Non
E’ Mai Troppo Tardi
3
L’alba li sorprese a pochi chilometri dalla mamma.
Avevano deciso di non cambiarsi fino a quando non
fossero arrivati da Richard, anche se era più probabile che attirassero
l’attenzione così conciati che vestiti da ragazzi normali. Fortuna voleva che
oltre al fatto di avere una macchina con i finestrini scuri, la villa fosse
isolata, quindi una volta passata la highway che era ancora buio, il problema
si era risolto da solo.
Il problema che non erano riusciti a risolvere per
motivi di tempo - e che li aveva convinti a non cambiarsi subito - era che
Matthew, quando gli avevano telefonato, non era certo che Richard fosse solo
nella villa, e per nessuna ragione al mondo qualcuno doveva vederli in viso.
Matthew non aveva neanche accennato al fatto di
avvisare Richard del loro arrivo, dicendo che, considerati i precedenti, nella
peggiore delle ipotesi li stava aspettando… di solito una trappola non era così
tranquillamente pubblicizzata.
Non ci stavano capendo più niente.
Il problema riguardo al quale nessuno dei due
aveva la più pallida idea di come trovare una soluzione era che alla fine
qualcuno li aveva visti: un bambinetto di tre o quattro anni, terrorizzato a
morte, figlio del migliore amico del nonno di Juna.
Soprattutto Drake era preoccupato, perché lui
aveva il cento per cento di possibilità di poter evitare di incontrare di nuovo
il bambino… ma Juna?
Quando arrivarono alla villetta si resero conto di
quanto fosse effettivamente una copertura perfetta: nel vederla nessuno avrebbe
potuto immaginare cosa si nascondesse dietro di lei.
Il garage era chiuso e, al rumore della macchina, Richard
apparve sulla porta.
«Secondo te cosa ci fa alzato e vestito a
quest’ora?» chiese Drake.
Come risposta Juna tolse la sicura alla pistola.
Dopo un momento di chiaro smarrimento, il generale
alzò la saracinesca e gli fece segno di entrare. Chiuse il garage dietro di
loro e gli si fece incontro.
Juna e Drake uscirono insieme dalla macchina e si
piantarono spalla contro spalla contro il cofano posteriore.
All’apparenza, Richard Lewing era completamente
disarmato.
Drake mantenne lo sguardo basso.
«Per favore, non me lo dite» esordì. «Che ci fate
qui a quest’ora, è saltata la missione?»
«Ho ucciso Estrada due ore e mezzo fa» rispose Juna.
«Ho subito avvisato Matthew. Il problema non è quello.»
«Siete feriti?»
Juna scosse la testa.
Richard chiuse gli occhi, «Allora è semplicemente
il mio peggior incubo diventato realtà. Era veramente una trappola? Immagino
che Matt sia dovuto correre alla villa per l’anticipo con cui si è svolta la
cosa. Volete un caffè? Fatevi una doccia per prima cosa, e cambiatevi, il bagno
è al secondo piano a destra. Poi mi racconterete tutto. Dovete essere furiosi
con noi.»
Drake alzò lo sguardo su di lui e… «Ti spiace se
mi faccio la doccia per primo? Tu tieni d’occhio lui.»
Sparì lasciando Richard a bocca aperta. «Tenermi
d’occhio?» ripeté. Poi, fu evidente il momento in cui capì il significato di
quella frase… il generale Richard Lewing cambiò letteralmente colore «Pensate
che io e Matt…???» esplose.
«Andiamo dentro Richard, e fammi il favore di non
fare mosse azzardate.»
Il generale Richard Lewing lo precedette sotto
shock.
Rimase in silenzio per tutto il tempo, seduto a
testa china sul divano.
Quando Drake entrò nella stanza andò lui a farsi
una doccia e al suo ritorno Richard non si era mosso.
Prese posto accanto a Drake e Richard alzò lo
sguardo, «Avete intenzione di uccidermi?» chiese.
Li ritenevano veramente capaci di tutto.
D’altra parte la cosa più logica sarebbe stata davvero
uccidere sia lui che Matthew e ritenere la parentesi nell’F.B.I. conclusa.
«Toglimi una curiosità Richard» disse Drake, «se
non vi aspettavate qualche ulteriore sorpresa, perché hai detto a Juna che eri
qui? Ti rendi conto che abbiamo pensato che l’attirarci qui fosse l’ultima
spiaggia nel caso fossimo usciti anche stavolta vivi dalla missione?»
«Richard, ci avete mandato al macello per due
volte di seguito» riprese calmissimo Juna. «Ci
aspettavano dannazione, ho sentito con queste orecchie che eravamo condannati a
morte. Il che significa che se avessimo seguito alla lettera gli orari
che ci avete dato tu e Farlan, ci avrebbero massacrato.» Si alzò «E visto che
ci sei, potresti anche spiegarmi cosa ci faceva lì il piccolo Michael
Flalagan.»
Il generale si rianimò, «Il figlio del…?? Era lì??
Dov’è adesso?»
«Lo abbiamo riportato a casa» rispose Drake.
Lewing si passò le mani fra i capelli, «Sono mesi
che gli diamo la caccia. Questa proprio non me l’aspettavo… cioè, mi sembra un
miracolo. Più di una volta a me e a Matt è passato per la mente di mettervi
sulle tracce di quel bambino, ma prima Lonely, poi Estrada che ci è capitato
fra capo e collo… era un’occasione più unica che rara. Erano così sicuri di
avervi in pugno che non hanno pensato a spostare il piccolo Flalagan con un
certo anticipo. Il governatore era ricattato, capite? Per quella legge
antidroga che deve passare fra qualche mese. Abbiamo tenuto la scomparsa del
bambino il più segreta possibile o sarebbe stato uno scandalo. La scorsa volta
abbiamo pensato che fosse abbastanza scontato che avremmo cercato di far fuori
Lonely, era plausibile che si
aspettassero che ci fosse qualcuno, anche se la perquisizione della stanza
descritta da Falcon… beh, è stata a dir poco accurata, ma che Estrada fosse a Boston
lo sapevamo solo io, ovviamente voi, Matthew…»
Come evocato Matthew piombò nella stanza, lui e
Drake furono dei fulmini ad impugnare le pistole e il comandante si trovò a
guardare negli occhi le canne di due Beretta novantadue/fs calibro nove mm
Parabellum, con tanto di colpo in canna.
Sorrise, «Sono io.»
«Non è per niente una rassicurazione adesso» fu il
gelido commento di Drake.
Si vedeva lontano un chilometro che il comandante
era armato.
Il sorriso sparì dalle labbra del comandante
Farlan che si voltò a guardare il suo superiore.
