J'ai la fureur d'aimer
[J'ai la fureur
d'aimer. Mon cœur si faible est fou. / N'importe quand, n'importe quel et
n'importe où, / Qu'un éclair de beauté, de vertu, de vaillance
Luise, il s'y précipite, il y
vole, il s'y lance, / Et, le temps d'une étreinte, il embrasse cent fois /
L'être ou l'objet qu'il a poursuivi de son choix; /Puis, quand l'illusion a
replié son aile,
Il revient triste et seul bien souvent, mais fidèle, / Et
laissant aux ingrats quelque chose de lui, / Sang ou chair.
…]
Lievi
fruscii, mormorii soffocati, sussurri di labbra e pelle.
I loro corpi erano
ormai un po’ sudati, e sotto le lenzuola faceva caldo.
Sanzo gli passò la
mano sulla ferita e Gojyo, gemendo, staccò la bocca dal suo collo.
-Non
lasciarmi il segno.-
Annuì distrattamente. Gli cercò le
labbra.
Accarezzandogli la schiena, ora, Sanzo stava più attento, e passava
le dita leggere sulle sue vertebre.
Gojyo s’era preso un bel colpo sul
fianco, e il livido gli intorpidiva il dorso. Hakkai gli aveva detto di starsene
buono, ma lui, più tardi, chiuso in stanza con Sanzo, non aveva voluto sentire
ragioni.
Due giorni di viaggio senza soste erano stati troppo.
Le loro
dita s’intrecciarono, i loro battiti e i loro respiri accelerarono.
Non c’era
tempo, non c’era stato più tempo.
Rubare una carezza e un bacio alla notte,
ed ora avere quasi voglia di mangiarsi l’un l’altro.
Non c’era
tempo.
Gojyo impiegava un’eternità solo per convincerlo a spogliarsi. Forse
era tutta una congiura di Sanzo.
Non aveva avuto più tempo per chiedergli di
fare l’amore.
Sentiva sempre uno strano pizzicore nelle gambe e
nella pancia, dopo. Non riusciva a muoversi velocemente, come se fosse troppo
affaticato e, anche dopo la doccia, gli rimanevano le cosce calde per un bel
pezzo.
Si sistemò meglio la pettorina, e controllò che la veste fosse a
posto. Gojyo era pronto da almeno mezzora, ma aveva preferito stare lì a
guardarlo. Gli lanciò un’occhiataccia e l’aria seducente che lui aveva in faccia
lo fece quasi imbarazzare.
Si girò di nuovo. –Avviati.-
-Non ti posso
aspettare?-
-No.-
Gojyo sospirò di rassegnazione e si alzò dal letto.
Sanzo non lo vide avvicinarsi nello specchio perché il suo riflesso lo riempiva
tutto, ma non si sorprese, quando ricevette il suo bacio tra i capelli, prima
che uscisse.
Stupido kappa. Tutte quelle smancerie.
Tornò al letto e ci si
lasciò cadere.
Stupido kappa. Che decideva di cambiare le regole a metà del
gioco.
Prima.
Prima di decidere che era ora di iniziare a
prepararsi per la cena, avevano fatto in tempo a farlo due volte. Con…
le
mani. Aveva pensato, era certo, che lui ne avrebbe
approfittato per chiederglielo. E invece no.
Avrebbe dovuto
essere prevedibile, quello stronzo.
Ovviamente glielo avrebbe negato. Però…
gli aveva dato solo fastidio non avesse agito come avrebbe dovuto.
Forse
era per il mal di schiena. O forse non ne aveva avuto semplicemente
voglia.
Anche se non gli era sembrato nessuno dei due motivi mentre lui lo…
toccava, insomma.
E poi, così andava bene. Che se ne stesse
buono.
Rimase ancora qualche minuto a combattere la spossatezza
sul letto, ma si accorse di doversi alzare se non voleva addormentarsi.
Scese
a cena.
Riconosceva la voce di Goku sopra tutte le altre. Stava raccontando
una delle sue storie strampalate.
