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Autore: HellWill    13/01/2015    0 recensioni
(Ho visto questa challenge (goo.gl/XBoRTK) e non potevo non farla.)
"«La pensate in modo molto diverso, tu e Zylia» mormorò Grim, atono, fissandola con preoccupazione mista ad irritazione. «Lei vuole agire a tutti i costi, tu vuoi essere coerente a tutti i costi. Peccato che l’esilio non fosse coerente con l’amore che provi per la tua famiglia, e che questa scelta ti abbia portato a lasciar fuggire tua figlia senza seguirla. Pensala come vuoi, ma sappi che io ragiono come Zylia» disse, duro, e le sue parole precipitarono sulle spalle di Ororo come macigni, tanto che non appena restò sola scoppiò a piangere a dirotto, come una bambina che si sente perduta senza la madre."
Genere: Drammatico, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie '365 DAYS WRITING CHALLENGE'
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È iniziata come una song-fic sulle note di "World So Cold" dei Three Days Grace, ma a metà ha preso tutta un'altra strada.
Aggiungo comunque la nota perché il dialogo in un primo momento è la traduzione dei versi della canzone, né più né meno.

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12 gennaio 2015
Different Ways of Thinking

I ricordi la assalivano in ondate terribili e distruttive, non lasciando nient’altro che dolore. Grim le prendeva le mani e le offriva conforto, ma quel privare di calore qualunque cosa, che Ororo sapeva controllare così bene, aveva tolto alla sua anima qualsiasi possibilità di consolazione.
«Non ho mai pensato che mi sarei sentita così in colpa» mormorò, e Grim le strinse le mani apprensivo. «E ora sono frantumata dentro, vivo con me stessa in niente altro che bugie» Ororo si portò le mani al viso, stropicciandosi gli occhi: aveva una pelle diafana, bianca come il latte, e i capelli dello stesso colore; l’unica nota di colore nel suo aspetto erano gli occhi, verdi come la foresta tropicale nella quale era cresciuta e vissuta per cinquecento anni ed oltre.
«Ho sempre pensato che ce l’avrei fatta» sussurrò Grim, intonando un canto che insieme avevano imparato tempo prima, quando ancora vivevano in comunità e non in quella landa desolata scelta da Ororo per il volontario esilio. «ma mai che mi sarei arresa così rovinosamente, vivere con noi stessi è tutto ciò che ci rimane» sussurrò, baciandole le nocche, e Ororo sorrise tristemente.
«Mi sento intorpidita, non riesco a venire alla luce, mi sento come se fossi congelata nel tempo» mormorò lei, chiudendo gli occhi e lasciandosi trasportare da una musica dolce che non c’era: alle sue orecchie arrivava solamente l’ululato impietoso del vento, che cercava di penetrare nelle pareti fatte d’ombra e ghiaccio.
«Viviamo in un modo così freddo, sprecato, viviamo in un guscio senz’anima, da quando te ne sei andata» continuò Grim, gli occhi neri che scintillavano di tristezza; Ororo non riaprì gli occhi ma anzi, si piegò in due con un singhiozzo.
«Viviamo in un mondo così freddo, contando i giorni da quando sei andata via» pianse la donna, tremando come se dovesse spezzarsi da un momento all’altro, e si strinse le braccia al petto come per trattenere la figlia che li aveva abbandonati.
Zylia era sempre stata insofferente al freddo e al buio del polo nord, e si era sempre rifiutata di accettare l’esilio; quando poi sentiva Ororo cantare melodie struggenti che ricordavano casa sua e il mondo che aveva dovuto abbandonare, Zylia interiorizzava una furia cieca che, unita alla sua capacità di dare il calore della vita a qualunque cosa, si trasformava in un’incendio assassino che più volte quando la piccola era inesperta, Grim aveva dovuto sedare con le ombre.