«Siediti Matt, non si fidano più di noi e hanno
tutte le stramaledette ragioni di questo mondo. Non so cosa li trattenga dallo
spararci un colpo in testa e andarsene.»
Matthew tornò a guardare loro, il ritratto dello
shock «Darkness, Falcon… credete che siamo stati noi a…?» non finì la frase, ma
si mise a sedere perché le gambe sembrarono non reggerlo più. «Oh cazzo, avete
tutte le ragioni di pensarlo, me ne rendo conto. Abbiamo fatto una cazzata a
mandarvi in missione così presto, dopo quello che mi aveva detto Falcon. Il
fatto è che dovevamo essere sicuri che Estrada non sarebbe arrivato a vedere
l’alba di oggi, capite?»
«Un altro al vostro posto si sarebbe fatto
prendere dal panico» continuò Richard, «non avrebbe portato a termine la
missione… e vi garantisco che chi di dovere lo ricorderà. Già il fatto che
siate usciti di casa sospettando che c’eravamo noi due dietro la dice lunga sul
vostro senso del dovere.»
«Che mi dici della villa?» chiese Drake alla testa
di Farlan.
«Avete fatto il solito capolavoro, nonostante la
situazione. La squadra scientifica della polizia non ha trovato nulla di
concreto.»
«Non possono risalire in qualche modo alle armi?»
«Le armi che avete usato sono state rubate da
un’armeria di New York lo scorso anno, durante uno scontro a fuoco fra bande»
rispose Richard. «E sono stato io in persona a limare la canna interna e quindi
a manomettere i segni lasciati nei bossoli… un trucchetto che ho imparato da un
veterano del Vietnam. Quelle pistole
sono come cascate dal cielo, non hanno una storia e le fonderò di persona, se
non deciderete di ammazzarmi con una di esse.»
Matthew alzò lo sguardo su di lui, poi si voltò
verso di loro «E’ questo che avete pensato? Che dovessi arrivare per primo per
incastrarvi?»
Drake distolse lo sguardo.
Si prese la testa fra le mani piegandosi su se
stesso, «Non potrei mai fare una cosa del genere. Non ho idea di come potessero
sapere dell’agguato di stanotte, ma state certi che lo scoprirò. Io e Gerard
siamo arrivati appena in tempo per prendere in mano la situazione. Quando ho
visto i cani mi è preso un colpo… ho letto la relazione e non c’era nessun
accenno ai cani, non so come possa essere sfuggito a Colin un particolare del
genere.» Non vide l’occhiata che si scambiarono Juna e Drake e continuò, «Il
piccolo Michael?»
«Lo abbiamo riportato a casa» rispose Juna. «Così
su due piedi non c’è venuto in mente niente di meglio. Sentite, ho aspettato
che ci foste entrambi per dirvelo: ci hanno dato un nome.»
Richard e Matthew sgranarono gli occhi.
«Mi state dicendo che vi hanno fatto i nostri
nomi?» chiese Richard sbigottito.
«Sarebbe così impossibile?» chiese Drake a metà
fra l’ironico e il curioso.
«Assolutamente sì» rispose Matthew. «Se la persona
che hanno agganciato è vicina a noi, potranno aver sentito i nostri nomi da
questa persona, ma… vi siete fatti dare una descrizione della talpa?»
«No» rispose Drake senza fare una piega. «Mi hanno
dato un nome che non avevo mai sentito prima, non ho perso altro tempo. Juna
era da solo davanti all’entrata con il puffo… cioè, il bambino, e comunque
avrebbe potuto mentirmi, ti pare? Lo ha fatto quando mi ha detto quante persone
erano rimaste dentro, accidenti a lui.» Si rivolse al suo migliore amico, «Più
ci penso e più è un miracolo che ne siamo usciti vivi: o stiamo profondamente
sull’anima al Signore, o ci ama alla follia, scegli tu.»
Matthew annuì con un sorriso alla battuta, si
passò una mano sugli occhi «Sì, hai fatto la cosa più logica Falcon. Scusami. Io
conosco chi lavora nella sezione, tu non hai la minima idea di chi siano queste
persone: una descrizione fisica non avrebbe fatto nessuna differenza per te… e
poi avrebbe potuto comunque mentirti» sottolineò di nuovo il concetto.
«Dai per scontato che lavori a stretto contatto
con te» commentò Juna.
«Darkness, per forza» disse Richard. «E’ un
pensiero terrificante per me e Matt, ma non c’è altra possibilità. O lavora a
stretto contatto con noi o con il presidente degli Stati Uniti e chi lavora con
il presidente è seguito a vista dalla C.I.A. o da noi quando si allontana dal
datore di lavoro, se avesse avuto contatti con qualcuno vicino a Estrada lo
avremmo saputo. Sto parlando di un gruppo scelto di cinque o sei persone al
massimo.»
«Ragazzi, devo sapere quel nome» disse Matthew.
«Io e Richard dobbiamo eliminare la talpa, chiunque esso sia.»
«Colin Flyer» sillabò quasi Drake.
Richard chiuse gli occhi e rovesciò la testa
indietro, «Porca puttana.»
«Cooosa?»
soffiò Matthew.
«Chi ha raccolto le informazioni per il dossier
che hai scritto?» chiese Juna.
«Colin, come sempre.»
«Flyer sapeva di quelle tute?» continuò Juna.
«No» rispose Richard, «sono arrivate nel mio
ufficio la sera prima del vostro appuntamento con Matthew, sono stato io stesso
a preparare i borsoni e a portare la macchina dove poi Falcon l’ha trovata…
considerato il precedente.» Sorrise appena, «Forse ho messo anche troppa roba
in quella macchina, ma se avessi avuto una bomba nucleare a portata di mano ci
avrei infilato anche quella. Non ho dormito stanotte.»
Il silenzio si prolungò.
Matthew respirò profondamente, «Avete tutte le
ragioni di questo mondo per comportarvi così ragazzi, Richard ha ragione:
dobbiamo ringraziarvi per non averci sparato appena ci avete visto. Posso darvi
solo la mia parola d’onore a sostegno della verità che né io né Richard vi
abbiamo tradito. Colin deve aver agito da solo. Ma voglio che abbiate chiara
una cosa: solo noi due sappiamo chi siete. Colin non si è mai neanche
lontanamente avvicinato a voi, dovete credermi. Non esiste nessuna traccia che
possa portare a voi.»
Seguì un altro silenzio, poi fu Juna a parlare,
«Io non so ancora come farò ad affrontare mia madre dopo quello che ho sfiorato
nelle ultime settimane. So già che mi sentirò un verme. Anch’io voglio che sia
chiara una cosa: teneteci alla larga il governatore. Non voglio problemi del
tipo che voglia sapere chi siamo. Mio nonno lo conosce da una vita e già per
quello avrò la mia bella fetta di casini.»