Raggiunse il tavolo. Lo sgridò perché aveva
l’angolo della bocca sporco di riso.
Goku si pulì continuando a parlare, e un
paio di frasi si confusero nel tovagliolo.
Gojyo ridacchiò. Aveva il braccio
sul tavolo, si appoggiava alla mano chiusa, dalla parte opposta della
ferita.
Hakkai si distrasse dal racconto per guardarlo. Aveva un’espressione
di rimprovero, un po’ inquietante per via dell’immobilità dell’occhio finto.
Forse aveva trovato Gojyo più dolorante di quando si erano separati, e pensava
che avessero litigato o cose del genere.
Beh, se quell’idiota stava più male,
era solo colpa sua e della sua incontinenza.
Dilatò le narici un momento,
rimanendo impassibile col resto del volto, o almeno lo sperò: da qualche giorno
gli sembrava di aver perso il controllo dei muscoli facciali. E un paio di
rughe. Non che fosse cosa a cui facesse caso.
Si sedette, ordinò.
-Posso averne ancora, signorina?- Goku fece un sorriso
enorme, ma le sue sopracciglia si alzarono in maniera diversa, quasi ammiccanti.
Sanzo si sentì scandalizzato, e gli tirò una sventagliata in testa.
La
cameriera sorrise e andò a prendere l’ordinazione.
-Vieni da me,
dopo?-
-Mh?- Gojyo trasalì e si voltò verso Hakkai. –Come, scusa?-
-Vieni
su da me. Per la schiena. Mi sono riposato abbastanza.-
-Mmh.- Guardò Sanzo.
Aveva tirato fuori per metà una sigaretta dal pacchetto e continuava a
strusciarla avanti e indietro, distratto da una discussione con
Goku.
-Gojyo…-
-Ahn? …Sì. Sì, vengo da te. Scusa.- Gli sorrise gli diede
un buffetto sulla spalla.
Hakkai annuì poco convinto. Colla coda dell’occhio
notò la faccia di Sanzo, girato verso di loro.
Lui si alzò, s’infilò la
sigaretta in bocca, e uscì.
Hakkai aprì la porta e lo fece accomodare. Aveva
qualcosa da chiedergli, e non perse tempo. Con fare casuale, iniziò:- Cosa hai
combinato con Sanzo?-
-Niente.- Gojyo alzò le spalle. –Perché?-
-Nh,
nulla. Beh, ti avevo detto di stare attento, ma…-
Rise. –Guarda che non mi ha
mica preso a botte. Mi si sta solo intorpidendo. Sai, no? Come succede.- Prese
la maglietta e la sfilò fluidamente. Poi fece una smorfia. –Ricomincio a far
fatica a muovere il braccio.-
Hakkai annuì. Si scrocchiò le dita e si
inginocchiò di fianco a lui.
-Preferisci che mi sieda?-
-Basta che stai
fermo.- Appoggiò cauto le mani sul segno viola. Il travaso di sangue che non era
ancora finito lo preoccupava. Fortunatamente non era la
milza.
-Ahia.-
-Smettila…- Socchiuse gli occhi e richiamò l’energia nei
palmi.
Gojyo lo fermò quasi subito. –Aspetta.-
-Cosa?-
Ridacchiò, un
po’ imbarazzato. –Mi tremano le gambe.- Era pallido, aveva la schiena
sudata.
Hakkai annuì e si alzò. Non gli avrebbe creduto mai sul fatto che non
avesse fatto qualcosa con Sanzo.
-Sdraiati. Il mio letto è quello a
sinistra.-
Gojyo obbedì, sedendosi sul bordo e inclinandosi con cautela sul
materasso, coll’aiuto delle mani. Poi le appoggiò sopra la testa.
Hakkai si
avvicinò, tornò per terra e si appoggiò anche lui al letto colle
braccia.
