Dedicato
a tutti quelli che mi hanno seguito fin qui.
In
modo particolare a shurei, valerya90, Angel Natalie, ZARI e Red
Robin.
Grazie
per aver commentato dal primo capitolo^^
- 15
anni dopo -
Era una
tranquilla giornata autunnale.
Tre
ragazzi, di ritorno da scuola, stavano percorrendo una via deserta di Central
City.
Svoltato
l'angolo, imboccarono un'altra strada che passava proprio di fronte alla vecchia
villa che, un tempo, apparteneva a Shou Tucker.
Erano due
ragazze e un ragazzo della stessa età: camminavano fianco a fianco, con le
cartelle in spalla.
" Ehi
ragazze! Guardate!" esclamò il moro, indicando la villa in questione e
fermandosi di colpo.
" Che cosa
c'è, Vicky?" chiese curiosa la ragazza dai capelli rossi che lo
affiancava.
" Questa è
la villa stregata di cui mi hanno parlato i miei, la villa più infestata di
tutta Central City!! Che ne dite se cambiamo direzione?" propose, tremando
appena.
" Fifone!
Vergognati: che uomo sei? Non c'è niente di cui aver paura, vero
Giselle?"
A parlare
fu l'altra ragazza: aveva i capelli color del grano e gli occhi verdi come
smeraldi. A differenza degli altri due, indossava un paio di occhiali dalla
montatura nera.
" Ma
Elycia!! Ti dico che è stregata! Devi credermi! Sappi che nella profondità della
notte, dal suo interno, provengono strane urla, gemiti e persino grugniti
sinistri! Te lo può testimoniare un vagabondo amico di mio padre. Poi... lui
stesso mi ha raccontato di aver visto, anni fa, uscire uno strano animale,
capisci? Un mostro!"
Giselle
sussultò alle parole di Vicky, ma Elycia non si fece
intimorire.
" Vicky...
stai dicendo un mucchio di sciocchezze! E' stato scientificamente dimostrato che
i mostri non esistono, e nemmeno i fantasmi! Di sicuro, tuo padre avrà visto una
chimera..."
" Una
chimera?!? E che cosa sarebbe?" chiesero all'unisono Vicky e Giselle,
incuriositi.
" Una
chimera è un essere che viene creato assimilando parti del corpo di esseri
viventi diversi. Almeno... questo è ciò che mi disse lo zio una volta..."
puntualizzò Elycia.
" Caspita!
Tuo zio, oltre ad essere bellissimo, è anche intelligente..." disse Giselle, con
aria sognante.
" Be’ ...
ma non è proprio mio zio: più che altro, era un amico di mio padre che, quando
può, viene a trovare me e la mamma!" detto questo, sorrise al pensiero di
quell'uomo che era sempre stato tanto gentile con lei.
" La sua
ultima visita risale a tre mesi fa... da allora, non si è fatto più né
sentire, né vedere." pensò la figlia di Hughes.
" Ehi,
Elycia: proseguiamo? Questo scemo mi ha messo paura!" La voce imbronciata di
Giselle la destò dai suoi pensieri.
" Scemotta
sei tu! Scema e pure svampita: è mai possibile che ti devi sempre prendere le
cotte per gli uomini adulti?"
" Non è
vero! Vicky, piantala!!"
" Invece
ho ragione!"
"
Smettila!!"
E mentre i
suoi due amici erano impegnati a battibeccare e a lanciarsi occhiatacce e
linguacce (una cosa che succedeva quotidianamente, tanto che Elycia, essendoci
ormai abituata, non diceva niente), lei fissava quella vecchia
dimora.
Spinta da
una forte curiosità, avanzò a passo deciso verso il giardino di quella
abitazione. Dato che nessuno se ne occupava più da anni, l'erba era diventata
alta e fitta, tanto che il terreno si scorgeva a
malapena.
Ma la cosa
non le importava minimamente.
" Ehi,
dove stai andando?"
"
Elycia!"
