Storie originali > Fantasy
Ricorda la storia  |       
Autore: ame tsuki    14/01/2015    2 recensioni
Un matrimonio per unire i Popoli di Orendyl. Un male in agguato che nessuno ha previsto. Due giovani lanciati da soli contro qualcosa che non possono conoscere che cambierà le loro vite e intreccerà i loro destini.
Dal testo:
«Cosa dovete mostrarmi?» [...]
«Questa, mio signore» annunciò, srotolando la custodia per rivelare una spada a doppio filo dalla manica in bronzo, decorata ai lati da rubini rosso fuoco. La guardia era semplice e non troppo sviluppata, sempre in bronzo, mentre il pomolo era grande e modellato come lo stemma del Clan Sovrano: due ali di drago unite tra di loro. Un tempo, in un passato oscuro che nemmeno gli Stregoni ricordavano più, la famiglia di Michael era stata in grado di controllare gli enormi draghi che si stagliavano sul cielo di Orendyl. Ma ormai erano diverse centinaia di anni che non si vedeva più un esemplare del genere, tanto che si credeva appartenessero solamente alla leggenda.

Attenzione: contiene tracce di Slash/FemSlash!
INCOMPIUTA
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
Dryagan - La forza del Drago
 
- Due anime separate -
 
 
 
«No!»
Il grido riecheggiò fra i tronchi degli alberi, disperdendosi vibrando per tutto l’accampamento.
La giovane Korel avrebbe di sicuro svegliato l’intera Tribù, se non fossero già stati tutti in piedi dall’alba. Per lei.
La cosa la irritava più di quanto fosse consono per le regole che si era auto imposta di rispettare, ma quello era veramente troppo! Come potevano pretendere che lei si vendesse in quel modo a uno stupido, arrogante principe che nemmeno conosceva o aveva mai avuto il disonore di incontrare?
«Non fare la bambina, Korel!» la rimproverò suo padre, con un cipiglio severo e indispettito sul volto.
La ragazza si morse il labbro, trattenendosi a stento dal rispondere che, in fondo, era ancora una bambina. Diciassette anni erano troppo pochi per sposarsi, gliel’avevano sempre detto.
In effetti, quel matrimonio andava proprio contro tutti i principi che avevano cercato di insegnarle nei suoi anni di vita. Che fine avevano fatto tutti i discorsi sul trovare qualcuno per cui provasse dei sentimenti veri, aspettare di essere veramente pronta e, soprattutto, innamorarsi di qualcuno del suo Popolo?
Tutto andato in fumo, come se fosse stato aria fritta, davanti all’evidentemente impellente necessità di stringere alleanza con il Clan Sovrano.
Le cose a Orendyl non erano migliorate da quando la precedente regina era stata rapita dal Popolo del Mare. In realtà, girava voce che fosse proprio scappata ed era solo per questo motivo che non era ancora scoppiata una guerra. Ma, ora più che mai, occorreva la collaborazione tra i Popoli e il Clan. Il primo e più importante ostacolo da superare era proprio l’enorme diversità tra il Popolo della Foresta, quello al quale apparteneva Korel, e il Clan che regnava su tutta la terra di Orendyl.
E quale miglior modo di creare un legame se non attraverso il matrimonio tra la figlia del capo delle Tribù e il principe, unico ereditario del Clan?
Peccato che Korel proprio non volesse sposarlo.
«Non ho intenzione di farlo!» urlò la ragazza per l’ennesima volta, con le sopracciglia scure talmente ravvicinate da sembrare unite. Indossava ancora i suoi abiti di pelle, quelli di sempre, e non li avrebbe abbandonati per nessun motivo al mondo. Così come il pugnale che stringeva spasmodicamente nella mano sinistra.
«Korel, cerca di ragionare» continuò il padre esasperato, tentando per l’ennesima volta di riprendersi l’arma alla quale la figlia si aggrappava con così tanta insistenza. Non che temesse per la sua incolumità – Korel non avrebbe mai osato ferirlo in nessun modo – ma vederla gesticolare furiosamente con una lama tagliente in mano lo costringeva a sobbalzare ogni tre secondi, facendogli perdere il filo del discorso.
«Non si tratta di ragionare, padre. Si tratta della mia vita!» continuò la giovane, questa volta con un tono molto più calmo ma molto più allarmante. Khur poteva leggere una tristezza mai provata prima negli occhi viola della figlia ma, anche se desiderava con tutto il cuore alleviare quella sofferenza, non aveva il potere di farlo. Quell’alleanza era molto più importante della felicità – e libertà – della figlia.
Perciò, con un groppo alla gola, si costrinse a indurire il cuore e i lineamenti del volto.
«Prepara la tua roba, non voglio fare tardi» ordinò perentorio, prima di uscire dalla tenda, ignorando totalmente le ulteriori proteste della sua bambina.
 
