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Autore: Rory_chan    20/11/2008    6 recensioni
"Per questo, con la presente, ho deciso di lasciare perdere, Sasuke. Non ti disturberò più, non verrò più a cercarti e tenterò di far ragionare Naruto.
Deve farsene una ragione, come me la sono fatta io.
Ti amavo Sasuke, ma ormai, non conta più nulla."

Prima classificata al concorso "scontro tra pairing" indetto da Nagaina.
Genere: Romantico, Triste, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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My Lost Innocence

My Lost Innocence

II Parte.

 

 

La temperatura ad Oto non era mai stata particolarmente calda.

Al contrario, molto spesso la gente ricorreva a drastici panni pesanti da indossare.

Strano come la realtà di quel villaggio così miseramente povero, scarno di un qualsivoglia monumento, rispecchiasse così evidentemente il proprio clima.

La routine quotidiana dei villici del suono era sempre monotona, ma capitava a volte di intravedere qualche ninja sospetto aggirarsi per le foreste confinanti.

I cittadini sapevano, ma stavano zitti. Tutti avevano una fottuta paura di colui che potevano tranquillamente soprannominare come dittatore del villaggio. Non spettavano a loro le ricchezze, ma a quel castello sotterraneo incavato fra le rocce e la terra, nascosto ad ogni occhio esperto o inesperto che fosse se non a chi conosceva alla perfezione ciò che si trovava al di sotto.

Il fosso relativamente grande scavato fra i grumi di terra nascondeva una maestosa entrata per quella che era la reggia di Orochimaru.

«Sasuke-kun, ti conviene prepararti per l’allenamento di oggi. Sai bene che Orochimaru-sama non tollera ritardi alle sue lezioni» borbottò fiaccamente una voce flebile, tenuta appositamente bassa.

«sta’ zitto» rispose laconico colui che doveva essere Sasuke, allacciandosi con un gesto brusco un lungo cordone viola attorno alla vita e annodandolo distrattamente.

Lo sguardo antracite si soffermò sull’uomo appoggiato allo stipite della porta, il riflesso degli occhiali facilmente distinguibile nella penombra della stanza.

«dì a Orochimaru che sto arrivando» aggiunse Sasuke Uchiha voltando le spalle a Kabuto, cercando con compostezza l’arma rilucente che solitamente utilizzava durante gli allenamenti col sennin.

Kabuto sospirò, rivolgendo all’Uchiha un’occhiata frettolosa e mordendosi il labbro per non ribattere – come al solito – e per correggere quell’ “Orochimaru” con il dovuto “Orochimaru-sama”.

«La foglia attacca» disse solo prima di uscire, socchiudendo con un gesto lento e misurato la porta della camera e lasciare in solitudine il ragazzo. 

Sasuke batté distrattamente ciglio, afferrando ponderosamente la katana riposta nel fodero all’angolo ed issandola fra le fibbie del cordone legatosi precedentemente sui fianchi, dietro la schiena. Si guardò attorno, come per trovare un qualsiasi pretesto per ritardare ulteriormente.

Accertatosi che nella stanza non c’era nulla che lo potesse trattenere ancora per molto, sospirò malamente, poggiando la mano dalla pelle nivea sulla maniglia della porta, abbassandola.

La luce del corridoio sul quale s’affacciava il suo rifugio gl’inondò entrambi gli occhi, illuminandoli di riflessi dorati sulle iridi ebano. Si costrinse a sbattere un paio di volte le palpebre per abituarsi a qui fiotti chiari e pacatamente, s’incamminò verso la stanza degli allenamenti.

I gocciolii tenui che cadevano delle giunture delle tubazioni sul soffitto rimbombavano atoni sulle piastrelle in mattone del pavimento, facendo scivolare sul ragazzo una strana sensazione d’inquietudine.

«la foglia attacca» ripeté sommessamente Sasuke, trattenendo fra le labbra quel sibilo. Crucciò entrambe le sopracciglia scure in un segno di compunta concentrazione.

Kabuto parlava sempre per enigmi, era inutile tentare di venirne a capo.

