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Autore: Lady of Lorien    20/11/2008    1 recensioni
Cosa può accadere nell'ultima, malfamata, taverna magica quando vi mette piede un Mangiamorte senza scrupoli? "...Entrambi avevano i volti coperti da pesanti cappucci, il primo nero e il secondo di un bruno intenso, dai quali era possibile distinguere appena i movimenti della testa; quanto alle espressioni, esse erano del tutto impossibili da scorgere."
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rabastan Lestrange
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The Last Black Inn
Nota. Questa fanfiction è autoconclusiva: sono dunque presenti riferimenti, situazioni e avvenimenti non spiegati nel contesto e sostanzialmente frutto della mia fantasia. Non è detto però che non verranno successivamente sviluppati ^-^

Dedicata a Maru, con affetto.


The Last Black Inn




Una mano maschile appoggiata ad un decrepito tavolo di legno, si muoveva nervosa in attesa di qualcosa.
In attesa che il dorso di una carta venisse voltato.
Un fruscio si perse nel caos circostante, e lo strano giocatore che doveva mettere fine ad ogni indugio mostrò finalmente la prima delle due carte davanti a lui. Alla pigra luce del moccolo di una candela apparve un magnifico unicorno, che si impennò con grazia e sparì dalla vista solo qualche istante dopo.
La mano del primo giocatore fu percorsa ancora da un leggero tremito, poi smise di muoversi di colpo. Ribaltò letteralmente l’unica carta che gli era rimasta, ma nessuno prestò attenzione a quel gesto molesto ed esibizionista.
Un regale serpente di colore verde scuro occhieggiò dalla sua posizione, facendo saettare la lingua biforcuta.

<< Il serpente avvelena l’unicorno. >> dichiarò l’uomo, un senso di soddisfazione appena percepibile nella voce arrochita dall’alcool e dal fumo.

L’altro giocatore si limitò ad annuire, flemmatico. Entrambi avevano i volti coperti da pesanti cappucci, il primo nero e il secondo di un bruno intenso, dai quali era possibile distinguere appena i movimenti della testa; quanto alle espressioni, esse erano del tutto impossibili da scorgere.
Girò poi la sua seconda carta.

<< Ma lo stregone uccide il serpente. >>

*

Luoghi poco raccomandabili, le taverne.
Soprattutto quelle frequentate dai maghi. Furono proibite dal Ministero della Magia a metà del milleottocento, per via delle incontrollate attività illecite che vi si svolgevano: chi praticava la magia nera poteva trovare gli ingredienti più scabrosi e illegali che le menti magiche avessero concepito in millenni di storia; chi lo desiderava aveva la possibilità di ritrovarsi per le mani filtri d’amore e di morte, ammesso che potesse offrire qualcosa in cambio.
E poi libri, bauli pieni di antichi tesori maledetti, pozioni già distillate, perfino antichi stregoni erano reperibili in quei covi dimenticati dal mondo.
Quando le guardie del ministero - che solo qualche anno dopo presero il nome di Auror - iniziarono l’opera di smantellamento di simili luoghi in territorio britannico, confiscarono una quantità inimmaginabile di merce in ogni sua forma; dopo decine di anni, molti di quegli oggetti rimasero, catalogati ma in attesa di studi approfonditi, presso l’Ufficio Misteri.
Di più della metà di essi non si ritrovò l’uso, né si fu in grado di quantificare il pericolo rappresentato per la comunità.
Nonostante tutto, una di queste taverne riuscì a resistere agli insistenti e duraturi controlli delle guardie che seguirono alla prima epurazione, continuando indisturbata i propri traffici grazie alla scaltra guida di un’antica famiglia di maghi oscuri.
Essi gestivano sei punti di ristoro per viandanti, sparsi in tutta la Scozia, e ad ogni luna nuova la taverna apriva le sue stanze e i suoi segreti ad uno solo di quegli ostelli. Incanti Confundus e Trasfigurazioni a vari livelli e su diversi piani, completavano con maestria l’opera di occultamento.
I maghi migliori, naturalmente, erano in grado di trovare l’esatta ubicazione della taverna, mentre gli amici più stretti della famiglia erano sempre a conoscenza di ogni spostamento. Non mancavano certo i visitatori occasionali, quelli che si trovavano nell’ostello soprastante al momento giusto, eppure spesso non si accorgevano nemmeno di dove realmente fossero alloggiati.
Quella buia notte, dopo un lungo lasso di tempo dominato quasi esclusivamente dal gioco d’azzardo finalizzato ad ottenere animali magici proibiti, la taverna tornò a svolgere il suo prezioso servizio di veicolo di malvagità.
Senza sapere che quella nuova spietatezza che stava alimentando l’avrebbe del tutto inghiottita.