A sentirsi
chiamare, si girò e guardò i suoi migliori amici con aria di
sfida.
" Voglio
dimostrarvi che questa casa non è stregata... e nemmeno infestata da fantasmi,
mostri e chimere! Se non volete seguirmi, razza di fifoni, aspettatemi lì!!"
detto questo, Elycia si girò per riprendere la sua camminata tra l'erba, a passo
moderato, per non inciampare e cadere.
Dopo
un'occhiata d'intesa, Vicky e Giselle la imitarono: un pò titubanti, è vero, ma
non l'avrebbero fatta entrare là dentro da sola.
E se le
fosse successo qualcosa?
Il ragazzo
si sentiva un pò più responsabile, dato che era stato proprio lui a proporre
quella deviazione. (Prendevano un'altra strada, di
solito)
E poi, non
sarebbe stato neanche giusto: se c'era qualche problema, l'avrebbero affrontato
insieme.
Dopo aver
attraversato il giardino ed essere arrivati davanti alla porta di ottone,
sigillata da due pezzi di legno inchiodati sulla sua superficie ruvida e
consumata dal passare del tempo, Elycia riprese:
" Dobbiamo
buttarla giù, capito? Al mio tre, tiriamo un calcio... più forte che potete, mi
raccomando!" Si girò a guardarli e loro si limitarono ad annuire
silenziosamente.
" Ok!
UNO... DUE... E TRE!!"
Fecero
come accordato e gli antichi cardini che tenevano la porta cedettero. Con un
tonfo rumoroso, questa venne giù, rivelando l'oscuro interno. Elycia la scavalcò
per prima, seguita a ruota dagli altri due. Varcando la soglia, tentarono di
guardarsi intorno: anche le finestre erano state sigillate e la visibilità
all'interno della grande stanza d'ingresso era
limitata.
L'unica
fonte di luce proveniva da dietro di loro.
" Elycia:
io ho paura!" squittì Giselle. Vicky le prese prontamente la mano, per calmarla.
Tremavano entrambe.
" Non
temere, Giselle! Ci sono io con te. Anche io ho paura, ma... ma cerchiamo di
farci coraggio, ok?" la tranquillizzò a bassa voce. Poi, mentre lei gli
sorrideva grata, si rivolse all'altra sua amica.
" E
adesso? Come facciamo a perlustrare la casa?"
" Ci sto
pensando, Vicky! Un attimo!" gli rispose lei, un pò
scocciata.
Chissà che
cosa era successo in passato...
Iniziò a
tastare il muro, in cerca di un possibile interruttore, procedendo lentamente.
Riuscì a trovarlo. Lo premette.
Il
soggiorno fu inondato di luce artificiale.
Adesso
potevano benissimo decidere che cosa fare e come
muoversi.
Elycia
estrasse il suo orologio da taschino con rifinitura dorata, regalo della madre:
se non rincasava entro venti minuti, Glacier si sarebbe
preoccupata.
" Avanti:
facciamo questa ispezione veloce! Tu, Vicky, controlla la parte destra della
casa. Giselle, tu quella sinistra. Io salirò al piano superiore: siete
d'accordo?"
I due
annuirono e lei si diresse speditamente verso le
scale.
" Stai
attenta, mi... mi raccomando!" intervenne la sua amica,
preoccupata.
" Si...
tranquilla!"
Le scale
che portavano al piano superiore davano l'idea di dover cedere, ma Elycia volle
comunque salirci.
Scricchiolavano
un pò sotto ai suoi piedi, però non erano pericolose. Superato l'ultimo gradino,
poté tirare un sospiro di sollievo: se non era ancora successo niente, forse la
sua ipotesi era fondata.
Davanti a
lei c'era un corridoio con quattro camere, due a sinistra e due a destra, che
terminava con una finestra chiusa, non sigillata.
Le si
avvicinò e l'apri: la luce del sole e una folata di vento autunnale investirono
il piano. La porta dell'unica stanza aperta, quella più vicina, cigolò un pò,
scossa dal vento.