«Pensi che il bambino ti riconoscerà?» chiese Richard.
«Quello che penso non ha importanza, a questo
punto mi aspetto il peggio.»
Matthew si prese la testa fra le mani, «Dio che
casino. Dovrete restare fermi per un po’… non voglio pensare a quello che
sarebbe potuto succedere stanotte. Ringrazio il Cielo di avervi addestrato
anche meglio di quanto immaginassi. Dobbiamo capire chi vi da la caccia e
perché, chi può aver agganciato Colin. Non me la sento di rischiare ancora.»
«Ascoltatemi» disse Richard. «Darkness, Falcon, so
di chiedervi molto alla luce degli ultimi avvenimenti, ma dovete fidarvi di
noi. Vi proteggeremo. Abbiamo delle responsabilità nei vostri confronti e vi do
la mia parola che una cosa del genere non succederà più. Da ora in poi le
missioni per voi le prepareremo solo io e Matthew. Flyer non arriverà al lavoro
domani mattina, e passeremo l’intera sezione al setaccio, dovremo fare una vera
e propria disinfestazione, a questo punto è ragionevole pensare che Flyer possa
non essere la sola mela marcia. Penso io alla macchina e all’attrezzatura.
Matthew, riaccompagnali subito a casa, saranno sfiniti.»
Juna e Drake si guardarono, erano arrivati al
punto di dover prendere una decisione: fidarsi di Richard e Matthew, e quindi
rendere le pistole rimanendo disarmati o tenersi le pistole e mettere un muro
che difficilmente sarebbe stato abbattuto.
Sentirono un rumore di metallo contro legno e si
voltarono verso Matthew. Il comandante aveva appoggiato la propria pistola sul
tavolo. «Vi fa sentire più tranquilli?» chiese.
«Se fosse quello il problema ti avremmo disarmato
quando sei entrato Matt» disse Drake. «Riprendi la tua pistola.»
Matthew guardò Juna che annuì, «Riprendila»
ripeté.
Il comandante la riprese, infilò di nuovo il
caricatore e la ripose nella fondina.
I due ragazzi tolsero il colpo in canna e
consegnarono le pistole a Richard che respirò profondamente e disse
semplicemente «Grazie. Non ve ne pentirete.»
Matthew si alzò insieme a Juna e con due passi gli
fu davanti, «Darkness, guardami. Ti prego, devi credermi. Non sono stato
evidentemente in grado di proteggervi adeguatamente e non ho scusanti per
questo, ma non ho mai pensato di farvi del male. Dovranno passare sul mio
cadavere e quello di Richard prima di arrivare a voi.»
Si trattenne a stento dal prendere Matthew per le
spalle e scuoterlo.
In quel momento era chiaro come il Sole che per
lui Darkness rappresentava qualcosa di speciale. E lui sapeva il perché per
Matthew era importante cosa pensasse quel ragazzo di quella storia.
Al silenzio di Darkness, Falcon lanciò uno sguardo
a lui poi si rivolse a Matthew «Neanche per un solo istante ho pensato che tu o
Richard poteste entrarci in qualche modo, tant’è vero che sei stato il primo
con cui ho parlato della prima imboscata, ma appena ne ho parlato con Juna la
cosa è sembrata ovvia… terrificante, ma ovvia. Non so quanto ci metteremo a
lasciarci alle spalle questa cosa Matthew. Non possiamo farti promesse. Al
momento, l’unico di cui mi fido, è Juna e so che per lui è la stessa cosa.»
Matthew annuì, così evidentemente ferito dal
silenzio di Darkness da farlo stare male.
Adesso però doveva pensare a mettere al sicuro i
suoi agenti migliori.
«Ragazzi» prese la parola. «Ho preparato una
contromisura speciale nel caso stanotte fosse successa una cosa del genere.»
Darkness e Falcon lo guardarono, si lanciarono
un’occhiata, poi fu Darkness a prendere la parola. «Sarebbe?»
«Ho fatto preparare dei cellulari uguali identici
a quelli che avete adesso. La differenza è che, come quelli che usiamo da
qualche anno io e Matthew, sono schermati. Nessuna antenna o apparecchio per le
rilevazioni potrà intercettare o codificare le vostre chiamate in entrata e in
uscita. Anche i messaggi che mandate o ricevete saranno crittografati.»
Matthew annuì, «Ottimo Richard, come al solito mi
leggi nel pensiero.»
«Possiamo usare i nostri soliti numeri?» chiese
Falcon.
Annuì, «Ho pensato ai telefoni schermati proprio
per evitare di farvi cambiare numero di cellulare tutti e due insieme… credo
che attirerebbe l’attenzione delle vostre famiglie.»
Darkness annuì lentamente, «D’accordo.»
«Ce li avete dietro ragazzi?» chiese Matthew
«Cambiateli subito e datemi i vostri.»
Darkness e Falcon eseguirono.
Li accesero.
«E’ uguale identico al mio» disse Falcon. «C’è
addirittura la rigatura nel display!»
Darkness sorrise appena, «Non ho mai dubitato di
essere agli ordini di persone in gamba.»
Matthew sembrò rifiorire. «Ti ringrazio.»
«Dovrete inserire un codice per accedere alla
rubrica» disse tutto d’un fiato.
Falcon annuì rassegnato. «Sì, e lo capisco.
Abbiamo i vostri numeri in memoria.»
«Purtroppo è il minimo» aggiunse Darkness. «Io e
te useremo i telefoni di casa solo per gli auguri di Natale fino a quando non
saremo arrivati a capo di questa cosa, intesi?»
Matthew gli lanciò un’occhiata.
Oh sì, quei ragazzi avevano le idee chiare.
Sapevano cosa fare.
Il primo a rivedere casa fu proprio Drake che,
scendendo, si rivolse a Juna «Ti chiamo stasera, ok? Vai subito a nanna eh…»
«Sì mamma…»
«Darkness, spostati avanti, così parliamo meglio.»
Ubbidì e d’istinto lanciò un’occhiata
all’orologio, erano da poco passate le dieci.
«Non so dirti quanto mi dispiace. Sei furioso con
noi, e hai tutte le ragioni di questo mondo per esserlo, sono anche troppo
cosciente di quello che è successo e il pensiero che abbiamo rischiato di
perdere te e Falcon per ben due volte… non solo siete i nostri migliori agenti,
ma… dannazione, siete due ragazzi e vi abbiamo tirato io e Richard in
quest’avventura. Ci sentiamo responsabili per voi come se foste dei figli.