Quando l’eco angosciante dell’acqua che s’infrangeva al suolo sfumò nel nulla, Sasuke capì di essere arrivato dinanzi alla porta della sala ove si nascondeva Orochimaru e tirò un sospiro che voleva essere di sollievo, ma che in realtà risuonò come un sospiro frustrato.  

Prima di poter aprire quella porta, ricompose sul suo viso dai lineamenti perfetti l’espressione vuota e scocciata che solitamente lo caratterizzava, in modo da non dovere spiegazioni sulla sua irritazione che, stranamente, quel giorno sembrava farsi sentire più del solito.

Kabuto attendeva come al solito in piedi affianco ad un’alta e possente statua di un serpente, le braccia conserte al petto, lo sguardo abbassato intravedibile attraverso il solito luccichio degli occhiali. Non appena pose piede nella camera, Kabuto alzò il capo per assicurarsi della presenza dell’Uchiha e tirò sulle labbra sottili un sorriso di circostanza.

«Orochimaru-sama sta sistemando alcuni affari. Sarà da te molto presto» annunciò con voce roca, distogliendo immediatamente la concentrazione puntata sugli occhi di tenebra di Sasuke e trovando particolarmente interessante la statua del serpente.

Sasuke deglutì silenziosamente, muovendo qualche passo verso la recinzione murata e sedendovi con poca grazia, facendo sbattere il fodero della katana contro la pietra.

Avrebbe voluto chiedere cosa stesse succedendo, ma tenne a freno la curiosità e non s’incespicò in discorsi troppo difficili da poter tenere con Kabuto che sicuramente, se ne sarebbe stato zitto.

Leggeri come le piume, i passi felpati di Orochimaru si fecero sentire lievemente annunciando il suo arrivo. Ma ad accompagnare quei passi pacati c’erano altrettanti passi, ma più frettolosi e, da come riecheggiavano veloci, sembravano appartenere ad una persona dalla camminata nervosa.

«scusate l’attesa, dovevo andare ad accogliere il nostro nuovo ospite» disse tranquillamente Orochimaru, sbucando con eleganza dall’angolo nascosto dalle numerose statue.

Sasuke alzò lo sguardo, vagamente incuriosito da quell’affermazione così bizzarra per quella situazione, e strinse con maggior vigore la katana precedentemente afferrata.

Capelli rosa invasero le sue iridi antracite, occhi verdi catturarono i suoi e labbra fini si stringevano, come in procinto di sillabare il suo nome.

Sasuke-kun…

Fu per istinto riflesso o forse per sola questione d’abitudine, che Sasuke riuscì a nascondere pacatamente lo stupore e l’incredulità di trovare lei in quel posto dietro la sua solita maschera di freddezza e impassibilità.

Sakura Haruno non era affatto a suo agio in quel posto; lo si notava dall’espressione sicuramente terrorizzata – sebbene sembrasse decisa, povera piccola stupida – e dalle mani congiunte tremanti dietro la schiena, in un vano tentativo di nasconderle alla vista degli altri.

Orochimaru rimaneva in piedi, oscillando lo sguardo dorato da Sasuke a Sakura e viceversa, come se fosse spettatore di una telenovela che aveva atteso per anni e che ora aveva a portata di mano.

Kabuto non ostentò né ghigni enigmatici né occhiate seccate, piuttosto, sembrava soltanto molto scocciato da una nuova presenza (totalmente inutile, pensava) nel rifugio di Orochimaru-sama.

Ed il silenzio cadde come una lunga spada affilata sulle loro schiene, trapassando la pelle e il cuore.

Probabilmente nessun silenzio era mai stato così rumoroso e snervante, mai così tante parole erano in procinto di essere dette ma poi taciute all’ultimo secondo, mai così tanti pensieri si somigliarono prendendo però sfumature del tutto differenti.

«Sakura» con un’esile emissione di fiato comunque ponderosa, Sasuke dovette trattenersi per non lasciare cadere la katana di mano e, al contrario, la strinse con maggior vigore, sperando che ciò che aveva davanti fosse solo un sogno (non era poi così difficile che lo fosse davvero) e non la realtà.

La ragazza deglutì vistosamente, slacciando in un gesto brusco le dita intrecciate dietro e lasciando ricadere le braccia inermi lungo i fianchi.

