Capitolo
11
Elena's
POV
Sono
nella mia camera; dopo aver servito la cena, mi
sono ritirata qui da sola con la musica alle orecchie. Sono passati due
giorni
dalla "bomba" da me lanciata a Damon, che non mi parla esattamente
dal quel momento. Quando mi incontra cambia direzione, abbassa lo
sguardo,
neanche davanti i suoi genitori si sforza di avere un comportamento
civile con
me. Esce tutte le sere, e io lo aspetto. Aspetto, e non so nemmeno
cosa. Se
lui, se una sua parola, un suo sguardo. Non lo so, forse un semplice
accenno
per farmi capire che ci sono ancora perché inizio a
sospettare di essere diventata
invisibile.
Come al solito, anche stasera non ho toccato cibo, e so cosa state
pensando.."nelle sue condizioni?". Beh, sì. Non sono incinta
o altro,
ho un tumore e il cibo non mi guarirà. Magari fosse
così facile.
All'età di sette anni feci delle normali analisi del sangue,
dopodiché mi
dissero che i livelli di globuli rossi nel mio corpo erano un po'
più bassi del
normale. Feci degli accertamenti, tra tutti gli ospedali della costa
orientale
degli Stati Uniti, e poi...eccola lì:
leucemia
linfoblastica acuta.
Nome terribile, vero?
Feci due cicli di chemioterapia che mi distrussero; avevo
solo sette anni e
ne uscii a pezzi. La terapia era giornaliera, durava all'incirca
un'ora, ma a
me sembrava un secolo. Era stancante, mi riduceva al letto per la
maggior parte
del giorno. Avevo attaccati di vomito, tachicardia e perdita di
capelli. Li
rasai tutti, ricordo. Papà mi diceva che ero comunque la
più bella di tutte, e
io ci credevo. Oltre le chemioterapie, avevo anche dei medicinali:
compresse,
più che altro; una marea. Alcune le prendo ancora adesso.
Cosa è successo in tutti questi anni passati? Quanto tempo
avete?
Per farla breve, le terapie hanno funzionato. Il tumore era sparito ed
ero in
fase di guarigione. Mi diedero dei farmaci per precauzione, ma a quanto
pare..non sono serviti. E' un terno al lotto: molti sconfiggono la
malattia..per altri, è un vittoria temporanea.
Provo a chiamare Damon, è mezzanotte e sono preoccupata. Non
risponde. Ce l'ha
con me? Con il mondo? O forse non gli importa? Ha detto di amarmi,
però..qualcosa
vorrà pur dire. Scendo giù in salotto, mi metto
sul divano e accendo la TV;
aspetterò finché non sarà rientrato.
Basta scappare. Repliche di "Grey's
Anatomy"...mitico!
Vengo
svegliata da dei rumori alla porta; diavolo, mi sono addormentata.
Riesco a malapena ad aprire gli occhi e vedo Damon che entra in casa;
fa un
freddo bestiale, e non ho nemmeno una coperta. Sono ghiacciata. Mi tiro
su e
lui mi vede. Si blocca. Per la prima volta, dopo quel giorno, non solo
mi
guarda...mi vede.
"Ciao"
provo un semplice approccio
Sbatte
le palpebre, e cammina verso di me
"Perché
sei ancora sveglia? E' tardi.."
Guardo
l'ora. Cavolo! Le 3.35.
"Già..tu
dove sei stato fino ad ora?"
"In
giro"
"Con
chi?"
"Affari
miei.."
Mi
vengono le lacrime gli occhi. Da quando i miei condotti lacrimali
hanno ripreso a funzionare, non c'è n'è per
nessuno. Sono un fiume.
Se ne accorge, e i suoi tratti facciali si addolciscono un po'
"Perché
mi parli così?"
Sbuffa.
"Così come, Elena?"
"Come
se non fosse niente! Come se io, o noi, non fossimo
niente!"
