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Autore: Black Swan    20/11/2008    2 recensioni
Junayd Kamil Alifahaar McGregory ha tutto.
E’ l’unico punto di contatto fra due delle più potenti famiglie del paese, ha ricchezza, bellezza, intelligenza, una posizione di prestigio.
Junayd Kamil Alifahaar McGregory ha le idee chiare.
Sa cosa deve o non deve fare, ha imparato molto presto come far girare il mondo nel verso che gli fa più comodo, ha preso la decisione di condurre una doppia vita a soli quindici anni e custodisce segreti che i suoi genitori neanche immaginano lui possa conoscere.
Junayd Kamil Alifahaar McGregory è convinto di avere già tutto quello di cui ha bisogno: i pilastri della sua vita sono già stati piantati, i confini già marcati. Si renderà conto che anche lui può sbagliare.
Junayd Kamil Alifahaar McGregory non ha mai fatto i conti con il suo cuore. Si accorgerà quanto prima dell’errore commesso.
Junayd Kamil Alifahaar McGregory non ha mai realmente ascoltato il suo cuore. Scoprirà che non è mai troppo tardi per cominciare…
Genere: Avventura, Azione, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Non E’ Mai Troppo Tardi - Capitolo 3

Non E’ Mai Troppo Tardi

3

 

 

 

 

 

 

 

 

L’alba li sorprese a pochi chilometri dalla mamma.

Avevano deciso di non cambiarsi fino a quando non fossero arrivati da Richard, anche se era più probabile che attirassero l’attenzione così conciati che vestiti da ragazzi normali. Fortuna voleva che oltre al fatto di avere una macchina con i finestrini scuri, la villa fosse isolata, quindi una volta passata la highway che era ancora buio, il problema si era risolto da solo.

Il problema che non erano riusciti a risolvere per motivi di tempo - e che li aveva convinti a non cambiarsi subito - era che Matthew, quando gli avevano telefonato, non era certo che Richard fosse solo nella villa, e per nessuna ragione al mondo qualcuno doveva vederli in viso.

Matthew non aveva neanche accennato al fatto di avvisare Richard del loro arrivo, dicendo che, considerati i precedenti, nella peggiore delle ipotesi li stava aspettando… di solito una trappola non era così tranquillamente pubblicizzata.

Non ci stavano capendo più niente.

Il problema riguardo al quale nessuno dei due aveva la più pallida idea di come trovare una soluzione era che alla fine qualcuno li aveva visti: un bambinetto di tre o quattro anni, terrorizzato a morte, figlio del migliore amico del nonno di Juna.

Soprattutto Drake era preoccupato, perché lui aveva il cento per cento di possibilità di poter evitare di incontrare di nuovo il bambino… ma Juna?

Quando arrivarono alla villetta si resero conto di quanto fosse effettivamente una copertura perfetta: nel vederla nessuno avrebbe potuto immaginare cosa si nascondesse dietro di lei.

Il garage era chiuso e, al rumore della macchina, Richard apparve sulla porta.

«Secondo te cosa ci fa alzato e vestito a quest’ora?» chiese Drake.

Come risposta Juna tolse la sicura alla pistola.

Dopo un momento di chiaro smarrimento, il generale alzò la saracinesca e gli fece segno di entrare. Chiuse il garage dietro di loro e gli si fece incontro.

Juna e Drake uscirono insieme dalla macchina e si piantarono spalla contro spalla contro il cofano posteriore.

All’apparenza, Richard Lewing era completamente disarmato.

Drake mantenne lo sguardo basso.

«Per favore, non me lo dite» esordì. «Che ci fate qui a quest’ora, è saltata la missione?»

«Ho ucciso Estrada due ore e mezzo fa» rispose Juna. «Ho subito avvisato Matthew. Il problema non è quello.»

«Siete feriti?»

Juna scosse la testa.

Richard chiuse gli occhi, «Allora è semplicemente il mio peggior incubo diventato realtà. Era veramente una trappola? Immagino che Matt sia dovuto correre alla villa per l’anticipo con cui si è svolta la cosa. Volete un caffè? Fatevi una doccia per prima cosa, e cambiatevi, il bagno è al secondo piano a destra. Poi mi racconterete tutto. Dovete essere furiosi con noi.»

Drake alzò lo sguardo su di lui e… «Ti spiace se mi faccio la doccia per primo? Tu tieni d’occhio lui.»

Sparì lasciando Richard a bocca aperta. «Tenermi d’occhio?» ripeté. Poi, fu evidente il momento in cui capì il significato di quella frase… il generale Richard Lewing cambiò letteralmente colore «Pensate che io e Matt…???» esplose.

«Andiamo dentro Richard, e fammi il favore di non fare mosse azzardate.»

Il generale Richard Lewing lo precedette sotto shock.

Rimase in silenzio per tutto il tempo, seduto a testa china sul divano.

Quando Drake entrò nella stanza andò lui a farsi una doccia e al suo ritorno Richard non si era mosso.

Prese posto accanto a Drake e Richard alzò lo sguardo, «Avete intenzione di uccidermi?» chiese.

Li ritenevano veramente capaci di tutto.

D’altra parte la cosa più logica sarebbe stata davvero uccidere sia lui che Matthew e ritenere la parentesi nell’F.B.I. conclusa.

«Toglimi una curiosità Richard» disse Drake, «se non vi aspettavate qualche ulteriore sorpresa, perché hai detto a Juna che eri qui? Ti rendi conto che abbiamo pensato che l’attirarci qui fosse l’ultima spiaggia nel caso fossimo usciti anche stavolta vivi dalla missione?»

«Richard, ci avete mandato al macello per due volte di seguito» riprese calmissimo Juna. «Ci aspettavano dannazione, ho sentito con queste orecchie che eravamo condannati a morte. Il che significa che se avessimo seguito alla lettera gli orari che ci avete dato tu e Farlan, ci avrebbero massacrato.» Si alzò «E visto che ci sei, potresti anche spiegarmi cosa ci faceva lì il piccolo Michael Flalagan.»

Il generale si rianimò, «Il figlio del…?? Era lì?? Dov’è adesso?»

«Lo abbiamo riportato a casa» rispose Drake.