Gli occhi di quel vivido verde s’inoltrarono nello studio di quei gemelli troppo scuri e troppo vuoti, e non fu difficile per l’Uchiha capire che in quel preciso istante, a Sakura non importava né di Orochimaru, né di Kabuto. Ma solo di lui… che si ricordava il suo nome.

Che pensiero stupido.

«Sasuke-kun!» squittì nervosamente l’Haruno, muovendo qualche passo verso il ragazzo. Si fermò istantaneamente, quando vide Sasuke alzarsi con l’ira incisa in ogni piccolo movimento e muoversi rapido verso Orochimaru, in piedi lì accanto a quella che, tanto tempo prima, era stata la sua compagna di squadra. (e l’unica persona per la quale…?)

«vuoi che ci scoprano? Cosa diavolo ti salta per la testa a fare venire lei qui?!» sbottò in un ringhio Sasuke, ebbro d’improvviso astio nei confronti di tutti i presenti in quel maledetto rifugio. Il sennin scrollò le spalle, quasi la questione non lo riguardasse minimamente e non sembrò nemmeno turbato dalla totale mancanza di rispetto da parte dell’allievo.

Al contrario, Kabuto scattò in difesa dell’uomo, ma venne fermato da una semplice alzata di mano.

«lascia stare, Kabuto, te ne pentiresti – sibilò il ninja leggendario, spostando poi l’attenzione sul germoglio che stava coltivando con tanta cura – Sasuke. Questa ragazza mi ha aiutato in una specie di missione che ci permette ancora di lavorare indisturbati nel mio rifugio… perché non l’accogli come si deve? Dopotutto è una vecchia conoscenza, no?» domandò retorico, un sorriso mellifluo gli piegava le labbra innaturalmente pallide.

Lo sguardo traboccante d’astio di Sasuke si perse fra Orochimaru e Sakura, soffermandosi su di questa. Piccola di statura in confronto all’uomo, l’osservava come una preda studia il cacciatore per scovarne il punto debole e per illudersi di poter avere via di scampo. In una muta supplica, gli occhi lo pregavano di guardarla davvero, senza rabbia né rimorso, ma guardarla e basta.

«suppongo quindi che gli allenamenti di oggi salteranno» bisbigliò l’Uchiha, la katana ancora stretta nella mano destra, le nocche completamente sbiancate per lo sforzo di quella presa.

«credo proprio di sì. Recupereremo domani, Sasuke-kun» disse tranquillamente Orochimaru, gli occhi dorati puntati insistentemente sull’allievo. Il moro socchiuse gli occhi, placando momentaneamente gli zampilli di fuoco che v’impestavano all’interno e rivolgendo le spalle sia al suo maestro che a Sakura Haruno.

S’incamminò malamente verso la porta dalla quale era entrato qualche minuto prima, riponendo con uno scatto morboso la katana nel fodero di cuoio. Prima di scomparire dietro l’uscio, udì un solo lamento straziante, dettato da una disperazione repressa e da una voce troppo tremolante.

«Sasuke-kun…»

Che cosa gli importava di Sakura? Che cosa gli importava di voltarle la schiena nuovamente?

Dopotutto Sakura, la sua schiena, l’aveva sempre vista.

[E sempre la vedrà] 

 

Sakura sarebbe rimasta lì in piedi ad attendere per forse un’intera giornata.

Avrebbe continuato ad osservare con aria assente le spalle di Sasuke muoversi aritmicamente, allontanarsi da lei – quasi a volerle fare un dispetto – e sparire oltre l’enorme porta in mogano.

Avrebbe fatto finta di non capire, se la dura realtà non le fosse piombata addosso con la forza di un’incudine che cade da trecento metri d’altezza. 

Quella situazione sembrava essersi ritorta contro di lei; lei che aveva tradito (per lui) e lei che adesso ne pagava le conseguenze (per lui).

Orochimaru tossicchiò appena, il solito ghigno che non abbandonava le labbra pallide.

