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Autore: _Clary_Baby    15/01/2015    2 recensioni
Avete presente We Got Married? Ecco, immaginatevi due degli EXO, K ed M, presi ( eletti ) per questa nuove ed esilarante quinta stagione!
Il presentatore è un sadico, maligno; i partecipanti sono più stanchi che mai e le candidate sono... come dire: matte!
Una convivenza di un mese e poco più, il disturbo dei flash fotografici e i tentati omicidi delle sasaeng...
Chissà cosa succederà...
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P.O.V Sehun
:- Eheheheheh... girate la boccia!-.
"Dannato vecchio, fa sembrare tutto cosi drammatico e di vitale importanza!" tentai di mostrarmi calmo con ampi successi.
Il conduttore prese un fogliettino dalla boccia di vetro davanti a sè; lo aprì con la lentezza di un bradipo in via di estinzione, rendendo il tutto ancora più tortuoso. Sgranò con finta sorpresa gli occhi e riprese il microfono in mano, dopo un lungo sospiro:- E quest'anno il brivido del matrimonio lo proveranno gli.... EXO!- no.
Nonononononononononononononononononono. Questo era tutto un incubo. Magari era lo stress o magari era la fame...
"Ma quale fame!". Perchè non potevamo riposarci come sempre, dopo uno sforzo immane chiamato 'comeback'! Perchè?!
Chiusi gli occhi, adesso dovevo solo sperare di non essere chiamato per parte degli EXO-K.
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Buona Lettura!
Genere: Demenziale, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sehun, Sehun, Tao, Tao, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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∞ Capitolo 9 ∞

 

Pov. Mary

 

 

 