Credimi quando ti assicuro che io e Richard proteggeremo te e Falcon con tutti
i mezzi a nostra disposizione. Non vi abbiamo mandato ad uccidere Estrada a
cuore leggero, abbiamo preparato la vostra attrezzatura di persona, ero
convinto di aver preso tutte le precauzioni possibili… ed era il mio braccio
destro il pericolo. Proprio colui che ha preso le informazioni e stilato la
relazione, Cristo. Era il mio braccio destro da cinque anni, non so spiegarmi
cosa sia potuto succedere. Starete un po’ fuori dal giro» ripeté.
Era un particolare su cui riflettere il
fatto che ne parlasse già al passato?
«Come pensi di sistemare Flyer? Richard ha detto
che non arriverà al lavoro domani mattina.»
«Quello è l’ordine che mi ha dato e io lo
eseguirò… e a questo punto con immenso piacere. A prescindere dal fatto che ha
messo la vostra vita in pericolo e ha preso per il culo il sottoscritto, ha
minato la cosa più importante che unisce agenti come te e Falcon a chi vi da
ordini: la fiducia. Il fatto che abbiate portato a termine e con successo la
missione conferma, se ce ne fosse stato bisogno, che siete i migliori elementi di
cui disponiamo. Lo sto ripetendo ogni due frasi, ma non è per farvi
gratuitamente un complimento: in pochissimi sarebbero usciti vivi dalle ultime
settimane della vostra vita. Questo, aggiunto alla vostra età, vi rende i
migliori elementi che ho mai avuto ai miei comandi. Sarò onesto con te
Darkness, mi preoccupa il non poter contare su di voi… se deve scoppiare un
casino, sta certo che scoppierà adesso… in un modo o nell’altro cercheranno di
portarvi di nuovo allo scoperto, dannazione. Per quanto riguarda Flyer, non
possiamo processarlo, te ne renderai conto. Tu e Falcon siete leggende, solo io
e Richard sappiamo chi siete… sai come vi hanno soprannominato alla sezione? Gli Infallibili Due… anche i gran capi hanno cominciato a fare
pressioni per conoscervi» fece una pausa. «Così immagino che avrà un
brutto incidente… stile tipicamente F.B.I. comunque.»
«Niente sarà abbastanza per lui, Drake ha
rischiato la vita per due volte a causa di quel figlio di puttana.»
Matthew si raddolcì, «Tu e Falcon vi adorate, lui
lo vuole morto perché tu hai
rischiato la vita.»
«Sarei morto se non avessi la fiducia che ho in
lui, sono ancora incazzatissimo se ci penso.»
«Pensi veramente che il piccolo Michael possa
riconoscerti?» chiese di colpo serio.
Juna ebbe l’impressione che l’uomo fosse
finalmente giunto dove era sempre voluto arrivare. «I bambini hanno un istinto
speciale Matthew e ricorda che gli abbiamo salvato la vita.» Si passò le mani
fra i capelli, «Preferisco non pensarci.»
«Mi dispiace immensamente per la situazione in cui
ti ho messo.»
«Con il senno di poi non posso biasimarti. Di
qualcuno ti devi fidare, non puoi pensare a tutto. Mi chiedo come abbiano fatto
ad arrivare al tuo braccio destro. Fossi in te starei attento.»
«Che vuoi dire?»
«Mi viene spontaneo un ragionamento, che è
esattamente l’opposto di quello che hai fatto tu: io credo che siano arrivati
con cognizione di causa al tuo braccio destro. Se vogliono far fuori me e Drake
si sono agganciati a Flyer perché in qualche modo sanno che tu sei vicino a noi…
che sai chi siamo. E Richard è sulla tua stessa barca.»
Il comandante Matthew Farlan cambiò espressione e
fu evidente che prese seriamente in considerazione questo suo ragionamento.
Rimase in silenzio per diversi minuti.
«Sai Darkness… mi sono sempre chiesto come
funzionava un cervello come il tuo. Egregiamente, direi. Ti ringrazio per
averci pensato subito, ero talmente preso ad analizzare la situazione da un
solo punto di vista che probabilmente ci avrei messo qualche settimana a
rendermi conto dell’ovvio: non hanno puntato a caso il mio braccio destro.»
«Non devi ringraziarmi.»
«Certo che devo. Dovresti essere completamente
preso a pensare a proteggere te stesso e Falcon e invece hai pensato anche a me
e Richard.»
«Ti ricordo che in ultima analisi tu e Richard mi
siete più utili al sicuro che preoccupati a pensare a salvare anche voi
stessi.»
Un sorriso piegò le labbra del suo diretto
superiore, «Non credere che non lo sappia Darkness, sono stato io ad insegnare
a te e a Falcon che quando indossate i panni dell’agente voi stessi dovete
venire prima di tutto… e tutti. Questo è la quinta essenza dell’egoismo.
Ovviamente, so anche che entrambi avete trovato subito l’eccezione a questa
regola. Tu metti Falcon prima di te stesso, ma Falcon fa la stessa cosa con te…
ed è anche per questo che stanotte ne siete usciti vivi. Visto che la cosa
funziona, non ho niente da ridire. Il mio istinto comunque mi dice che devo
ringraziarti e io do sempre retta al mio istinto. In ultima analisi, non è
stato certo il buon senso a farmi reclutare due ragazzi di appena quindici e
diciassette anni.»
«Su questo siamo perfettamente d’accordo:
l’istinto è la miglior cosa che ci accomuna ancora con gli animali.»
«Cosa pensi di fare con Michael?» gli chiese a
brucia pelo.
«Non lo so. Per rimanere in argomento: il mio
istinto mi dice che non ci saranno problemi. Credo che abbia capito che se
portavamo una maschera, un motivo c’era. Ci ha seguito ciecamente anche se
abbiamo ammazzato delle persone sotto i suoi occhi. Anche se dovesse riconoscermi,
non mi tradirà.»
«Appena lasciato te, mi organizzerò con Richard
per mandarlo dai Flalagan. Riesco a malapena ad immaginare il caos che ci sarà
in quella casa. Terrò lontano il governatore da te e Falcon.»
«Come gli spiegherete la ricomparsa del bambino?»
«Sarà difficile inventare qualcosa che regga. Li
abbiamo sempre tenuti aggiornati su quello che volevamo fare. Il bambino avrà
sicuramente parlato di voi ai suoi. Credo che la cosa migliore sia la verità: i
rapitori hanno finalmente commesso… definiamola una leggerezza, e i
nostri migliori agenti li hanno inchiodati.» Gli lanciò un’occhiata, «Se vi
cataloghiamo subito come i nostri migliori agenti, potremo anche arrivare alle
minacce se continua a fare domande… e so che ne farà tante» aggiunse
tetro.
Rimasero in silenzio fino al cancello di villa
McGregory. «Lasciami qui.»
«Sicuro?»
