Storie originali > Fantasy
Ricorda la storia  |      
Autore: Dust Fingers    14/01/2015    0 recensioni
«Ti devo ancora una volta la vita, Ime» sorrise Jeff sulle sua piume mentre si issava sulla sua schiena.
8Ehm sì, sono sempre più pigra mano a mano che si avanza, questa l'ho riletta solo una volta ma non era ancora completa: tutto quel che trovate che vi sembra dissonante sentitevi liberi di segnalarmelo)
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
011. Guardian Angel
 
  «Questa volta è una consegna semplice, potresti mandare anche Imeughe da sola» propose Dron.
  «Non se ne parla, lo sai che non posso lasciarla andare sola» ribatté Jeff, sbuffando contrariato. Infatti quel pomeriggio Jeff si apprestò a prepararsi alla partenza: raggiunse Imeughe nel suo scomparto nelle stalle dell’edificio. Trovò il grifone accovacciato tra i mucchi di paglia mescolati alle piume che perdeva di continuo.
Stava spolpando l’ultima lepre della sua cena. Jeff si appoggiò al cancelletto in legno e guardò Imeughe con sguardo dolce che poteva riservare solo a lei, come lo si poteva riservare alla propria amante. Entrò scavalcando il cancello e si inginocchiò accanto a lei, iniziando a sistemarle la sella sulla schiena, sulle lisce piume nere, il grifone volse verso di lui la testa indirizzandogli uno sguardo contrariato.
  «Lo so che non ti piace, ma è lavoro. E senza lavoro non si mangia».
 
  Più tardi sorvolavano liberi le piane di Hewlg, tirava un forte vento tanto che Jeff dovette ritirare il viso nella spessa sciarpa e stringersi nella casacca di morbido cuoio. Anche se freddo, però, quel vento aveva un buon odore e gli pervase le narici, piacevole.
  Ad un tratto però quell’odore cambiò, era come se qualcosa lo avesse guastato d’improvviso. Jeff si volse indietro, nemmeno lui seppe attratto da cosa, ed un coltello dalla lama istoriata di simboli e il manico riccamente decorato gli volò ad un pelo dagli occhi, lasciandogli però un lieve taglio sotto la palpebra inferiore. Seguiti dal pugnale apparirono, uno dopo l’altro, come creati dalle nuvole stesse, cinque grifoni, di cui uno bianco che sulla fronte portava una placca con inciso il ben noto simbolo dei pirati del cielo.
  «Ci mancava anche questa» disse tra i denti, mentre i grifoni emisero alti stridii lanciandosi contro di loro. Imeughe, senza che le venisse dato alcun comando, accelerò gettandosi contro una nuvola che le si era parata dinnanzi all’improvviso; Jeff si aggrappò alle piume del collo mentre lei cadeva in picchiata sempre più nelle profondità della nuvola. Purtroppo si trattava di una nuvola piuttosto grosso e sempre più nera dentro di sé, percorsa da lampi e pregna d’acqua che avrebbe riversato al suolo di lì a breve. Un lampo sfiorò un fianco di Imeughe spaventandola e ferendola così che iniziò a precipitare senza controllo, dimenando in vano l’ala ferita, guaendo.
  Passarono di nuvola in nuvola finché il suolo, uno spuntone di roccia acuminata, non tagliò la foschia spuntando d’improvviso sotto di loro; Imeughe lo colpì in pieno mentre Jeff fu sbalzato via con la cassa.
Il ragazzo batté la tempia e il mento contro la roccia bagnata mordendosi l’interno della guancia e sentendo il sapore del sangue invadergli tutta la bocca e la testa dolergli forte. Cercò di rialzarsi in fretta per correre da Imeughe che ancora guaiva forte e disperata, nonostante il colpo ricevuto lo squilibrasse in ogni passo e gli facesse vedere le stelle. «Ime!» chiamò.
  In quel momento uno dei pirati, un uomo dalla pelle bronzea e i capelli bianchi, stretti in una coda bassa da un elaborato fermaglio dorato, atterrò davanti a lui, impedendogli di raggiungere Imeughe. Gli occhi del grifone bianco lo scrutavano minacciosi mentre quelli dell’uomo si soffermarono su di lui appena qualche attimo, poi indicò ai compagni il grifone nero che ancora giaceva a terra ferito. «Prendete il grifone» disse soltanto senza più considerare Jeff. Come se lui non fosse lì e non potesse costituire minimamente una minaccia, come se Imeughe fosse soltanto un grifone selvatico da catturare.