Sehun non faceva altro che lamentarsi: steso sul letto della nostra camera, avvolto a mo’ di mummia egizia nelle lenzuola di lino e con la testa poggiata al “cuscino più soffice di una nuvola”, urlava le peggiori imprecazioni rivolte a quella Sasaeng che gli aveva “squarciato a sangue il suo povero braccio”. Frasi sue, non mie.
«Aish, male, dolore, ahimè che male!», gridò per la quindicesima volta contorcendosi sul materasso. Era ormai un’ora che andava avanti così, erano le quattro del mattino e io volevo assolutamente dormire.
«La vuoi smettere, per l’amor di Pietro?!», sbottai dandogli una cuscinata sulla fronte.
«Pietro?! E chi è Pietro?!», fece lui, mettendosi seduto e guardandomi con tanto d’occhi.
Gli mostrai uno dei miei faceplam più belli e scossi la testa prendendomi il naso tra l’indice e il pollice «E’ solo un modo di dire. Ora, ti prego, stà zitto.»
«Beh, scusa se le mie grida di dolore ti tengono sveglia.»
«Sehun, ti hanno medicato due giorni fa e la ferita è guarita quasi del tutto, non rendere la faccenda più grave di quanto non lo sia», alzai gli occhi al cielo e incrociai le braccia al petto per poi lanciare un’occhiataccia al mio presunto marito. Se sperava che gli facessi da camerierina, si sbagliava di grosso.
Lui mugolò qualcosa e si girò verso di me facendo attenzione a non spostare tutto il suo peso sul braccio ferito «Una fan mata mi vuole uccidere-, esordì con tono da oltretomba, tirando in fuori il labbro inferiore- e tu mi tratti male? Andiamo, Mary, un po’ di pietà!»
Lo guardai e scossi la testa, addolcendo il tono di voce «Sehun, ora devi solamente calmarti. Se continui a lamentarti come se ti stessero castrando, è peggio, fidati. Tu non devi pensare alla ferita, altrimenti ti fa più male di prima,» replicai, ponendo l’ultima frase come una domanda. Non sapevo nemmeno io cosa stessi dicendo. Tutta colpa di SeButty.
«Uffaaa! Ma perché vuole cancellare il mio bellissimo viso dalla faccia del pianeta?», domandò mettendosi di nuovo in posizione supina.
Non lo so, caro, forse perché sei insopportabile? «Forse perché non la degni di un battito di ciglia col mascara.» dissi.
Lui borbottò «Io non uso mascara.»
«No? Vuoi dire che quelle ciglia flap flap da donna sono tue?», domandai, sinceramente interessata, sporgendomi in avanti per controllare per bene.
«Ma cos-? Mary, ma che hai sniffato prima di venire qui?», volle sapere, guardandomi come se fossi un millepiedi.
Ridacchiai «Nesquick», risposi come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
«Oh, Cristo», imprecò Sehun, nascondendo però un debole sorriso divertito.
Restammo in silenzio. Chiusi gli occhi e “assaporai” la morbidezza del cuscino, lasciandomi cullare dal respiro di Sehunnah steso accanto a me. Ah, dolce silenz-
«Mary?», mi chiamò l’evil maknae con un vocina sottile sottile. Okay, questo implicava il fatto che dovevo preoccuparmi di brutto.
Ma che vuole ora? «Mh?»
«Avevi ragione, se non ci penso non mi fa più male».
«Mh», mugugnai, già in stato di dormi veglia.
«Mary?»
Aprii piano un occhio, pronta a smaD.Onnare da un momento all’altro «Sì?» Dovevo essere gentile, gentile.
«Hai fratelli?», domandò.
Ma che…?
«Sì, ho una sorellina minore e un fratello gemello», risposi girandomi a rallentatore verso di lui: era steso su un fianco, intento ad ammirarmi la schiena. Beh, ora ammirava il mio viso da zombie in vacanza.
«Come si chiama tuo fratello gemello?», chiese, sorridendo.
Okay, dovevo preoccuparmi, non sapevo che Sehun fosse in grado di sorriedere.