«non ti preoccupare, Sakura. Sasuke è sempre stato molto scontroso a maggior ragione quando vengono annullati gli allenamenti. Gli passerà» concluse con semplicità, ampliando lievemente quel ghigno in un sorrisetto mellifluo che sapeva di presa in giro.

Sakura annuì,  più per riflesso che per convinzione, e si schiarì rudemente la voce, muovendo qualche passo verso la direzione dov’era scomparso Sasuke.

«Kabuto, accompagna Sakura nella sua stanza e magari mostrale velocemente la mia umile dimora» ordinò pacatamente il sennin, spostando lo sguardo dorato sulla figura del ragazzo con gli occhiali.

«n-no. Lasciate stare, troverò io… la mia stanza, grazie» mormorò sconnessamente l’Haruno, quasi dimenticandosi della presenza di Kabuto, e dando ascolto all’istinto che le urlava di seguire colui che infestava notte e giorno i suoi pensieri.

Forse le parve un po’ strano che nessuno dei due tentò di fermarla, di proibirle di girovagare in solitudine nel rifugio della serpe. Ma non se ne curò più del dovuto, e continuò la sua camminata verso quella porta che segnava la fine del terrore (Orochimaru era lì, che l’osservava) e l’inizio del timore (Sasuke-kun era lì, che non l’aspettava).

Il posto la metteva in soggezione.

Camminava stando attenta a dove mettere i piedi, a dove guardare e a dove poter appoggiarsi. Nessun corridoio le era mai sembrato più tetro e pieno di porte di quello. Ovunque guardasse c’era una porta ad attenderla, dove magari si nascondeva Sasuke-kun.

Si lasciava guidare da quel poco senso d’orientamento che era riuscita a requisire in quegli attimi di solitudine, giudicando quale porta aprire e quale no. Francamente, ne aprì a dozzine di porte dove però non si scovava nemmeno l’ombra dell’Uchiha.

Probabilmente si ritrovò a ringraziare quel tempo passato con Naruto e l’influenza che questo aveva su di lei, visto che non s’era lasciata intimorire dai numerosi fallimenti in quella ricerca disperata e continuava a provare, la speranza ancora vivida del petto.

Si diede della stupida mentalmente mentre con stranezza, le ritornava alla memoria quella lettera destinata a Sasuke che adesso giaceva nel cestino di casa sua.

“Che razza di sole è uno che non riesce a scovare la luna? O forse è per questo? Sole e luna non sono destinati ad incontrarsi. Mai. Se c’è il sole, non c’è la luna. Se c’è la luna, non c’è il sole. Ed ora che sole e luna si trovano nello stesso posto? Che cosa accadrà?”

Rimase ferma impalata, la mano nivea scossa da un lieve tremore scivolava sudata sulla maniglia perlata di quella porta scura. Gli occhi verdi, finalmente, incontrarono il bianco di uno yukata.

«Sasuke-kun. Ti cercavo» sibilò sottovoce, quasi avesse paura di farsi sentire. Deglutì, piantando sul viso un’espressione del tutto neutra e naturale alla situazione, mascherando quel che in realtà provava. L’Uchiha non diede segno di averla sentita, se non per quella fugace occhiata che le aveva dedicato non appena la porta era stata spalancata.

Sakura deglutì a vuoto, facendo qualche passo all’interno della stanza e curandosi di richiudere delicatamente la porta alle sue spalle. Il silenzio che urlava attraverso quelle quattro mura sembrava stordirla, ma non si lasciò intimorire, continuando a camminare verso il letto dall’aria dura e parecchio scomoda sul quale stava seduto il ragazzo.

«sai… non credevo ci saremmo rincontrati davvero. Così, ecco. Pensavo che ci saremmo rivisti a Konoha. Con Naruto… Kakashi-sensei e... gli altri. Però va bene lo stesso, né, Sasuke-kun? Alla fine siamo insieme. Come la prima volta in cui abbiamo incontrato Orochimaru, ricordi?» il tono vagamente speranzoso di quell’ultima domanda s’affievolì notevolmente quando il cervello capì cosa la lingua stesse dicendo. Si ritrovò a tossicchiare, nervosa, concedendosi qualche occhiata veloce a Sasuke, giusto per vedere se quelle parole avessero avuto un qualsivoglia effetto.