«Li senti?» chiese mentre un furioso abbaiare
cominciava a farsi sentire «Sono i miei cuccioli, ci penseranno loro a
proteggermi da qui all’entrata.»
«Ci sentiamo fra qualche giorno.»
Aprì la portiera ma Matthew lo prese per un
braccio, «Aspetta un attimo.» Prese un foglio e ci scrisse sopra un numero. «Ho
chiesto la tua fiducia Juna» riprese chiamandolo per la prima volta con il suo
vero nome «e per meritarmela ti darò incondizionatamente la mia. E’ una follia
questa che sto facendo, ma tu e Drake avete coscientemente messo la vostra
testa nella ghigliottina uscendo di casa la scorsa notte. Il numero scritto qui
appartiene alla mia vita al di fuori dell’F.B.I. e ce l’hanno solo altre tre
persone al mondo oltre te. Ti chiedo di impararlo a memoria e non trascriverlo
da nessuna parte. Drake purtroppo non ha le tue capacità mnemoniche… dovrai
averlo tu per tutti e due. Usalo solo in caso di pericolo, e solo se non
rispondo al solito numero, intesi? Chiedi di Aaron se non rispondo io di
persona.»
Gli annuì semplicemente e Matthew gli porse il
biglietto.
Non lo toccò neanche, lo lesse imparandolo
istantaneamente a memoria e guardò di nuovo il suo superiore. «Credimi quando
ti dico che mi auguro di non doverlo usare mai.»
Uscì dalla macchina e si ritrovò a guardare
l’elegante cancello di ferro battuto, aprì la porticina di lato ed entrò senza
voltarsi indietro.
Lizar e Dragar, la coppia di dobermann da guardia,
gli si fecero incontro festosi «Ciao belli, se sapeste cosa sono stato
costretto a fare stanotte, non mi vorreste più tanto bene.»
Lo considerarono meno di zero, continuando a
cercare la sua attenzione e relative carezze.
Lo accompagnarono per tutto il tragitto, erano più
agitati del solito, specie Lizar, la femmina che si faceva avvicinare solo da
lui, era evidentemente restia a lasciarlo andare; si attaccò ai suoi jeans con
i denti e non voleva saperne di mollarlo, tanto che Dragar cominciò ad
abbaiarle contro in una chiara manifestazione di rimprovero.
«Lascia perdere amico mio», disse accarezzando la
testa del cane che si calmò all’istante «cercare di avere ragione di una
femmina è una battaglia persa in partenza!»
Sapeva il perché di quel comportamento: la cagna
sentiva il suo stato d’animo.
Si fermò un po’ più a lungo con loro.
Quando si sentì chiamare si voltò di scatto,
«James!» esclamò piacevolmente sorpreso scorgendo l’anziano giardiniere che gli
si faceva incontro.
Insieme ad Howard, quell’uomo era una pietra
miliare nella vita della famiglia McGregory.
Lizar ringhiò voltandosi verso di lui e l’uomo si
bloccò, «Quella cagna creerà dei seri problemi alla tua futura fidanzata» lo
informò senza staccare gli occhi dall’animale. «La tieni vero?»
Quando erano soli decadeva il lei, era un accordo che regnava da quando Juna aveva cominciato a
camminare.
«Tranquillo James, non mordono se ti conoscono.»
Batté affettuosamente una mano sulla testa della cagna che guaì appena cercando
di leccargliela. «Ti hanno dato fastidio fino ad ora?»
«Non li ho né visti né sentiti, ero convinto che
fossero già rinchiusi nel recinto.»
«Che ti avevo detto?»
«Non mi aspettavo di trovarti alzato a quest’ora
di domenica mattina.»
«Se mi prometti di non dire nulla a nessuno, ti
rivelo un segreto…» l’occhiata dell’uomo gli disse che aveva già capito.
«Esatto: devo ancora vedere com’è fatto un letto.»
«Beata gioventù! Doveva proprio essere una donna
di tutto rispetto per farti fare quest’ora…»
Sua nonna e sua madre non erano le sole ad
arrivare sempre alle stesse conclusioni.
«E’ stata una nottata interessante.»
James sorrise scotendo la testa, «Vola a riposarti
ragazzo, ci penso io alle belve stamani. E se te lo chiedono, tu non hai visto
me e io non ho visto te!»
«Sei un tesoro.»
«Va’ a dormire ora.»
Crollò sul letto dopo una doccia.
L’ultima cosa che sentì prima di sprofondare nel
sonno fu l’allegro abbaiare di Lizar e Dragar sotto le sue finestre e la voce
di Howard che intimava ai cani di stare zitti perché il signorino doveva
riposare.
L’ultimo pensiero fu che Howard sarebbe dovuto
tornare quella sera… quell’uomo non riusciva proprio a stare troppo lontano da
Villa McGregory.
Matthew ripartì con una sgommata appena il ragazzo
sparì dentro il cancello.
Come era potuta succedere una cosa simile?
Con quei due poi… gli elementi più preziosi che
avevano lui e Richard.
Dovevano veramente ringraziare il Cielo che non li
avessero uccisi.
Era stato lui ad insegnare a quei ragazzi che i
pericoli andavano eliminati senza mezze misure e ritrovarsi con il dubbio che i
tuoi superiori ti abbiano tradito… beh, era un pericolo di tutto rispetto.
Era l’incubo peggiore di persone nella posizione
sua e di Richard.
Avrebbero dovuto avvertire anche le altissime
sfere e probabilmente l’intera sezione sarebbe stata sostituita di sana pianta.
Senza contare che Darkness aveva avanzato
un’ipotesi gravissima e molto, troppo reale.
Qualcuno cercava di avvicinarsi a lui e Richard?
Lo squillo del cellulare lo fece sobbalzare. Prese
l’auricolare e se lo mise all’orecchio.
La voce del suo vecchio amico Richard era nervosa.
«Sei solo?»
«Ho appena riaccompagnato Darkness.»
«Come stanno?»
«Comprensibilmente sul chi vive Richard. Sto
ancora congratulandomi con me stesso per come sono riuscito ad addestrarli. Se
fossero leggermente meno in gamba di come sono… non voglio pensarci.»
«Flyer va assolutamente eliminato.»
«Quello è il minimo. Ci penso io. Tu pensa ai
Flalagan, sai che non possono vedermi.»
«Ci penso io» seguì un silenzio, poi… «Sono
veramente molto soddisfatto di loro Matt. Quei due ragazzi stanno andando ben
oltre le mie più rosee aspettative.»
«A chi lo dici. Richard, ricordami di parlarti di
una cosa che mi ha detto Darkness. Tu ti ricordi che è un genio?»