*

<< Ma lo stregone uccide il serpente. >>

Una pausa seguì l’affermazione lapidaria di quella voce vecchia e precisa.
Il primo giocatore estrasse dalle pieghe del mantello un sigaro scuro, lo accese con un leggero colpo di bacchetta e se lo mise tra le labbra; prese un’iniziale boccata, lentamente, tendendo sugli zigomi la pelle olivastra e coperta di un’ispida barba di qualche giorno. Poi, senza preavviso, fece calare la parte ardente di ciò che stava fumando sulla carta dell’avversario.
L’uomo emise un ringhio di protesta: il rettangolo di rigida pergamena dal quale il mago li osservava severi, prese fuoco e si incenerì nel giro di qualche secondo.

<< Non vedo nessuno stregone sul tavolo. >> disse beffardo, tenendo il sigaro tra pollice e indice.

Lo compresse per bene sulla carta carbonizzata, annerendo anche una piccola porzione di tavolo.

<< Il baro non è tollerabile quando la posta è così alta. >> fu la secca risposta.

Un fluido movimento fece calare il cappuccio nero sulle spalle di un giovane e insolente Rabastan Lestrange.
Incrociò le braccia sul petto e fece un cenno del capo verso il suo interlocutore. Stava apertamente sogghignando.

<< Da quando i reietti, la feccia che gioca d’azzardo in questo posto, si preoccupa di giocare lealmente? Guardami in faccia, vecchio. >>

Entrare a viso scoperto nella superstite taverna nera della Gran Bretagna non era una gran mossa. Certo bisognava riconoscere che, se l’avversario si esponeva, fare lo stesso diventava quasi un obbligo: i rischi erano di dare troppo nell’occhio, di passare per codardi o traditori. Ed erano rischi che nessuno poteva permettersi di correre.
Allora anche il secondo volto fu scoperto: appesantito da rughe, cereo come un cadavere, aveva gli occhi infossati come unica riprova che si trattasse di un essere vivente. Erano di colore blu scuro, intensi, inquietanti e profondi.
Rabastan gli si avvicinò fino ad essergli a pochi centimetri dal naso; quasi poteva vedere in quegli strani occhi il riflesso del suo sguardo ambrato. Ma non aveva alcun timore.

<< La posta, hai detto. >> gli sussurrò, mentre una ciocca di lunghi capelli biondo scuro gli ricadeva sul viso. << Un Voto Infrangibile non è una gran posta, credimi. >>

L’uomo sollevò le sopracciglia sottili e quasi invisibili, colto alla sprovvista.

<< Ti seguo da giorni, druido. >>  disse suadente il giovane, abbassando la voce sebbene non ce ne fosse davvero bisogno. A quell’ora, le stanze già pullulavano di ubriachi.

Il vecchio fissò quel volto giovane e affascinante, illuminato dal barlume rosso intenso del moccolo che stava per spegnersi. Quei lineamenti duri, quel piglio sfuggente.
Quell’espressione smaniosa, irascibile, crudele.
I capelli lunghi fino alle spalle gli davano un’aria trascurata e selvaggia, molto simile a quella di tanti maghi che aveva defraudato e ingannato.
Eppure quel mago sapeva chi era, conosceva la reale magia che scorreva nelle sue vene.
Alzò lo sguardo a incontrarne gli occhi scuri e traboccanti d’orgoglio, e solo allora capì.

<< Astuti, troppo astuti gli occhi della volpe selvatica... >> mormorò senza fiato, ripensando alla volpe dalle bizzarre iridi d'ambra che aveva incontrato nei boschi pochi giorni prima. << Chi sei, dunque? >>

<< Il mago che ti ha colto in trappola. >>

Il druido rimase immobile.

<< Ti propongo un accordo. >> aggiunse Rabastan, irritato da quella flemma. << Tu mi seguirai dal mio Signore Oscuro, che ti vuole al suo cospetto, e io non rivelerò a nessuno che... >>

<< Signore Oscuro? >> lo interruppe bruscamente. << Il mago che si fa chiamare Lord Voldemort... >>

<< COME OSI PRONUNCIARE IL SUO NOME! >> tuonò il giovane, così forte da riuscire a sovrastare gli schiamazzi che imperversavano tra un tavolo e l’altro.