Lewing si passò le mani fra i capelli, «Sono mesi che gli diamo la caccia. Questa proprio non me l’aspettavo… cioè, mi sembra un miracolo. Più di una volta a me e a Matt è passato per la mente di mettervi sulle tracce di quel bambino, ma prima Lonely, poi Estrada che ci è capitato fra capo e collo… era un’occasione più unica che rara. Erano così sicuri di avervi in pugno che non hanno pensato a spostare il piccolo Flalagan con un certo anticipo. Il governatore era ricattato, capite? Per quella legge antidroga che deve passare fra qualche mese. Abbiamo tenuto la scomparsa del bambino il più segreta possibile o sarebbe stato uno scandalo. La scorsa volta abbiamo pensato che fosse abbastanza scontato che avremmo cercato di far fuori Lonely, era plausibile che si aspettassero che ci fosse qualcuno, anche se la perquisizione della stanza descritta da Falcon… beh, è stata a dir poco accurata, ma che Estrada fosse a Boston lo sapevamo solo io, ovviamente voi, Matthew…»

Come evocato Matthew piombò nella stanza, lui e Drake furono dei fulmini ad impugnare le pistole e il comandante si trovò a guardare negli occhi le canne di due Beretta novantadue/fs calibro nove mm Parabellum, con tanto di colpo in canna.

Sorrise, «Sono io.»

«Non è per niente una rassicurazione adesso» fu il gelido commento di Drake.

Si vedeva lontano un chilometro che il comandante era armato.

Il sorriso sparì dalle labbra del comandante Farlan che si voltò a guardare il suo superiore.

«Siediti Matt, non si fidano più di noi e hanno tutte le stramaledette ragioni di questo mondo. Non so cosa li trattenga dallo spararci un colpo in testa e andarsene.»

Matthew tornò a guardare loro, il ritratto dello shock «Darkness, Falcon… credete che siamo stati noi a…?» non finì la frase, ma si mise a sedere perché le gambe sembrarono non reggerlo più. «Oh cazzo, avete tutte le ragioni di pensarlo, me ne rendo conto. Abbiamo fatto una cazzata a mandarvi in missione così presto, dopo quello che mi aveva detto Falcon. Il fatto è che dovevamo essere sicuri che Estrada non sarebbe arrivato a vedere l’alba di oggi, capite?»

«Un altro al vostro posto si sarebbe fatto prendere dal panico» continuò Richard, «non avrebbe portato a termine la missione… e vi garantisco che chi di dovere lo ricorderà. Già il fatto che siate usciti di casa sospettando che c’eravamo noi due dietro la dice lunga sul vostro senso del dovere.»

«Che mi dici della villa?» chiese Drake alla testa di Farlan.

«Avete fatto il solito capolavoro, nonostante la situazione. La squadra scientifica della polizia non ha trovato nulla di concreto.»

«Non possono risalire in qualche modo alle armi?»

«Le armi che avete usato sono state rubate da un’armeria di New York lo scorso anno, durante uno scontro a fuoco fra bande» rispose Richard. «E sono stato io in persona a limare la canna interna e quindi a manomettere i segni lasciati nei bossoli… un trucchetto che ho imparato da un veterano del Vietnam. Quelle pistole sono come cascate dal cielo, non hanno una storia e le fonderò di persona, se non deciderete di ammazzarmi con una di esse.»

Matthew alzò lo sguardo su di lui, poi si voltò verso di loro «E’ questo che avete pensato? Che dovessi arrivare per primo per incastrarvi?»

Drake distolse lo sguardo.

Si prese la testa fra le mani piegandosi su se stesso, «Non potrei mai fare una cosa del genere. Non ho idea di come potessero sapere dell’agguato di stanotte, ma state certi che lo scoprirò. Io e Gerard siamo arrivati appena in tempo per prendere in mano la situazione. Quando ho visto i cani mi è preso un colpo… ho letto la relazione e non c’era nessun accenno ai cani, non so come possa essere sfuggito a Colin un particolare del genere.» Non vide l’occhiata che si scambiarono Juna e Drake e continuò, «Il piccolo Michael?»

«Lo abbiamo riportato a casa» rispose Juna. «Così su due piedi non c’è venuto in mente niente di meglio. Sentite, ho aspettato che ci foste entrambi per dirvelo: ci hanno dato un nome.»

Richard e Matthew sgranarono gli occhi.

«Mi state dicendo che vi hanno fatto i nostri nomi?» chiese Richard sbigottito.

«Sarebbe così impossibile?» chiese Drake a metà fra l’ironico e il curioso.

«Assolutamente sì» rispose Matthew. «Se la persona che hanno agganciato è vicina a noi, potranno aver sentito i nostri nomi da questa persona, ma… vi siete fatti dare una descrizione della talpa?»

«No» rispose Drake senza fare una piega. «Mi hanno dato un nome che non avevo mai sentito prima, non ho perso altro tempo. Juna era da solo davanti all’entrata con il puffo… cioè, il bambino, e comunque avrebbe potuto mentirmi, ti pare? Lo ha fatto quando mi ha detto quante persone erano rimaste dentro, accidenti a lui.» Si rivolse al suo migliore amico, «Più ci penso e più è un miracolo che ne siamo usciti vivi: o stiamo profondamente sull’anima al Signore, o ci ama alla follia, scegli tu.»

Matthew annuì con un sorriso alla battuta, si passò una mano sugli occhi «Sì, hai fatto la cosa più logica Falcon. Scusami. Io conosco chi lavora nella sezione, tu non hai la minima idea di chi siano queste persone: una descrizione fisica non avrebbe fatto nessuna differenza per te… e poi avrebbe potuto comunque mentirti» sottolineò di nuovo il concetto.

«Dai per scontato che lavori a stretto contatto con te» commentò Juna.

«Darkness, per forza» disse Richard. «E’ un pensiero terrificante per me e Matt, ma non c’è altra possibilità. O lavora a stretto contatto con noi o con il presidente degli Stati Uniti e chi lavora con il presidente è seguito a vista dalla C.I.A. o da noi quando si allontana dal datore di lavoro, se avesse avuto contatti con qualcuno vicino a Estrada lo avremmo saputo. Sto parlando di un gruppo scelto di cinque o sei persone al massimo.»

«Ragazzi, devo sapere quel nome» disse Matthew. «Io e Richard dobbiamo eliminare la talpa, chiunque esso sia.»

«Colin Flyer» sillabò quasi Drake.

Richard chiuse gli occhi e rovesciò la testa indietro, «Porca puttana.»

«Cooosa?» soffiò Matthew.

«Chi ha raccolto le informazioni per il dossier che hai scritto?» chiese Juna.

«Colin, come sempre.»

«Flyer sapeva di quelle tute?» continuò Juna.

«No» rispose Richard, «sono arrivate nel mio ufficio la sera prima del vostro appuntamento con Matthew, sono stato io stesso a preparare i borsoni e a portare la macchina dove poi Falcon l’ha trovata… considerato il precedente.» Sorrise appena, «Forse ho messo anche troppa roba in quella macchina, ma se avessi avuto una bomba nucleare a portata di mano ci avrei infilato anche quella. Non ho dormito stanotte.»

Il silenzio si prolungò.