«L’abbiamo mai sentita? L’abbiamo mai guardata nel profondo, dentro di lei?» mormorò Grim, ricalcando i versi di quella canzone che amavano tanto, e sollevò il viso della moglie con le dita, guardandola negli occhi verdi, bagnati di troppe poche lacrime; si fissarono, specchio l’uno negli occhi dell’altra e viceversa, paralizzati. «Mi sento intirizzito, non riesco a venire alla luce, mi sento come se fossi congelato nel tempo» mormorò l’uomo, amaro, baciandola dolcemente.
«Viviamo in un mondo così freddo, sprecato» sussurrò Ororo, chiudendo gli occhi e sciogliendosi nell’abbraccio dell’uomo.
«Viviamo in un guscio senz’anima» mormorò lui, baciandole la testa bianca come la neve, e ad Ororo si incrinò la voce.
«Da quando è andata via.. oh, Grim, conto i giorni da quando è andata via. Tornerà mai?» mormorò, spezzata dentro di sé, e Grim si morse le labbra.
«Non lo so. Non ne ho idea» mormorò, e non stavano più cantando: ora la solitudine si era di nuovo appropriata di loro, e non lasciava scampo. «Zylia era.. diversa. Non accettava l’esilio, e…».
«Ma l’esilio l’ho scelto io!» singhiozzò Ororo, risentita, guardandolo con occhi affilati come lame. «Io, l’ho scelto! Ho tentato di spiegarglielo, di dirglielo.. che ho ucciso con queste mani.. che non potevo più stare lì e guardare negli occhi mia madre… Ma Zylia non mi ha ascoltato. Non mi ascolta mai!» mormorò, lo sguardo perso nei ricordi, e un sospiro tremante la fece rannicchiare su se stessa, come se solo il ricordare le spalle di sua figlia che non si voltavano e seguitavano ad allontanarsi fosse doloroso, una stilettata nel cuore.
«Zylia è sempre stata testarda» mormorò Grim, con un mezzo sorriso. «E noi sapevamo che prima o poi sarebbe accaduto, lei se ne sarebbe andata e..».
«So come la pensava! In modo del tutto diverso da me, certo, ma non incomprensibile. Ma lei cerca vendetta: non sa che sarà accolta al Palazzo Madre dei Sayn come la principessa che è, e resterà nascosta, tramando di incendiare quella che un tempo chiamavo casa.. e non posso permetterlo. Non posso» mormorò Ororo, alzandosi di scatto e attraversando la stanza a grandi falcate; ma, a metà strada, sembrò spezzarsi in due: si piegò e tossì, una tosse cavernosa e secca che la scosse come un fuscello, e Grim le si avvicinò apprensivo.
«Non puoi permetterti di fare questi scatti» mormorò Grim, correggendola con un sorrisetto amaro. «Dimmi cosa vuoi che faccia, e lo farò».
«No… devo andare.. io» mormorò lei, fra un colpo di tosse e l’altro. Grim si morse le labbra e scosse il capo, prendendola in braccio come una bambina. «Cosa fai?» esclamò lei, stringendo gli occhi, e Grim sorrise.
«Ti porto via. Questo esilio è durato anche troppo».
«No! NO!» esclamò lei, divincolandosi e riuscendo a farsi posare a terra, dove crollò seduta scompostamente. «Non.. non posso tornare» mormorò, atterrita, e senza sapere cosa fare.
«La pensate in modo molto diverso, tu e Zylia» mormorò Grim, atono, fissandola con preoccupazione mista ad irritazione. «Lei vuole agire a tutti i costi, tu vuoi essere coerente a tutti i costi. Peccato che l’esilio non fosse coerente con l’amore che provi per la tua famiglia, e che questa scelta ti abbia portato a lasciar fuggire tua figlia senza seguirla. Pensala come vuoi, ma sappi che io ragiono come Zylia» disse, duro, e le sue parole precipitarono sulle spalle di Ororo come macigni, tanto che non appena restò sola scoppiò a piangere a dirotto, come una bambina che si sente perduta senza la madre.
   
 
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