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Autore: Oceania1997    12/01/2015    0 recensioni
Un mentore ubriacone, dal carattere forte e dalla poca sportività ma dalla grande astuzia e furbizia. E' questa l'idea che ci siamo fatti di Haymitch e, nonostante le sue caratteristiche non spingano ad amare sin da subito questo personaggio, ben presto, si scoprono tanti piccoli dettagli su di lui che ci inducono a cambiare idea. Come abbia fatto a vincere la seconda edizione della memoria ce lo siamo chiesti un po' tutti e la Colin ci ha mostrato dei piccoli stralci della sua impresa. Ma come sono andate veramente le cose? Chi era il giovane Haymitch e come ha affrontato le grandi sfide dell'arena? Tra insidie e pericoli, intrighi ed inganni, la forza di volontà e la determinazione avranno la meglio e lo condurranno ad una vittoria che , comunque, ha un suo prezzo.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Favoriti, Haymitch Abernathy, Nuovi Tributi, Presidente Snow
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Poi all'improvviso uno, due, dieci colpi di cannone interrompono quell'artificioso silenzio. Ascolto attentamente i colpi che riempiono l'arena e rimbombano nel bosco apparentemente inabitato. Ne ho contati tredici. Tredici tributi sono rimasti senza vita a seguito del bagno di sangue iniziale alla cornucopia, trentacinque sono ancora in vita. I combattimenti saranno ormai cessati. Chissà se tra i superstiti ci sono i miei compagni del distretto 12. E Gorden, il ragazzo del distretto 4 che ho conosciuto durante gli allenamenti ce l'avrà fatta? Penso che lo scoprirò molto presto. Sono nell'arena da poco più di un'ora e l'alba ha già lasciato il posto ad un tramonto rosso-arancio. Sicuramente è opera degli strateghi. Tra non molto dovrebbero mostrare in cielo i volti dei tributi morti e provo una vasta gamma di sensazioni contrastanti: la paura di vedere il viso dei morti, la voglia di scoprire chi è sopravvissuto, il desiderio che i miei compagni e Golden non ce l’abbiano fatta affinchè non li debba uccidere io e , allo stesso tempo, la speranza che siano vivi. Non ho un'amicizia così forte con Rick, Adelle e Maysilee perchè alla fin dei conti non siamo qui nell'Arena per fare amicizia, soprattutto sapendo che solo uno di noi potrà sopravvivere. Un'amicizia qui agli Hunger Games renderebbe solo le cose più difficili ed è per questo che ho richiesto all’accompagnatrice del distretto 12, Janelle, di allenarmi da solo. Nonostante ciò uccidere i tributi del mio distretto, ragazzi con i quali ho più volte distrattamente incrociato lo sguardo durante la mia permanenza nel 12 e con i quali mi sono incontrato nel Centro Addestramenti è per me qualcosa di inaccettabile. Uccidere Golden poi sarebbe ancora più difficile perchè nonostante i pochi momenti trascorsi insieme ho capito subito che mi somiglia tanto. Il cielo si fa sempre più cupo e una luna brillante appare ad illuminare la notte. Non ho voglia di fermarmi, gli altri potrebbero raggiungermi e questo non mi sembra nemmeno il luogo più adatto in cui creare un rifugio. Devo continuare ad addentrarmi nel bosco per trovare dell’acqua. Ho paura che quel lago nei pressi della montagna sia l’unica fonte a me più vicina. Sicuramente sul monte c’è acqua in abbondanza, considerando anche la possibilità di utilizzare la neve a questo scopo se non si è vicino al torrente. Però non posso tornare indietro. In quanto a cibo poi le probabilità di trovare animali qui nel bosco sono sicuramente superiori. Inizio a sentire di tanto in tanto il cinguettare di qualche uccello nonostante gli alberi e il buio li nascondano bene. Decido di scoprire finalmente cosa racchiude il mio zaino, unica fonte di sopravvivenza che ho a disposizione a parte le mie armi. Vi trovo per la maggior parte cibo. Noccioline, due pacchi di carne