Rimasero silenziosi per alcuni minuti, al centro della luce
bianchissima del ki, concentrati entrambi sulla ferita. Poi Hakkai iniziò a
diminuire il flusso di energia, e a fare conversazione. – Mi sembrava che aveste
fatto pace.-
-Mh? Chi? …Ah, scusa. Beh, ma quando avevamo litigato?-
-Tre
giorni fa? Non ricordo bene.-
-Mmh. Me l’aveva combinata grossa.-
Hakkai
alzò un sopracciglio. Di solito, era Gojyo che ne combinava grosse da far
infuriare Sanzo. –Del tipo...?-
-Nulla, lascia stare. Una delle sue
bastardate.-
-Però…- Hakkai si interruppe un momento per riorganizzare i
pensieri. –Beh. Quando fa una delle sue “bastardate”, poi non cerca di evitarti
in tutti i modi, come ora. Deve essere stata davvero grossa.-
-È un
coniglio.- mormorò. Poi, più ad alta voce: -Ma a relazioni sociali, quell’uomo
sta proprio a zero.-
-È un monaco.- Si alzò. Scosse le mani formicolanti e si
stirò la schiena. Si sedette accanto a lui, che rimuginava qualcosa. –Sei
davvero cattivo a stargli così addosso. Poi non ti stupire se reagisce
male.-
-Addosso?-
-Sì. Ti sei fatto mettere in stanza con lui, per
esempio.-
-Già. Sono un vero stronzo anch’io.- Chiuse gli occhi, rilassato
per la guarigione, ma pieno di pensieri.
Hakkai gli picchiò gentilmente
contro. –Gojyo? Cosa c’è?-
Sospirò. –Sto pensando a Sanzo.-
-…Ah. E…
Perché?-
-Perché? Ma che domanda. Dovresti chiedere “cosa”. Che ne so di
“perché”?!-
Ridacchiò gentilmente. –Va bene. Cosa?-
-... non so neanche
quello. No… in realtà. Non so.- Si coprì il viso con una mano. –Pensavo a come
sta da solo. Sempre. Che è come se avesse i suoi pensieri, i suoi… fantasmi, e
non volesse nient’altro. A te non da fastidio?-
-È un po’ per tutti
così.-
-No. Perché non è giusto. Kami, non ti viene rabbia, non ti viene di
dargli un calcio e urlargli “vivi, maledizione!”?-
-…Non è così morto. Non
sempre.-
-No, non è morto. I morti se li porta dietro. Ci sguazza, nei
morti.-
La voce di Hakkai si indurì un poco. –Ognuno ha il suo modo di
reagire, Gojyo. Non puoi pretendere che tutti facciano come te. E ammettilo.
–tornò a sorridere. –Se lui iniziasse a cercare ragazze, avresti un certo tipo
di avversario.-
Anche Gojyo sorrise. –Già, neh. Io corro dietro alle ragazze.
Una a notte. O due. Per volta.-
-Ti concedo che ultimamente sei stato
buono.-
Gojyo fissò il soffitto, un po’ allucinato, poi scattò seduto. –Sai,
mi… mi prende una furia di amare. Intendo… la voglia di innamorarmi sul serio,
veramente. Ti giuro che con tutte le persone che ho conosciuto, con tutte le
ragazze che mi sono fatto, non ne ho trovata nessuna da amare. Il deserto più
totale. Mi sembra anche di essere uno scemo, a fare tipo Goku quando sente odore
di cibo, a correre come un’ape da una gonna all’altra, ma… Mi sembra di stare su
un’isola deserta e vedere qualcosa che sembra una sagoma di nave. E poi
svanisce. O è una nave fantasma, e ci sono solo cadaveri decomposti. Forse ho
più morti dentro io di Sanzo.-
-Tu e lui vi assomigliate
abbastanza.-
-Già. Siamo i più infantili della compagnia.-
Hakkai rise di
gusto. –Sì, il più adulto è in assoluto Goku!-
Entrava uno spiffero gelido dalla finestra
socchiusa.
Sanzo sedeva in centro al letto colla schiena appoggiata ai
cuscini.
Si era appena lavato, strofinandosi dappertutto per una mezzora fino
ad arrossarsi la pelle.
Si era infilato uno yukata ed aveva la pelle d’oca
sulle gambe nude.
