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Autore: Deliquium    15/01/2015    4 recensioni
«Mi state mettendo alla prova?»
«Vedila così... Essere un Saint di Atena non è cosa da poco, tu lo sai molto bene, Angelo. E la costellazione che veglia sull'Etna non è una costellazione come tutte le altre...»
«Il Cancro, lo so.» Angelo si era gonfiato in petto. Sapeva tutto del Cancro. Era il suo segno ed era stata la costellazione di Manigoldo.
«Già, il Cancro.» aveva confermato il vecchio greco, con un sospiro.
Storia di come il Saint di Cancer divenne la Maschera di Morte.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cancer DeathMask, Nuovo Personaggio
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Sincretismo'
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Aetna


[ Adranòs ]


Angelo procedeva lentamente, un passo alla volta. Ammantato dal cosmo, scendeva lungo le pareti scoscese, attento a non scivolare sulle pietre incandescenti.
Di tutto il calore, la sua pelle percepiva soltanto una tenue brezza.
Gli spiriti erano silenziosi.
Da tempo, ormai, avevano smesso di parlargli. E non si facevano vedere.
Di tanto in tanto, lui si voltava di scatto, nel tentativo di scorgerli. Ma loro erano rapidi come il pensiero, e scomparivano sempre, senza lasciare nemmeno uno sbafo di fumo.
Per tre anni aveva guardato al vulcano, interrogandosi su quale fosse la prova da superare per poter essere Deathmask del Cancro.
Deathmask.
Era questo il nome che aveva scelto... Questo il nome che avrebbe detto, quando sarebbe giunto al cospetto di Atena.
Aveva chiesto a Petre di parlargli di lei. A lui che non l'aveva mai vista.
«àˆ ancora una bambina... dovrebbe avere, all'incirca tre o quattro anni.»
«Una bambina?»
E se Hades si fosse svegliato prima del tempo, che ci facevano loro con una dea che non era nemmeno in grado di allacciarsi le scarpe?
Ma che sciocco... sicuramente aveva un mucchio di ancelle che le impedivano di alzare un dito ed erano pronte a riverirla.
«L'hai mai incontrata?»
Petre aveva aggrottato la fronte, come se quella fosse una domanda molto difficile.
«Non è ancora cosciente...»
«Cosa significa?» lo aveva interrotto di colpo.
Il modo in cui Petre aveva parlato. Quel dubbio che aleggiava attorno a loro... Era incerto della loro dea?
«Ogni volta che Atena viene nel mondo materiale, lo fa incarnandosi in un corpo umano e quindi sperimenta le stesse fasi della vita di un essere umano.»
«Fammi capire...» si era interrotto.
A lui questa cosa non era piaciuta. Non aveva mai pensato ad Atena, prima di allora e forse aveva cominciato a farlo perchè la fine del suo apprendistato si avvicinava.
«Fammi capire» aveva ripetuto. «Finchè non prende coscienza di sè stessa in quanto dea, lei è come un normale essere umano?»
«In un certo senso sì.»
«Ma è già dea... voglio dire... non è come Hades o Poseidone che hanno bisogno di tramiti.»
«No, Atena è Atena.»
Lui aveva scosso la testa. Non andava bene. Non andava per niente bene.
«Credo che sia sciocca.»
Se quella conversazione si fosse svolta due anni prima, Angelo non avrebbe visto arrivare la mano di Petre, nè tanto meno sarebbe riuscito a schivarla... ma quel giorno ci riuscì.
«Sei diventato lento, Petre.» lo canzonò, incapace di nascondere il giubilo per quell'esile vittoria.
«Può darsi.» gli aveva risposto l'uomo, mentre tornava a sedersi. «Ma tu dovresti stare attento a quello che dici, Angelo. Non sei pi๠un bambino.»
«No, infatti.»
Poi, mentre Angelo si era avvicinato al Buco, Petre lo aveva chiamato indietro.
«Non da lì.»
«Non entro dal Buco, maestro?» gli aveva chiesto.
«No.»
Fu la lapidaria risposta dell'uomo.
Angelo aveva seguito con lo sguardo il punto indicato da Petre.
Nella roccia, nascosta dalle fronde degli alberi si apriva una cavità che era sicuro di non aver mai visto prima.
«Là » lo aveva esortato Petre. «Ti attende la tua prova. Se il suo esito sarà di morte o di vita, dipenderà solo da te.»