secca, mirtilli e mandorle, una rete da pesca e infine una scatola di fiammiferi. Poteva andarmi molto peggio, anzi credo proprio che sia il meglio che potessi trovare. Almeno non dovrò preoccuparmi del cibo per un po’. Mi lego la corda in vita e creo dei ganci per i coltelli. Tutto il resto lo sistemo accuratamente nello zaino che mi metto subito in spalla. La mia unica preoccupazione per ora è l’acqua. Inizio a riconsiderare l’idea di dirigermi verso il lago. Non perché abbia sete ma perché avere una scorta d’acqua è sempre comodo. Così alzo i tacchi e decido di tornare indietro imponendomi di non cambiare idea. Non sarò troppo distante dalla radura considerando che ho mantenuto una camminata piuttosto lenta dal momento in cui ho messo piede nel bosco. A passo veloce credo di poter essere alla Cornucopia in poco meno di un’ora escludendo incidenti o contrattempi. Il bosco mi nasconde meravigliosamente così riesco facilmente ad aggirare un gruppo di cinque tributi che si apprestano ad accamparsi tra alcuni alberi dalla corteccia arancio-scuro, senza essere visto. Attraverso a ritroso quindi tutta la strada percorsa in precedenza imbattendomi in alberi di vario genere, alcuni conosciuti, altri totalmente ignoti. Mi chiedo cosa stia pensando la gente nel vedermi cambiare improvvisamente percorso per tornare alla partenza. Non dev’essere di grande interesse per chi sta seguendo la trasmissione. Immagino che proprio ora una telecamera mi stia inquadrando e trasmettendo in TV e a questo pensiero l’unica sensazione che provo è indifferenza. In fin dei conti non posso sperare nell’intervento degli sponsor non avendo un mentore dunque, fare inutilmente il carino davanti alle telecamere mi sembra inutile. Perché dovrei stare al loro gioco? Perché dovrei apparire diverso da ciò che sono per Capitol City? Capitol City che ci considera come carne da macello e si diverte a vederci morire mentre le nostre famiglie ,a casa, sono riunite in un abbraccio aspettando che tutto finisca e con una fievole speranza di vederci tornare…No, se morirò, sarò comunque felice di morire non sentendomi schiavo del presidente Snow, se sopravvivrò lo farò cercando di smascherare la sua meschinità. Una mezz’ora dopo inizio ad intravedere il luogo in cui il bosco termina e al cui confine si trovano le betulle. Proprio in quel momento, quattro colpi di cannone riecheggiano nella pianura poi il silenzio. L’overcraft vola sulla mia testa fino a raggiungere la cornucopia e nell’aria ricomincia a diffondersi l’odore delle rose. Dà la sensazione di essere in un cimitero in cui il profumo dei fiori cerca di sovrastare quello di morte. E’ ripugnante e sembra quasi di averlo in bocca, in gola e di esserne asfissiati. I corpi di quattro tributi favoriti vengono un po’ alla volta portati via dall’Arena mentre io resto all’erta e cerco di capire chi o cosa li abbia uccisi. Mi accorgo che nessun altro tributo è nei paraggi e nessuna belva-ibrido di Capitol City ha fatto la sua comparsa. Mi avvicino all’enorme corno dorato e mi guardo attorno mentre il terzo corpo viene prelevato dall’enorme mezzo. Qui l’odore delle rose è stato sostituito da quel profumo primaverile che mi aveva attratto quando sono entrato nell’Arena. Mi avvicino al corpo dell’ultimo tributo morto che scopro essere quello della ragazza del distretto due, Jessy Leary. Finchè io sono nei paraggi l’overcraft dovrà attendere a trarla via. Le passo accanto e cerco nella sua espressione, nei suoi occhi il marchio di ciò che l’ha uccisa ma non vedo niente. Ciò che esprime il suo volto contrasta con la sua reale condizione. Il suo stesso sguardo non racchiude paura, ansia o timore ma sembra trasmettere serenità, come, del resto, tutto ciò che forma l’Arena: il bosco, il monte, la neve, gli uccelli, i fiori...I fiori!
   
 
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