Non aveva proprio voglia di vestirsi.
Aveva appena
fumato una sigaretta, prima di buttarsi a letto.
Era una bella notte, il
cielo era limpido, e non c’era alcun rumore, se non il suo respiro e il fruscio
delle lenzuola.
Per un momento poteva finalmente starsene da solo. Era
abbastanza stufo di avere quel rompiscatole intorno, che blaterava, toccava,
succhiava…
Rabbrividì, ma non si coprì.
Chiuse gli occhi. Gojyo aveva
buttato all’aria tutto quel poco d’ordine ch’era riuscito a darsi, e questo era
la cosa peggiore. Gli aveva fatto tornare quella specie di ansia, quella specie
di buco dentro che non sentiva da un bel po’. Lo odiava.
Gli prendeva lo
stomaco. Gli prendeva gli occhi.
Talmente destabilizzante che si faceva
sentire anche ora che lui non c’era.
Prese un respiro profondo.
Quiete,
odore di sapone, le dita gelate piene di spine. I nervi doloranti per il freddo,
i peli ritti, persino i capezzoli.
Rabbrividì di nuovo.
La stoffa sul
petto diventava una carezza.
Aprì di scatto gli occhi. Un po’ impacciato dal
freddo, scese dal letto e chiuse la finestra.
Già che era in piedi, pensò di
vestirsi. Non era proprio il caso di farsi vedere praticamente nudo da quel
pervertito.
E invece no, perché farlo? Doveva sentirsi obbligato da lui?
Rimase così e risalì sul letto.
Tanto non sarebbe arrivato presto. Magari
neanche tardi. Era rimasto giù con Hakkai. Era salito in camera sua. C’era poco
da immaginare, lui inginocchiato di fianco a Gojyo colle mani sulla sua pelle
nuda. Quello stupido kappa probabilmente si era tolto la maglietta, anzi, si era
completamente spogliato apposta per farsi curare.
Stupido stupido stupido
kappa. Poi, magari avrebbe tentato di corteggiare anche Hakkai, solo per vedere
se ne era capace.
Gli avrebbe baciato il collo, la mascella fino a fargli
ribollire i nervi, perché in quello era sicuramente bravo.
Gli avrebbe detto
“Hakkai. Facciamo l’amore”, con un tono tra la preghiera e l’ordine. Colla voce
bassa, roca e seducente.
Le sue ciocche rosse bagnate di sudore, i suoi occhi
dalla pupilla enorme d’eccitazione, la sua pelle odorosa e salata, i suoi
muscoli guizzanti e tremanti.
E magari… magari lui avrebbe accettato, e
allora …il suo sesso scuro, la punta lucida e rosea, le vene, allora…
Strinse
i denti, poi sospirò. No. No.
La sera era limpida e silenziosa e quieta. Non
doveva farsela rovinare da quello stupido. Quell’idiota.
Dove cazzo era
finito…?!
Gojyo salì una decina di minuti dopo.
Aprì piano
la porta, quasi temendo di svegliare Sanzo. Che era sveglio, seduto sul letto
colle braccia incrociate al petto e lo sguardo duro.
-Ciao.- si girò per
chiudere a chiave.
-Dov’eri.-
Alzò le spalle. –In giro.-
-Pensavo
avessi fretta di salire.-
-Pensavo preferissi rimanere da solo.- rispose
cantilenando nel suo stesso tono. Buttò le chiavi su un mobile e le ciabatte in
un angolo.
Sanzo prese fiato allargando le narici. –Non è un granché se devo
lasciare la porta aperta.-
Gojyo alzò di nuovo le spalle. –Una volta
l’avresti chiusa.-
-Allora la prossima volta lo farò!-
Sanzo si alzò,
furente, fece il giro del letto, entrò in bagno e uscì quasi subito, appena più
calmo.
Gojyo lo fissò alzando un sopracciglio.
Lo yukata si era scomposto.
Era aperto sul petto, i lembi che arrivavano a metà coscia erano ad un’altezza
diversa.
