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Autore: Maryleescence    14/01/2015    1 recensioni
Alexander Brown è un ricco aristocratico che vive nella Londra vittoriana del 1859. Non tutti sanno che dietro quel bell'aspetto e occhi incantevoli, si nasconde in realtà il volto di un assassino. L'uomo uccide le donne con cui riesce ad avere rapporti e in seguito, taglia loro una ciocca di capelli, tenendola come ricordo nel libro delle sue malefatte. Amori, ossessioni e passioni carnali contraddistinguono la sua vita, ma ciò porterà lui stesso alla morte, che fatalmente infligge alle donne che incontra.
Genere: Drammatico, Horror, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Incest, Violenza
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Capitolo 21°: Palcoscenico di orrori.

 

Alexander Brown, in quell’istante, cercò di chiudere gli occhi, ma la forte tensione non gli permetteva di farlo. Con un cappio al collo, avrebbe dovuto godersi gli ultimi istanti di vita, prima di abbandonare un mondo che gli aveva procurato solo gravi ingiurie.
Guardò un ultima volta quella folla di miserabili che urlavano verso di lui i suoi peccati, i quali gli erano già noti, ma che aveva cercato di nascondere a se stesso. Proprio in quel momento, però, il sole scomparve, lasciando spazio a delle nuvole scure che incominciarono a diffondere il terrore tra i presenti. Tra di essi, il ragazzo vide una donna con un mantello nero e grezzo recarsi dinnanzi al patibolo. Quando alzò lo sguardo, Alexander rabbrividì; il suo aspetto era al di poco riluttante.
Possedeva un solo occhio rosso, da cui fuoriusciva del sangue scuro. Non vi erano labbra, ma al posto della mascella erano presenti solo muscoli intrisi di quel liquido dal gusto ferroso. I suoi denti erano gialli e aguzzi, mentre due lingue nere si facevano spazio tra essi. Da sotto quel mantello sporco estrasse una mano formata solamente da ossa, dove i lembi di carne si staccavano, lacerandosi e cadendo sul suolo. La donna lo indicò e il ragazzo deglutì con forza, forse dalla paura e dallo sgomento.
<< Noi ti vogliamo vivo… >> disse con voce rauca.
Improvvisamente, la vide strappare a morsi il collo della donna in prima fila, gustandosi l’aorta e le corde vocali, come se si stesse cibando di una pietanza prelibata. Sentì urlare tutta la platea e tanti altri demoni attaccarono le persone presenti comparendo quasi dal nulla; alcuni, invece, si arrampicarono sull’impalcatura dove sedeva la famigliare reale, pronti a divorarli pezzo per pezzo.
<< Questa è stregoneria! >> urlò qualcuno, ma Alexander rimase inerme davanti a quell’atroce spettacolo.
Vide corpi straziati e privati delle proprie interiora; demoni che divoravano i loro arti con disinvoltura e con avidità, inghiottendo ogni boccone con gusto. Si soffermò ancora su quella donna, la quale strappò il cuore di un uomo; lui dolorante cadde sul suolo, mentre il demone mordeva quell’organo e lo leccava, assaporandolo con gioia. Quelle urla squarciavano ogni lembo della sua anima, creando un profondo solco; quel sangue innocente era stato ormai versato in quella piazza, divenuta un palcoscenico di orrori e lesioni. Si sentiva soffocare da quell’aria pensante di morte e distruzione; un tempo, invece, l’adorava.
Proprio in quel momento vide un corpo cadere dall’impalcatura e scoprì con rammarico essere quello della regina Vittoria. Lei giaceva su quel suolo con la pelle del viso strappata e con il ventre squarciato, mentre quel sangue scorreva nelle incanalature della strada formata da numerosi solchi. Aveva gli occhi spalancati e le sue narici avevano ormai smesso di inalare puro ossigeno.
Alexander guardando quel malevolo disastro, incominciò a piangere davanti a quella platea che in passato volle vedere tutta morta, ma che in quell’istante gli parvero povere anime castigate inutilmente; castigate in nome suo e dei suoi efferati delitti.
Improvvisamente, qualcuno liberò le sue mani e gli tolse il cappio che era appoggiato attorno al suo collo. Quasi aveva il terrore di girarsi per vedere chi fosse, ma deglutendo e con un po’ di coraggio si voltò, notando il viso di Miriam nascosto sotto il cappuccio di un mantello azzurro. Si sentì così felice di vederla lì e mai si sarebbe aspettato che sarebbe tornata da lui dopo quello che aveva udito sul suo passato. Voleva abbracciarla e stringerla ancora tra le sue braccia, trasformando quell’istante tragico in un pretesto di pace, ma sapeva che quello non era il momento.
<< Non c’è più tempo, seguitemi Alexander! >> urlò, afferrandogli la mano e fuggendo da quel luogo.
Mentre entrambi correvano verso quella che sembrava la libertà, il ragazzo incominciò a sentirsi sempre più stanco e affaticato. L’aria incominciò a mancare e gli venne spontaneo poggiarsi le mani attorno al collo, cercando di poter inalare una grande quantità di aria, ma invano.
Si accasciò e svenne, mentre quelle grida svanivano nel buio pesto che vedeva davanti ai suoi occhi profondamente blu.

   
 
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