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Autore: StrawberryGlasses    12/01/2015    1 recensioni
Sirius e Regulus, due fratelli terribilmente simili e diversi allo stesso tempo. Vitani, entrata nella loro vita per caso, abbandonata ancora in fasce, in un freddo giorno di Novembre, davanti alla porta di Cygnus e Druella Black.
Tre ragazzi incastrati in qualcosa di troppo grande e troppo crudele, dovranno compiere delle scelte che ne determineranno la vita o la morte in un mondo in cui il potere e il pregiudizio prevalgono su ogni altra cosa, anche sulla famiglia.
Dalla storia:
- Ci sono tante cose che non sai, Vitani. Ci siamo odiati a lungo perché era più facile, perché l’odio costituisce l’inclinazione naturale dei Black. -
- Io non sono davvero una Black. - disse allora la giovane, scostandosi da lui e asciugandosi gli occhi con la mano. – E non sopportavo che tu rifiutassi quella stessa appartenenza per la quale io lottavo continuamente, ogni secondo. -
- Sei sempre stata intelligente e in gamba abbastanza da ottenere tutto ciò che volevi. -
- Ti sbagli. - sospirò quella barcollando di nuovo più vicina a lui. - Non tutto. -
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Black, Nuovo personaggio, Regulus Black, Sirius Black, Un po' tutti
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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The Dark Side of The Moon PROLOGO

THE DARK SIDE OF THE MOON


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PROLOGO

Sei una Black, Vitani, sarai quel che devi.

Vitani non avrebbe mai potuto dimenticare lo sguardo di Cygnus Black, il modo in cui i suoi tratti si erano induriti nel pronunciare quelle parole, la tensione in ogni sillaba. L'uomo aveva fatto scrocchiare le dita più di una volta mentre tentava di apparire impassibile, teso e austero nei pressi del binario nove e tre quarti.

Nelle vene di Vitani non scorreva il sangue dei Black. Era stata abbandonata davanti alla loro porta, stretta in una coperta di pregiata  filatura, come un dono del cielo o forse la peggiore delle sciagure.

Non sapevano chi fossero i suoi ascendenti, se il sangue nelle sue vene fosse stato insozzato da chissà quale indegna commistione e se fosse stato proprio questo il motivo per cui la madre l’aveva abbandonata in quel freddo mattino di Novembre davanti all’imponente portone della tenuta dei Black; tuttavia non avrebbero permesso che si parlasse di loro, non avrebbero permesso alcuno scandalo e l’avevano tenuta presso di loro come la minore delle sorelle Black, Bellatrix, la maggiore, Andromeda e Narcissa.

Crescendo la bellezza della piccola Vitani non stonava affatto con quella quasi innaturale delle altre sorelle e nessuno avrebbe potuto sospettare che la bambina non fosse davvero sangue del loro sangue: i lisci capelli corvini ricordavano quelli ricci dell’orgogliosissima Bellatrix, gli occhi erano azzurri come quelli del padre e il fisico esile come quello di Druella.

Bellatrix la guardava sempre con malcelato disappunto quando la bambina, di dieci anni più giovane di lei, correva per la tenuta riempiendo ogni angolo con la sua risata cristallina che echeggiava crudelmente come una spina nel dignitoso contegno che governava quelle mura.

Vitani temeva Bellatrix, forse più dei genitori, e il suo rifugio erano le braccia di Andromeda che, non molto più giovane di Bellatrix aveva invece promesso a se stessa che niente di male sarebbe mai accaduto a quella innocente creatura che la sorte aveva gettato in una vita che lei stessa a malapena tollerava.

Andromeda era una vera Black, all’apparenza. Rigorosa, educata e composta, non dava da parlare di sé lasciando alla sorella maggiore e alla delicata Narcissa i riflettori di un teatro in cui giornalmente veniva inscenata una commedia in cui non si riconosceva affatto.

