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Autore: jess_elric    20/11/2008    6 recensioni
Perché, se lui non c’è, chi le vieta di incontrarlo nei suoi sogni?
Racconto di un delirio consapevole.
[Quarta classificata al contest sul nonsense indetto da Setsuka, Be Mine ed Emily ff]
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ino Yamanaka, Shikamaru Nara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A Urdi, che contribuisce a mantenere viva e attiva la mia autostima.


Con le tue mani di carta per avvolgere altre mani normali
con l’idiota in giardino ad isolare le tue rose migliori
col tuo freddo di montagna
e il divieto di sudare
e più niente per poterti vergognare.
Com’è che non riesci più a volare?

CANZONE PER L’ESTATE

Non ricordi lo scemare dell’ansia, l’inevitabile diffondersi del buio.
Da quando i contorni si sono fatti sfocati?
Inquieta, esplori sentieri dalla consistenza burrosa. Ecco una buca, eccone un’altra.
Paesaggi dai colori sgargianti si susseguono, instancabili; l’aria croccante diffonde inquietudine.
Precipiti in un baratro nero come la notte.
Vorresti urlare, ma non riesci a trovare le labbra.
Le mani, ancora sudate, si agitano convulsamente ed in modo del tutto involontario.
Trattieni il fiato, ansiosa. Il buio avvolge e stritola ogni cosa.
Ne dubitavi?
Odore di muschio, terra e tabacco. Odore di lui.
“Ino, hai deciso tu?”.
Il tuo sguardo si perde ad ispezionare il luogo in cui vi trovate: un piccolo spiazzo erboso con pochi alberi, un campo di fiori viola e una cascata.
Non avevi mai notato quanto fosse bello.
“Ino, hai deciso tu?”.
Sbuffi, rassegnata.
“La pioggia è romantica”.
“La pioggia è una seccatura, Ino”.
Ti chiedi perché, ora, sia tornato a splendere il sole.
Lasci che i tuoi capelli scivolino, liberi, lungo la schiena.
“Dovresti tenerli sciolti più spesso”. La sua voce è incrinata da una sottile vena di malizia.

Vaghi senza meta, inciampando ad ogni passo.
Da quando sei diventata così maldestra?
“Ciao”. La sua mano afferra saldamente la tua, intrappolandola in una morsa piacevole.
“Attento, potrei smettere di venire”. Cerchi di stuzzicarlo con scarsi, scarsissimi risultati.
“Sai benissimo che non dipende da me”. Lo sai? Forse.
“Lei è stata qui?”. Accarezzi il suo viso con le dita sottili, fingendo disinteresse.
“No”. Parla come si parla ai bambini. È fastidioso.
“Niente di che”, continua, esasperato dal tuo comportamento. “Questo posto è più bello”.
Lo baci. Un bacio morbido, sensuale.
“Perché?”.
“Mi sento a casa. È tutto così…verde”. Si stupisce della tua espressione sconcertata.
“Pensavo di essere io la causa”. Un leggero broncio increspa le tue labbra.
Si lascia cadere sull’erba, disegnando cerchi concentrici in aria.
“Punti di vista”, afferma, risoluto. “Ad ogni modo, con lei posso fumare…”.
Ancora uno sbuffo ed un sorriso, questa volta sul volto di entrambi.

“Le viole rappresentano il pudore e la modestia”.
Non riuscirai mai a descrivere l’assoluta sensazione di pace che ti assale ascoltando la sua voce. Così roca e dolce. E calda.
“Ma le viole crescono a Marzo!”, esclami, stupefatta dalle tue stesse considerazioni.
Un improvviso barlume di lucidità ti coglie del tutto impreparata. “Non ha senso”.
“Qui decidi tu”.
“Non è giusto”, continui a borbottare, totalmente sconfitta. Odi che abbia sempre ragione!

“Dovresti ammetterlo”. Il suo alito è caldo, invitante, ma decidi di ignorarlo.
Un sorrisetto forzato solca le tue labbra.
“Sembri Sai”. Ride di gusto ancora una volta. “Sei inquietante”.
Vorresti piangere, ma ti trattieni: sarebbe stupido rovinare gli ultimi istanti insieme.
“Ti prego”, continua. É serio, ora. “Tutti ma non Sai”.
Lo fissi, stralunata. Tenti di sorridere; una terribile smorfia deforma il tuo viso altrimenti perfetto.
No. No. No. No. No.
Non puoi, non vuoi, non devi.
“Tutto finisce”. La sua voce risuona stranamente calma e pacata.
“Come lo sai?”, domandi, pur conoscendo la risposta.
“Perché continui a fissarti su dettagli così insignificanti?”.
Affonda nell’erba alta, rapito dai movimenti imperterriti del cielo.
“Dove mi ha portato Temari c’erano troppi alberi”.
Lo fissi con aria interessata, cercando di cogliere il senso del discorso.
“E…?”
“E non riuscivo a vedere le nuvole. Sai cosa mi mancherà di più?”. Domanda retorica.
“Guardare le nuvole e parlare con te”. Attende, paziente.
Che sorpresa! “Sei ubriaco?”.
“Ubriaco d’amore”, ribatte lui divertito, prima di scoppiare in una fragorosa risata.
“A proposito di amore…”. La sua mano si avvicina, pericolosa, ai tuoi fianchi.
“Parli, parli, ma poi, alla fine, dici solo stronzate”. Gli spettini i capelli sulla nuca.

Dorme a bocca aperta, russando sonoramente.
Dorme come sempre, inclinando la testa di lato.
Ti mancherà. Tanto. Troppo.
Il finto disinteresse e la dolcezza della prima volta. Di ogni singola volta.
Gli allenamenti insieme.
Le uscite con Choji.
La rabbia di tuo padre.
La felicità di sua madre.
Lo stupore.
“Shikamaru?”.
“Lo sai”, sbotta. Lo colpisci con tutta la forza di cui sei capace.
“Sei manesca, insopportabile, viziata ed egocentrica”.
Cosa?
“Come diavolo ho fatto ad innamorarmi di te?”.
E in un attimo è dolcezza, è calore, è.
Piange come quella volta.
“Ci andrai, vero?”.
Calde lacrime solcano le tue guance.
“Tu cosa vorresti?”.
Solleva un sopracciglio, stupito.
“Quante volte te lo devo ripetere? Qui è come decidi tu”.
Importa? No, per niente.
“Tu cosa vorresti?”.

Fa così freddo, qui…




L'angolino di Jess:
Questa storia si è classificata quarta al contest sul nonsense indetto da Setsuka, Be Mine ed Emily ff.
Un grazie particolare a Setsuka, che ha sopportato le mie stramberie.
Mi inchino a Urdi, come sempre. Sono una schiavista, ma ti voglio bene!

Liberamente ispirata ad una mia vecchia storia…sì, ho plagiato me stessa.
I versi iniziali appartengono a Fabrizio De Andrè.
Me la lasciate una recensione?






  
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