Sbuffai rumorosamente «Mario il Sanguinario. Io sono Maria la Sanguinaria e lui Mario il… beh, hai capito. ‘notte», e chiusi gli occhi.
«Perché proprio ‘sanguinario’? Ha ucciso qualcuno?!», squittì, scattando a sedere.
Ma davvero faceva?
«No, perché anche a lui vengono le mestruazioni. È un caso raro», mormorai, non rendendomi conto di quello che dicevo. Avevo bisogno di dormire.
Mio fratello mi avrebbe uccisa a colpi di karate, appena tornata a casa, nella nostra umile dimora in Italia; così diventava davvero “Sanguinario”.
«Oh. E che tipo di assorbenti deve comprare?»
Mon Dieu, possibile che gli devo spiegare sempre tutto?!
«Sehunnah, ti sto prendendo in giro. Mio fratello si chiama Mark», ridacchiai debolmente e lo sentii sbuffare.
Di nuovo scese quel meraviglioso silenzio che stavo iniziando ad amare, e Sehun borbottò un debole “buona notte” per poi posare la mano bollente sul mio fianco. Non ero abbastanza in forze per tirargli una gomitata nelle costole, per cui mi addormentai quasi subito.
All’improvviso l’allarme antincendio scattò, facendomi sobbalzare con gli occhi sgranati e iniettati di sangue; sembravo un lupo intento a sbranare tutto e tutti. Ditemi che questo è uno scherzo, ditemi che questo è Chen che mi sta trollando, ditemi che POSSO DORMIRE E CHE NESSUNO HA DATO FUOCO A QUESTA CASA. DA LUF IZ ON FIYA.
Sehun mugugnò qualcosa di incomprensibile e si coprì la testa con il cuscino.
Colsi un “vaffanculo” appena sussurrato, invece io decisi di esprimere tutto il mio scontento con due semplici, dolci, soavi parole: «PORCA TROIA!».


 
Pov. Claci
 


 
Faceva freddo.
Davvero tanto freddo, stavo per diventare un polaretto, avevo ancora quel dannato ciclo del cavolo e la mia pancia implorava pietà. Comunque era una bella serata: le stelle brillavano nel cielo, la luna era brillante e luminosa e… porca minhotta, nella mia prossima vita voglio nascere uomo.
Mi contorsi sul materasso e gemetti debolmente.
«Claci?», bisbigliò Tao, preoccupato, posandomi delicatamente una mano sulla spalla e accarezzandomi dolcemente la pelle gelida «Stai bene?» Ahw, pandino, sei così dolce.
«No, Tao… Ho freddo e mal di pancia», pigolai mettendo su un broncio e tirai su col naso. Sospirai rumorosamente e cominciai a tremare, sentendo i brividi lungo la schiena; tirai verso di me tutta la trapunta ed esalai un debole gemito quando l’addome mi inviò una fitta lancinante. Maledette ovaie. Stavo per commettere un ovaicidio.
«Freddo?» biascicò lui , visibilmente in imbarazzo. Gli davo le spalle, quindi non potevo vedere la sua faccia, ma scommetto che era rosso come un peperone «Vieni qui», disse.
Aspetta.
Ueit.
Un attimo.
Aveva appena detto.
“Vieni qui?”
Oddio.
Oddio.
Oddio.
Oddio.
Oddio.
Oddio.
Oddio.
Mi voleva abbracciare?!
Sentii la sua mano scivolare lentamente sul mio stomaco e mi strinse a sé, facendomi sollevare la testa in modo da poter far passare il suo braccio muscoloso sotto il collo. Premette il petto contro la mia schiena e cominciò ad accarezzarmi le spalle per scaldarmi al meglio «Va meglio?», domandò con la sua voce da cuccioletto. Il corpo di Tao era caldo e forte, mi sentivo al sicuro come non mi ero mai sentita in tutta la mia vita.
Annuii debolmente e sorrisi, girandomi verso di lui per affondare il volto nell’incavo del suo collo; e a lui questo non dispiacque per niente. Lo guardai; mi guardò. Lui avvicinò lentamente il viso al mio, stava azzerando la distanza tra noi, quando… Un suono squillante per poco non mi fece perdere l’udito: l’allarme.
 
