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Autore: lasognatricenerd    13/01/2015    1 recensioni
E' da più di un mese che Zayn Malik, agente dell'FBI, insieme ai suoi colleghi, cercando di scoprire chi è l'hacker che, quasi tutti i giorni, entra nei database per cercare qualcosa. Intanto, fuori dal lavoro e quindi nella vita privata, Zayn cerca di trovare qualcuno che possa amare, per cominciare una relazione che lo renda felice. Ma poi, come si suol dire, le persone non sono mai come te le aspetti..
Genere: Azione, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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“Quel criminale. Dobbiamo assolutamente prenderlo e capire perché vuole così tanto il nostro database.”

“Ha mai cancellato qualcosa?”

“Fino ad ora ancora nulla, ma per tutto il tempo che resta collegato, per noi diviene impossibile usare qualsiasi pc che abbiamo alla centrale.”

“E’ strano, non credi? Perché non cerca di cancellare tutti i dati che abbiamo?”

L’uomo restò in silenzio, lo sguardo rivolto verso il proprio collega ed una mano ad accarezzarsi una guancia con la barba incolta. Non capiva come mai qualcuno dovesse entrare nel loro database, cercare chissà cosa e poi andarsene, lasciando una semplice firma: Mister x. Era così che oramai lo chiamavano alla centrale dell’FBI perché non avevano altri modi per farlo.
Andavano dietro a questo tipo da quasi un mese ma non erano riusciti a ricavare niente di niente. Avevano assunto dei tecnici informatici che però, annunciavano ogni volta, che era impossibile penetrare nel sistema durante il corso della sua “osservazione”. Il tipo di penetrazione che usava Mister x sembrava essere impossibile da superare da chiunque che ci provasse.
Non si sapeva se avesse studiato in una scuola in grado di insegnargli a fare quelle cose, oppure se ce l’avesse fatta per conto suo, ma il problema era un altro: anche se non cancellava niente, l’FBI aveva segreti che nessun altro, al di fuori di quell’ambito, doveva sapere. Erano segreti professionali che, fino a prova contraria, tutti loro dovevano tenersi, almeno quando erano fuori da quella grande struttura.
A volte diveniva difficile, soprattutto quando qualcuno della famiglia chiedeva informazioni riservate che solo il marito, l’amico o il cognato conoscevano. Ma per l’agente Malik era facile tenersi tutto dentro: la sua famiglia era lontana e, nella vita, era single. Quando tornava a casa non c’era nessuno ad accoglierlo e di conseguenza nemmeno nessuno che gli chiedesse come andassero le indagini.
L’unico era il suo cane ma finché non avesse appreso l’uso della parola, nemmeno lui avrebbe chiesto qualcosa in particolare.

“Magari cerca solo qualcosa in particolare. Qualcosa che vuole assolutamente sapere. Qualcosa che, evidentemente, l’FBI non ha mai detto. Magari il risultato di un caso o il colpevole. Non possiamo saperlo finchè non lo prendiamo.”

Era sempre stato frustrante non riuscire a prendere subito un colpevole, anche se adesso non si trattava di omicidio. Ma il concetto era lo stesso: correre dietro a qualcuno, per mesi e mesi, senza arrivare mai a lui. L’FBI avrebbe dovuto fare il bene eppure, molte volte, falliva. I poliziotti non erano certamente infallibili, dopotutto erano umani anche loro, ma avrebbero dovuto fare qualcosa in più degli altri, come spremere l’ingegno e trovare indizi veri che portassero da qualche parte.
Il caso, questa volta, era differente dagli altri. Dovevano trovare un intruso che sapeva maneggiare bene un computer e riusciva ad infiltrarsi ogni volta che voleva nei database dell’FBI, nonostante ogni volta cercassero di rafforzare le difese e le protezioni possibili. Ma pareva non contassero a niente: si trovavano davanti ad un hacker ben fatto e creato.

“Mark cerca sempre di fare il possibile, ma sembra che sia come impossibile. Bisognerebbe partire dalla base del programma che usa per entrare e a superare tutte le protezioni. Ma se non sappiamo chi è…”

Il moro si sedette sulla sedia che aveva dietro di sé ed analizzò ancora i documenti che aveva davanti. Di lui o lei sapevano solamente che si faceva chiamare Mister x e che alla fine del tutto, annunciava che prima o poi avrebbe trovato ciò che cercava e che tutta quanta l’FBI doveva solo stare attenta ai prossimi attacchi. Ma fino adesso gli attacchi di cui parlava, erano solo di tipo informatico ed erano quasi sicuri che si trattasse solo di questo.

“Se venisse da noi e ci spiegasse ogni cosa, sarebbe più semplice.”

“Se così fosse, non sarebbe un criminale, Zayn.”

“Lo so, stavo solo ipotizzando. Ma è un peccato che debba andare in prigione per una cosa che potrebbe benissimo chiedere. Ma forse, per lui –o una lei -  sentirsi rispondere di no, sarebbe peggio.”

Era inutile parlarne se non avevano nulla in mano, ma per ora era l’unica cosa che potevano cercare di fare. Stringere i denti e andare avanti con le indagini, aspettando solo che attaccasse un’altra volta i computer e provare per l’ennesima volta a trovare qualcosa che lo tradisse. Entrare dentro i dati stessi del tipo che li usava e capire chi fosse, dove trovarlo, in modo che l’FBI potesse fare il proprio lavoro.
Quando succedevano certe cose si sentivano sempre e solo impotenti ed inutili. Zayn voleva prenderlo e chiedergli tutto ciò che aveva in mente. Era un ragazzo molto sensibile e nonostante tutto aveva deciso di seguire il percorso di poliziotto, perché lo aveva sempre desiderato… Fin da bambino.

“Dovresti risposarti un po’. Stai lavorando troppo e non solo su questo caso. Vai a casa.”

“No, devo andare sulla scena del crimine del caso che ci hanno consegnato stamattina. Non devo e non posso perdere un attimo. Chiederò a John se viene con me, così avrò qualche aiuto in più. Piuttosto, riposa tu.”

Era fatto così, l’agente: non si sarebbe fermato un attimo, perché il suo obiettivo era quello di catturare qualsiasi assassino ci fosse in giro e sbatterlo in prigione. Non aspettava altro che questo, perché chi uccideva meritava di soffrire. Non era un tipo sadico né cattivo, ma la legge era giusta così come veniva dettata nei tribunali, davanti ai giudici.

“Con te, Zayn, oramai ci ho perso le speranze.”

E detto questo, il collega più grande di lui, uscì dal suo ufficio con un sorriso sulle labbra. Sì, oramai avevano perso tutti le speranze con il moro che pareva non volersi fermare un attimo. Perché avrebbe dovuto? Per cosa avrebbe dovuto combattere se non per la sua gente? Era da solo al mondo e nessuno poteva fargli da ancora, quindi tanto valeva combattere e combattere, fino a raggiungere l’obiettivo che si era prefissato. In fin dei conti il suo lavoro gli piaceva e di certo non si sarebbe fermato solo perché era un po’ stanco. Una cosa del genere non sarebbe mai successa perché lui la considerava quasi grave. Non biasimava i colleghi che staccavano dal loro turno come effettivamente dovevano fare, perché Zayn era consapevole che tutti loro erano umani e che molti di loro avevano mogli e figli. Ma almeno lui poteva e doveva darsi da fare, anche il doppio se possibile. Dando un’occhiata agli ultimi documenti, tirò un sospiro e poi uscì dal suo ufficio per andare a chiamare John.
 
   
 
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