-Non fa un po’ freddo per stare così svestito?-
Sanzo alzò una
spalla. –Un po’ di freddo fa bene, Provalo, magari ti si sblocca il
cervello.-
-Un altro giorno.-
Se ne andò verso la sua borsa per prendere
qualcosa da indossare la notte.
Sanzo si appoggiò allo stipite della porta
del bagno. Deglutì. –Allora…?-
-Mh…?-
-Ti ha guarito?-
La maglietta che
indossava era sgualcita. Per un momento gli tornarono in mente quelle cose che
aveva pensato prima del suo arrivo. Idiozie. Hakkai non era così. Chissà che
cosa gli era saltato in testa.
Gojyo la tolse e gli mostrò il fianco integro.
Poi continuò ad estrarre vestiti dalla borsa, finché trovo quel che cercava e
rimise a posto il resto.
Sanzo fu tentato di continuare un discorso, di
chiedergli come mai stava zitto, di farlo parlare. Si trattenne.
Sbuffò dal
naso. Bastava la sua sola presenza a infastidirlo così.
Era certamente
meglio se lui non parlava, se non gli stava addosso, se non cominciava colle sue
battutine, le sue manacce, la sua insistenza.
Tirò indietro con un colpo le
coperte e si rannicchiò sotto, imbronciato come un ragazzino.
-Non dirmi che
segni pioggia.- fu il laconico commento di Gojyo.
Sanzo gli lanciò
un’occhiata fulminante. Si sistemò le coperte quasi fin sopra la
testa.
-Dormi così?-
-Ti da fastidio?!-
-No, figurati.- Si slacciò la
cintura e la posò sul comodino con un tank soffocato.
Sanzo sentiva
lo strofinio dei vestiti, ma non sapeva che cosa si stava togliendo. Si azzardò
ad alzare un po’ la testa, finché non riuscì a vederlo in tre quarti. Nudo, gli
dava la schiena mentre si infilava una maglia colle maniche lunghe.
Alzò un
po’ più la testa quando lui chinò la schiena per indossare i pantaloni.
Senza
mutande.
Gojyo aveva un sedere magro, ma di sicuro non quanto il suo, infatti
le natiche non si aprirono da far vedere il mezzo. Era liscio, di un bel colore
bronzeo, ma non scuro come le braccia e la faccia e quando si tirò su e piegò la
gamba, l’altro muscolo rientrò creando un nitido affossamento.
Sanzo si
risistemò sotto le coperte e chiuse gli occhi.
Gli dava un po’ fastidio la
cintura, sotto di sé e pesante sul ventre, ma togliersela avrebbe significato
davvero rimanere nudo.
Gojyo entrò nel letto.
Lo sentì avvicinarsi.
Avvicinarsi. Avvicinarsi.
Lo baciò sulla nuca, soffiando per spostare i
capelli.
Sanzo s’irrigidì subito.
Strofinò il naso un poco più sopra
l’attaccatura. Appoggiò la mano sul suo fianco.
Sanzo si mosse come a
sottrarsi.
-Ehi. Non ti mangio mica.-
Mugolò qualcosa, infastidito.
Probabilmente non ne era tanto convinto.
Gojyo rimase fermò per un po’
appoggiato colla punta del naso, fredda, sulla sua spalla.
Sanzo si sentì
venire la pelle d’oca ad ogni suo respiro.
Gli strinse la mano sull’anca.
–Sanzo…?-
-No.-
-Non ho neanche iniziato…-
-Pensi che non sappia cosa
vuoi chiedermi?-
Si schiacciò contro la sua schiena. –Sì. Anzi, mi fai
pensare che tu non abbia voglia di parlare.- Lo accarezzò lentamente. -Mh?
Allora, cosa vuoi? Preferisci che…- fece scivolare la mano, tendendo la stoffa,
finché arrivò alla pelle.
Sanzo tremò ancora nel cercare di non muoversi.