La piccola Vitani era cresciuta insieme ai cugini, Sirius, di un anno più grande, e Regulus, suo coetaneo e compagno di giochi.
La bambina allora non avrebbe potuto notare, neanche volendo, gli sguardi che gli zii, Orion e Walburga, rivolgevano al maggiore dei loro figli, sempre troppo intraprendente, troppo sfrontato, troppo disubbidiente.
Vitani lo seguiva ovunque, correvano nei prati e si nascondevano negli angoli più remoti del parco, Sirius le mostrava dove si nascondevano le ranocchie, nello stagno, e poi la prendeva in spalla correndo fino ai limiti delle vaste proprietà della famiglia.

Regulus li seguiva e guardava, ammirato, il fratello maggiore.
"Voglio essere proprio come lui" diceva a volte, quasi sussurrando, quando lo vedeva destreggiarsi nelle sue marachelle e costruire avventure di ogni sorta con un bastoncino stretto in mano come fosse una bacchetta, lottando contro i rami degli alberi  e contro le ombre delle querce.

Poi un giorno qualcosa era cambiato.
Regulus non seguiva più Sirius, ma restava stretto alla gonna della madre che non perdeva occasione per rimproverare il maggiore e metterlo in punizione.
Sirius aveva undici anni, Vitani lo ricordava bene, e aveva cominciato a frequentare Hogwarts.

"Perché sono arrabbiati con te, Sirius?"

Sirius l’aveva guardata con tenerezza prima di scuotere il capo e cingerle le spalle con un braccio. Due bambini soli in uno spazio immenso, nascosti dal tronco di un albero nel loro angolo di quiete e silenzio, lontano dalle urla di Walburga o dalla durezza di Cygnus.

"Perché io non sono come loro, Vit. Non sono un Serpeverde."

Vitani adorava Sirius e non capiva affatto cosa potesse esserci di sbagliato in lui tanto da fargli meritare quelle occhiatacce, quel disprezzo. Le ricordavano tremendamente gli sguardi che le rivolgeva puntualmente sua sorella Bellatrix, stretta nei suoi lunghi vestiti neri, tanto bella da far male agli occhi e dura come l’acciaio, dentro e fuori.

La ragazzina sapeva di non essere figlia dei Black, Bellatrix glielo aveva urlato in un una torrida giornata di Agosto, qualche settimana prima, prendendola per un braccio e strappandola al cugino che inginocchiato accanto allo stagno le mostrava le magie che aveva imparato ad Hogwarts facendo fluttuare una ninfea e poi adagiandole un fiore tra i capelli corvini.
Vitani aveva pianto tanto, quel giorno e per tutta la notte che era seguita, stretta tra le braccia di Andromeda che le passava le dita tra i capelli, materna.

"Ssh, tesoro. Va tutto bene. Puoi ancora cambiare tutto questo, la tua diversità è un dono, non una disgrazia."

Ma Vitani non voleva cambiare nulla, non voleva essere diversa. Vitani voleva meritare il nome dei Black, voleva essere amata quanto Bellatrix e anche di più, voleva rendere Cygnus e Druella fieri di lei come non lo erano mai stati di nessuna delle sorelle, voleva essere la figlia che loro desideravano.
Per questo quella mattina di Settembre, fissando le porte dell’espresso per Hogwarts, promise a se stessa che sarebbe stata una Serpeverde, la migliore che la sua famiglia avesse mai conosciuto.

 

-Reg, dov’è Sirius? -  chiese Vitani, raggiante, al minore dei cugini che come lei era stato smistato a Serpeverde e in quel momento si stava alzando, insieme agli altri, per seguire i prefetti al dormitorio.
Regulus mosse piano il capo verso un punto alle spalle della ragazzina che si voltò e finalmente intravide i capelli arruffati del suo cugino preferito che chiacchierava animatamente con degli altri Grifondoro.