Matthew respirò profondamente, «Avete tutte le ragioni di questo mondo per comportarvi così ragazzi, Richard ha ragione: dobbiamo ringraziarvi per non averci sparato appena ci avete visto. Posso darvi solo la mia parola d’onore a sostegno della verità che né io né Richard vi abbiamo tradito. Colin deve aver agito da solo. Ma voglio che abbiate chiara una cosa: solo noi due sappiamo chi siete. Colin non si è mai neanche lontanamente avvicinato a voi, dovete credermi. Non esiste nessuna traccia che possa portare a voi.»

Seguì un altro silenzio, poi fu Juna a parlare, «Io non so ancora come farò ad affrontare mia madre dopo quello che ho sfiorato nelle ultime settimane. So già che mi sentirò un verme. Anch’io voglio che sia chiara una cosa: teneteci alla larga il governatore. Non voglio problemi del tipo che voglia sapere chi siamo. Mio nonno lo conosce da una vita e già per quello avrò la mia bella fetta di casini.»

«Pensi che il bambino ti riconoscerà?» chiese Richard.

«Quello che penso non ha importanza, a questo punto mi aspetto il peggio.»

Matthew si prese la testa fra le mani, «Dio che casino. Dovrete restare fermi per un po’… non voglio pensare a quello che sarebbe potuto succedere stanotte. Ringrazio il Cielo di avervi addestrato anche meglio di quanto immaginassi. Dobbiamo capire chi vi da la caccia e perché, chi può aver agganciato Colin. Non me la sento di rischiare ancora.»

«Ascoltatemi» disse Richard. «Darkness, Falcon, so di chiedervi molto alla luce degli ultimi avvenimenti, ma dovete fidarvi di noi. Vi proteggeremo. Abbiamo delle responsabilità nei vostri confronti e vi do la mia parola che una cosa del genere non succederà più. Da ora in poi le missioni per voi le prepareremo solo io e Matthew. Flyer non arriverà al lavoro domani mattina, e passeremo l’intera sezione al setaccio, dovremo fare una vera e propria disinfestazione, a questo punto è ragionevole pensare che Flyer possa non essere la sola mela marcia. Penso io alla macchina e all’attrezzatura. Matthew, riaccompagnali subito a casa, saranno sfiniti.»

Juna e Drake si guardarono, erano arrivati al punto di dover prendere una decisione: fidarsi di Richard e Matthew, e quindi rendere le pistole rimanendo disarmati o tenersi le pistole e mettere un muro che difficilmente sarebbe stato abbattuto.

Sentirono un rumore di metallo contro legno e si voltarono verso Matthew. Il comandante aveva appoggiato la propria pistola sul tavolo. «Vi fa sentire più tranquilli?» chiese.

«Se fosse quello il problema ti avremmo disarmato quando sei entrato Matt» disse Drake. «Riprendi la tua pistola.»

Matthew guardò Juna che annuì, «Riprendila» ripeté.

Il comandante la riprese, infilò di nuovo il caricatore e la ripose nella fondina.

I due ragazzi tolsero il colpo in canna e consegnarono le pistole a Richard che respirò profondamente e disse semplicemente «Grazie. Non ve ne pentirete.»

Matthew si alzò insieme a Juna e con due passi gli fu davanti, «Darkness, guardami. Ti prego, devi credermi. Non sono stato evidentemente in grado di proteggervi adeguatamente e non ho scusanti per questo, ma non ho mai pensato di farvi del male. Dovranno passare sul mio cadavere e quello di Richard prima di arrivare a voi.»

 

Si trattenne a stento dal prendere Matthew per le spalle e scuoterlo.

In quel momento era chiaro come il Sole che per lui Darkness rappresentava qualcosa di speciale. E lui sapeva il perché per Matthew era importante cosa pensasse quel ragazzo di quella storia.

Al silenzio di Darkness, Falcon lanciò uno sguardo a lui poi si rivolse a Matthew «Neanche per un solo istante ho pensato che tu o Richard poteste entrarci in qualche modo, tant’è vero che sei stato il primo con cui ho parlato della prima imboscata, ma appena ne ho parlato con Juna la cosa è sembrata ovvia… terrificante, ma ovvia. Non so quanto ci metteremo a lasciarci alle spalle questa cosa Matthew. Non possiamo farti promesse. Al momento, l’unico di cui mi fido, è Juna e so che per lui è la stessa cosa.»

Matthew annuì, così evidentemente ferito dal silenzio di Darkness da farlo stare male.

Adesso però doveva pensare a mettere al sicuro i suoi agenti migliori.

«Ragazzi» prese la parola. «Ho preparato una contromisura speciale nel caso stanotte fosse successa una cosa del genere.»

Darkness e Falcon lo guardarono, si lanciarono un’occhiata, poi fu Darkness a prendere la parola. «Sarebbe?»

«Ho fatto preparare dei cellulari uguali identici a quelli che avete adesso. La differenza è che, come quelli che usiamo da qualche anno io e Matthew, sono schermati. Nessuna antenna o apparecchio per le rilevazioni potrà intercettare o codificare le vostre chiamate in entrata e in uscita. Anche i messaggi che mandate o ricevete saranno crittografati.»

Matthew annuì, «Ottimo Richard, come al solito mi leggi nel pensiero.»

«Possiamo usare i nostri soliti numeri?» chiese Falcon.

Annuì, «Ho pensato ai telefoni schermati proprio per evitare di farvi cambiare numero di cellulare tutti e due insieme… credo che attirerebbe l’attenzione delle vostre famiglie.»

Darkness annuì lentamente, «D’accordo.»

«Ce li avete dietro ragazzi?» chiese Matthew «Cambiateli subito e datemi i vostri.»

Darkness e Falcon eseguirono.

Li accesero.

«E’ uguale identico al mio» disse Falcon. «C’è addirittura la rigatura nel display!»

Darkness sorrise appena, «Non ho mai dubitato di essere agli ordini di persone in gamba.»

Matthew sembrò rifiorire. «Ti ringrazio.»

«Dovrete inserire un codice per accedere alla rubrica» disse tutto d’un fiato.

Falcon annuì rassegnato. «Sì, e lo capisco. Abbiamo i vostri numeri in memoria.»

«Purtroppo è il minimo» aggiunse Darkness. «Io e te useremo i telefoni di casa solo per gli auguri di Natale fino a quando non saremo arrivati a capo di questa cosa, intesi?»

Matthew gli lanciò un’occhiata.

Oh sì, quei ragazzi avevano le idee chiare. Sapevano cosa fare.

 

Il primo a rivedere casa fu proprio Drake che, scendendo, si rivolse a Juna «Ti chiamo stasera, ok? Vai subito a nanna eh…»

«Sì mamma…»

«Darkness, spostati avanti, così parliamo meglio.»