«E’ un po’ difficile da accantonarsi… direi che è
evidente in ogni cosa che fa, e non sto parlando solo dell’agente. Mi capita
spesso di leggere di lui nei giornali che parlano di finanza. Ti ricordi quando
li mandammo a recuperare quel chip? Quando scoprì che quel portatile era
predisposto all’autodistruzione quel ragazzo si imparò a memoria l’equivalente
di venticinque pagine di nominativi e relativi nomi in codice!»
Sorrise al pensiero. Nel cervello di Darkness
c’era l’intera lista degli agenti in incognito del pianeta Terra aggiornata al
dicembre dell’anno prima!
Richard rideva divertito, «Quando lo dissi a
Gerard non ci voleva credere! Pensava di aver perso la lista! Mi ha creduto
solo quando gliela consegnai riscritta a mano dopo due ore e mezzo per
trascriverla di nuovo tutta sotto dettatura di Darkness!»
«Ah, amico mio, non è stato il buon senso che me
li ha fatti arruolare e ti ho sempre detto che capivo le tue reticenze, ma si
sono rivelati due agenti come non ne ho mai avuti e sono due elementi che non
saprei come rimpiazzare.»
«Capisco cosa vuoi dire e sono d’accordo con te.
Speriamo di non esserci giocati la loro fiducia in modo irreparabile.»
«Mi sento di sperare di no.»
«Cosa te lo fa dire?»
«Ricordami di parlarti di quella cosa che mi ha
detto Darkness.»
«Ok.»
«Richard…»
«Dimmi.»
«Ho fatto una cazzata.»
«Ah… quale?»
«Ho fatto memorizzare a Darkness il numero di
cellulare… di Aaron.»
Il silenzio dall’altra parte disse più di cento
parole. «Sei impazzito? Ti rendi conto di quello che… per Dio se chiama e
risponde tua moglie o tua figlia cosa…??»
«Ho agito d’istinto, come al solito, so che posso
fidarmi di quel ragazzo… so per certo che lui si fida di me.»
«Matt… non farti prendere la mano dal fatto del…
insomma… so che quando lo guardi negli occhi vedi anche quelli di tua figlia e
lo capisco… ma è un nostro agente e per quanto tu indirettamente devi a
Darkness… oh Cristo, anche io mi sono affezionato a quei due ragazzi ma non…»
«Ho capito Richard. Volevo solo che tu lo
sapessi.»
«Ok. Vado dai Flalagan e ti faccio sapere appena
esco di lì.»
«Pranziamo insieme?»
«Certo. A più tardi. Ora sono curioso di sapere
cosa ti ha detto Darkness.»
«Eh amico mio, se quel ragazzo ha visto giusto,
non ti piacerà affatto sentire quello che ho da dirti.»
«Ecco, adesso oltre che curioso sono anche
preoccupato. Accidenti a te Matthew. Ci vediamo a pranzo nel mio ufficio,
preparati al cibo cinese.»
Poco prima dell’una e mezzo arrivò all’ufficio di Richard
e Marlene, la storica segretaria del suo amico, lo accolse con un sorriso. «Ben
arrivato comandante, il generale l’aspetta, il pranzo dal ristornate è arrivato
meno di cinque minuti fa.»
«Sempre perfettamente in orario, vero Marlene?
Grazie e non passare telefonate fino a quando io sono dentro, ok?»
«D’accordo.»
Bussò alla porta e la voce di Richard lo invitò ad
entrare. «Appena in tempo amico mio, accomodati.»
Mentre chiudeva la porta a chiave lo vide
avvicinarsi al tavolo e lo prevenne, «Ho già detto a Marlene di non passare
telefonate fino a quando io sono qui.»
Richard fece semplicemente dietro front con
espressione rassegnata, «Ci rinuncio. Avanti, siediti e mangiamo o si fredda
tutto… dopo anche io ho da dirti delle cose che non ti piaceranno.»
«Tanto per facilitarmi la digestione, vero?»
Mentre mangiavano parlando del più e del meno, gli
passò per l’ennesima volta per la testa che Darkness e Falcon gli ricordavano
proprio loro quando entrarono in marina, poco più che diciottenni.
Vedendoli interagire, sin dai tempi degli
addestramenti, era evidente che quei due si leggevano nel pensiero. Erano l’uno
il continuo dell’altro.
Lui e Richard si erano conosciuti durante
l’addestramento e la loro amicizia si era saldata con il tempo, conoscendosi.
Da quello che sapeva, quei due ragazzi prima si erano conosciuti a fondo poi
avevano stabilito di essere amici.
«Andiamo per grado?» propose Richard in una
battuta che li seguiva da quando lui aveva rinunciato a passare di grado per
potersi permettere una vita segreta con tanto di moglie e figlia.
Richard, prima separato dalla moglie e rimasto poi
virtualmente vedovo con la sua morte in un incidente stradale, non aveva avuto
niente che gli impedisse il salto e aveva accettato il grado di generale. Lui
aveva preferito tenersi il privilegio di poter sparire per settimane, sparire
dalla faccia della Terra per essere solo un marito e un padre con tanto di identità
diversa… era stato l’onesto compromesso che aveva trovato per non lasciare da
solo Richard al comando di una sezione che richiedeva di continuo tutta
l’energia di cui un uomo disponeva e sposare al tempo stesso la donna che amava
senza metterla in costante pericolo di vita.
La venuta al mondo di sua figlia era stata la
perfezione… specie se si pensa che la sua bambina era come era grazie a…
«Stai di nuovo pensando al trapianto di occhi di
tua figlia» disse Richard.
«E’ più forte di me. Se non fosse successo
probabilmente non avrei mai messo, scusa il pietoso gioco di parole, gli occhi
su Darkness e di seguito…»
«Te lo ripeto: non farti prendere la mano da
questo. Oggi per la prima volta ho visto la tua facciata di professionalità
sgretolarsi davanti a quel ragazzo. Per quello che ne sappiamo Darkness stesso
non…»
«Te lo ripeto: lo so. Stanotte abbiamo sfiorato un
disastro di proporzioni apocalittiche Richard, te ne rendi conto? Lascia
perdere cosa rappresenta quel ragazzo per me. Stiamo parlando di Junayd
Kamil Alifahaar McGregory, il futuro capo di due dinastie, di due imperi
finanziari. Se gli succedesse qualcosa le due famiglie arriverebbero anche a
Dio per avere risposte.» Al silenzio di Richard, che equivaleva a un dannazione
so che hai ragione, riprese, «Dicevi di andare per grado vero? Com’è andata
dai Flalagan? Come sta Michael?»
«Per me è un bel problema che tu non ci possa
andare, sei molto più diplomatico di me. Il governatore è testardo come un
mulo… e non ci crederai, ma anche il bambino mi ha dato filo da torcere.»
