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Autore: ladyphantomhive    14/01/2015    2 recensioni
Salve a tutti! Eccoci ad una nuova storia che spero vi piaccia...vi vorrei raccontare di un giovane Andy, ancora teenager, che affronta la vita e i suoi ostacoli da solo. Incontrerà una persona...e insieme affronteranno le prime esperienze giovanili...ok basta...non aggiungo altro. Buona lettura e grazie in anticipo!
Genere: Angst, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Telefonate su telefonate, messaggi su messaggi, ma niente, nessuna risposta. Un giorno contattò Fredrik, e anche questa volta nessuno rispose. Era davvero in pensiero. Era passato quasi un mese senza notizie da quando era tornato dal Giappone. Decise di andare direttamente al centro operativo in cui erano stati portati la prima volta. Appena disse il suo nome al citofono semi nascosto dall’edera, gli aprirono. Lo accolse il capo di Alice, che lo fece accomodare in una grande sala.
 -Salve, signor Biersack. Come forse avrà visto dai telegiornali sta succedendo qualcosa in Giappone.
-No, sinceramente non ho avuto molto tempo, ma io sono qui per avere notizie di Alice.
L’uomo si sedette di fronte a lui con un sospiro.
-In questo momento ci sono rivolte continue da parte della popolazione, che sono state “sostenute” dal governo americano, questo il mondo lo sa, perché in una mossa non particolarmente astuta della Casa Bianca si sono appunto rivelate queste informazioni.
-Ah, capisco. Ma tutto ciò cosa c’entra con Alice?
-Mi dispiace dirle che neanche noi abbiamo sue notizie da quasi un mese. Crediamo che alcuni membri di alcune famiglie malavitose con ottimi informatori abbiano scoperto alcuni dei nostri agenti tra cui Alice infiltrati tra di loro. Lei e un altro agente lavoravano insieme e sono come spariti nel nulla. Sono due dei nostri migliori, quindi probabilmente per rinchiuderli saranno stati drogati.
Ci fu un momento di silenzio in cui Andy non riusciva a capire se quello fosse un incubo o la realtà. Quando si rese conto che era tutto vero, non ci poteva credere.
-Purtroppo non sappiamo se siano morti o ancora vivi, ma ovviamente le ricerche sono già iniziate.
-Quindi lei mi sta dicendo che Alice è stata rapita e potrebbe essere morta?
-Ripeto non sappiamo niente a riguardo…
-Allora se lei fosse viva, che cosa vogliono quelle persone?
L’uomo si alzò e fece un breve giro della stanza, dando le spalle ad Andy, osservando l’andirivieni di agenti e personale all’estero del suo ufficio.
-E’ questo che temo molto. Di sicuro vorranno informazioni e c’è solo un modo per ottenere tutto questo da un agente.
Andy fissava la moquette grigia sotto di sé, con gli occhi lucidi.
-La tortura.
Di nuovo calò il silenzio, poi Andy, con voce tremante riprese.
-La…la tortura?
-Esatto. Un metodo che molti stati utilizzano ancora.
-E che genere di..torture potrebbero attuare?
-Di tutto, pur di avere quello che vogliono. Ma ora signor Biersack, lei deve essere positivo, mi comprende?
-Sì…sì..certo.
-Noi stiamo facendo tutto quello che è in nostro potere, appena sapremo qualcosa la contatteremo, ora mi scusi ma devo proprio andare. Con permesso.
L’uomo uscì e sulla porta di presentò Fredrik.
-Hey Biersack.
-Salve, Fredrik.
-Il capo ti ha informato…?
-Sì.
-Vieni forza, ti accompagno fuori.
Andy si alzò e lo seguì fino al portone, ma Fredrik lo fermò appena davanti.
-Senti io so quanto tu tenga a lei, ma quella ragazza è davvero forte e non si lascerà vincere tanto facilmente e questo lo sai.
Gli occhi azzurri di Andy incontrarono quelli cioccolato scuro di Fredrik. Fece cenno di sì con il capo.
-Anche io sono molto preoccupato, è come una figlia per me.