Ubbidì e d’istinto lanciò un’occhiata all’orologio, erano da poco passate le dieci.

«Non so dirti quanto mi dispiace. Sei furioso con noi, e hai tutte le ragioni di questo mondo per esserlo, sono anche troppo cosciente di quello che è successo e il pensiero che abbiamo rischiato di perdere te e Falcon per ben due volte… non solo siete i nostri migliori agenti, ma… dannazione, siete due ragazzi e vi abbiamo tirato io e Richard in quest’avventura. Ci sentiamo responsabili per voi come se foste dei figli. Credimi quando ti assicuro che io e Richard proteggeremo te e Falcon con tutti i mezzi a nostra disposizione. Non vi abbiamo mandato ad uccidere Estrada a cuore leggero, abbiamo preparato la vostra attrezzatura di persona, ero convinto di aver preso tutte le precauzioni possibili… ed era il mio braccio destro il pericolo. Proprio colui che ha preso le informazioni e stilato la relazione, Cristo. Era il mio braccio destro da cinque anni, non so spiegarmi cosa sia potuto succedere. Starete un po’ fuori dal giro» ripeté.

Era un particolare su cui riflettere il fatto che ne parlasse già al passato?

«Come pensi di sistemare Flyer? Richard ha detto che non arriverà al lavoro domani mattina.»

«Quello è l’ordine che mi ha dato e io lo eseguirò… e a questo punto con immenso piacere. A prescindere dal fatto che ha messo la vostra vita in pericolo e ha preso per il culo il sottoscritto, ha minato la cosa più importante che unisce agenti come te e Falcon a chi vi da ordini: la fiducia. Il fatto che abbiate portato a termine e con successo la missione conferma, se ce ne fosse stato bisogno, che siete i migliori elementi di cui disponiamo. Lo sto ripetendo ogni due frasi, ma non è per farvi gratuitamente un complimento: in pochissimi sarebbero usciti vivi dalle ultime settimane della vostra vita. Questo, aggiunto alla vostra età, vi rende i migliori elementi che ho mai avuto ai miei comandi. Sarò onesto con te Darkness, mi preoccupa il non poter contare su di voi… se deve scoppiare un casino, sta certo che scoppierà adesso… in un modo o nell’altro cercheranno di portarvi di nuovo allo scoperto, dannazione. Per quanto riguarda Flyer, non possiamo processarlo, te ne renderai conto. Tu e Falcon siete leggende, solo io e Richard sappiamo chi siete… sai come vi hanno soprannominato alla sezione? Gli Infallibili Due… anche i gran capi hanno cominciato a fare pressioni per conoscervi» fece una pausa. «Così immagino che avrà un brutto incidente… stile tipicamente F.B.I. comunque.»

«Niente sarà abbastanza per lui, Drake ha rischiato la vita per due volte a causa di quel figlio di puttana.»

Matthew si raddolcì, «Tu e Falcon vi adorate, lui lo vuole morto perché tu hai rischiato la vita.»

«Sarei morto se non avessi la fiducia che ho in lui, sono ancora incazzatissimo se ci penso.»

«Pensi veramente che il piccolo Michael possa riconoscerti?» chiese di colpo serio.

Juna ebbe l’impressione che l’uomo fosse finalmente giunto dove era sempre voluto arrivare. «I bambini hanno un istinto speciale Matthew e ricorda che gli abbiamo salvato la vita.» Si passò le mani fra i capelli, «Preferisco non pensarci.»

«Mi dispiace immensamente per la situazione in cui ti ho messo.»

«Con il senno di poi non posso biasimarti. Di qualcuno ti devi fidare, non puoi pensare a tutto. Mi chiedo come abbiano fatto ad arrivare al tuo braccio destro. Fossi in te starei attento.»

«Che vuoi dire?»

«Mi viene spontaneo un ragionamento, che è esattamente l’opposto di quello che hai fatto tu: io credo che siano arrivati con cognizione di causa al tuo braccio destro. Se vogliono far fuori me e Drake si sono agganciati a Flyer perché in qualche modo sanno che tu sei vicino a noi… che sai chi siamo. E Richard è sulla tua stessa barca.»

Il comandante Matthew Farlan cambiò espressione e fu evidente che prese seriamente in considerazione questo suo ragionamento. Rimase in silenzio per diversi minuti.

«Sai Darkness… mi sono sempre chiesto come funzionava un cervello come il tuo. Egregiamente, direi. Ti ringrazio per averci pensato subito, ero talmente preso ad analizzare la situazione da un solo punto di vista che probabilmente ci avrei messo qualche settimana a rendermi conto dell’ovvio: non hanno puntato a caso il mio braccio destro.»

«Non devi ringraziarmi.»

«Certo che devo. Dovresti essere completamente preso a pensare a proteggere te stesso e Falcon e invece hai pensato anche a me e Richard.»

«Ti ricordo che in ultima analisi tu e Richard mi siete più utili al sicuro che preoccupati a pensare a salvare anche voi stessi.»

Un sorriso piegò le labbra del suo diretto superiore, «Non credere che non lo sappia Darkness, sono stato io ad insegnare a te e a Falcon che quando indossate i panni dell’agente voi stessi dovete venire prima di tutto… e tutti. Questo è la quinta essenza dell’egoismo. Ovviamente, so anche che entrambi avete trovato subito l’eccezione a questa regola. Tu metti Falcon prima di te stesso, ma Falcon fa la stessa cosa con te… ed è anche per questo che stanotte ne siete usciti vivi. Visto che la cosa funziona, non ho niente da ridire. Il mio istinto comunque mi dice che devo ringraziarti e io do sempre retta al mio istinto. In ultima analisi, non è stato certo il buon senso a farmi reclutare due ragazzi di appena quindici e diciassette anni.»

«Su questo siamo perfettamente d’accordo: l’istinto è la miglior cosa che ci accomuna ancora con gli animali.»

«Cosa pensi di fare con Michael?» gli chiese a brucia pelo.

«Non lo so. Per rimanere in argomento: il mio istinto mi dice che non ci saranno problemi. Credo che abbia capito che se portavamo una maschera, un motivo c’era. Ci ha seguito ciecamente anche se abbiamo ammazzato delle persone sotto i suoi occhi. Anche se dovesse riconoscermi, non mi tradirà.»

«Appena lasciato te, mi organizzerò con Richard per mandarlo dai Flalagan. Riesco a malapena ad immaginare il caos che ci sarà in quella casa. Terrò lontano il governatore da te e Falcon.»

«Come gli spiegherete la ricomparsa del bambino?»