Alle cinque di mattina, in casa, riecheggiò un simpaticissimo urlo di battaglia da parte di Mary «PORCA TROIA!»
 
A cui mi aggiunsi io.
 
«PORCOCAZZODEIBAP!»
 
Scendemmo tutti in soggiorno, dove trovammo gli EXO e Mary in condizioni pietose: barcollavano tutti come zombie addormentati e avevano le occhaie lunghe fino alle ginocchia. Baekhyun aveva sulla faccia una maschera color verde vomito e delle fette di cetriolo gli stavano colando lungo le guance, ma la cosa più spaventosa era la sua espressione da maniaco «Chi ha osato interrompere il mio sonnellino di bellezza?!», strillò con voce incredibilmente acuta.
Spostai lo sguardo verso il divano e l’immagine del presentatore sadico mi apparve davanti agli occhi. Sorrideva e sembrava fresco e riposato, al contrario di tutti noi. Mi veniva voglia di strozzarlo, insomma… Tao mi stava abbracciando e ha fatto scattare quella fottutissima allarme del cazz- okay, Claci, calmati.
«Buongiorno, ragazzi!», esordì, allargando ancora di più quell’antipatico sorrisetto da canaglia. Mary ringhiò e strinse i pugni fino a far sbiancare le nocche «Spero che tu abbia un buon motivo per averci svegliati a quest’ora, vecchio».
Mon Dieu. Se lei non dormiva per almeno otto ore, si scatenava la terza guerra mondiale. Avevo paura della mia migliore amica quando succedeva: io e Minha ci nascondevamo dietro il divano e aspettavamo che la tempesta si placasse.
«Ovvio, tesorino bello. -si alzò e ridacchiò, giulivo (Oh, madre)- Mary, Tao, Sehun e Claci andranno in luna di miele! Indovinate dove? In Italia! A Napoli!»
Napoli?!
Napoli?
N A P O L I?!
La nostra città natale, dove c’erano tutti i nostri parenti! Non vedevo l’ora di tornarci, che bello! E la cosa migliore era che stavo tornando lì con il mio tenero e dolce bias… Insieme a quel coglionazzo di Sehun e la mia migliore amica.
Vidi Mary che sbarrava gli occhi e che mi guardava, felice, come se tutta la stanchezza fosse sparita in un battito di ciglia col rimmel.
Sehun roteò gli occhi cadendo all’indietro, spaventato all’idea di passare del tempo con la sua dolce mogliettina, che si strofinò le mani sorridendo tipo il tizio dei Simpson.
Tao sbiancò «Devo separarmi da Kris Gege?», chiese con una vocina flebile flebile.
«Sì».
«Da Suho Umma?»
«Affermativo».
«In Italia?»
«Certo che sì, pandino»
«Hai pagato tu il viaggio?»
Il presentatore avvampò e ridacchiò nervosamente grattandosi la nuca «S-sì, dicamo, più o meno. Andrete con il jet privato del fidanzato di mia nipote Minha e arriverete a Napoli questa sera! Ragazze, voi due incontrerete vostra zia e i vostri zii. Starete da loro per qualche giorno, non è emozionante?!», ci guardò aspettando una reazione da parte nostra.
Dopo un paio di minuti, Baekhyun sbottò «Aish, hai rovinato il mio sonnellino di bellezza per una notizia del genere?! Non sai che ho bisogno di dieci ore per avere una pelle PERFETTA come al mio solito?! E OH MAI GAWD! -si guardò le mani e le agitò davanti all’uomo- il dorso delle mie mani perfette -sottolineò l’ultima parola con un urlo a dir poco acuto- è tutto screpolato! INACCETTABILE! La crema per le mani, dov’è la mia crema?!», corse di sopra come se avesse il turbo alle scarpe e sentimmo la porta sbattere violentemente contro il muro.
Chanyeol scosse la testa e Kris sbottò «Pazzesco, è più fanatico di me».
«It’s Baek-hyung style», ridacchiò Kai.
«Non mi copiare le battute, pulce», ribatté il Lidah assottigliando lo sguardo.
Sehun intanto giaceva ancora mezzo svenuto sul pavimento, mentre Lay e Suho gli facevano aria con un tovagliolo all’odore di cocco.
Chen ridacchiò e passò un braccio attorno alle spalle esili di Kyungsoo, ancora mezzo addormentato e con i coglioni girati per colpa dell’allarme scattata alle cinque di mattina «Detta da Kai, questa frase sembra mooolto più sexy», disse.