Incuriosita,
Elycia vi raggiunse la soglia. Da una prima occhiata, le sembrò la camera da
letto di una bambina: c'era un lettino, una scrivania antica, una sedia di
legno, un cesto pieno di giocattoli, un armadio di legno forato dalle tarme. Vi
erano persino due ragnatele che pendevano dagli angoli della parete
sovrastante.
Mosse
qualche passo incerto. Questo le permise di scorgere un vecchio libro riposto al
centro della scrivania.
" Che
libro sarà?" si chiese.
Le sono
sempre piaciuti i libri.
Vi soffiò
sopra per togliere la polvere rimasta, lo prese in mano e lo
sfogliò.
" Ma... ma
questo non è un libro! E' un diario."
Prima che
potesse leggere il contenuto della prima pagina, però, fu interrotta da un urlo
stridulo proveniente dal piano di sotto. Senza pensarci due volte, corse fuori
dalla stanza, portando con sé l'oggetto che teneva stretto nella mano
destra.
Scese
velocemente le scale, giusto in tempo per vedere Giselle scappare via, fuori
dall'entrata, che continuava a gridare spaventata.
Poi vide
Vicky uscire da un'altra stanza, richiamato anche lui dall'urlo della
ragazza.
" Che cosa
è successo, Elycia? Dov'è Giselle?" domandò, scosso.
" Giselle
sta fuggendo! Seguiamola, così scopriremo perché urlava
tanto!!"
" Ok!" e
si precipitarono all'inseguimento.
****
" Sei
sempre la solita stupida!! Per un topolino! Un indifeso topolino! Ci hai fatto
spaventare, pensavamo che ti era successo di
peggio..."
Vicky
stava sgridando la sua amica fifona, che adesso stava seduta in una panchina
a due chilometri di distanza dalla villa di Tucker, dopo aver corso come
un'ossessa.
" Ma lo
sai che ho una paura matta dei topi... uffa!!" si giustificò Giselle,
lagnandosi.
Elycia,
nel frattempo, depose con cura il diario nella sua cartella: i suoi amici erano
impegnati a discutere, quindi non le prestavano
attenzione.
Avrebbe
pensato a leggerlo a casa, con calma.
" Ma...
Elycia senti: dobbiamo tornarci ancora in quella casa, per caso?" le chiese
Vicky, mentre si rimetteva la cartella sulle spalle.
" Certo
che sì! Sono convinta che ci sia altro da scoprire. E non l'ho trovata per nulla
strana o pericolosa. A domani... io me ne torno a casa
mia!"
" Va bene,
ciao. Ci penso io ad accompagnare la fifona..."
" Vicky
piantala!!" Mentre Giselle metteva il broncio, incrociando le braccia al petto e
Vicky sghignazzava, Elycia si allontanò.
Dopo cinque
minuti di cammino, arrivò al cancello di casa sua.
C'era una
macchina scura parcheggiata di lato, segno che avevano
visite.
Suonò alla
porta e Glacier le aprì, accogliendola.
"
Bentornata a casa, tesoro!"
" Ciao
mamma! C'è qualcuno?"
" Si...
sta in soggiorno."
" Chi
è?"
" Oh,
sarai felice di vederlo... ma come mai ci hai messo tanto a
tornare?"
" Ehm...
perché prima sono passata a casa di Giselle. Sua mamma ci ha offerto una fetta
di torta alle fragole, sai? Era davvero deliziosa!!"
" Bene...
vorrà dire che ricambieremo!"
" Sì,
mamma! Anche le tue torte sono squisite!"
Mentre
Glacier le sorrideva, dandole un bacino sulla guancia, a Elycia dispiacque di
aver mentito alla madre, ma era meglio così.
Se avesse
saputo ciò che avevano fatto lei e i suoi amici, o non avrebbe creduto a una
sola parola, oppure si sarebbe preoccupata più del dovuto per una cosa da
nulla.
Perché, il
giorno dopo, lei voleva entrare nuovamente in quella villa ed esplorarla
meglio.