Tutto era pronto. Korel non immaginava che quel giorno sarebbe arrivato davvero, né che sarebbe arrivato così presto. Eppure eccola lì, con gli occhi rossi e gonfi di quelle lacrime che si era appena asciugata e il cuore ridotto a un guscio vuoto, in attesa di polverizzarsi quando suo padre avrebbe dato il via alla spedizione.
Lei lo attendeva quasi spossata, sul cavallo che il Clan Sovrano aveva inviato loro assieme a una decina di guardie per scortare la futura principessa. Al solo pensiero di cosa sarebbe diventata da lì a pochi giorni, Korel sentiva salire un conato di vomito.
Si mosse sulla sella incredibilmente scomoda – era abituata a cavalcare senza, lei! – per evitare di tradurre in pratica quella che era solo un’eventualità. Certo, aveva il colorito pallido tipico di una persona in procinto di svenire, ma non era il caso di fare figuracce davanti a quei soldati impettiti che la scrutavano da capo a piedi. E non voleva far vergognare suo padre.
Ma poi il cavallo si mosse inaspettatamente e lei non fu più in grado di trattenere le emozioni. Le esplosero in petto tutte in un colpo, irradiandosi per il resto del corpo come per farsi sentire meglio, come se volessero urlare tutto il dolore assieme a lei. Voltò la testa all’indietro, facendo ricadere una ciocca di capelli lunghi e neri come la notte oltre la sua spalla destra. Voltò la testa all’indietro per osservare per l’ultima volta la sua Tribù. Voltò la testa all’indietro, cercando di marchiare a fuoco nella sua mente l’ultima immagine di tutto quello che era stata.
Osservò la sua tenda, coperta di pelli come quelle degli altri. La stessa tenda che l’aveva vista nascere fra il sudore e le urla di sua madre e l’ansia di suo padre. La stessa tenda che l’aveva accolta nelle notti dei gelidi inverni, riscaldandole il cuore persino quando aveva perso sua mamma. La stessa tenda che l’aveva vista giocare, correre, crescere, parlare, ridere, piangere, arrabbiarsi, dormire, diventare quella che era adesso.
Il fuoco, come al solito, scoppiettava davanti al suo ingresso, producendo un fumo leggero che si alzava verso il cielo. Libero come lo era lei prima di quel giorno.
Dei bambini giocavano con figure di legno intagliate, ignari di ciò che stava succedendo a lei o al loro Popolo. Ignari dell’importanza e della tragedia di quel giorno.
Alcuni dei suoi fratelli la guardavano a distanza, ricambiando la sua attenzione con sguardi commossi e riconoscenti. Nessuno di loro la conosceva bene ma tutti erano riusciti a capire quanto le stesse costando questo sacrificio, anche senza sapere cosa nascondesse veramente nel cuore.
A ogni passo del cavallo, sentiva l’aria farsi più pesante, come se l’impatto tra lo zoccolo e il terreno la rendesse gradualmente meno facile da respirare. A ogni passo sentiva scivolare via una parte di sé, a ogni passo scappava un ricordo per non tornare più, a ogni passo il suo passato diventava sempre più lontano e inafferrabile.
Si chiese quando avrebbe mai rivisto quei volti, quando sarebbe tornata a distendersi su un letto di pelliccia calda dopo una giornata passata a cacciare, quando sarebbe riuscita ad essere di nuovo se stessa.
Fu nel darsi un inesorabile “Mai” come risposta e nel rendersi conto di stare vedendo tutto sfocato che si accorse che stava piangendo. Di nuovo.

 
 
 
———————
 
N.d.A.
Ok, io non so come sia, né perché abbia deciso di pubblicare qui questa storia. Forse è solo un esperimento (mal riuscito) per l'inizio di qualcosa o, forse, questo racconto rimarrà qui a impolverarsi dimenticato persino da me. So, però, che per ora sono ispirata e, quindi, ho deciso di provare a mettermi in gioco, per vedere se le mie idee possono essere apprezzate da qualcuno che sia esterno e che veda le cose in modo oggettivo. Sono propensa alle critiche, quindi, basta che non siano troppo nude e crude XD Sono una fanciulla sensibile, io u.u
Detto ciò, contavo anche di allungare questo capitolo ma, come introduzione, alla fine mi sono accorta che va bene così. Probabilmente il prossimo sarà di qualche riga in più, anche se non so quando avrò il tempo di metterlo giù.
Detto questo, spero che la storia vi abbia se non altro incuriositi e vi ringrazio in anticipo per un eventuale commento u.u
A presto, spero.

   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: ame tsuki