«YAH! “It’s not my style” è il mio style! Non provocarmi, cammello!», muggì YiFan con uno strano tic all’occhio. Forse anche lui aveva qualche problemino di sonno come Mary; così si spiegava il comportamento da mestruata incavolata. Uh, ho fatto la rima.
«Cammello? Pulce? Non siamo in uno zoo!», esclamò Lay.
«Taci, unicorno!»
«E’ uno zoo un po’ particolare», convenne Chen scoppiando a ridere.
Mi battei la mano sulla fronte e, mentre tutti tornavano nelle loro camere a rimettersi a dormire, feci mente locale sui vestiti che mi sarei dovuta portare al nostro soggiorno a Napoli.
Sìììììììììììì!
Saltellai in camera mia, felice come una Pasqua, e cominciai a preparare tutto l’occorrente con un sorriso a ventordici denti stampato sul viso. Finalmente si tornava a casa!
Dopo tre ore contate, eravamo tutti sul jet che ci avrebbe portato in Italia: la nostra cabina era molto grande e spaziosa: c’erano tre divanetti di pelle con la cintura, un tavolo di legno e, soprattutto, un bagno che godeva di tutti i servizi.
Mary si addormentò quasi subito minacciandoci di morte se avessimo osato svegliarla e Sehun la raggiunse nel mondo dei sogni poco dopo, lasciando me e Tao soli soletti (in compagnia della noia e del silenzio assoluto).
Mezz’ora dopo, stavo per avere un attacco di crisi «Tao -chiamai il ragazzo, che stava leggendo una rivista di moda molto attentamente- che facciamo?»
Lui scosse la testa chiuse il giornalino per poi lanciarlo sul cuscino accanto a lui «Non ne ho idea. Giochiamo a “sasso”, “carta”, “forbici”?»
Lo guardai come se volessi friggerlo nell’olio bollente «No, grazie».
Dopo un paio di secondi, vidi che un simpatico sorriso da canaglia stava apparendo sul suo volto da cucciolo di panda «A dire il vero… C’è qualcosa che vorrei fare…», sussurrò maliziosamente, alzandosi con lentezza. Oddio, voleva venire a baciarmi?! Sì, lo voglio, spogliami e fa di me ciò che vuoi.
«Andiamo nella cabina di pilotaggio a dare fastidio al conducente!», strillò a voce un po’ troppo alta.
Inutile dire che restai di sasso.
Mi aveva trollata.
Come Chen.
Era stato Chennizzato.
Tao, sei romantico come una spina nel cul- calma, Claci, calma!
Sbuffai esasperata e lo seguii mentre si dirigeva verso la cabina, sicuro di sé, come se stesse facendo qualcosa di giusto per l’umanità; appena entrammo, si sedette accanto al conducente e di fronte ai comandi e mi sorrise. Io preferii restare vicino alla porta, nel caso le cose si fossero messe male e sarei dovuta scappare a gambe levate. 
«Siamo arrivati?», domandò mio marito, cioè, il mio finto marito.
Il pilota non staccò gli occhi dai comandi, ma dal suo tono di voce potei capire che era altamente scocciato «Manca ancora un po’, Signor Huang»
«Capisco», mormorò Tao cominciando a girarsi i pollici, fingendosi confuso.
Ridacchiai con la mano posata sulla bocca per non farmi sentire e il maknae degli M mi lanciò un’occhiatina divertita «E quanto manca?», chiese.
Questo sì che era divertente! Vai, Tao!
«Non lo so, signor Huang», rispose l’altro dopo aver esalato un lungo sospiro.
«Non chiamarmi “signor Huang”, puoi chiamarmi in un altro modo?»
«Ho tanti altri modi, ma non li posso dire di fronte a tua moglie» sbottò il pilota a denti stretti. Tao si rabbuiò e dovetti farmi in quattro per non scoppiare in una risata sguaiata.
Calò un silenzio pesante, rotto di nuovo dalla domanda del ragazzo «Siamo arrivati?»
«No»
«E ora?»
«No!»
«E ora?»
«NO!»
«E quanto manca?»
«NON LO SO, PORCA MISERIA, ORA LASCIAMI GUIDARE!» ululò l’uomo lasciando andare i comandi per un nanosecondo e mettendosi le mani nei capelli.
Tao si ammutolì e si mordicchiò le labbra per non ridergli in faccia, mentre a me stava per esplodere la milza: quel ragazzo era un vero spasso.
«Siamo arrivati?»
Inutile dire che il conducente fece un brusco atterraggio in aperta campagna al fine di sbattere ripetutamente la testa contro il tronco di un povero albero fino a perdere i sensi e sprofondare nel magico mondo di Ponylandia.
 
