THE DARK SIDE OF THE MOON
PROLOGO
Sei una Black, Vitani, sarai quel che devi.
Vitani
non avrebbe mai
potuto dimenticare lo sguardo di Cygnus Black, il modo in cui i suoi
tratti si
erano induriti nel pronunciare quelle parole, la tensione in ogni
sillaba. L'uomo aveva fatto scrocchiare le dita più di una volta
mentre tentava di apparire
impassibile, teso e austero nei pressi del binario nove e tre quarti.
Nelle vene di Vitani non
scorreva il sangue dei Black. Era stata abbandonata davanti alla loro porta,
stretta in una coperta di pregiata filatura, come un dono del cielo o forse
la peggiore delle sciagure.
Non sapevano chi fossero i
suoi ascendenti, se il sangue nelle sue vene fosse stato insozzato da chissà
quale indegna commistione e se fosse stato proprio questo il motivo per cui la
madre l’aveva abbandonata in quel freddo mattino di Novembre davanti
all’imponente portone della tenuta dei Black; tuttavia non avrebbero permesso
che si parlasse di loro, non avrebbero permesso alcuno scandalo e l’avevano
tenuta presso di loro come la minore delle sorelle Black, Bellatrix, la
maggiore, Andromeda e Narcissa.
Crescendo la bellezza della
piccola Vitani non stonava affatto con quella quasi innaturale delle altre
sorelle e nessuno avrebbe potuto sospettare che la bambina non fosse davvero
sangue del loro sangue: i lisci capelli corvini ricordavano quelli ricci
dell’orgogliosissima Bellatrix, gli occhi erano azzurri come quelli del padre e
il fisico esile come quello di Druella.
Bellatrix la guardava
sempre con malcelato disappunto quando la bambina, di dieci anni più giovane di
lei, correva per la tenuta riempiendo ogni angolo con la sua risata cristallina
che echeggiava crudelmente come una spina nel dignitoso contegno che governava
quelle mura.
Vitani temeva Bellatrix,
forse più dei genitori, e il suo rifugio erano le braccia di Andromeda che, non
molto più giovane di Bellatrix aveva invece promesso a se stessa che niente di
male sarebbe mai accaduto a quella innocente creatura che la sorte aveva
gettato in una vita che lei stessa a malapena tollerava.
Andromeda era una vera
Black, all’apparenza. Rigorosa, educata e composta, non dava da parlare di sé
lasciando alla sorella maggiore e alla delicata Narcissa i riflettori di un
teatro in cui giornalmente veniva inscenata una commedia in cui non si
riconosceva affatto.
La piccola Vitani era cresciuta
insieme ai cugini, Sirius, di un anno più grande, e Regulus, suo coetaneo e
compagno di giochi.
La bambina allora non avrebbe
potuto notare, neanche volendo, gli sguardi che gli zii, Orion e Walburga,
rivolgevano al maggiore dei loro figli, sempre troppo intraprendente, troppo
sfrontato, troppo disubbidiente.
Vitani lo seguiva ovunque,
correvano nei prati e si nascondevano negli angoli più remoti del parco, Sirius
le mostrava dove si nascondevano le ranocchie, nello stagno, e poi la prendeva
in spalla correndo fino ai limiti delle vaste proprietà della famiglia.
Regulus li seguiva e
guardava, ammirato, il fratello maggiore.
"Voglio essere proprio come lui" diceva a volte, quasi
sussurrando, quando lo vedeva destreggiarsi nelle sue marachelle e costruire
avventure di ogni sorta con un bastoncino stretto in mano come fosse una
bacchetta, lottando contro i rami degli alberi e contro le ombre delle querce.
Poi un giorno qualcosa era
cambiato.
Regulus non seguiva più
Sirius, ma restava stretto alla gonna della madre che non perdeva occasione per
rimproverare il maggiore e metterlo in punizione.
Sirius aveva undici anni,
Vitani lo ricordava bene, e aveva cominciato a frequentare Hogwarts.
"Perché sono arrabbiati con te, Sirius?"
Sirius l’aveva guardata
con tenerezza prima di scuotere il capo e cingerle le spalle con un braccio.
Due bambini soli in uno spazio immenso, nascosti dal tronco di un albero nel
loro angolo di quiete e silenzio, lontano dalle urla di Walburga o dalla
durezza di Cygnus.
"Perché io non sono come loro, Vit. Non sono un
Serpeverde."
Vitani adorava Sirius e
non capiva affatto cosa potesse esserci di sbagliato in lui tanto da fargli
meritare quelle occhiatacce, quel disprezzo.
La ragazzina sapeva di non
essere figlia dei Black, Bellatrix glielo aveva urlato in un una torrida
giornata di Agosto, qualche settimana prima, prendendola per un braccio e
strappandola al cugino che inginocchiato accanto allo stagno le mostrava le
magie che aveva imparato ad Hogwarts facendo fluttuare una ninfea e poi
adagiandole un fiore tra i capelli corvini.
Vitani aveva pianto tanto,
quel giorno e per tutta la notte che era seguita, stretta tra le braccia di
Andromeda che le passava le dita tra i capelli, materna.