"Non
l'ho mai detto"
"Lo
stai dimostrando, che è anche peggio. Sono stata tutta la
notte
qui, su questo divano, a congelarmi, aspettando che tu tornassi. Sono
giorni
che non mi parli, che mi eviti. Che ti ho fatto? E' per quello che ti
ho
raccontato?"
Si
irrigidisce, ma rimane in silenzio
"Damon?
E' perché sto morendo?"
"Non.
Dirlo."
Freddo.
Duro. Arrabbiato.
"Perché?"
"Non
dire così, Elena..ti prego"
"Ma
è così, Damon. Non lo capisci? Ci sono
già passata, so cosa vuol
dire."
Mi
alzo e gli prendo la mano. Poggio la mia fronte sulla sua, alzandomi
leggermente in punta di piedi.
"Amore
mio..non ho paura della morte. Ho solo paura di perdere chi
amo. Di perdere te. Non posso. Ho bisogno di te."
"Ci...ci
sono delle cure, però..giusto? Non so cosa di preciso.. e
poi mi devi spiegare bene, cioè io.."
E'
nel panico. Lo capisco.
"Ehi,
guardami. Ti spiegherò ogni cosa. Domani pomeriggio ho un
appuntamento con un oncologo. Ti va di venire? Di accompagnarmi?
Capirò se non
vuoi.."
"No,
no..ok, verrò"
"Davvero?
E' che tu sei l'unico che lo sa e io ho bisogni di un
sostegno.."
"Elena,
verrò. Promesso"
"Grazie"
Ci
dirigiamo al piano di sopra, e Damon mi fa entrare in camera sua. Ci
mettiamo sotto le coperte, e lì inizia il mio racconto.
Tutto. Quando è successo,
come ne sono uscita, quanto ci è voluto, quanto ha fatto
male a me e a chi mi
era vicino. Non glielo dico, ma la mia più grande paura
è proprio questa: farlo
soffrire. Far soffrire la sua famiglia, che ha il diritto di sapere.
Non voglio
stiano male. Ecco perché ho taciuto. Ma non poteva essere
per sempre.
"Dopo
che mi dissero che ero guarita, tutto è ripreso alla
normalità. Andavo a scuola, uscivo, facevo sport..normale. I
miei amici non
hanno mai fatto più riferimento a quella storia,
però Matt vedeva ogni mio affaticamento
come un presagio. E io cercavo di tranquillizzarlo."
Damon
mi ascolta in silenzio. Non cerca di interrompermi nemmeno una
volta, e questo mi da sicurezza. So che è attento.
"In
tutti questi anni ho comunque dovuto fare dei controlli
periodici, e andava tutto bene..fino.."
"Fino
ad ora"
Annuisco.
"Sei
deluso?"
"Da
cosa?" ha un'aria confusa e sbigottita
"Dalla
situazione, da me.."
"Ok,
ascoltami. Tu non mi hai deluso, non potresti mai farlo. E
credimi, delusione non è quello che sto provando ora"
"E
cosa provi?"
"Sono
incazzato. Perché vorrei poter fare qualcosa,
salvarti..curarti"
"Non
puoi.."
"Lo
so"
"Stammi
vicino, capiscimi, appoggiami. Mi basta questo"
Si
avvicina e mi bacia, dolcemente. Ma voglio di più. Lo
afferro dietro
la nuca e lo spingo maggiormente verso di me. Si stupisce, ma non mi
respinge.
Inclino la testa di lato per rafforzare il nostro incontro di labbra.
E'
desiderio puro, è amore. Gli sbottono la camicia lentamente,
e lui mi guarda
negli occhi.
"Mi
sei mancata da morire.."
"Non
per colpa mia. Vieni qua e fatti perdonare"
"Ah
si?" ride ed anche io.
La
sua mano, inizia ad accarezzarmi il collo, poi più
giù..fino al seno.
Il fianco, la coscia. E dove ho più bisogno di lui, internamente.. gemo.
"Damon.."