 
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Molte ore, urla e imprecazioni dopo…
 
Arrivammo a casa di nostra zia verso le otto e mezza; però prima facemmo fare ai nostri maritini un bel tour di Napoli. A loro stava piacendo veramente tanto la nostra città, tanto che non facevano altro che mormorare “oh e “ah” di sopresa.
Bussammo alla porta dell’abitazione enorme e una donna alta dal viso dolce e i capelli neri come la pece ci aprì. Appena vide me e Mary, si portò le mani al viso e urlò, stringendoci in un abbraccio commosso «Figliò, ra quantu tiemp nun c vrimm!¹»
Ci staccammo e dissi, con un enorme sorriso «Zia, ci sei mancata tantissimo!»
Lei si asciugò una lacrima che le era rotolata lungo la guancia e ci scrutò con occhio critico «Sit tropp secch, trasit, figliò, sit e benvenut!²», poi spostò lo sguardo su Sehun e Tao che si inchinarono rispettosamente «Ma chi so chillij duj? -indicò il maknae dei K- chillu la par nu terrorist»³
Povere stelle, quei due non stavano capendo una mazza. Scoppiai a ridere guardando le loro espressioni confuse -e soprattutto adorabili-.
Mary si rivolse ai due ragazzi con un enorme sorriso stampato sul viso «Lei è nostra zia, Perla Madonna», e la indicò con il pollice.
Tao strillò, inorridito «Mary! Non si bestemmia!»
Lei alzò un sopracciglio «Come? E quando mai l’ho fatto?», si grattò la testa, confusa.
«Adesso! Scusa, ma non avevo capito che fosse tua zia! Ma non si bestemmia, signorinella», agitò il dito davanti a Mary come per rimproverarla.
Ma che cazz-
«Tao, non ho bestemmiato!» strillò lei alzando le braccia in aria.
«Sì, invece!»
«Ti stavo presentando mia zia, Perla Madonna!»
Tao la indicò con il dito tremante e un’espressione shockata dipinta sul volto «L’hai fatto di nuovo! Hai bestemmiato di nuovo!»
Scoppiai a ridere, mentre la zia ci guardava con tanto d’occhi e Sehun si grattava la nuca ancora mezzo addormentato.
Mary si batté un mano sulla fronte e la lasciò scivolare lentamente lungo il viso «Tao, il suo nome è Perla Madonna. Perla nome e Madonna cognome. Okay?», disse con molta lentezza, indicando prima Perla e dopo lui.
«Oh» balbettò il maknae degli M avvampando di colpo, in imbarazzo «Scu-scusa… Io pensavo che…», si bloccò di colpo e ridacchiò nervosamente. Ahw, era così dannatamente dolce quando era rosso come un’aragosta.
Zia Perla scrollò le spalle con nonchalance e accarezzò piano il braccio di Mary, che ancora se la rideva a causa della innocente confusione di Tao «Trasit, trasit!», disse la donna con un enorme sorriso stampato sulle labbra.
Sehun prese la sua valigia, quella di Mary e quella mia da terra ed entrò in casa a fatica «Ma che diavolo ci avete messo qui dentro? Piombo?», domandò con espressione sofferente, chiudendosi la porta di legno alle spalle con un calcio. Posò i bagagli sul pavimento e si appoggiò alla parete asciugandosi il sudore dalla fronte. Esagerato come al solito, il ragazzo.
Sbuffai e mi guardai attorno; il soggiorno della casa della zia era sempre lo stesso: un divano di pelle di fronte al caminetto, il tappeto colorato al centro della sala, il tavolo di legno con attorno le sedie di velluto e le scale che portavano alle innumerevoli camere da letto. Il tavolo era apparecchiato per un sacco di gente, segno che anche i nostri cugini stavano arrivando (io e Mary avevamo scoperto di essere lontane parenti qualche mese prima… Coincidenze? Io non credo).
La porta sulla destra si spalancò e zia Mia, la sorella minore di zia Perla, emerse dalla cucina sventolando un fazzoletto «Oh, Dio! Maria! Claudia! Da quanto tempo che non vi vedo! Fatevi abbracciare!», e ci strinse tra le braccia talmente forte che ebbi l’impressione che mi stessero per spezzare le costole. Ahia. Dolore.
«Ci siete mancate tantissimo anche voi, zia Mia! -dissi, poi indicai la tavola- chi c’è per cena?»
«Ah, stanno per arrivare tuuutti i nostri fratelli e i loro figli. I vostri genitori, purtroppo, sono ancora a lavoro...», mormorò con debole un sospiro. L’espressione triste si trasformò in un nanosecondo in una felice come la margherita che sorride sui quaderni dei bambini «Abbiamo preparato le stanze per voi e i vostri mariti e… Domani andrete al ristorante, voi quattro soli! Zio Pippi vi presterà la sua auto! E la sera… andrete ad una specie di casa stregata qui accanto per il programma. Sarà divertente!»
I miei genitori gestivano un albergo in Toscana; mentre quelli di Mary avevano aperto un negozio in Puglia… Quindi non potevamo vederli spess- Aspetta, aveva detto “casa stregata”? Come avrebbe fatto il dolce e tenero Tao a spravvivere? Mi sarebbe toccata la parte dell’uomo della situazione.
«Cosa?», biascicai.
Zia Mia alzò le braccia in segno di resa «E io che ne so, quel tizio strano tutto sorrisi è venuto e ci ha detto che sareste tornate qui e…» non ascoltai altro e cominciai a fissare un punto vuoto.
Argh, lo sapevo che c’era lo zampino di quel sadico del presentatore!
Volevo ucciderlo con le mie stesse mani, magari strappargli quel sorrisetto beffardo dalla faccia e appiccicarglielo in fronte.
Sehun mi toccò la spalla e Mia tornò in cucina borbottando frasi in dialetto napoletano «Lei si chiama Mia?», domandò, confuso.
Annuii «Sì, perché?»
«Mia? Mia Madonna? Madonna Mia?»
Gli battei la mano sulla schiena un paio di volte e scossi la testa, facendo di tutto per non scoppiare a ridergli in faccia, lasciandolo ai suoi problemi esistenziali. Andai da Mary, che si era seduta sul divano e stava scrivendo qualcosa al cellulare… E potei notare Sehun che cercava di sbirciare sullo schermo del telefonino.
Quando arrivarono tutti i nostri parenti, ci sedemmo a mangiare tutto quello che avevano preparato le zie: perciatelle ‘nguacchiate come primo piatto, un arrosto misto come secondo, le patate al forno come contorno e le Zeppole di San Giuseppe come dolce. Fu tutto delizioso e perfetto, mi era mancata la cucina italiana.
I nostri cugini piccoli si divertirono ad insegnare insulti in napoletano a Sehun e Tao che, dato che non capivano nulla, venivano trollati alla grande: le piccole pesti dicevano loro che quelle frasi erano complimenti quando era tutto il contrario.
E Tao ci cascò, prese in giro Kris senza volerlo, ma questa è un’altra storia.
 
