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Autore: Elly J    15/01/2015    1 recensioni
Mi chiamo Tess, sono nata a Phoenix, Arizona, il 14 gennaio 1993.
La mia vita trascorreva tranquilla, perfetta.. tutto era perfetto. Ero una ragazza allegra, solare, sempre felice e piena di vita. Uno dei miei punti di forza è sempre stata la dolcezza. Cosa c'è di più bello di una persona che ti sorride e ti mette allegria?
Tutto era perfetto..
Mi chiamo Tess, sono nata a Phoenix, Arizona, il 14 gennaio 1993.
Ora, nell'anno 2033, risiedo nel Massachusetts, a Boston, nella zona di quarantena. La vita qui è un inferno. Violenza, sangue, morte.
Ho ucciso molte persone, sia infetti che umani.
Sono cambiata e non so più chi sono. L'unica cosa che so è che non sono un'assassina, sto solo sopravvivendo.
Mi chiamo Tess ed ero una sopravvissuta.. ora sono un'infetta.
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Boston, Massachusetts - U.S.A.
Oltre il muro, ore 22.42
24 maggio 2033

 
- Joel, la porta!
- Ci penso io Tess, tu corri!
Quei cazzo di clicker ci stavano alle costole da più di mezz’ora. Non avevamo nemmeno fatto in tempo ad entrare in quel fottuto centro commerciale dismesso che ce li eravamo ritrovati davanti, come se ci stessero aspettando. Maledetti infetti.
Corsi velocemente su per le scale, facendo due scalini alla volta. Avevo il fiatone e le gambe mi facevano un male tremendo, ma non potevo mollare ora.
- Joel! - mi sporsi dal parapetto, con gli occhi puntati sulla tromba della scale. Nessuno stava salendo.
- Joel! - urlai ancora, questa volta con più vigore. Dove cazzo si era cacciato?
Mi guardai attorno, respirando affannosamente. Il panico iniziò ad assalirmi, prendendomi allo stomaco come una morsa.
- Merda!
Con uno slancio mi spinsi nuovamente giù per le scale. Non avrei mai abbandonato Joel, mai. Ce lo promettevamo sempre prima di ogni missione: viviamo insieme, moriamo insieme. Sì, per lui ero anche disposta a morire.
Scesi velocemente fino al piano inferiore e poi imboccai il corridoio che portava all’atrio da dove eravamo entrati. Era notte e puntualmente non si vedeva un cazzo; la mia torcia, attaccata alla spallina dello zaino, traballava qua e la mentre correvo, lanciando un fascio di luce incerto lungo il pavimento.
- Cazzo Joel, rispondimi! - la mia voce rimbombò cupa nel corridoio. I versi agghiaccianti dei clicker si facevano sempre più vicini e non appena sbucai nel piccolo atrio vidi Joel intento a scrollarsi di dosso due infetti. Senza pensarci due volte impugnai il mio fucile da caccia e presi la mira.
Uno sparo.
Due spari.
Poi, più nessun rumore.
L’unica cosa che riuscivo a sentire era il mio cuore battere all’impazzata e il mio respiro affannoso.
Joel si era seduto a terra e aveva appoggiato la schiena contro il muro. Anche il suo respiro era pesante.
- Joel! - lo raggiunsi correndo con il cuore in gola.
Mi inginocchiai vicino a lui, lasciando cadere il fucile da caccia a terra.
- Joel, stai bene? - gli presi delicatamente il viso tra le mani. Avrei voluto chiedergli subito se lo avevano morso, ma non volevo essere troppo ansiosa. Dovevo stare tranquilla e mantenere la calma.
- Tess.. - lui chiuse gli occhi e abbassò la testa per un attimo - Grazie a dio sei tornata indietro.
- Non ti avrei mai abbandonato, lo sai. - risposi alzandogli dolcemente il viso con le mani. - Stai bene?
Joel annuì. - Non mi hanno morso, tranquilla. Ma se non fossi tornata indietro sarei morto di sicuro.
- Sei tu che vuoi sempre fare l’eroe, Texas! - esclamai ridendo leggermente.
Anche Joel rise, poi mi guardò negli occhi. - Grazie Tess. - la sua mano grande e ruvida si posò sopra la mia che ancora stava accarezzando la sua guancia.
Sorrisi. - Viviamo insieme, moriamo insieme. Ricordi?
Joel non mi rispose più. Allungò il braccio destro verso di me e mi afferrò delicatamente dietro la nuca, attirandomi a se.
Poi mi baciò.
Non capii subito quello che stava succedendo e quando lo capii mi resi conto che non sapevo cosa fare. Sentii l’altra mano di Joel sfiorarmi la spalla e quel piccolo e quasi impercettibile tocco mi fece scorrere un brivido lungo la schiena. All’improvviso, tutto mi risultò così naturale, così bello. Reagii come era giusto che reagissi, perché i sentimenti sono fatti per essere condivisi e non soffocati.
Mi avvicinai di più a Joel e lo abbracciai forte, ricambiando il bacio. Mi strinsi forte a lui e lui di rimando mi avvolse con le sue braccia forti.
Non so per quanto tempo rimanemmo lì abbracciati a baciarci. Penso che neanche Joel lo sappia. Ma alla fine in momenti così i minuti, le ore non contano. Contano i sentimenti che si trasmettono e null’altro.
Ad un certo punto però qualcosa mi riscosse. Mi staccai quasi con fatica dai baci di Joel e spostai le sue braccia dal mio corpo.
- Cazzo, Joel.. - sussurrai guardandolo negli occhi. Non riuscivo a capire cosa pensasse in quel momento, non riuscivo a capire cosa provasse.
Mi alzai in piedi recuperando il fucile da caccia che avevo lasciato sul pavimento.
- Tess, io.. - Joel si alzò in piedi a sua volta. La sua voce sembrava angosciata.
- Dobbiamo andarcene di qui, e in fretta. - dissi con voce dura.
- Tess! - sentii la mano di Joel afferrarmi il polso, ma io mi divincolai all’istante alzando leggermente le braccia.
- Joel, no. Non è il momento. Dobbiamo andarcene.
Joel mi guardò negli occhi e sul suo volto mi sembrò di scorgere un’espressione di durezza che non mi aspettai di vedere.
- Andiamocene. - disse poi.
Lo guardai precedermi lungo il corridoio, con il suo solito passo sicuro e deciso. Sentivo ancora i suoi baci sulle labbra, le sue braccia che mi stringevano forte a lui.
Mi sentii una stupida. Non era da me lasciarmi andare in quel modo, in balia dei sentimenti. Quelle situazioni avevano il potere di far uscire un lato di me che non ero in grado di controllare, che in un certo senso non conoscevo.
Quale lato rappresentava la vera Tess? Quello da dura o quello che era uscito quando Joel mi aveva baciata?
  
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