–Tanto…- mugolò a denti stretti, -Fai comunque quello che vuoi.-
La sua mano
rimase ferma, senza che stringesse o pesasse. Era calda. –Preferirei fare quello
che vuoi anche tu.-
Sanzo gli prese la mano, si girò e gli spinse il braccio
lontano. –Allora non insistere. Oggi hai già avuto abbastanza.-
Gojyo gli
spinse un dito nello stomaco. –Prima non avevi montato tutto questo casino. Ogni
tanto mi chiedo se tu non abbia una doppia personalità.-
Sanzo scacciò il
dito e gli voltò di nuovo le spalle.
Gojyo tornò ad appoggiarsi. Sanzo
sbuffò, ma lo lasciò lì.
Non aveva fatto storie, e allora? Erano giorni che
continuava a provocarlo, e alla fine…
Aveva delle mani davvero
calde, e gli occhi davvero profondi, e le labbra davvero
morbide, quando gli lasciavi un po’ di spazio. Ma non voleva di nuovo
ritrovarsi lui tra le gambe a chiedergli di fare l’amore. A. quello. Colla
bocca.
-Perché, Sanzo?-
-Idiota, perché cosa?-
Sorrise.
Sempre la domanda sbagliata. –Non vuoi.-
-Non tutti hanno la mania del sesso
come te.-
Gojyo scosse piano la testa, gli mise la mano sulla pancia e lo
strinse di più. –No, intendevo qualcosa di più… generale.-
-Spiegati.-
Lo
baciò dietro l’orecchio, dove gli faceva un po’ di solletico. –Non vuoi…- Era
difficile. Anche solo parlarci. –Noi.-
-Noi è senza significato.-
-Ecco…!-
Si alzò su un braccio. –Ti senti? Parti già così!-
Sanzo si girò sulla
schiena, lo fissò. –Cosa c’è?! Da quanto cazzo sei così romantico, eh? Tu sei
quello che “cerca un po’ di piacere, e il resto non ne ho bisogno”, mica il
marito ideale! Cosa cazzo ti prende?!-
-Cosa mi prende…? Sanzo, ma ti rendi
conto… no, vero? Ti rendi conto che tu non sei una ragazza, che sei un
uomo? Ti rendi contro che… cazzo, Sanzo te l’ho succhiato, mi sei venuto in
bocca, lo capisci?-
-Allora sei tu devi dire il perché a me, che ne
so io se le tue perversioni peggiorano…!-
Gojyo gli mise la mano sulla
spalla, che scivolò sul braccio, andò alla guancia. –Sei stupido.- Si riappoggiò
al materasso. –Ti amo.-
Gli si sgonfiò il petto, si rattrappì tutto. Strinse le
labbra, si mise seduto. –Vaffanculo.- bisbigliò senza voce. Sì alzò, scappò in
bagno.
Gojyo si abbandonò sulla schiena, braccia aperte, stordito e
sconfitto. Sentiva male, di nuovo. Rimase così alcuni respiri e si ritirò nella
sua metà di letto, ancora gelida.
Allora. Io lo controllato almeno 5 volte. Mi viene la
nausea. Se trovate qualche errore, qualche asterisco, perdonatemi e avvisatemi, per
favore...
J'ai la fureur d'aimer è di Verlaine. Bellissima.
Chi si merita un Grande Domo, oggi? Freehja, Blackout (Oh, ma certo, ci ha convinti tutti del fatto che non lo volesse fare, neh...? Povero Sanzo, lasciaglielo credere... ^_-!),
Maryon, Spleen, HikaRygaoKA, Pandora90.
Ih… Viaggiare nella mente di Sanzo è
PE RI CO LO SO.
Provate a descriverlo ad uno psichiatra, gli fate diventare i
capelli bianchi!
Perciò dedico questo capitolo ad una persona che non lo
leggerà (né gli piacerebbe se lo facesse): Rohchan. Appena le ho detto i
miei problemi a descriverlo mi fa, più o meno: -Trauma infantile. E pure bello
grosso!-
Non è un genio? (Ovviamente non conosce Saiyuki, neh!)
(E sono contentissima di starvi convertendo tutte alle 5x3... XD)