Giusto per vedere se la sua presenza fosse un poco gradita o meno.  

«va beh, se non ricordi non fa nulla. È passato… molto tempo» la sgradevole sensazione di déjà-vu si impossessò del petto (e del cuore) della giovane ninja che, come ormai ci aveva preso l’abitudine, lasciò correre, senza pretendere una risposta dal suo interlocutore.

«Sasuke-kun… - questa volta una vena d’impazienza rese più forte la sua voce, facendo voltare l’Uchiha con un cipiglio seccato - … sono qui per te, lo sai. Io… ho tradito per te. Lo sai. Lo sapevi» concluse Sakura, questa volta colta da un impeto d’accusa nei confronti del giovane.

Impeto che non sfuggì a Sasuke il quale assottigliò lo sguardo, penetrando con quelle sue iridi nere quelle altrettanto scure ma di un colore diverso di Sakura.

«… no, non lo sapevo. Pensavo tu fossi la più intelligente nel nostro team. Adesso chi lo è? Naruto, forse. È l’unico rimasto, dopotutto» non si stupì Sakura di sentire quelle parole [le sue prime parole a lei rivolte] che sapevano di presa in giro, di una superiorità forzata sempre e comunque.

Questa volta però, con quelle affermazioni, fu Sasuke ad assumere un tono d’accusa. Probabilmente lui non si era sentito minimamente in colpa delle accuse di lei, ma lei, lei la debole come sempre, non poté fare a meno che trattenere rumorosamente il respiro.

«quanto sei sciocca, Sakura. Non sei cambiata affatto. Sei ancora ostinata a riportarmi a Konoha oppure ti sei arresa a rimanere qui con me?» domandò falsamente interessato Sasuke, il torso leggermente scoperto dall’apertura dello yukata contratto in quella scomoda posizione girata.

Sakura attese qualche secondo, quasi stesse soppesando le parole da dare in risposta.

«Io sono il sole. Tu sei la mia luna. Voglio rimanere qui con te e lo sai. Sebbene sole e luna siano i completi opposti devono stare pur sempre insie-» le labbra finirono di masticare parole non appena lo sguardo seccato del moro raggiunse il suo.

«sole e luna. Credi davvero che me ne importi qualcosa, Sakura? Credi davvero che m’interessi la tua presenza qui? Credi che tu basti per farmi dimenticare Itachi e la mia vendetta? Te lo ho ripetuto milioni di volte. Io sono un vendicatore. E tu non intralcerai la mia strada. Che tu lo voglia o no»

[forse le parole più adatte sarebbero state altre, con un diverso significato magari sottinteso: che tu mi ami o no].

Sakura rimase ferma, i piedi non tremavano, ma erano ben piantati per terra.

Avrebbe dovuto preoccuparsene? No, quelle parole le aveva sentite fino allo sfinimento.

Avrebbe dovuto piangere? No, se lo aspettava, dopotutto.

Avrebbe dovuto reagire? No, lui era Sasuke-kun, colui che amava ma che non ricambiava.

Avrebbe dovuto uscire da quella stanza? Sì, e lo fece. 

Probabilmente in vita sua si era sentita solo una volta così tramortita e avrebbe voluto stupirsene quando si accorse che anche quella volta era stato merito di Sasuke (della sua maledettissima voce che la faceva piangere, sempre), ma non ci riuscì.

Sembrava troppo complementare soffrire per lui.              

Richiuse ancora una volta la porta alle sue spalle, abbandonando quell’aria satura di delusione presente nella stanza di Sasuke e, tremante, si diresse nella sala dove poco prima stava con Orochimaru.

Batté ciglio, Sakura, chiuse le palpebre e non le riaprì più veramente. 

Si perse fra quei corridoi, si perse fra le parole di Sasuke, si perse nel sorriso di Orochimaru e si perse nell’oblio di quei giorni che non passavano mai, di quegli allenamenti dei quali non s’interessava minimamente…

«perché non mi ami, Sasuke? Perché…?»

…nell’oblio di quegli occhi neri che non la guardavano, mai.