«Sarà difficile inventare qualcosa che regga. Li abbiamo sempre tenuti aggiornati su quello che volevamo fare. Il bambino avrà sicuramente parlato di voi ai suoi. Credo che la cosa migliore sia la verità: i rapitori hanno finalmente commesso… definiamola una leggerezza, e i nostri migliori agenti li hanno inchiodati.» Gli lanciò un’occhiata, «Se vi cataloghiamo subito come i nostri migliori agenti, potremo anche arrivare alle minacce se continua a fare domande… e so che ne farà tante» aggiunse tetro.

Rimasero in silenzio fino al cancello di villa McGregory. «Lasciami qui.»

«Sicuro?»

«Li senti?» chiese mentre un furioso abbaiare cominciava a farsi sentire «Sono i miei cuccioli, ci penseranno loro a proteggermi da qui all’entrata.»

«Ci sentiamo fra qualche giorno.»

Aprì la portiera ma Matthew lo prese per un braccio, «Aspetta un attimo.» Prese un foglio e ci scrisse sopra un numero. «Ho chiesto la tua fiducia Juna» riprese chiamandolo per la prima volta con il suo vero nome «e per meritarmela ti darò incondizionatamente la mia. E’ una follia questa che sto facendo, ma tu e Drake avete coscientemente messo la vostra testa nella ghigliottina uscendo di casa la scorsa notte. Il numero scritto qui appartiene alla mia vita al di fuori dell’F.B.I. e ce l’hanno solo altre tre persone al mondo oltre te. Ti chiedo di impararlo a memoria e non trascriverlo da nessuna parte. Drake purtroppo non ha le tue capacità mnemoniche… dovrai averlo tu per tutti e due. Usalo solo in caso di pericolo, e solo se non rispondo al solito numero, intesi? Chiedi di Aaron se non rispondo io di persona.»

Gli annuì semplicemente e Matthew gli porse il biglietto.

Non lo toccò neanche, lo lesse imparandolo istantaneamente a memoria e guardò di nuovo il suo superiore. «Credimi quando ti dico che mi auguro di non doverlo usare mai.»

Uscì dalla macchina e si ritrovò a guardare l’elegante cancello di ferro battuto, aprì la porticina di lato ed entrò senza voltarsi indietro.

Lizar e Dragar, la coppia di dobermann da guardia, gli si fecero incontro festosi «Ciao belli, se sapeste cosa sono stato costretto a fare stanotte, non mi vorreste più tanto bene.»

Lo considerarono meno di zero, continuando a cercare la sua attenzione e relative carezze.

Lo accompagnarono per tutto il tragitto, erano più agitati del solito, specie Lizar, la femmina che si faceva avvicinare solo da lui, era evidentemente restia a lasciarlo andare; si attaccò ai suoi jeans con i denti e non voleva saperne di mollarlo, tanto che Dragar cominciò ad abbaiarle contro in una chiara manifestazione di rimprovero.

«Lascia perdere amico mio», disse accarezzando la testa del cane che si calmò all’istante «cercare di avere ragione di una femmina è una battaglia persa in partenza!»

Sapeva il perché di quel comportamento: la cagna sentiva il suo stato d’animo.

Si fermò un po’ più a lungo con loro.

Quando si sentì chiamare si voltò di scatto, «James!» esclamò piacevolmente sorpreso scorgendo l’anziano giardiniere che gli si faceva incontro.

Insieme ad Howard, quell’uomo era una pietra miliare nella vita della famiglia McGregory.

Lizar ringhiò voltandosi verso di lui e l’uomo si bloccò, «Quella cagna creerà dei seri problemi alla tua futura fidanzata» lo informò senza staccare gli occhi dall’animale. «La tieni vero?»

Quando erano soli decadeva il lei, era un accordo che regnava da quando Juna aveva cominciato a camminare.

«Tranquillo James, non mordono se ti conoscono.» Batté affettuosamente una mano sulla testa della cagna che guaì appena cercando di leccargliela. «Ti hanno dato fastidio fino ad ora?»

«Non li ho né visti né sentiti, ero convinto che fossero già rinchiusi nel recinto.»

«Che ti avevo detto?»

«Non mi aspettavo di trovarti alzato a quest’ora di domenica mattina.»

«Se mi prometti di non dire nulla a nessuno, ti rivelo un segreto…» l’occhiata dell’uomo gli disse che aveva già capito. «Esatto: devo ancora vedere com’è fatto un letto.»

«Beata gioventù! Doveva proprio essere una donna di tutto rispetto per farti fare quest’ora…»

Sua nonna e sua madre non erano le sole ad arrivare sempre alle stesse conclusioni.

«E’ stata una nottata interessante.»

James sorrise scotendo la testa, «Vola a riposarti ragazzo, ci penso io alle belve stamani. E se te lo chiedono, tu non hai visto me e io non ho visto te!»

«Sei un tesoro.»

«Va’ a dormire ora.»

Crollò sul letto dopo una doccia.

L’ultima cosa che sentì prima di sprofondare nel sonno fu l’allegro abbaiare di Lizar e Dragar sotto le sue finestre e la voce di Howard che intimava ai cani di stare zitti perché il signorino doveva riposare.

L’ultimo pensiero fu che Howard sarebbe dovuto tornare quella sera… quell’uomo non riusciva proprio a stare troppo lontano da Villa McGregory.

 

Matthew ripartì con una sgommata appena il ragazzo sparì dentro il cancello.

Come era potuta succedere una cosa simile?

Con quei due poi… gli elementi più preziosi che avevano lui e Richard.

Dovevano veramente ringraziare il Cielo che non li avessero uccisi.

Era stato lui ad insegnare a quei ragazzi che i pericoli andavano eliminati senza mezze misure e ritrovarsi con il dubbio che i tuoi superiori ti abbiano tradito… beh, era un pericolo di tutto rispetto.

Era l’incubo peggiore di persone nella posizione sua e di Richard.

Avrebbero dovuto avvertire anche le altissime sfere e probabilmente l’intera sezione sarebbe stata sostituita di sana pianta.

Senza contare che Darkness aveva avanzato un’ipotesi gravissima e molto, troppo reale.

Qualcuno cercava di avvicinarsi a lui e Richard?

Lo squillo del cellulare lo fece sobbalzare. Prese l’auricolare e se lo mise all’orecchio.

La voce del suo vecchio amico Richard era nervosa.

«Sei solo?»

«Ho appena riaccompagnato Darkness.»

«Come stanno?»

«Comprensibilmente sul chi vive Richard. Sto ancora congratulandomi con me stesso per come sono riuscito ad addestrarli. Se fossero leggermente meno in gamba di come sono… non voglio pensarci.»

«Flyer va assolutamente eliminato.»

«Quello è il minimo. Ci penso io. Tu pensa ai Flalagan, sai che non possono vedermi.»