«Micky?» non riuscì a trattenere la sorpresa «Come
mai? E’ comprensibile che abbia fatto scena muta, è sotto shock e…»
«Scena muta? Magari. Mi ha tartassato di domande
sui due guerrieri! E’ incredibile che tutto quel fiato stia dentro un
corpicino così piccolo.»
«Anche questo è comprensibile. Se ci pensi bene,
lui deve aver avuto l’impressione che Darkness e Falcon stessero facendo una
passeggiata: lo hanno preso e tirato fuori da un incubo. Stavamo dando la
caccia a quel bambino da mesi e non avevamo ancora la minima idea di dove fosse
tenuto.»
Richard si accese un sigaro e si rilassò contro la
poltrona, «Sarò onesto Matt. A volte penso che quei due non si rendano conto di
cosa stanno veramente facendo e della facilità con cui lo fanno. Abbiamo
trasformato due ragazzi all’epoca di quindici e diciassette anni in due
killers, in due macchine da guerra. So che è tardi per i rimpianti e non è
senso di colpa quello che provo… mi sono immunizzato contro queste cose, lo
sai. Li ho studiati a lungo in questi anni anche nella loro vita… normale,
per così dire, e più passa il tempo più mi meraviglio che non abbiano problemi.
E sto parlando proprio di problemi di carattere psicologico. A te non sono
bastati quindici anni per tirare un netto confine fra la tua vita militare e la
tua vita da civile… e non dire di no, dannazione» lo bloccò vedendolo aprire
bocca. «Hai dato quel numero a Darkness, per la miseria, ancora non riesco a
crederci!» Riprese, «E tu non sei neanche un killer. Solo oggi ho sentito
nominare a Darkness sua madre e l’ho sentito porsi finalmente il problema: come
l’affronto dopo una cosa del genere? Il punto è che sono quasi cinque anni
che quei due ragazzi fanno questa vita.»
«Richard, dove vuoi andare a parare?»
«Non mi meraviglierei se ci annunciassero che ci
mollano, Matt. E’ questione di tempo, ma hanno già imboccato quella strada.»
Rimase in silenzio per qualche secondo.
Si trovò ad annuire quando un pensiero gli
attraversò la mente, «Ti ricordi cosa ti ho detto giusto poche ore fa? Che
non…»
«… sapresti come rimpiazzarli» terminò Richard.
«Ti conosco meglio di quanto tu possa pensare, o temere, vecchio mio.»
«Egoisticamente spero che continui così almeno
fino alla mia pensione.»
Richard si limitò a sorridere. «E’ il tuo turno»
gli annunciò.
Fu sua madre a svegliarlo poco prima di cena.
«Mmmmmmh, ciao mamma, ben tornata…» la salutò
stiracchiandosi.
«Ben svegliato dormiglione! Quando Howard mi ha
detto che eri ancora a letto non ci volevo credere! A che ora indecente sei
andato a letto per dormire ancora a quest’ora?!»
Juna sorrise pensando che se non altro doveva
renderle atto che ce la stava mettendo tutta per apparire severa e vagamente
arrabbiata…
«Mooolto
tardi mamy.»
«Sempre colpa della solita bionda vero?»
«Non ci vuole molta fantasia vero?»
«Ti sei fatto la doccia prima di crollare…»
costatò osservandolo con occhio critico.
«Hai mai pensato di fare l’investigatore?»
Quel ragazzo aveva ripreso proprio il meglio dal
padre…
«E ti sei asciugato la testa prima di addormentarti?»
continuò imperterrita, decisa a non mollare.
L’occhiata colpevole che suo figlio le rivolse
sarebbe stata più che sufficiente, in ogni caso aggiunse un Ehm!, a scanso d’equivoci.
«Lo-sapevo» sillabò.
«Ora mi vesto e scendo!» esclamò fiondandosi in bagno
con un paio di jeans neri «Com’è andata?» le chiese poi da dietro la porta
socchiusa.
«Bene.» Rimase un attimo in silenzio, poi… «Juna?»
«Dimmi mamma» rispose uscendo dal bagno a torace
nudo.
Dimenticando per un attimo che era suo figlio, era
davvero un bellissimo ragazzo.
«Hai visto il maglioncino di cotone bianco?»
«Sulla poltrona.»
«Perderei la testa se non l’avessi attaccata al
collo.»
«Sono tutti concordi nell’affermare che fa parte
del tuo charme. Ti ricordi l’appuntamento con tuo nonno?»
L’espressione di suo figlio, tolta l’occhiataccia
per il primo commento, si fece comicissima «Fosse una cosa che capita spesso…»
commentò. «Perché?»
«Beh… io e tuo padre ne abbiamo discusso un po’.»
«Mamma, se ti chiedo di farmi il discorsino tutto
insieme, ti offendi?»
Sì, decisamente il meglio…
«No, ci stanno aspettando giù. Volevo solo dirti
di prepararti a tutto.»
«Mamma, sono sempre pronto a tutto quando si
tratta di Patrick Joseph McGregory, è una delle prime cose che ho imparato
dalla vita.»
«Tu vuoi bene a tuo nonno.»
Un altro sorrisino piegò le labbra del ragazzo,
sapeva cosa passasse per la testa di suo figlio in quel momento: solo mia
madre può fare una domanda che è già di per sé una risposta!
«Se devo essere onesto, non lo so.»
Rimase ad osservarlo in silenzio mentre indossava
il maglioncino a pelle, preferendo non insistere sull’argomento… quando
riguardava le sue emozioni e le sue sensazioni, aveva messo al mondo una
cassaforte.
Gli sorrise «Pronto? Bene, allora possiamo
scendere.»
Era sopravvissuto all’ennesimo confronto con sua
madre su un argomento delicato.
Quella donna gli leggeva dentro, faceva una fatica
immensa a nasconderle qualcosa… se per qualche assurdo motivo sua madre avesse
cominciato a fargli domande in qualche modo riguardanti il suo fine settimana,
era nei guai.
La domanda era: com’è che realizzava tutto questo
solo adesso?
Appena mise piede in salotto, Melissa gli
trotterellò beatamente incontro, «Ciao Juna, sono tornata!»
«Vedo. Ti sei divertita?»
«Abbastanza. Ma mi sei mancato.»
Sua zia Elisabeth guardò preoccupata la
figlioletta.
«Ciao Juna.» Si voltò verso suo zio Paul che era
apparso sulla soglia con un bicchiere di brandy in mano «Vuoi qualcosa da bere
anche tu?»
«Preferisco di no zio, mi sono appena alzato.»
Suo zio gli sorrise, «Ti sei dato alla pazza gioia
in nostra assenza eh?»