 

I know my dreams are made of you

Of you, and only for you

Your oceans pulls me under

Your voice tears me usunder

Love me before the last petal falls.

 

Io so che i miei sogni sono fatti di te

Di te e solo per te

Il tuo oceano mi trascina

La tua voce mi fa piangere

Amami prima che l’ultimo petalo cada.

 

 

Beauty and the Beast © Nightwish.

 

Ed ecco qui la seconda parte, eheh.

Com’è che qui nessuno vedrebbe Sakura tradire il villaggio?! Ma scusate, ricordate quella puntata 109, in cui un bastardo di cognome Uchiha lascia il villaggio ed una ragazzina gli promette di abbandonare tutto per stare con lui? O.O okay, questa è ambientata in shippuuden, ma Sakura è sempre la stessa, suvvia. Non ditemi che è OOC che mi deprimo ç_ç!

Nonostante ciò, devo dire che io di questa fic sono proprio soddisfatta. È la prima di cui sono orgogliosa di dire “Sì, l’ ho scritta io” XD e poi ho utilizzato tutte le mie canzoni preferite. Uhm, sì.

Spero che questa seconda parte vi piaccia. Ci ho messo tutta me stessa.

 

Grazie a:

Delia-san: Oh mio dio, sai che mi ero dimenticata delle tue recensioni così dettagliate e ben fatte su questa fanfic? Rileggerla è stato un piacere ed un aumento vertiginoso al mio orgoglio XD. Ah, e grazie per avermi detto che sono migliorata: ci sono delle mie fic vecchissime che sputtanano la mia carriera (???) di fanwriter XD Grazie mille Delia, lei è il mio genio <3.

Celiane4ever: perché non vedresti Sakura tradire il villaggio per Sasuke? .-. che strano, io la davo come scontato e mi dici che lo hai preso come un colpo di scena XD beh, ne sono comunque felice. Sono riuscita a stupirti, allora <3. Grazie mille della recensione!

Bambi88: Robbè-sama! Sa che sono veramente felice di ricevere un suo commento ç_ç? Mi ricordo quando gliel’avevo fatta leggere, quelle bellissime venti pagine piene zeppe di SasuSaku senza il minimo accenno di ShikaTema XD. Grazie per averla letta, grazie per aver recensito <3.

Talpina Pensierosa: oh beh, grazie mille *-*

Hika_chan: voilà l’aggiornamento! È stato di suo gradimento, esimia? U.U spero vivamente di sì. Comunque sia sono felice che la prima parte le abbia fatto venire il magone. Cioè, era il risultato che speravo, erano le emozioni che volevo trasmettere XD. Grazie mille per la recensione!

Kry333: ma sì che Sakura è rimasta la ragazza innamorata, suvvia. Siamo ottimisti noi XD. O almeno, in questa fic è ancora molto innamorata, come si può notare. Quindi perché non dovrebbe voler raggiungere Sasuke ç_ç? Grazie per aver recensito!

Azusa92: Io lo dico sempre che l’amore è una brutta cosa. Ma non per questioni sul SasuSaku. No, aspetta. Anche per questioni SasuSaku, ecco =.= non so perché ma io la vedo tantissimo Sakura, di nascosto, consumata ancora per l’amore che prova per Sasuke. Magari non le interessa più nulla (in tal caso Kishimoto può aspettarsi di tutto dalla sottoscritta -.-) però… bah, ci spero ancora. Perché dopotutto noi lo sappiamo che le pantere sono NERE e che il SasuSaku è METAL! XD grazie per aver recensito, Santra-chan. Grande donna! <3

Terrastoria: mia adorata, mia suprema, o somma! Sasuke, come si nota, è comparso. Adesso che succederà? Si ameranno? (certo che sì) o si odieranno? (anche questo è probabile XD) e Sakura sopporterà la freddezza dell’Uchiha? Lo scoprirete nella prossima puntata! *parte sigla di beautiful* alla prossima Terra-chan! <3 xD  

 

Grazie anche a coloro che hanno messo questa fic nei preferiti. Sappiate che mi rendete davvero tanto felice ç_ç e recensite, mi raccomando u.u Ja ne!

Rory.

 

 

  
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