Aveva un
"non so che" di misterioso che l'attirava tanto.
Glacier
entrò in cucina.
Elycia
smise di pensarci.
Depose la
cartella sulle scale e si diresse verso il soggiorno. L'avrebbe messa a posto
dopo.
La sua
attenzione venne subito attratta da una figura che le dava le spalle: era un
uomo alto, moro, che indossava un lungo giaccone nero sopra la divisa
militare.
Intento a
osservare pensieroso un quadro appeso alla parete, sopra il camino, non si era
accorto dell'ingresso della ragazza.
Fu lei a
riportarlo alla realtà, salutandolo sorpresa.
" Oh...
ciao piccola! Come stai? Ti stavo aspettando..."
" Davvero?
E da quanto?"
" Sono
arrivato qui un'ora fa!"
" Ah...
allora scusa, zio."
" Non
scusarti e vieni qui!"
"
Sissignore!"
Elycia
obbedì, incurvando le labbra in un semplice sorriso. E, come faceva ogni volta
che riceveva una sua visita, lo abbracciava.
Da piccola
era troppo timida per farlo, ma dopo essersi sbloccati, crescendo, ci si fa
l'abitudine.
Questo
piccolo gesto, per lei, equivaleva a un qualcosa che le ricordava vagamente il
padre, morto quando lei aveva solo quattro anni.
Perciò è
più che naturale che le mancasse un pò quell'affetto di quando era solo una
tenera bambina.
Mentre
chiudeva gli occhi, perdendosi in quel calore, lui parlò
ancora.
" Ho un
regalo per te."
" C-come?
Un regalo?" chiese lei, lasciandolo, anche se lui le teneva ancora un
braccio.
Limitandosi
a sorridere, la fece girare. Poi, senza dire nulla, le mise al collo una collana
argentata con un ciondolo a forma di stella.
" Oh! Zio,
grazie! E' bellissima! Ma... ma perché questo regalo,
eh?"
" Un mese
fa hai fatto il compleanno, giusto? Quindici anni. E questo è il mio regalo, per
farmi perdonare di non essere più venuto a trovarvi!"
" Ma dai,
zio! Non fa nulla, anzi... lo so che sei sempre impegnato con l'esercito e tutto
il resto. Be’ ... grazie. Grazie di cuore!"
"
Figurati, piccola! A proposito: sarà meglio che vada. Ho un appuntamento
importante che mi aspetta tra mezz'ora."
Elycia
sospirò, mentre lui dava un'occhiata al suo orologio
d'argento.
Ormai,
conosceva bene le sue abitudini, perciò le venne spontaneo
chiedere:
" Non ti
smentisci mai, vero? Di chi si tratta, stavolta?"
" Ma lo
sai che, quando fai così, sei più simile a tuo padre di quanto
pensi?"
Elycia non
lo diede a vedere, ma quella affermazione la rese felice
dentro.
Anche
detta così, di scherno.
" Ti
accompagno alla porta?" si limitò a dire, seria.
" Ma te la
sei presa?"
" Per
niente."
"
D'accordo... per la porta, non preoccuparti! Non c'è bisogno che mi accompagni.
Spero... spero di potermi trattenere più a lungo, la prossima
volta!"
" Già...
lo spero anch'io, zietto caro!" scherzò.
Si
salutarono con un altro abbraccio, poi lui se ne andò, senza aggiungere
altro.
Avevano
stabilito questo strano rapporto con gli anni, perché all'inizio, secondo quei
pochi ricordi che Elycia conservava della propria infanzia, sembrava che lui si
sentisse a disagio a venirli a trovare.
E' vero
che ogni volta che bussava alla porta di casa la salutava sorridendole e lei,
timidamente, si nascondeva dietro la madre, ma... allo stesso tempo, appariva
freddo e distaccato. E andava subito via, non si tratteneva come invece faceva
negli ultimi tempi.
Perché?