-Sì, mi ha raccontato Alice di come vi volete bene. E sono molto felice che abbia trovato una persona come te quando io non c’ero. E soprattutto so che ci sarai sempre per lei.
Fredrik sorrise tristemente.
-Se hai bisogno di qualcosa, basta chiamare capito, giovane?
-Sì, grazie.
-Beh è stata Alice ad ordinarmi di prendermi cura di te mentre lei non c’era, ma lo faccio volentieri, sei uno in gamba. Ora vai, si è fatto tardi.
I due si salutarono e Andy tornò a casa ma non riuscì a dormire quella notte, come molte altre a seguire. La stessa settimana gli amici notarono che qualcosa di serio era accaduto, non mangiava, non parlava quasi mai, dormiva poco, così un giorno riuniti tutti a casa di Ashley, indagarono. Erano seduti sul divano e prese la parola proprio Ashley.
-Andy noi vorremmo chiederti cosa ti sta succedendo, sei molto strano da una settimana a questa parte.
Lo sguardo cristallino si alzò a fatica dal terreno, incontrando gli sguardi degli amici preoccupati.
-A me non è successo niente.
-Andiamo Andy, sii chiaro.
-E’ da un mese e una settimana che nessuno ha più notizie di Alice. È scomparsa. La C.I.A. pensa che sia stata rapita a causa del caso che stava seguendo. Ecco che cosa succede.
Silenzio tombale. Piccole lacrime iniziarono a scendere dal viso di Andy.
-Non so se sia morta o se sia viva. Ma se fosse viva sarebbe sotto tortura di certo.
La voce di Andy si fece sempre più tremolante, a causa dei singhiozzi che stavano per nascere nella sua gola. CC si girò verso di lui abbracciandolo.
-Shh, Andy, non piangere, Alice è una tosta, vedrai che se la caverà come sempre.
Tutti erano molto tristi per la spiacevole notizia, ma dovevano essere forti per sostenere il loro amico, che era veramente abbattuto. Alla fine, come un bambino, Andy si addormentò sul divano di Ashley e il compagno decise di non svegliarlo, così il mattino dopo si risvegliò ancora a casa di Ashley, alle prime luci dell’alba. Lasciò un bigliettino in cucina dove lo ringraziava e diceva che sarebbe tornato a casa.
Le giornate passavano lente, lentissime e Andy non riusciva a pensare ad altro se non a lei, a volte gli sembrava di sentire la sua risata e la sua voce che lo chiamavano. In tutti i modi cercava di distrarsi, stette qualche giorno dai suoi, ma non riusciva neanche lì a stare bene. Il suo unico desiderio era rivedere Alice. Era terrorizzato dalle idee che si insinuavano nella sua mente su cosa le stessero facendo. Quasi due mesi dopo era a pezzi, non riusciva a credere di averla persa e rinunciare a lei per il resto della vita, capì quanto davvero fosse importante per lui. I servizi segreti oramai si erano dati per vinti e molti la ritenevano morta, tutti tranne una persona, ovviamente: Fredrik. Allo scoccare del secondo mese di scomparsa quest’ultimo lo chiamò.
-Andrew, Andrew Biersack?
-Sì, sono io, chi parla?
-Sono Fredrik.
-Ah, salve.
-Primo, dammi del tu, secondo il capo mi ha chiesto di dirti una cosa molto importante, che però devi promettere di non dire a nessuno, capito?
-Sì, certo, lo giuro.
-Alcune fonti ci hanno assicurato che Alice è viva e abbiamo localizzato alcuni punti in cui potrebbe essere rinchiusa.
Ci fu una pausa. Andy non poteva credere a quello che aveva appena sentito. Speranza. Di nuovo il suo cuore si riaccese di speranza e gli occhi divenne lucidi dalla gioia.
-Da..davvero?
-Sì, amico. Ti prometto che farò tutto quello che posso per riportarla a casa. Tu intanto non fare sciocchezze, intesi?
-Intesi!
-Allora ci sentiamo presto.
-Ciao e grazie mille davvero per tutto quello che fai. Lo so, lo so che tieni a lei e lo fai per lei, ma…grazie comunque.
-Non c’è di che, sei un bravo ragazzo e lei merita una persona come te.