"Ssh, tesoro. Va tutto bene. Puoi ancora cambiare tutto
questo, la tua diversità è un dono, non una disgrazia."
Ma Vitani non voleva
cambiare nulla, non voleva essere diversa. Vitani voleva meritare il nome dei
Black, voleva essere amata quanto Bellatrix e anche di più, voleva rendere
Cygnus e Druella fieri di lei come non lo erano mai stati di nessuna delle
sorelle, voleva essere la figlia che loro desideravano.
Per questo quella mattina
di Settembre, fissando le porte dell’espresso per Hogwarts, promise a se stessa
che sarebbe stata una Serpeverde, la migliore che la sua famiglia avesse mai
conosciuto.
-Reg, dov’è Sirius? - chiese Vitani, raggiante, al minore dei
cugini che come lei era stato smistato a Serpeverde e in quel momento si stava
alzando, insieme agli altri, per seguire i prefetti al dormitorio.
Regulus mosse piano il
capo verso un punto alle spalle della ragazzina che si voltò e finalmente
intravide i capelli arruffati del suo cugino preferito che chiacchierava
animatamente con degli altri Grifondoro.
Aveva cercato per tutta la cena di scorgerlo
nella folla, quando il cappello aveva pronunciato il suo verdetto Vitani aveva
cercato lo sguardo di Sirius prima di quello di chiunque altro ma tutto ciò che
aveva potuto riconoscere erano le sue spalle mentre, voltato nella direzione
opposta, sembrava non essersi minimamente accorto di lei.
-Sirius! - esclamò,
entusiasta, correndo verso di lui che sembrava invece non sentirla e che si
voltò solo quando lei posò una mano, piccola e bianca, sulla sua spalla.
-Sirius io…-
Quando incrociò gli occhi
freddi del maggiore dei Black le parole le morirono in gola. Non poteva essere
Sirius, quello, non poteva essere il cugino tanto affettuoso con cui era
cresciuta.
-Sirius, cos’è? Conosci
la piccola serpe? - chiese un ragazzo, poco distante, passandosi una mano tra i
capelli arruffati e risistemandosi gli occhiali da vista sul naso.
-Piantala!- gli intimò
un altro dall’aria un po’ malaticcia e con una ampia cicatrice sulla guancia
sinistra.
-Che c’è, Vitani? Avevi
bisogno di qualcosa?- chiese Sirius, glaciale, puntando gli occhi grigi sulla
cugina dopo aver zittito gli altri ragazzi con un’occhiata sbrigativa.
-Sono una strega anch’io
adesso, non dovrò aspettare che arrivi l’estate per vederti!- disse cercando
di sorridere e pensando che Sirius avesse solo avuto una brutta giornata.
Quello invece la prese per
un braccio, la trascinò in disparte, privo di qualsiasi riguardo o delicatezza,
e si chinò un po’ sulle gambe per raggiungere l’altezza della sua sbalordita
interlocutrice.
-Non devi rivolgermi la
parola, qui, Vitani. Io sono un Grifondoro, tu adesso sei una di loro. Ho degli amici e una reputazione
da mantenere, fai nuove conoscenze in quella feccia in cui sei andata a
finire.-
Vitani restò immobile,
fino a quel momento il verdetto del cappello le era sembrato il più giusto o
addirittura l’unico possibile, pregustava già l’orgoglio del padre e, magari,
una prima possibilità di essere benvoluta da sua sorella Bellatrix. Sirius,
invece, aveva demolito tutto con poche semplici parole che nella sua mente di
ragazzina risuonavano terribili e crudeli, più di quanto sua sorella, i suoi
genitori o chiunque altro in casa Black fosse mai stato.
-Vieni, Vit.- la
incoraggiò Regulus prendendola per mano e tirandola con sé verso il gruppo di
Serpeverde che stava già lasciando la Sala Grande.
Quello avrebbe dovuto
essere il giorno più bello della sua vita ed invece era stato un incubo, il
peggiore.
Hai come sempre creato un piccolo capolavoro, GRAZIE. :)
ANGOLO DELLE AUTRICI:
Ciao a tutti, noi siamo G. ed A., Axl ed Izzy, Gufa e Triglia, ci siamo chiamate in questi e altri mille modi nel corso del tempo ma per comodità qui saremo solo StrawberryGlasses.
Non è la prima volta che scriviamo insieme e spero che converrete che i nostri stili non stonano affatto anzi, con ogni probabilità, frammento per frammento, non sarà neanche facile trovare differenze se non per la punteggiatura maccheronica di A.
La storia si articolerà principalmente in due parti, gli ultimi anni ad Hogwarts e la vita dopo la scuola, il periodo di cui la Rowling ha parlato così poco.
Vitani è un personaggio di nostra invenzione ispirato sul piano estetico a Jessica Lowndes mentre Sirius e Regulus Black sono, nella nostra personalissima versione, ispirati rispettivamente ad Aaron Johnson e Colin O'Donoghue. La Disney ci perdonerà per il furto del nome che abbiamo scoperto non esistere in nessun altro contesto conosciuto se non quello del Re Leone.
Per il momento vi salutiamo, con il prossimo capitolo entreremo più a fondo nella storia. A presto!