Un rumore mise in allerta i suoi sensi. Era come di un qualcosa che raspava.
Il rumore si ripetè, questa volta pi๠lontano.
Nell'Etna vivevano forse degli animali?
Aggrottò la fronte. Lo credeva improbabile.
Eppure, a poco a poco, i rumori crebbero e ad essi si aggiunsero anche scintillii rossastri.
Occhi, pensò Angelo.
Occhi che lo fissavano. Zampe che raspavano.
Il primo cane emerse dalle ombre delle rocce.
Il riflesso del fuoco era la luce che gli permetteva di scorgerlo.
Il cane gli stava davanti. Il muso rivolto verso di lui. La lingua penzoloni di lato. Le orecchie flosce che avrebbero dovuto mitigare il suo aspetto, ma ben poco facevano in quella mole massiccia e ben piantata.
Angelo aveva già visto quel tipo di cane. Nero come la notte, con il vezzo di pelo rossiccio a tingergli il muso, il petto, e la punta delle zampe.
Sapeva essere feroce.
E li c'è n'erano a decine.
Si guardò attorno e si corresse.
No. Erano ovunque. Centinaia.
E quelli non erano cani come quelli a cui era abituato. Quei cani erano veramente grossi e … non erano di questo mondo.
«Chi sei tu, che osi varcare la Soglia?»
Angelo involontariamente arretrò.
Quel cane gli aveva fatto una domanda. Quel cane parlava. I cani non parlano.
«Rispondi, mortale. Se non vuoi che ti sbraniamo.»
E a sottolineare quella minaccia, centinaia di cani ringhiarono all'unisono.
«Mi chiamo An... Deathmask.» drizzò le spalle. «Deathmask di Cancer.»
Non era proprio esatto, ma lo sarebbe stato presto.
Il cane rise.
I cani possono ridere?
«Maschera di morte.» disse il cane. «Ti sei scelto uno strano personaggio da interpretare.»
«Un personaggio che non ammette sconfitta.» tenne duro Angelo.
«Oh, su questo non ci sono dubbi.» confermò sarcastico il cane, poi aggiunse. «E dimmi, Maschera di Morte perchè sei qui?»
Perchè era qui?
Bella domanda.
Perchè c'erano centinaia di cani nell'Etna, sarebbe stata la domanda pi๠logica.
Giusto.
Arricciò lievemente le labbra.
«Tu, piuttosto, chi sei? I cani non parlano.»
Di nuovo la risata.
«Perspicace, mortale.»
Altri cani vennero fuori da dietro le rocce. Angelo fece rapidamente un giro su sè stesso. Ovunque scorgeva il profilo dei molossi.
«Noi siamo i custodi della Fucina, il cuore dell'Etna. L'Adranòs. »
«Ma Adranòs è un dio.» esclamò, quasi indignato Angelo.
Adranòs.
Sapeva perfettamente di chi stava parlando. Il dio siculo dell'acqua e del fuoco. L'antico dio che forgiava metalli all'origine del mondo, prima dell'avvento di Efesto e prima di Vulcano.
«E dio continua ad essere, ma non come tu, mortale, puoi immaginare.» Il cane alzò il muso. Emozioni umane. Un cane che pensava da uomo. Angelo scosse la testa. La prova consisteva forse nel farlo impazzire?
«Questo che vedi, Maschera di Morte. Questo, l'Etna stesso è Adranòs.» Tornò a fissarlo, prima di aggiungere: «E noi, mortale, noi siamo i mille cani che servivano Adranòs quando egli camminava sulle pendici della Montagna di Fuoco.»

«Hai un nome?»
«Adranòs conosceva il mio nome. Ma io l'ho dimenticato.»

«E quindi? Devo affrontarvi tutti insieme o uno per volta?»
«Ha importanza, mortale?»
Il cane piegò la testa e iniziò a ringhiare.
Angelo si mise in guardia, come aveva fatto centinaia di volte nell'affrontare Petre e espandè il cosmo.
Ormai padroneggiava la Velocità dei Gold e sentiva come se fosse nato con il Settimo Senso.
Un battito di ciglia.
Un battito di ciglia e li avrebbe annientati tutti.
E un battito di ciglia fu, ma le cose non andarono come si era immaginato.
Angelo piegò il ginocchio a terra.
Le braccia, le gambe, la schiena. Sentiva il sangue fluire dalle ferite. Lo avevano colpito con le unghie, le fauci, i corpi massicci.
Com'era possibile? Lui che padroneggiava la Velocità dei Gold.
«Ringrazia il Fato, mortale, di vivere in un'epoca in cui dominano gli Olimpi. La vostra stoltezza è imbarazzante.»
«Come osi, Cane.»
Angelo bruciava di rabbia. Rabbia per l'atteggiamento di quel cane del cazzo. Rabbia per non aver fatto a quelle bestie dell'inferno nemmeno un graffio.
«Te lo ripeto, mortale. Sei stolto. Non comprendi cosa ti è richiesto e attacchi nel modo sbagliato.»
«Vorresti darmi lezioni di strategia?»
Il Cane distese il muso in quello che Angelo aveva imparato a riconoscere per un sorriso.
«No, ti sto solo dando un suggerimento. Perchè sei qui, mortale?»
Perchè sei qui?
Gliel'avevano già fatta quella domanda.
Perchè era qui?
Per diventare il Gold Saint del Cancro.
Per essere il Cancro...
E come poteva esserlo?
Come poteva sconfiggere i mille cani di Adranòs?

Come in passato, quando Petre gli aveva posto la stessa domanda, le due cose erano sovrapposte. L'una necessitava dell'altra.
Petre... maestro.
Le parole dell'uomo gli affiorarono come ondate.
Parole che gli aveva detto, tanto tanto tempo fa.
Ascolta molto bene … non è fondamentale la forza fisica … non è da lì che trai il tuo potere.
I cani attendevano.
Non erano lì per attaccare.
Erano lì per ricevere.
Non è dalla forza... non è dalla Velocità ...

Chi sono?
Io sono la Morte.


Come una diga, le barriere della sua consapevolezza cedettero.

Posso uccidere in un istante. Con un pensiero.
L'Ade è la porta e io ho la conosco. Da tempo, da molto tempo.
Che ci vuole?
A raccogliere le anime
Io posso
Posso mandarle nell'Ade, posso distruggerle e posso

raccoglierle attorno a me e iniziar la Caccia.


E vide negli occhi del Cane il trionfo.
E poi il suo cosmo scheggiò in un pensiero e ogni cosa scomparve.

   
 
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