La telefonata lasciò Andy pieno di energie. Moriva dalla voglia di dirlo a tutti, ma non poteva assolutamente, aveva promesso e così tenne la bocca chiusa. Aspettava con ansia il ritorno della sua amata.
Circa due settimane dopo, all’inizio di settembre, ricevette un’altra telefonata verso sera.
-Andrew?
-Ciao, Fredrik!
-Riusciresti a raggiungermi all’ospedale vicino a casa tua? Ho una sorpresa per te.
Andy riagganciò in un batter d’occhio la telefonata e si precipitò al Saint James, a qualche isolato dal suo quartiere. Trovò Fredrik nella sala d’attesa e lo condusse in una stanza dove una persona era sdraiata nel letto. Alice. Quella persona era Alice. Stava dormendo. Era attaccata a tante macchine. Non riusciva a credere ai suoi occhi. Si sedette nella sedia di fianco al letto e le carezzò una guancia.
-Cosa hanno detto i medici? Sta bene?
Fredrik sospirò, brutto segno. Si appoggiò alla parete incrociando le braccia.
-Sarò molto sincero con te. L’abbiamo trovata in un caseggiato abbandonato, umido e sporco. Era incatenata. Andrew sei un ragazzo forte ma non so se sei pronto per tutto quello che vorrei dirti.
Andy si girò e lo fissò deciso.
-Fredrik, dimmelo ti prego. Io devo aiutarla ma se non so cosa è successo…
-Va bene. Quando l’hanno catturata è stata stordita con un colpo alla testa. È stata incatenata e quando si è risvegliata è iniziata la tortura. Le sono accadute cose terribili, Andrew, al limite dell’umano. Quando l’abbiamo ritrovata stava per cedere, appena in tempo. Si sarebbe addormentata per sempre. Sai, quando un corpo affronta tanto dolore fisico e mentale è come se si spegnesse come metodo di difesa, ed è ciò che è capitato a lei, anche se ha combattuto fino all’ultimo.
-Che…che cosa le hanno fatto?
-Water boarding, una specie di annegamento controllato, privazione del sonno, privazione sensoriale, ovvero nessun contatto con il mondo esterno, esposizione a freddo e fame, percosse di ogni tipo e con diversi strumenti, come cinghie, fruste, bastoni e flagelli, insulti e provocazioni e poi…
Andy cercava di darsi un contegno, ma fiumi di silenziose lacrime uscivano dai suoi occhi azzurri e rossi di stanchezza. Pensare alla sua ragazza, alla sua dolce Alice…e tutte quelle sofferenze. Quando sentì Fredrik interrompersi si girò di nuovo.
-Poi?
-E poi stupro, Andrew.
Quelle parole risuonarono come pallottole nella sua mente. Non riusciva a capacitarsi di quello che aveva sentito. Rimase immobile, e mentre la frase si ripeteva nella sua testa, si sentì un peso e un dolore nel petto, come se una lancia gli stesse trafiggendo il cuore. Fredrik lo fissava preoccupato.
-Purtroppo più di una volta da quello che sappiamo. Mi dispiace tanto. Il corpo della tua ragazza sarà diverso ora, segnato dalle cicatrici della sua impresa, che l’hanno resa quasi una martire. Quello che mi preoccupa di più è la sua salute mentale.
-Alice…che cosa hai dovuto sopportare.
Non riusciva più a contenere la sua disperazione, no. Voleva urlare, voleva distruggere in piccoli pezzettini ogni singola persona le avesse fatto del male. Annientarli, cancellarli dalla faccia della Terra. Piangeva e singhiozzava di dolore, disperazione, tristezza, rabbia, rancore e odio puro. Le strinse le mani e appoggiò la fronte sul materasso. Fredrik gli si avvicinò e lo mise in piedi. Lo abbracciò mentre Andy riversava tutte le sue lacrime sul giaccone dell’uomo.
-Andrew, Andrew ascoltami. Adesso calmati, devi calmarti, tutto questo non ti porterà da nessuna parte.
Andy si staccò da lui.
-Perché?! Perché dovrei calmarmi?!
Gli stava praticamente urlando contro.
-Hey, abbassa la voce, siamo in un ospedale, forza amico.