Il giorno seguente, alle ore 11:30 del mattino...
 
Entrammo in macchina per andare in questo famoso ristorante, e Sehun e Tao cominciarono a litigare su chi dovesse avere il piacere di guidare la futuristica auto dello zio Pippi. Io e Mary eravamo sedute sui posti di dietro, e guardavamo i nostri due mariti che si urlavano contro «Tao! Lascia che sia un vero uomo a guidare!», ululò Sehun agitando le braccia in aria.
Il panda rispose con il viso di una strana colorazione rossastra «Ecco perché devo essere io! Sono il più grande!» e mise su un adorabile broncio da bimbo di due anni.
«Se, certo, come no», lo schernì l’evil maknae con un antipatico sorriso stampato sulle labbra. Si vedeva da lontano un miglio che Tao si stava facendo in quattro per non saltargli al collo e ucciderlo con le sue stesse mani.
Alzai gli occhi al cielo e Mary incrociò le braccia «Per quanto andrà avanti questa cosa?», domandò senza staccare gli occhi dal finestrino.
«Non ne ho idea. Conoscendo quei due potrebbe durare parecchio tempo. Si comportano come bambini dell’asilo», risposi con una scrollata di spalle.
«Voglio guidare io! Io! Eddai, Sehun, io!»
«Tao! Io sono più bravo! A Mario Kart il mio record è più alto del tuo!»
Io e Mary ci guardammo con gli occhi spalancati.
No, non era umanamente possibile: si poteva essere così cretini?! «Yah! Tommy e Jerry, Sehun guiderà all’andata e Tao al ritorno. Okay?! Ora possiamo andare?! E mamma mia, per così poco!», sbottai battendo il pugno contro il finestrino, in modo che potessero notarmi e sentirmi.
Sehun fece la linguaccia a Tao e si sedette al posto del guidatore, mentre l’amico a quello del passeggero «Allacciate le cinture, signorine, tra poco si corre!», disse il maknae passandosi la lingua sulle labbra e infilando un paio di occhiali da sole.
Oh, Dio, questo ci fa schiantare.
Mary si raccomandò con voce da oltretomba «Non andare troppo veloce,  carino: se andiamo a sbattere lo zio ci spezza il culo in due parti perfettamente uguali. E tu ci tieni al culetto, vero?»
«Fidati me, piccola Mary. Sono cose che faccio spesso», ribatté Hun accendendo il motore.
«Certo, sono cose che fai spesso, però alla Wii!», squittì Tao.
L’altro non lo ascoltò e partì alla velocità della luce, tanto che fummo sbalzati tutti all’indietro: io mi ritrovai a gambe all’aria con la testa sulla coscia di Mary e lei con la faccia schiacciata contro lo schienale. Tao aveva conficcato le unghie nel sedile e stringeva la cintura di sicurezza come se fosse un’ancora di salvezza «SEHUN!» sbraitò con la voce spezzata a causa del terrore.
Il più piccolo non lo degnava di uno sguardo, si divertiva a ridere come un pazzo e a far sfrecciare l’auto tipo le Ferrari di Formula 1.
L’unica cosa positiva era che si ricordava la strada, altrimenti eravamo fottuti.
Sospirai e mi rimisi a sedere, mentre Mary estraeva dalla borsa una banana.
La guardai.
Mi guardò «Che c’è?»
«Cos’è quella cosa?», chiesi, alludendo al frutto. Mi conosceva da un sacco di tempo, sapeva che avrei fatto commenti sconci -pervy all’ennesima potenza- sulla banana, quindi doveva assolutamente toglierla di mezzo.
Lei alzò un sopracciglio «E’ un’innocua banana», rispose cominciando a sbucciarla.
Oh, cielo, Mary, capiscimi.
«Una banana…»
Sehun sbuffò «Sì, Claci, una banana: il frutto che cresce sul banano, quella strana pianta che-» cominciò a spiegare, con aria da saputello.
«So cos’è una banana! -dissi, imitando il suo tono di voce- ma non mi va di fare battutine pervy davanti a Tao, quindi Mary dovrebbe smettere di mangiarla». Sehun scoppiò a ridere e Tao mi guardò, confuso.
«Che vuol dire “pervy”? E che battutine? La banana è ricca di potassio, fa bene alla salute», domandò infatti. No, Panda, tu non puoi farmi questo.
Mary annuì «E poi fa crescere le tette», disse con la bocca piena, come se fosse la cosa più importante del mondo.
Finsi di concentrarmi sulla zip della felpa «Ecco perché MinHa ha una quinta», borbottai, prima che potessi rendermene conto. Mi coprii la bocca con la mano e sbarrai gli occhi, mentre Mary scoppiava a ridere come una iena e Sehun per poco non ci fece finire contro un albero.
Stavamo risalendo una specie di collina, quando ci fu un bip: la benzina stava finendo.
«Porca miseria, Tao, non hai controllato?!», inveì Sehun tirando un calcio al freno. In quel momento, l’auto si fermò e restammo bloccati nel nulla più assoluto, dato che non c’era un’anima in quella strada.
L’altro alzò le braccia in segno di resa «Sei tu il vero uomo, non io!»