«Ci penso io» seguì un silenzio, poi… «Sono veramente molto soddisfatto di loro Matt. Quei due ragazzi stanno andando ben oltre le mie più rosee aspettative.»

«A chi lo dici. Richard, ricordami di parlarti di una cosa che mi ha detto Darkness. Tu ti ricordi che è un genio?»

«E’ un po’ difficile da accantonarsi… direi che è evidente in ogni cosa che fa, e non sto parlando solo dell’agente. Mi capita spesso di leggere di lui nei giornali che parlano di finanza. Ti ricordi quando li mandammo a recuperare quel chip? Quando scoprì che quel portatile era predisposto all’autodistruzione quel ragazzo si imparò a memoria l’equivalente di venticinque pagine di nominativi e relativi nomi in codice!»

Sorrise al pensiero. Nel cervello di Darkness c’era l’intera lista degli agenti in incognito del pianeta Terra aggiornata al dicembre dell’anno prima!

Richard rideva divertito, «Quando lo dissi a Gerard non ci voleva credere! Pensava di aver perso la lista! Mi ha creduto solo quando gliela consegnai riscritta a mano dopo due ore e mezzo per trascriverla di nuovo tutta sotto dettatura di Darkness!»

«Ah, amico mio, non è stato il buon senso che me li ha fatti arruolare e ti ho sempre detto che capivo le tue reticenze, ma si sono rivelati due agenti come non ne ho mai avuti e sono due elementi che non saprei come rimpiazzare.»

«Capisco cosa vuoi dire e sono d’accordo con te. Speriamo di non esserci giocati la loro fiducia in modo irreparabile.»

«Mi sento di sperare di no.»

«Cosa te lo fa dire?»

«Ricordami di parlarti di quella cosa che mi ha detto Darkness.»

«Ok.»

«Richard…»

«Dimmi.»

«Ho fatto una cazzata.»

«Ah… quale?»

«Ho fatto memorizzare a Darkness il numero di cellulare… di Aaron.»

Il silenzio dall’altra parte disse più di cento parole. «Sei impazzito? Ti rendi conto di quello che… per Dio se chiama e risponde tua moglie o tua figlia cosa…??»

«Ho agito d’istinto, come al solito, so che posso fidarmi di quel ragazzo… so per certo che lui si fida di me.»

«Matt… non farti prendere la mano dal fatto del… insomma… so che quando lo guardi negli occhi vedi anche quelli di tua figlia e lo capisco… ma è un nostro agente e per quanto tu indirettamente devi a Darkness… oh Cristo, anche io mi sono affezionato a quei due ragazzi ma non…»

«Ho capito Richard. Volevo solo che tu lo sapessi.»

«Ok. Vado dai Flalagan e ti faccio sapere appena esco di lì.»

«Pranziamo insieme?»

«Certo. A più tardi. Ora sono curioso di sapere cosa ti ha detto Darkness.»

«Eh amico mio, se quel ragazzo ha visto giusto, non ti piacerà affatto sentire quello che ho da dirti.»

«Ecco, adesso oltre che curioso sono anche preoccupato. Accidenti a te Matthew. Ci vediamo a pranzo nel mio ufficio, preparati al cibo cinese.»

 

Poco prima dell’una e mezzo arrivò all’ufficio di Richard e Marlene, la storica segretaria del suo amico, lo accolse con un sorriso. «Ben arrivato comandante, il generale l’aspetta, il pranzo dal ristornate è arrivato meno di cinque minuti fa.»

«Sempre perfettamente in orario, vero Marlene? Grazie e non passare telefonate fino a quando io sono dentro, ok?»

«D’accordo.»

Bussò alla porta e la voce di Richard lo invitò ad entrare. «Appena in tempo amico mio, accomodati.»

Mentre chiudeva la porta a chiave lo vide avvicinarsi al tavolo e lo prevenne, «Ho già detto a Marlene di non passare telefonate fino a quando io sono qui.»

Richard fece semplicemente dietro front con espressione rassegnata, «Ci rinuncio. Avanti, siediti e mangiamo o si fredda tutto… dopo anche io ho da dirti delle cose che non ti piaceranno.»

«Tanto per facilitarmi la digestione, vero?»

Mentre mangiavano parlando del più e del meno, gli passò per l’ennesima volta per la testa che Darkness e Falcon gli ricordavano proprio loro quando entrarono in marina, poco più che diciottenni.

Vedendoli interagire, sin dai tempi degli addestramenti, era evidente che quei due si leggevano nel pensiero. Erano l’uno il continuo dell’altro.

Lui e Richard si erano conosciuti durante l’addestramento e la loro amicizia si era saldata con il tempo, conoscendosi. Da quello che sapeva, quei due ragazzi prima si erano conosciuti a fondo poi avevano stabilito di essere amici.

«Andiamo per grado?» propose Richard in una battuta che li seguiva da quando lui aveva rinunciato a passare di grado per potersi permettere una vita segreta con tanto di moglie e figlia.

Richard, prima separato dalla moglie e rimasto poi virtualmente vedovo con la sua morte in un incidente stradale, non aveva avuto niente che gli impedisse il salto e aveva accettato il grado di generale. Lui aveva preferito tenersi il privilegio di poter sparire per settimane, sparire dalla faccia della Terra per essere solo un marito e un padre con tanto di identità diversa… era stato l’onesto compromesso che aveva trovato per non lasciare da solo Richard al comando di una sezione che richiedeva di continuo tutta l’energia di cui un uomo disponeva e sposare al tempo stesso la donna che amava senza metterla in costante pericolo di vita.

La venuta al mondo di sua figlia era stata la perfezione… specie se si pensa che la sua bambina era come era grazie a…

«Stai di nuovo pensando al trapianto di occhi di tua figlia» disse Richard.

«E’ più forte di me. Se non fosse successo probabilmente non avrei mai messo, scusa il pietoso gioco di parole, gli occhi su Darkness e di seguito…»

«Te lo ripeto: non farti prendere la mano da questo. Oggi per la prima volta ho visto la tua facciata di professionalità sgretolarsi davanti a quel ragazzo. Per quello che ne sappiamo Darkness stesso non…»

«Te lo ripeto: lo so. Stanotte abbiamo sfiorato un disastro di proporzioni apocalittiche Richard, te ne rendi conto? Lascia perdere cosa rappresenta quel ragazzo per me. Stiamo parlando di Junayd Kamil Alifahaar McGregory, il futuro capo di due dinastie, di due imperi finanziari. Se gli succedesse qualcosa le due famiglie arriverebbero anche a Dio per avere risposte.» Al silenzio di Richard, che equivaleva a un dannazione so che hai ragione, riprese, «Dicevi di andare per grado vero? Com’è andata dai Flalagan? Come sta Michael?»