"Dimmi,
amore.."
pronuncia sulle mia labbra
"Fa
l'amore con me. Per favore"
Mi
toglie i vestiti, e il suo sguardo su di me è devozione,
venerazione.
Si poggia nuovamente su di me, tra le mie gambe.
"Ti
scongiuro, è passato così tanto tempo.."
"Non
dobbiamo farci sentire. Faremo piano.."
E
dopo queste parole, si fonde a me. Con lentezza.
"Ti
amo.." mi sussurra contemporaneamente in un orecchio
"Ah..Dam.."
"Cosa,
piccola?"
"Anche
io ti amo, tanto.."
"Sì,
Virginia..da impazzire"
Le
mie mani risalgono sulla sua schiena, bagnata già da un velo
di
sudore.
Damon continua la sua danza in me, che diventa anche la mia; porta il
viso sul
mio collo, ed ad ogni spinta corrisponde un suo bacio sensuale in
quella zona
così sensibile per me.
Una notte fantastica, vera, piena di amore e passione. Scoperta da
tutti i
nostri segreti.
La
mattina successiva mi sveglio in camera mia. Credo che damon mi ci
abbia portato, forse per non far destare sospetti agli altri. Ho preso
la
giornata libera, oggi pomeriggio farò la visita oncologica e
vedremo come mi
diranno ti affrontare la cosa. Ho paura. Non lo ammetto facilmente, ma
sì. Ce
l'ho. Ho deciso che il resto della famiglia saprà della mia
malattia dopo
questa visita, in modo che io possa dare tutti i dettagli su cosa fare.
Siamo
nella sala d'attesa dell'ambulatorio del Dottor Cooper. Damon tiene
un braccio attorno alle mie spalle, la sua gamba batte insistentemente
sul pavimento
da almeno mezzo'ora. Mi irrita.
"Damon!
Basta!"
"Cosa?"
"La
gamba!"
"Oh,
scusa. Non me ne ero accorto. Sono agitato"
"Forse
era meglio se restavi a casa"
"No,
no. Voglio esserci, non voglio tu stia sola"
Perché
il suo mi sembra più un dovere nei miei confronti?
Sto per parlare, quando la porta dello studio si apre.
"Elena
Gilbert?"
"Eccomi"
alzo una mano, come a scuola
"Prego,
il dottore l'aspetta"
"Bene.
Faccio presto" dico a Damon
"Ehi!
Dove pensi di andare, io vengo con te!"
"Damon,
non serve..dai.."
"Io
entro. Stop. Andiamo." Mi prende per mano.
Ok.
Posso farcela.
"Salve!"
"Buongiorno,
signorina..Gilbert"
"Elena
va benissimo"
Il
Dr. Cooper mi sorride. Sembra il nonno di Heidi.
"E
lui chi è? Il tuo fidanzato?"
"Ehm.."
"Sì,
tanto piacere. Damon."
"Piacere
mio. Dunque..vediamo un po'. Ho qui i risultati della TAC
che ha fatto tre giorni fa, Elena..e le devo dire che le prospettive
sono
peggiori di ciò che credevo."
Damon
sbianca. Io annuisco e basta.
"In
che modo?"
"Beh,
i farmaci hanno tamponato per tutti questi anni, ma non hanno
impedito la ricrescita in forma eccessiva di globuli bianchi, oscurando
così i
rossi. Come ben sa, in questi casi si interviene con cicli di chemio o
radioterapia, che possono portare alla totale distruzione del cellule
tumorali.
Ma non in questo caso.."
"Che
vuol dire?? Che non si può fare niente??" alza la voce
Damon
"Ehi,
calmati..." gli stringo una mano
"Il
modo essenziale per curare una leucemia è un trapianto di
midollo osseo, Damon. Ed Elena lo sa bene. Viene però presa
quasi sempre come
ultima spiaggia, in quanto la compatibilità tra i midolli
umani è difficile da
trovare, ma non impossibile. Mi sento però, Elena, di dirle
questo: non è più
una bambina, posso parlarle apertamente e con sincerità?"