Aveva cercato per tutta la cena di scorgerlo nella folla, quando il cappello aveva pronunciato il suo verdetto Vitani aveva cercato lo sguardo di Sirius prima di quello di chiunque altro ma tutto ciò che aveva potuto riconoscere erano le sue spalle mentre, voltato nella direzione opposta, sembrava non essersi minimamente accorto di lei.

-Sirius! - esclamò, entusiasta, correndo verso di lui che sembrava invece non sentirla e che si voltò solo quando lei posò una mano, piccola e bianca, sulla sua spalla.

-Sirius io…-

Quando incrociò gli occhi freddi del maggiore dei Black le parole le morirono in gola. Non poteva essere Sirius, quello, non poteva essere il cugino tanto affettuoso con cui era cresciuta.

-Sirius, cos’è? Conosci la piccola serpe? - chiese un ragazzo, poco distante, passandosi una mano tra i capelli arruffati e risistemandosi gli occhiali da vista sul naso.

-Piantala!- gli intimò un altro dall’aria un po’ malaticcia e con una ampia cicatrice sulla guancia sinistra.

-Che c’è, Vitani? Avevi bisogno di qualcosa?- chiese Sirius, glaciale, puntando gli occhi grigi sulla cugina dopo aver zittito gli altri ragazzi con un’occhiata sbrigativa.

-Sono una strega anch’io adesso, non dovrò aspettare che arrivi l’estate per vederti!- disse cercando di sorridere e pensando che Sirius avesse solo avuto una brutta giornata.

Quello invece la prese per un braccio, la trascinò in disparte, privo di qualsiasi riguardo o delicatezza, e si chinò un po’ sulle gambe per raggiungere l’altezza della sua sbalordita interlocutrice.

-Non devi rivolgermi la parola, qui, Vitani. Io sono un Grifondoro, tu adesso sei una di loro. Ho degli amici e una reputazione da mantenere, fai nuove conoscenze in quella feccia in cui sei andata a finire.-

Vitani restò immobile, fino a quel momento il verdetto del cappello le era sembrato il più giusto o addirittura l’unico possibile, pregustava già l’orgoglio del padre e, magari, una prima possibilità di essere benvoluta da sua sorella Bellatrix. Sirius, invece, aveva demolito tutto con poche semplici parole che nella sua mente di ragazzina risuonavano terribili e crudeli, più di quanto sua sorella, i suoi genitori o chiunque altro in casa Black fosse mai stato.

-Vieni, Vit.- la incoraggiò Regulus prendendola per mano e tirandola con sé verso il gruppo di Serpeverde che stava già lasciando la Sala Grande.
Quello avrebbe dovuto essere il giorno più bello della sua vita ed invece era stato un incubo, il peggiore.

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Hai come sempre creato un piccolo capolavoro, GRAZIE. :)

ANGOLO DELLE AUTRICI:
Ciao a tutti, noi siamo G. ed A., Axl ed Izzy, Gufa e Triglia, ci siamo chiamate in questi e altri mille modi nel corso del tempo ma per comodità qui saremo solo StrawberryGlasses.
Non è la prima volta che scriviamo insieme e spero che converrete che i nostri stili non stonano affatto anzi, con ogni probabilità, frammento per frammento, non sarà neanche facile trovare differenze se non per la punteggiatura maccheronica di A.
La storia si articolerà principalmente in due parti, gli ultimi anni ad Hogwarts e la vita dopo la scuola, il periodo di cui la Rowling ha parlato così poco.
Vitani è un personaggio di nostra invenzione ispirato sul piano estetico a Jessica Lowndes mentre Sirius e Regulus Black sono, nella nostra personalissima versione, ispirati rispettivamente ad Aaron Johnson e Colin O'Donoghue. La Disney ci perdonerà per il furto del nome che abbiamo scoperto non esistere in nessun altro contesto conosciuto se non quello del Re Leone.
Per il momento vi salutiamo, con il prossimo capitolo entreremo più a fondo nella storia. A presto!

   
 
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