  «NO!» si oppose, sollevandosi da terra dove era ricaduto senza accorgersene. Si mise ritto in piedi, per apparire più in forze di quanto in realtà non lo fosse, raccogliendo una pietra da terra abbastanza affilata da poter fungere da arma, anche se probabilmente la sua figura era poco convincente. I pirati scoppiarono a ridere vedendolo livido reggere una pietra, minacciando il grifone bianco davanti a lui, che avrebbe potuto strappargli gli occhi ancora prima di un battito di ciglio. I pirati continuarono a legare Imeughe che tentava del suo meglio per intralciarli, cercando di colpirli con gli artigli e dimenava le ali enormi.
Uno dei pirati arrivò quatto alle spalle di Jeff, torcendogli il braccio che reggeva la pietra dietro la schiena e puntandogli un coltello piuttosto grosso alla gola: una sottile linea rossa si aprì sulla sua pelle scura.
  «Non essere d’impiccio, ragazzo» gli sibilò questo, all’orecchio, con un ghigno.
  «Liberati di lui in fretta, non perdere tempo» disse l’uomo che, a quel punto, era chiaramente il capo della banda di pirati, con una nota d’irritazione nella voce.
  Jeff deglutì e la lama segnò maggiormente il taglio, lo sentì bruciare.
  «Peccato, avrei saputo come divertirmi con te come dico io» sghignazzò deluso ma divertito allo stesso tempo il pirata, alitandogli bramoso sul collo. Il ragazzo si sentì la colonna vertebrale percorsa per tutta la sua lunghezza da brividi freddi e tremendi. In quel momento incontrò lo sguardo di Imeughe che lo rimproverava. Lo rimproverava di tante e troppe cose, e di non riuscire a muovere un singolo muscolo per tirarsi fuori da quella brutta situazione in cui, da lì a poco, gli avrebbero tagliato la gola e lei l’avrebbero portata via per rivenderla in qualche mercato in oriente dove avrebbe fruttato loro una bella fortuna. Jeff strinse i denti e prese coraggio, guardando Imeughe negli occhi d’ambra un’ultima volta per comunicarle tutto il suo affetto e devozione nel caso la sua idea avesse fallito, magari tradito dalle membra che, irrigidite dal freddo della pioggia che aveva iniziato a scrosciare su di loro, non avrebbero risposto ai suoi comandi. Il pirata che, ancora gli teneva bloccato il braccio dietro la schiena, ghignò mentre si preparava ad affondare la lama nella sua gola.
  Inspirò e gli sferrò una gomitata nello stomaco, l’uomo lo mollò e Jeff lo colpì con la pietra che aveva recuperato da terra. Imeughe ne approfittò, cogliendo il momento di distrazione dei tre uomini, per artigliarli e colpirli con le ali e liberarsi, stridendo, così da intontire chi le era più vicino: uno si tenne le orecchie trafitte dal grido e gli altri due, colpiti gravemente dagli artigli acuminati, scapparono quando anche con il becco si allungò per colpirli con l’intento di mutilarli. Il capo dei pirati estrasse la spada ed un pugnale, lo lanciò in direzione del grifone nero che si scagliò contro il suo bianco, urtandolo e facendo cadere lui dalla sua groppa. Quando il pirata cercò di colpire Imeughe con la spada lei lo scavalcò per raggiungere Jeff.
  «Imeu-» gli si mozzò il fiato in gola per una fitta improvvisa al fianco, ma Imeughe gli saltò accanto e lui lasciò perdere la fitta per aggrapparsi al suo collo e insieme a lei saltare giù dallo spuntone di roccia e sparire nella foschia inseguiti dallo spietato inveire del pirata.
  «Ti devo ancora una volta la vita, Ime» sorrise Jeff sulle sua piume mentre si issava sulla sua schiena e si stendeva tra le sue spalle. La accarezzò mentre chiudeva gli occhi per ignorare la fitta che ancora lo tormentava, sentì qualcosa di freddo tra le piume sotto l’ala. Si riscosse, era un pugnale! Quello che aveva lanciato il pirata verso di lei prima di venire sbalzato dalla sella del suo grifone. «Oh no, Ime! Cosa…» poi di nuovo la fitta lo colpì troppo forte per essere ignorata ancora per cui si portò una mano al fianco e fu il suo turno di scoprirsi con un pugnale piantato nel fianco: sgranò gli occhi, sentì le lacrime pungerlo dal dolore ma le trattenne e lasciò entrambi i pugnali ai loro posti.
  Se li tolgo non avrò niente con cui fermare il sangue, ebbe il tempo di pensare prima di capire che stavano prendendo velocità e lui di perdere i sensi.
  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Dust Fingers