Continuava a piangere, non riusciva a smettere. Si lasciò cadere sulla sedia e si prese il viso fra le mani.
-Mi…mi dispiace Fredrik, io…io non volevo…
-Shh, va tutto bene, non ti preoccupare, non sei la prima persona che mi urla contro.
Gli sorrise e finalmente le piccole gocce salate smisero di scendere sul suo viso. Si riprese un po’ e Fredrik lo lasciò a vegliare su Alice. Passò intere notti lì, finché, due giorni dopo, lei si risvegliò. La dovettero visitare e lui fu mandato a casa a riposare.   Qualche giorno dopo ritornò all’ospedale, ma lei non c’era più. Lo attendeva di nuovo Fredrik, che lo portò in una base della C.I.A. dove era stata sistemata Alice, per la sua protezione. Lo accompagnò in una stanza dove, sotto osservazione, c’era Alice. La trovò seduta su un divanetto bianco in mezzo alla camera che doveva assomigliare ad una d’albergo. Appena la vede le corse in contro e si sedette al suo fianco. Piccole lacrime iniziarono a solcargli il viso.
-A…Alice?
I suoi occhi. I suoi occhi erano spenti, stanchi, cupi, la loro caratteristica brillantezza non c’era più. La pelle bianca  a causa della mancanza di luce solare di quei mesi. Magrissima. Scheletrica. L’unica cosa che gli ricordavano la sua amata Alice erano le sue labbra, ancora carnose e rosse. Si girò verso di lui lentamente e lo osservò, come se non lo riconoscesse.
-Alice, sono…sono Andy.
-Andy…Andy…io conosco questo nome.
-Signor Biersack, venga fuori con me un attimo.
Il capo della C.I.A. era visibilmente stressato e preoccupato. Uscirono. Andy era molto confuso.
-Quella che c’è là dentro non è Alice. Non è la mia Alice…
Il viso ancora umido si bagnò ancora e ancora. Cercò di non singhiozzare per darsi un contegno.
-Purtroppo l’agente Casoni ci metterà molto tempo a riprendersi, hanno giocato una carta che non ci aspettavamo. Una sorta di plagio psicologico per farle dimenticare quello che aveva visto e sentito, ma non il dolore provato a causa delle torture.
Andy era ancora più confuso.
-In parole povere lavaggio del cervello.
-Cos…cosa?!
-Si calmi Andrew, abbiamo tutto sotto controllo.
-Sì, certo, dite sempre così.
Andy tornò nella stanza.
-Alice, Alice sai sono io?
-Andy…Andrew Dennis…Andrew Dennis Biersack.
-Sì è esatto, amore mio.
Andy sorrise e le carezzò un guancia.
-Alice io sono il tuo fidanzato.
-Il..il mio fidanzato..
Si vedeva come la vera Alice cercasse di riemergere, sforzandosi a ricordare.
-Sì..
Ad un certo punto i suoi occhi si illuminarono di nuovo e si girò di scatto verso di lui.
-Andy…il mio fidanzato...sei qui..
Alice appoggiò una mano sul viso del ragazzo, che sorrideva e cercava di mostrarsi il più forte possibile. Lei aveva bisogno di un sostegno adesso, non di un piangniucolone. Il dito di Alice percorse il suo profilo soffermandosi sulle sue labbra.
-Aspetta ma io.. io ricordo che tu avevi un piercing qui, nel labbro inferiore…
Andy era stupito che in una sola ora in cui avevano parlato lei avesse ricordato buona parte della loro storia. Era più lei di quanto lui credesse.
Non resisteva più. Voleva baciarla da così tanto tempo, che cedette. Ci fu silenzio per un attimo e poi velocemente si avvicinò a lei assaporando le sue labbra. All’inizio non venne ricambiato, ma qualche istante dopo Alice si abbandonò al suo bacio. Sì, ora erano pronti a ricominciare.

Salve a tutti.  Siamo giunti alla fine della nostra storia per davvero, questa volta. Spero vivamente che vi sia piaciuta e sarei grata se mi scriveste cosa ne pensate in qualche recensione. Grazie mille a tutti!!
A. 
  
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