"Deve,
dottore"
Mi
sorride, e io ricambio.
"Negli
anni passati il tumore si è riformato piano, lento, da non
fartene accorgere. Neanche i controlli lo hanno rilevato. Ecco cosa
faremo:
cicli di chemio e radio, alternati. Le daranno tempo, non so dirle
quanto..ma
glielo daranno. Si cercherà un donatore nel frattempo, e lei
starà bene"
"Una
corsa contro il tempo, contro il destino...la morte"
"E'
la sua ancora di salvezza"
"E
quanto mi costerà quest'ancora?"
"Beh.."
"Glielo
dico io: molto. Tutti i miei risparmi, e non sono neanche
certa che bastino. Quindi mi dica lei il finale di questa storia"
Resta
in silenzio. Sto impazzendo. Stavolta
è davvero finita.
"Senta,
io la ringrazio. Mi farò sentire..e..beh, nulla. Arrivederci"
Scappo
fuori. Arrivo alla macchina e cerco di aprire la portiera ma
ricordo che le chiavi le ha Damon. Arriva. Apre la macchina ed entriamo
dentro.
Non parte però.
"Che
aspetti?"
"Non
devi preoccuparti dei soldi"
"Damon,
ma che dici? Certo che devo. Peggiorerò, ok? Fisicamente.
Non riuscirò a lavorare. Come mi pagherò le cure?"
"Ci
sono io. Ci siamo noi"
Cosa?
"Che
vuoi dire?"
"Che
adesso andiamo a casa, tu dici tutto ai miei, e dei soldi ci
occupiamo noi"
"Non
esiste. No. Non è un problema vostro!"
"Sì
che lo è. Lo è da quando fai parte della
famiglia. E non voglio
nemmeno iniziare questo discorso"
"Damon,
io non voglio i tuoi soldi. Non sto con te per quelli, e non
ti amo perché sei ricco"
"Lo
so. E visto che ti ho già capita, sappi che la mia non
è pietà,
ok? Voglio salvare te, perché te lo meriti.
Perché salvare te significa salvare
noi due, una vita insieme, e io voglio la nostra vita!
Perché ti amo, e se vuoi
lo urlo.."
Esce
dalla macchina
"Damon,
che diavolo.."
"Ascoltate
tutti, e voglio che sia chiaro. IO AMO QUESTA RAGAZZA!
CON TUTTO ME STESSO! LA AMO ALLA FOLLIA! LA SALVERO', E POI LA
SPOSERO',
E.."
"Damon!"
gli tappo la bocca ma sorrido
"Cosa?"
"Basta,
ti prego"
"Ancora
non mi credi? Posso urlarlo più forte"
"No
dai!" rido.
Anche
lui.
"Ti
credo!"
"Come?
Non ho sentito?" si porta una mano all'orecchio
"Io
ti credo!"
"Potresti
parlare più forte?!"
"Dio...IO
TI CREDOOOO!"
Scoppia
in una risata di pancia, e mi avvicino.
"Ora
basta urlare" lo bacio
"Meno
male, mi stavo vergognando troppo. Davvero mi credi?"
Annuisco.
"Lascia
che ti aiuti, ti prego"
Sbuffo.
"Ok"
"Quando
diremo alla mia famiglia tutto quanto, ti prometto che
faremo tutti la donazione per il midollo. Magari qualcuno di noi
è
compatibile."
Lo
guardo con sguardo perso ed innamorato
"Non
morirai. Io non lo permetterò. Te lo giuro"
"Ti
credo"
"Io
ti amo"
"Io
di più"
"Naaaah,
difficile...." ridiamo.
Mi
abbraccia per lungo tempo, mi accarezza i capelli, mi stringe, mi
bacia....mi salva, come solo un
uomo innamorato
della sua donna può fare.
Però mi chiedo....voglio essere
salvata?
.....................
Damon's
POV
Ti
salverò, amore mio. Fosse l'ultima cosa che faccio.