Molti si voltarono a guardarli, trattenendo a stento delle risate. Dovevano trovare comico il contrasto tra quel ragazzo ben piantato e il vecchio, apparentemente decrepito, statico nelle sue mani.
Una bella donna dai capelli scuri si avvicinò, evitando di essere accalappiata da qualche avventore molesto, e pose una mano sulla spalla del mago.

<< Rabastan! Che cosa stai facendo? Sai che mio padre non tollera che qualcuno alzi la voce  consapevolmente. >>

Il mago le rivolse un’occhiata intensa, lasciò andare il druido e dedicò tutta la sua attenzione alla giovane, facendole abbassare lo sguardo.

<< Non si tratta di...insomma, di...affari per  lui vero? Lo sai, tu piaci a mio padre ma... >>

<< Ah, tuo padre, tuo padre...La tua e la mia famiglia in fondo perseguono lo stesso fine, no? Negromanti e stregoni da generazioni costellano il tuo albero genealogico. Non credo che...beh, tuo padre si adeguerà, in un modo o nell’altro. >>

Non le lasciò il tempo di meditare sull’ultima frase, perché la travolse con un bacio appassionato e insolitamente dolce. Prima di lasciarla andare le tenne la testa fra le mani un po’ ruvide, catturando più volte le sue labbra con le proprie, e le posò alcuni baci leggeri sulle guance in fiamme.
Alcuni tavoli non esitarono ad applaudire e fischiare sonoramente.

<< Andiamo a fare due chiacchiere fuori, poi sarà tutto finito, te lo prometto. >> le ansimò vicino all’orecchio.

Lei fu scossa da un brivido, e annuì, lasciandolo solo.
Il druido lo stava fissando scuotendo impercettibilmente la testa.

<< Quanta sicurezza, nei tuoi modi. >> disse duramente. << Quanta tracotanza. Ti senti invincibile, non è vero? Ma ti garantisco che non è così. >>

Rabastan rise sprezzante, ignorando il fondo di verità in quelle parole. Era completamente sordo, unicamente votato alla sua causa, ai suoi ideali, affidato solo alle sue abilità. Incapace di comprendere il baratro verso il quale si stava gettando a passo di corsa.

<< Taci. Non mi sembra che tu sia uno stinco di Merlino. I druidi ti hanno bandito per la strage dei Babbani in quel villaggio... >>

Il vecchio non rispose.

<< E se non vuoi che scoprano che tu usi ancora le loro tecniche e le loro conoscenze per perpetrare omicidi più o meno efferati, ti consiglio di seguirmi di sopra. Il mio Signore sa essere molto magnanimo con i suoi alleati...prospettiva più rosea delle torture che... >>

Il druido si calò il cappuccio sul volto con un colpo secco, e puntò la scala di pietra che conduceva al piano superiore. Rabastan lo tallonò fino nella foresta, un ghigno mefistofelico stampato in volto.
In un attimo, una decina di figure incappucciate si Materializzarono intorno a loro, formando un cerchio in cui il giovane Lestrange si inserì immediatamente.
Al centro, il druido e  lui.
Voldemort.

<< Hai fatto un buon lavoro, Lestrange. >> sibilò, togliendo nuovamente il cappuccio al vecchio davanti a lui e accarezzandogli il capo pelato.

<< Siete tutti degli strumenti nelle mani di un folle! >> gridò il druido, sottraendosi a quel contatto e rivolgendosi agli altri Mangiamorte.

<< Un folle.>> ripeté Voldemort, con un piccolo sorriso sardonico. << Io stesso non avrei saputo trovare una definizione più calzante. Rabastan, la famiglia di questi codardi dev’essere punita. Mi rivolta aver riposto in loro la mia fiducia. Mi rivolta che si definiscano maghi oscuri e si immischino con certi reietti. >> declamò a voce sempre più alta, irritato.

<< Non ci saranno prigionieri, mio Signore. >>

<< Molto bene. Andiamo. >>

Veloci com’erano apparsi, i Mangiamorte sparirono nel nulla, lasciando Rabastan solo, davanti all’ostello che per quella notte ospitava la taverna.
Sollevò la bacchetta, chiudendo gli occhi e puntandola davanti a sé.

<< Ardemonio! >>

“Andiamo a fare due chiacchiere fuori, poi sarà tutto finito,”

Fiamme demoniache si avventarono sulla debole costruzione in legno. Nessun incantesimo avrebbe respinto quel fuoco maledetto, e le grida degli esseri umani intrappolati non esitarono a raggiungere le sue orecchie.

<< Morsmordre! >>

“sarà tutto finito, te lo prometto.”
  
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