooolto di parte. Spero
di ricevere tantissimi commenti! (PRONGSIE fa la faccina da cerbiatta sola e
abbandonata! )
Ed ora vorrei ringraziare le dodici
persone che hanno messo la mia prima fiction nei preferiti e sono:
1 - ale03
2 - bittersweet miki
3 - clod88
4 - HarryEly
5 - huangliang
6 - LilyChan
7 - MissDragon
8 - PikkolaGrandefan
9 - PrincessMarauders
10 - stezietta w
11 - Wolverine
12 - _PaNsY90_
Vi ringrazio di cuore
davvero!
E vorrei rispondere alle
persone che gentilmente hanno lasciato una recensione e sono:
clod88: ti ringrazio davvero
di cuore e sono contentissima che la storia ti sia piaciuta! Spero che leggerai
e commenterai anche questa così mi farai sapere che ne pensi! Grazie ancora.
HarryEly: oddio quanti complimenti! Davvero grazie,
beh ci capiamo al volo noi due che ADORIAMO James! Ihih!
Comunque ancora grazie e sarei molto contenta di sapere che ne pensi anche di
questa di storia.
aLbICoCCaCiDa: grazie davvero! Per quanto riguarda le
long fic ancora non mi impegno in un progetto così importante perché la scuola
mi ruba molto tempo, e già per scrivere questa mi sono ammazzata. Ma sono
sicura che prima o poi una long arriverà e sarò contenta di sapere che ne
pensi. Ma mentre aspettiamo la long che ne dici di commentare questa?! Alla prossima
baci!
Bellis: già lo sai che il tuo commento mi ha
fatta arrossire, riceverlo da te poi! Sei stata carinissima e come vedi la
nuova storia è arrivata, anche se molto in ritardo, sarò felicissima se troverò
ad aspettarmi un tuo nuovo commento! Spero di risentirti presto e di leggere
altre tue storie perché sei bravissima! Ti mando tanti bacioni!
Sarina87: ti ringrazio di
cuore, sono contenta che la storia ti sia piaciuta.
Jaily: grazie tantissimo per la recensione
spero, se la leggerai, che ti piaccia anche questa di storia.
Lusissa: ti ho già ringraziata per la tua
recensione, ma mi sembra doveroso farlo un’altra volta! Sei stata dolcissima e
aspetto con ansia la tua nuova storia, lo sai che mi mancano i tuoi Lily e James?
Ti mando un bacione, ciao.
PikkolaGrandeFan: hey ciao! Grazie
tante della recensione! Concordo James è dolcissimo! Un bacio!
Nelithen: hey grazie
per la recensione e per i complimenti! Non sai quanto ci ho ragionato su quel
bacio! Però mi sembrava carino lasciarlo, e poi non si sa se poi Lily un
ceffone non glielo ha tirato davvero dopo! Comunque grazie di cuore e spero
leggerai anche questa e mi dirai cosa ne pensi! Un bacio.
Meg89: davvero, davvero
grazie! Sono contentissima che la mia prima ti sia piaciuta! E purtroppo James
o piace o non piace, però sono contenta che come ho strutturato la storia ti
sia piaciuto, ed anche Lily, che in fondo era il centro della fic. Di questa
invece il protagonista assoluto è James, che ne dici di dirmi che ne pensi
anche se il personaggio non è tra i tuoi preferiti? Ne sarei contentissima! Un
bacio.