«Per me è un bel problema che tu non ci possa andare, sei molto più diplomatico di me. Il governatore è testardo come un mulo… e non ci crederai, ma anche il bambino mi ha dato filo da torcere.»

«Micky?» non riuscì a trattenere la sorpresa «Come mai? E’ comprensibile che abbia fatto scena muta, è sotto shock e…»

«Scena muta? Magari. Mi ha tartassato di domande sui due guerrieri! E’ incredibile che tutto quel fiato stia dentro un corpicino così piccolo.»

«Anche questo è comprensibile. Se ci pensi bene, lui deve aver avuto l’impressione che Darkness e Falcon stessero facendo una passeggiata: lo hanno preso e tirato fuori da un incubo. Stavamo dando la caccia a quel bambino da mesi e non avevamo ancora la minima idea di dove fosse tenuto.»

Richard si accese un sigaro e si rilassò contro la poltrona, «Sarò onesto Matt. A volte penso che quei due non si rendano conto di cosa stanno veramente facendo e della facilità con cui lo fanno. Abbiamo trasformato due ragazzi all’epoca di quindici e diciassette anni in due killers, in due macchine da guerra. So che è tardi per i rimpianti e non è senso di colpa quello che provo… mi sono immunizzato contro queste cose, lo sai. Li ho studiati a lungo in questi anni anche nella loro vita… normale, per così dire, e più passa il tempo più mi meraviglio che non abbiano problemi. E sto parlando proprio di problemi di carattere psicologico. A te non sono bastati quindici anni per tirare un netto confine fra la tua vita militare e la tua vita da civile… e non dire di no, dannazione» lo bloccò vedendolo aprire bocca. «Hai dato quel numero a Darkness, per la miseria, ancora non riesco a crederci!» Riprese, «E tu non sei neanche un killer. Solo oggi ho sentito nominare a Darkness sua madre e l’ho sentito porsi finalmente il problema: come l’affronto dopo una cosa del genere? Il punto è che sono quasi cinque anni che quei due ragazzi fanno questa vita.»

«Richard, dove vuoi andare a parare?»

«Non mi meraviglierei se ci annunciassero che ci mollano, Matt. E’ questione di tempo, ma hanno già imboccato quella strada.»

Rimase in silenzio per qualche secondo.

Si trovò ad annuire quando un pensiero gli attraversò la mente, «Ti ricordi cosa ti ho detto giusto poche ore fa? Che non…»

«… sapresti come rimpiazzarli» terminò Richard. «Ti conosco meglio di quanto tu possa pensare, o temere, vecchio mio.»

«Egoisticamente spero che continui così almeno fino alla mia pensione.»

Richard si limitò a sorridere. «E’ il tuo turno» gli annunciò.

 

Fu sua madre a svegliarlo poco prima di cena.

«Mmmmmmh, ciao mamma, ben tornata…» la salutò stiracchiandosi.

«Ben svegliato dormiglione! Quando Howard mi ha detto che eri ancora a letto non ci volevo credere! A che ora indecente sei andato a letto per dormire ancora a quest’ora?!»

Juna sorrise pensando che se non altro doveva renderle atto che ce la stava mettendo tutta per apparire severa e vagamente arrabbiata…

«Mooolto tardi mamy.»

«Sempre colpa della solita bionda vero?»

«Non ci vuole molta fantasia vero?»

«Ti sei fatto la doccia prima di crollare…» costatò osservandolo con occhio critico.

«Hai mai pensato di fare l’investigatore?»

 

Quel ragazzo aveva ripreso proprio il meglio dal padre…

«E ti sei asciugato la testa prima di addormentarti?» continuò imperterrita, decisa a non mollare.

L’occhiata colpevole che suo figlio le rivolse sarebbe stata più che sufficiente, in ogni caso aggiunse un Ehm!, a scanso d’equivoci.

«Lo-sapevo» sillabò.

«Ora mi vesto e scendo!» esclamò fiondandosi in bagno con un paio di jeans neri «Com’è andata?» le chiese poi da dietro la porta socchiusa.

«Bene.» Rimase un attimo in silenzio, poi… «Juna?»

«Dimmi mamma» rispose uscendo dal bagno a torace nudo.

Dimenticando per un attimo che era suo figlio, era davvero un bellissimo ragazzo.

«Hai visto il maglioncino di cotone bianco?»

«Sulla poltrona.»

«Perderei la testa se non l’avessi attaccata al collo.»

«Sono tutti concordi nell’affermare che fa parte del tuo charme. Ti ricordi l’appuntamento con tuo nonno?»

L’espressione di suo figlio, tolta l’occhiataccia per il primo commento, si fece comicissima «Fosse una cosa che capita spesso…» commentò. «Perché?»

«Beh… io e tuo padre ne abbiamo discusso un po’.»

«Mamma, se ti chiedo di farmi il discorsino tutto insieme, ti offendi?»

Sì, decisamente il meglio…

«No, ci stanno aspettando giù. Volevo solo dirti di prepararti a tutto.»

«Mamma, sono sempre pronto a tutto quando si tratta di Patrick Joseph McGregory, è una delle prime cose che ho imparato dalla vita.»

«Tu vuoi bene a tuo nonno.»

Un altro sorrisino piegò le labbra del ragazzo, sapeva cosa passasse per la testa di suo figlio in quel momento: solo mia madre può fare una domanda che è già di per sé una risposta!

«Se devo essere onesto, non lo so.»

Rimase ad osservarlo in silenzio mentre indossava il maglioncino a pelle, preferendo non insistere sull’argomento… quando riguardava le sue emozioni e le sue sensazioni, aveva messo al mondo una cassaforte.

Gli sorrise «Pronto? Bene, allora possiamo scendere.»

 

Era sopravvissuto all’ennesimo confronto con sua madre su un argomento delicato.

Quella donna gli leggeva dentro, faceva una fatica immensa a nasconderle qualcosa… se per qualche assurdo motivo sua madre avesse cominciato a fargli domande in qualche modo riguardanti il suo fine settimana, era nei guai.

La domanda era: com’è che realizzava tutto questo solo adesso?

Appena mise piede in salotto, Melissa gli trotterellò beatamente incontro, «Ciao Juna, sono tornata!»

«Vedo. Ti sei divertita?»

«Abbastanza. Ma mi sei mancato.»

Sua zia Elisabeth guardò preoccupata la figlioletta.

«Ciao Juna.» Si voltò verso suo zio Paul che era apparso sulla soglia con un bicchiere di brandy in mano «Vuoi qualcosa da bere anche tu?»

«Preferisco di no zio, mi sono appena alzato.»