Il tono scherzoso lo lasciò un attimo senza
parole, di riflesso rispose al sorriso «Non mi posso lamentare.» Si guardò
intorno, «Il nonno?»
Sua nonna gli sorrise debolmente, «Ti ricordi
Jeremy? E’ al telefono nello studio con lui.»
Già, come aveva fatto a non pensarci prima? Suo
nonno doveva sapere del rapimento di Michael… e a giudicare dal sorriso tirato
di sua nonna…
Quando suo nonno entrò nella stanza con un sorriso
felice, Juna ebbe la conferma dei suoi sospetti.
«Buone notizie» azzardò suo zio Ryan.
«Ottime notizie. Una delle mie più grosse
preoccupazioni si è miracolosamente risolta da sola.» Si rivolse alla moglie,
«Mi verseresti due dita di scotch?»
Sua nonna si affrettò ad accontentarlo sotto almeno
quattro paia d’occhi sgranati per la sorpresa: aveva sempre da ridire quando si
trattava di alcolici a causa dei problemi di fegato del marito.
«Ma mamma…» cominciò suo zio Paul.
«Paul, a cena spiegherò all’intera famiglia il
perché tua madre non ha fatto le solite storie. Adesso, brindiamo» disse suo
nonno con un sorriso che non gli aveva mai visto prima.
«Jeremy aveva dei problemi?» chiese suo zio Ryan.
«Quando tuo padre ti spiegherà la situazione,
quello che hai detto ora ti sembrerà una battuta di spirito. Non abbiamo potuto
dirvi nulla prima perché era una situazione veramente delicata.»
Anche sua nonna lo sapeva.
Per la prima volta in quasi diciannove anni di
vita, Juna si ritrovò a pensare che il grande Patrick Joseph McGregory doveva
amare molto sua moglie, al punto da non nasconderle neanche segreti che
valevano la vita d’altre persone… e che una persona che ama così, in fondo era
anche buona.
Accettò il bicchiere da suo zio Paul.
Non si smetteva mai d’imparare nella vita.
Dopo aver messo a letto Melissa, la famiglia si
ritrovò nel salone e dopo che tutti ebbero preso posto, Patrick si decise.
Si schiarì la voce e cominciò a parlare
lentamente, «Forse non tutti quelli seduti a questa tavola sanno che Jeremy ha
avuto un secondo figlio quattro anni fa» cominciò. «Credo che non lo sappiano
Connor, Manaar e Juna, perché sono gli unici che, per quanto ne so, non lo
hanno rivisto dopo quella vacanza trascorsa insieme, cinque anni fa.»
«Stai parlando di Michael» disse Paul con voce
incolore.
Connor lo guardò sorpreso.
Conosceva, o almeno credeva di conoscere,
abbastanza il fratello da sapere che fino a un paio di giorni prima, il fatto
che lui, sua moglie e suo figlio fossero all’oscuro di quella nascita, sarebbe
stata l’ennesima occasione per evidenziare quanto fossero tenuti fuori dalla
famiglia.
«Io lo sapevo» disse tranquillo Juna. «Jeremy è
venuto a trovarmi un paio di anni fa in ufficio e abbiamo parlato un po’.»
«Non mi hai detto nulla.»
«Papà, sono ancora dell’idea che non toccava a me
dirtelo.»
Patrick lo stava guardando sorpreso, poi sorrise
«Dovevo aspettarmelo, Jeremy ti adora. E’ arrivato a molte conclusioni ovvie
molto prima di me.» Sospirò profondamente, «Il problema era che quasi sei mesi
fa, Michael è stato rapito.»
La stanza saltò in aria in un coro di proteste ed
esclamazioni di sorpresa.
«Aspettate, fatelo finire» disse calma Manaar. «Si
sa da chi?»
«Grossi spacciatori di droga. Volevano impedire
che Jeremy, come governatore dello stato del Massachusetts, uno dei più
importanti a livello economico nazionale, avallasse la nuova legge contro la
droga che sarà discussa alla Casa Bianca fra due mesi.»
Elisabeth si agitò sul divano. «E’ mostruoso.»
«Ecco perché non si vedevano da un po’» commentò Paul.
«Un paio di settimane fa ho incontrato Sarah in
centro mentre facevo acquisti con le mie amiche» disse Georgie. «E’ stata lei a
riconoscermi e fermarmi… meno male non mi è passato per la testa di chiederle dei figli.»
«Ma come hanno fatto a tenere nascosta la
sparizione del bambino?» chiese Justin «Voglio dire, non è un vestito che puoi
buttare o una macchina che puoi cambiare.»
«Ufficialmente Michael era in vacanza con la nonna
e la governante» riprese Patrick. «Il problema più grosso di questa storia dopo
il rapimento stesso è stata Jennifer e il crollo che ha avuto. Ve la
ricordate?» chiese, ai cenni di assenso continuò, «E’ caduta in depressione, ha
smesso di dormire, il suo profitto a scuola è crollato… Jeremy e Sarah erano
disperati.»
«Deve essere molto attaccata al fratellino»
commentò Juna.
«Io l’ho vista con quel bambino» disse Madeline
con gli occhi lucidi. «Si comporta come se fosse la madre e Michael ricambia
quell’amore incondizionatamente.»
«In ogni modo, quello che so è che ieri mattina
prima dell’alba Michy è riapparso sulla soglia di casa, comprensibilmente
spaventato ma incolume. Domani mattina vado da Jeremy per cercare di capirci
qualcosa.»
«Nonno, se preferisci rimandare il nostro
appuntamento non ci sono problemi, capisco perfettamente» disse Juna.
«Grazie per il pensiero, ma non posso più aspettare,
sono diciannove anni che rimando. Io e te dobbiamo parlare di molte cose.
All’una passo a prenderti in ufficio.»
Juna gli annuì.
«Io proporrei di andare a dormire» disse Madeline.
«Hai avuto parecchie emozioni oggi Patrick, è stata una giornata pesante per
tutti.»
Patrick si alzò, «Buonanotte a tutti.»
Gli rispose un coro.
Appena Madeline e Patrick uscirono dalla stanza,
Ryan si voltò verso Paul, «Tu sapevi niente del rapimento?»
Paul fece cenno di no con la testa.
Justin si alzò, «Io sono a pezzi, vado a nanna.»
Juna si alzò al suo seguito, «Cugino, per la prima
volta da quando sono nato, sono d’accordo con te.»
Paul sorrise, «Immagino che questo vorrà
sicuramente significare qualcosa. Mi unisco a voi. Andiamo Lennie?»
Nella stanza regnava il silenzio più assoluto.
______________________________________________
NOTE:
Salve a tutti!
Tanto per dare un assaggio… è la prima “original”
che metto insieme!
Attendo commenti!