Mary sbuffò e indicò un distributore ad un centinaio di metri di distanza «Io e Claci scendiamo a prendere un po’ d’aria, voi andate a fare rifornimento», spalancò lo sportello e scendemmo, inspirando l’aria fresca del mattino.
Intanto, i due, spingevano la macchina… o meglio, Sehun spingeva la macchina mentre il Guccidipendente si guardava le unghie con nonchalance «Tao, aiutami!»
«Sei tu l’uomo, mica io!» ripeté l’altro a macchinetta.
«TAO, PORCA PUTTANA!», gridò Sehun cominciando a perdere la pazienza «Aiutami! O dico a Baekhyun che sei stato tu a leggere le sue riviste porno, non Kai!»
Un attimo… TAO HA LETTO RIVISTE PORNO?!
Io e Mary ci girammo a guardarlo  a rallentatore: quindi ci aveva trollati per tutto il tempo! Lui non era puro e casto come gli omini di zucchero che abitavano nel magico mondo di Dolciopoli, lui era il pervertito della situazione!
Tao, cosa hai fatto… Mi hai sfasciato un mito…
Il panda avvampò e balbettò «E-e tu come l’hai scoperto…»
Sehun sbarrò gli occhi dalla sorpresa e si bloccò di colpo, farfugliando «Veramente… Io dicevo tanto per dire… L’ho scoperto adesso…»
Speravo che qualcuno sbucasse all’improvviso dicendo “sorridi, sei su Candid camera!”. Non pensavo che il dolcissimo Huang Zitao avesse questo oscuro segreto -che ora non era più un segreto, dato che l’aveva appena ammesso in diretta televisiva-.
In men che non si dica, Tao corse in aiuto del maknae pregandogli di non dire nulla a Baekhyun e promise di regalargli tutte le sue magliette Gucci.
Noi due donne scoppiammo a ridere e Mary si girò a lanciare la buccia della famosa  banana verso un solitario cestino della pattumiera, mancandolo di parecchio. Lei sbuffò e fece per andare a raccoglierla, ma un rombo la fece letteralmente saltare all’indietro: un enorme camion si avvicinava a tutta velocità verso di noi e non aveva intenzione di fermarsi.
Chi c’era al volante? Ovvio: quella pazza di nome Kim Yeoshin. Avrei riconosciuto il suo viso da maniaca dappertutto.
Rideva come un’esaltata e girava il volante a destra e a sinistra.
Ma come diavolo aveva fatto a trovarci? Aveva un EXOnavigatore piantato nel cervello?!
Fatto sta che la buccia rimase al centro della strada e Mary corse verso di me, stringendomi in un abbraccio, che ricambiai. Cominciammo ad urlare quando pensavamo che per noi fosse la fine, quando cominciai a recitare il testamento da lasciare a mio marito, quando… Quando il camion centrò proprio la buccia di banana e fece un paio di giravolte su se stesso, per poi cadere al di là del burrone sulla destra della strada rolling like a buffalo (per grande gioia di Kris) come nei cartoni animati.
Guardammo la scena senza proferire parola e trasalimmo quando sentimmo il rumore assordante del metallo contro la roccia. Decidemmo di avvicinarci al burrone per dare un’occhiata, e notammo che Yeoshin era ancora viva -miracolosamente- e correva via urlando con quanto fiato aveva in gola.
Ma aveva le sfere del drago con sé? Dove le aveva trovate?
«Claci…», sussurrò Mary.
«Mary…», le risposi.
«La banana ci ha appena salvato la vita…»
«E’ una banana Killer…»
«Molti popoli hanno gli animali come protettori, ma noi… Noi abbiamo la banana!»
«D’ora in avanti mi porterò sempre una banana di riserva nella borsa…», affermai, cominciando a tremare da capo a piedi.
Magari la potevo usare come un boomerang.
Sehun e Tao corsero verso di noi, spaventati da tutto quel trambusto «Che è successo?!» volle sapere il primo, sporgendosi verso il dirupo e poi fulminandoci con lo sguardo «So già che me ne pentirò, ma… Siete state voi?»
Mary scosse la testa  e rispose, rossa in viso «E’ stata… una banana...»
«Una…»
Annuimmo.
Non pensavo che le oscure leggi della fisica potessero permettere ad una buccia di banana di far precipitare un camion di una tonnellata in un precipizio.

 

¹Ragazze, da quanto tempo che non ci vediamo!
²Siete troppo magre, entrate, ragazze, siete le benvenute!
³Ma chi sono quei due? Quello sembra un terrorista.

 

Here I Am! 
Shiao, gente! Beh, sono tornata con questo capitolo ˜ spero che vi piaccia ^^
Un grazie speciale a Clah che mi ha tradotto le frasi in dialetto napoletano (non sono di Napoli, ma voglio ritornarci perché mi piace un casio efruyg).
Ora sparisco a scrivere la OS per Michi (se leggi questo chappy, sappi che ti sto pensando /?) 
Eniuei.
Vado a ricevere un po' di spoiler dalla Claci sull'altra nostra ff che sta per aggiornare ----> Chat <---- 
Byeah.
PS: Sil Unnie, non ti scandalizzare LOLOL.
PPS: questa storia sta per finire, sigh.
PPPS: ora  stiamo anche su Wattpad /? 
PPPPS: ENJOY THE MAYO

  
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