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Autore: DodoLamb    13/01/2015    0 recensioni
L'amore è cieco secondo Cupido, ma per alcuni si trasmette proprio visivamente. Non si sa bene cosa sia l'amore, ed è per questo che scrivo. Scrivo per raccontare di me, di Luca (nome di fantasia) e per raccontare della nostra storia. Una storia tormentata, che vive costantemente colpi di scena tortuosi e dirompenti.
Genere: Malinconico, Romantico, Satirico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Slash
Note: Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Mancava poco più di un'ora. Ti immagini? Tra poco lo avrei rivisto! Non immaginavo fosse così bello. Lui. Il suo profumo. La sua voce. Immaginare a mente appannata è sempre più mistificante. Io e lui. Lui e me. Noi. No, non noi. Non eravamo nulla noi, purtroppo. 

Ho sempre provato a mostrarmi per ciò che fossi, però nulla, mai assolutamente nulla. Per carità, l'amicizia era anche bella. Ma neanche quella, nulla. L'unica amicizia che avevo con lui, Luca, era nei sogni. “Luca”. Un nome tanto scontato, quanto atteso. Un'amicizia profonda, intima, di fratellanza, quasi da fidanzatini appiccosi. Ciò che avrei voluto, ma che il triste destino non mi permetteva di avere.

Lo incontravo tutti i giorni sull'autobus, il 45, ed era sempre seduto nello stesso posto. Quello a metà vettura, rialzato sopra la gomma. Leggeva ogni mattina. Lo scorso mese lo intravidi con un romanzo russo, dall'autore impronunciabile. Non facevo molto caso a ciò che leggesse, ma allo sguardo intenso e da quel viso dolce che per nessun motivo avrebbe mai sollevato. Mai. Era come un sodalizio, un fioretto. Prendeva l'autobus al capolinea e, puntualmente, io con lui. Mi sedevo un posto dietro il suo. E fu così per circa un anno. Ma mai un saluto, dico, mai un saluto che fosse uno! Un comportamento arrogante quanto il suo profumo, forte, virile. Ho sperato fino all'ultimo minuto che non fosse virile quanto il profumo che indossava, ma così purtroppo non fu.

Due lingue appiccicate fu lo scenario, il quadro immortalato, che mi perseguitò per qualche notte insonne. Lui, lei. Lei, lui. Così noiosa la vita! Talmente tanto bassa e brutta, lei, che le sarebbe servito un trampolino per raggiungere quelle diabetiche e carnose labbra, rosee al punto giusto, calde come il minestrone della nonna, nonché la maschera di Pierrot per camuffare la bruttezza in faccia. Una bruttezza scritta dal destino, che io non vidi mai: era girata. Una bruttezza certa tanto quanto il fatto che io non avrei mai toccato, nemmeno con un dito, lui, il mio uomo angelicato, Luca.

Faceva il tecnico industriale, se non ricordavo male. Lo notai, una volta, dai libri così complessi con cui stava ripassando. Non poteva non cadere l'occhio, tra una curva e l'altra. Ed immagino che, oltretutto, se ne fosse anche accorto. Colpa di quei benedetti finestrini. Così complessi, duri e quasi funzionanti da specchio. Se solo quello specchio avesse potuto rivelare la mia infatuazione. E se solo qualcosa fosse andato dritto nella mia vita, chissà, almeno per un momento, avrei vinto il premio mio più grande del mondo. Ma così non andava. Per niente. Lui sarebbe diventato un perito informatico ed io avrei parlato dei massimi sistemi, sì. Cioè no. Totalmente opposti. Lui amava indossare pantaloni neri ed atillati, io no. Lui amava le sciarpe, un look molto elegante. Ed io no.

Lui amava quel posto, ed io no. Perché non mi piaceva come fosse lui, però mi piaceva che fosse lui. Che fosse il suo profumo, che fosse la sua freschezza mattutina (anche se, a dircela, ogni tanto avrebbe pure potuto pettinarsi un pochino meglio, eh).

«Ehilà, ciao!», anzi «Ciao, darling, ciao». Ma no, forse «Salve, salvino! Come va mio caro vicino?», o forse ancora «La ringrazio per avermi concesso il dono della parola». Chissà come avrebbe risposto alla mia parola.

Se i miei compagni odiavano andare a scuola ogni mattina, ogni volta che non prendessi l'autobus delle 7.40 ne soffrivo. E ne soffrivo ugualmente tutte le volte che lui non prendesse l'autobus. Era sempre puntuale quel ragazzo. Sempre la stessa tracolla mezza vuota, sempre il suo look alternative, tutto uguale. Tutto uguale. Tutto uguale. La mia relazione con lui era sempre uguale, tutto uguale sino ad un giorno...

 

   
 
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