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Autore: Tury    14/01/2015    0 recensioni
La storia è ambientata dal terzo libro in poi, molte delle cose che troverete narrate non corrisponderà con la versione del libro, ma, nonostante questo, tenterò di mantenermi il più parallela possibile.
Questa storia nasce come esperimento, dovendo trattare di sentimenti e sensazioni che sono nettamente in contrasto con i personaggi di cui parlerò.
Se dovessi definire questa storia, la definirei come un viaggio negli abissi del male alla ricerca del bene.
Genere: Avventura, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Nagini, Un po' tutti, Voldemort
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
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Il vento soffia tra le foglie, in una gelida notte di dicembre. Tutto sembra stazionario, immobile, oltre quella lieve brezza. Dall’alto della collina, nulla si scorge, tranne le luci traballanti di quell’immenso castello.
Passi silenziosi si muovono piano, lasciando che la loro nudità si impregni della rugiada che riposa sugli steli d’erba. L’uomo arresta il suo vagare, gli occhi puntati su quelle piccole luci, così effimere e insignificanti dinanzi alla maestosità delle tenebre. Eppure, sembrano squarciare la notte.
Un bagliore di luna si posa sull’uomo, bagnando il suo mantello nero e baciando la sua pelle diafana, rendendo visibile, in quella oscura notte, la sua vera essenza. Ma l’uomo non si cura di esser scoperto, non teme il confronto. Dopotutto, il suo nemico è dentro di lui, sotto la sua pelle. Nella sua mente. Pensieri insidiosi si annidano nel suo animo, strisciando, come serpenti velenosi. Se potesse, l’uomo riderebbe di quella situazione, di quel momento. Di quel sarcasmo tipico della vita. Ma tutto ciò che riesce a fare è perdersi nella contemplazione di quelle mura, la bacchetta stretta nel suo pugno, mentre le parole scivolano via dalle sue labbra. Lievi e gravi allo stesso tempo.
“Cosa mai professerete, in quelle aule, tra quelle mura. Ditemi, i vostri libri narrano ancora le storie che io stesso lessi? Gli uomini che vi guidano si professano ancora portatori di verità? La verità. Cosa mai vorreste saperne voi, stupidi stolti, che mai nulla doveste temere. Cosa mai vorreste saperne voi, così pieni di vita, così pieni di felicità. Mentre io vago nei meandri di me stesso, la solitudine come unica compagna di vita, vi vedo fuggire dinanzi al mio volto, inorridire nell’udire il mio nome. Perché, a voi che tanto vi professate saggi, giusti e veritieri, perché, vi chiedo, perché. Perché non restate per un attimo a guardare questi occhi che altro non chiedono se non pace interiore. Perché non rispondete a questa mia richiesta. Nulla pretendo, se non un semplice aiuto. Quell’aiuto che da sempre mi è stato negato. Perché patire questo dolore, vivendo una vita non mia, assaporando il dolce tocco della felicità senza poterla sfiorare? Perché non furono mie queste emozioni e mai lo saranno. Sei tu e sono loro. Amici. Sai, avrei voluto anche io degli amici pronti a sacrificarsi per me, ma questa vita mi ha dato solo dei vigliacchi che si professano miei seguaci, sperando di avere così salva la vita. Ed è dunque questa, la sintesi della mia esistenza. Mai gloria né onore potranno saziarmi abbastanza. Mai questa fedeltà fittizia riuscirà a placare questa mia tristezza. Tutto ciò che posso fare è riversare questo mio dolore sul coloro che mi circondano. Uccidere è l’unico rimedio a questo mio male.”
 
Urla si innalzano nel gelo della notte, mentre figure oscure volano tra i corridoi di quella demoniaca costruzione. Ma una creatura è ferma, immersa nei suoi pensieri, mentre il terrore continua a seminarsi intorno ad essa. Perché, a dispetto dei suoi simili, a dispetto di quanto i fatti dimostrino, nulla, del suo passato, è andato perduto. Ed è questa, la sua più grande condanna, convivere con il ricordo di ciò che è stato e di ciò che è adesso. Perché non può credere che la sua stirpe, il nome che condivide con i suoi fratelli, sia andato in rovina. Perché mai avrebbe creduto di poter cadere così in basso, di divenire una pedina nelle mani degli uomini. E, mentre sente i suoi fratelli volargli intorno, non può che domandarsi come sia stato possibile che creature temute in tutto il mondo siano state costrette a divenire guardiani di una stupida prigione, in cambio di anime marce, putride, distrutte. Eppure, i suoi fratelli si sono venduti per quello, per delle anime.
Piano, lascia il suo posto, muovendosi verso una cella apparentemente vuota, fermandosi davanti ad essa.
“Lo so che sei lì dentro. Anche se non ti vedo, posso avvertirti.”
Un guaito come risposta.
“Sei sorpreso, quindi? Già, anche noi nascemmo con il dono della parola, ma a quanto pare, gli stolti che sono qui preferiscono mangiare piuttosto che parlare. È per questo non odi spesso le nostre voci.”
Un ringhio basso si innalza dal fondo della cella.
“So chi sei e so cosa sei. Non vantarti di furbizia e non credere di averci soggiogati, decidendo di abbandonare le tue materne spoglie. Non è questo il motivo della tua sopravvivenza. Semplicemente, il sapore delle anime degli animali è più dolce rispetto a quello degli uomini. Un sapore che, converrai con me, è giusto evitare, fintanto che ci è permesso. Eccolo, il motivo della tua sopravvivenza. No, non temere, non sono qui per cibarmi di te. Ti libererò, riavrai la tua libertà. Ma, in cambio, dovrai condurmi con te. Dovrai condurmi ad una nuova vita.”
  
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