Mentre lo
guardava avvicinarsi alla macchina dalla finestra del soggiorno, decise che la
prossima volta glielo avrebbe chiesto direttamente a quell'uomo che era abituata
a chiamare solo zio, ma che, in realtà, si chiamava Roy
Mustang.
****
Dopo aver
cenato, Elycia salì in camera sua con la cartella in mano. Indossò il suo
pigiama lillà.
Finalmente,
poteva leggere il contenuto del diario trovato nel pomeriggio in santa
pace.
All'inizio,
le parve strano che ben quattro persone vi avessero scritto degli sfoghi
personali e che, tra questi, ci fosse persino il
padre.
Appariva
insolito anche il fatto che le cose non venissero inserite di pagina in pagina,
ma alla rinfusa, come capitava a chi vi scriveva.
Come
mai?
L'unica
cosa utile che aveva capito da ciò era il proprietario della villa, e che la
gente la indicava come una casa infestata perché vi erano accadute cose brutte.
Ci pensò
un po’ ma, a parte questo, non giunse a nessuna conclusione
logica.
" Questo
diario è un vero mistero... ma non importa: lo conserverò
comunque!"
detto
questo, lo ripose tra i suoi libri nello scaffale, spense la luce e si
coricò.
Sono
contento.
D'altronde,
è meglio così: è meglio rimanere tra i libri di una ragazzina che in una vecchia
casa a far la muffa!
Ho esaurito
le parole: non mi resta che smettere di essere un diario pensante, addormentarmi
per sempre.
Ringrazio
tutti voi per aver avuto la pazienza di ascoltarmi: forse, alcuni di voi non
avranno capito niente, ma mi avete comunque dato l'illusione di essere
reale.
Grazie!
Addio, cari
amici. Addio.
FINE
Ed eccoci giunti alla fine, cari!! ç_ç *si
asciuga lacrima fuggente*
Questo, per me, è il miglior finale che
questo magico diario potesse avere, non trovate?
Magico perché aveva lo strano potere di
attirare a sé chiunque avesse avuto bisogno di sfogarsi. (e, secondo me, le
persone che ho fatto sfogare ne avevano bisogno eccome!
ç_ç)
E poi, volevo rendere il tutto misterioso:
ci sono riuscita??
Ora vi chiederete: perché Elycia come
protagonista dell'epilogo?
Perché lei rappresenta la tipica ragazza
curiosa che avrebbe fatto esattamente ciò che avete letto.
O - forse - perché io stessa ho sempre
avuto il desiderio di entrare in una vecchia villa ed esplorarla?? *mistero!
XD*
Il rapporto che c'è tra Roy ed Elycia è
quello che ho sempre immaginato dopo l'anime: mi piace pensare che lui vada a
trovare la famiglia del suo migliore amico e si faccia chiamare volentieri
"zio".^^
E poi, non ci sono molte fic sul
personaggio di Elycia Hughes e un po’ mi dispiace!
Naturalmente, questo personaggio non mi
appartiene, così come non mi appartengono gli altri, a parte Vicky e Giselle
(gli amici di Elycia) che sono farina del mio sacco, anche se hanno avuto delle
parti poco importanti.^^''
Spero di essermi spiegata: in caso, fatemi
sapere con un commento^^
Passiamo ai
ringraziamenti:
- Ringrazio infinitamente chi ha messo la
fic tra i preferiti (ovvero Angel Natalie e ZARI) e spero di non avervi
deluso.
- Ringrazio strawberry_ e Sloth per aver
commentato solo i primi capitoli.
- Rispondo al commento di Red Robin:
allora, ho fatto il capitolo abbastanza lungo stavolta?? E poi, un'altra cosa
sensei: non essere sempre così realista, ti prego, e cerca di vedere questa
ficcy con gli occhi di un sognatore, sennò certo che ti sembra strana! Io l'ho
scritta soprattutto per questo motivo. ^_^ Comunque, grazie mille!! E hai
ragione: l'idea è tutta tutta mia! XD
E, infine, ringrazio chiunque abbia solo
letto.
Bacioni a tutti!
Rinalamisteriosa