Suo zio gli sorrise, «Ti sei dato alla pazza gioia in nostra assenza eh?»

Il tono scherzoso lo lasciò un attimo senza parole, di riflesso rispose al sorriso «Non mi posso lamentare.» Si guardò intorno, «Il nonno?»

Sua nonna gli sorrise debolmente, «Ti ricordi Jeremy? E’ al telefono nello studio con lui.»

Già, come aveva fatto a non pensarci prima? Suo nonno doveva sapere del rapimento di Michael… e a giudicare dal sorriso tirato di sua nonna…

Quando suo nonno entrò nella stanza con un sorriso felice, Juna ebbe la conferma dei suoi sospetti.

«Buone notizie» azzardò suo zio Ryan.

«Ottime notizie. Una delle mie più grosse preoccupazioni si è miracolosamente risolta da sola.» Si rivolse alla moglie, «Mi verseresti due dita di scotch?»

Sua nonna si affrettò ad accontentarlo sotto almeno quattro paia d’occhi sgranati per la sorpresa: aveva sempre da ridire quando si trattava di alcolici a causa dei problemi di fegato del marito.

«Ma mamma…» cominciò suo zio Paul.

«Paul, a cena spiegherò all’intera famiglia il perché tua madre non ha fatto le solite storie. Adesso, brindiamo» disse suo nonno con un sorriso che non gli aveva mai visto prima.

«Jeremy aveva dei problemi?» chiese suo zio Ryan.

«Quando tuo padre ti spiegherà la situazione, quello che hai detto ora ti sembrerà una battuta di spirito. Non abbiamo potuto dirvi nulla prima perché era una situazione veramente delicata.»

Anche sua nonna lo sapeva.

Per la prima volta in quasi diciannove anni di vita, Juna si ritrovò a pensare che il grande Patrick Joseph McGregory doveva amare molto sua moglie, al punto da non nasconderle neanche segreti che valevano la vita d’altre persone… e che una persona che ama così, in fondo era anche buona.

Accettò il bicchiere da suo zio Paul.

Non si smetteva mai d’imparare nella vita.

 

Dopo aver messo a letto Melissa, la famiglia si ritrovò nel salone e dopo che tutti ebbero preso posto, Patrick si decise.

Si schiarì la voce e cominciò a parlare lentamente, «Forse non tutti quelli seduti a questa tavola sanno che Jeremy ha avuto un secondo figlio quattro anni fa» cominciò. «Credo che non lo sappiano Connor, Manaar e Juna, perché sono gli unici che, per quanto ne so, non lo hanno rivisto dopo quella vacanza trascorsa insieme, cinque anni fa.»

«Stai parlando di Michael» disse Paul con voce incolore.

Connor lo guardò sorpreso.

Conosceva, o almeno credeva di conoscere, abbastanza il fratello da sapere che fino a un paio di giorni prima, il fatto che lui, sua moglie e suo figlio fossero all’oscuro di quella nascita, sarebbe stata l’ennesima occasione per evidenziare quanto fossero tenuti fuori dalla famiglia.

«Io lo sapevo» disse tranquillo Juna. «Jeremy è venuto a trovarmi un paio di anni fa in ufficio e abbiamo parlato un po’.»

«Non mi hai detto nulla.»

«Papà, sono ancora dell’idea che non toccava a me dirtelo.»

Patrick lo stava guardando sorpreso, poi sorrise «Dovevo aspettarmelo, Jeremy ti adora. E’ arrivato a molte conclusioni ovvie molto prima di me.» Sospirò profondamente, «Il problema era che quasi sei mesi fa, Michael è stato rapito.»

La stanza saltò in aria in un coro di proteste ed esclamazioni di sorpresa.

«Aspettate, fatelo finire» disse calma Manaar. «Si sa da chi?»

«Grossi spacciatori di droga. Volevano impedire che Jeremy, come governatore dello stato del Massachusetts, uno dei più importanti a livello economico nazionale, avallasse la nuova legge contro la droga che sarà discussa alla Casa Bianca fra due mesi.»

Elisabeth si agitò sul divano. «E’ mostruoso.»

«Ecco perché non si vedevano da un po’» commentò Paul.

«Un paio di settimane fa ho incontrato Sarah in centro mentre facevo acquisti con le mie amiche» disse Georgie. «E’ stata lei a riconoscermi e fermarmi… meno male non mi è passato per la testa di chiederle dei figli.»

«Ma come hanno fatto a tenere nascosta la sparizione del bambino?» chiese Justin «Voglio dire, non è un vestito che puoi buttare o una macchina che puoi cambiare.»

«Ufficialmente Michael era in vacanza con la nonna e la governante» riprese Patrick. «Il problema più grosso di questa storia dopo il rapimento stesso è stata Jennifer e il crollo che ha avuto. Ve la ricordate?» chiese, ai cenni di assenso continuò, «E’ caduta in depressione, ha smesso di dormire, il suo profitto a scuola è crollato… Jeremy e Sarah erano disperati.»

«Deve essere molto attaccata al fratellino» commentò Juna.

«Io l’ho vista con quel bambino» disse Madeline con gli occhi lucidi. «Si comporta come se fosse la madre e Michael ricambia quell’amore incondizionatamente.»

«In ogni modo, quello che so è che ieri mattina prima dell’alba Michy è riapparso sulla soglia di casa, comprensibilmente spaventato ma incolume. Domani mattina vado da Jeremy per cercare di capirci qualcosa.»

«Nonno, se preferisci rimandare il nostro appuntamento non ci sono problemi, capisco perfettamente» disse Juna.

«Grazie per il pensiero, ma non posso più aspettare, sono diciannove anni che rimando. Io e te dobbiamo parlare di molte cose. All’una passo a prenderti in ufficio.»

Juna gli annuì.

«Io proporrei di andare a dormire» disse Madeline. «Hai avuto parecchie emozioni oggi Patrick, è stata una giornata pesante per tutti.»

Patrick si alzò, «Buonanotte a tutti.»

Gli rispose un coro.

Appena Madeline e Patrick uscirono dalla stanza, Ryan si voltò verso Paul, «Tu sapevi niente del rapimento?»

Paul fece cenno di no con la testa.

Justin si alzò, «Io sono a pezzi, vado a nanna.»

Juna si alzò al suo seguito, «Cugino, per la prima volta da quando sono nato, sono d’accordo con te.»

Paul sorrise, «Immagino che questo vorrà sicuramente significare qualcosa. Mi unisco a voi. Andiamo Lennie?»

Nella stanza regnava il silenzio più assoluto.

 

 

 

______________________________________________

 

NOTE:

 

Salve a tutti!

 

Tanto per dare un assaggio… è la prima “original” che metto insieme!

 

Attendo commenti!

   
 
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