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Autore: Rebecca_lily    15/01/2015    5 recensioni
“Puoi stare a casa mia per tutto il tempo di cui hai bisogno, se desideri”- disse Abel guardandola negli occhi...
La mia storia ha inizio quando Georgie incontra di nuovo Abel, dopo aver lasciato Lowell da Elise, e vuole esplorare il rapporto tra i due 'fratelli' nel periodo in cui cercano di salvare Arthur dalle grinfie del Duca Dangering. In particolare questa storia intende approfondire sia la lenta presa di coscienza di Georgie del suo amore per il suo ex-fratello sia il carattere di Abel come viene reso per buona parte del testo originale, ovvero del manga. Nella mia storia, Abel non vive dal sig. Allen e i due non affrontano immediatamente la questione del ritorno in Australia.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Abel Butman, Georgie Gerald
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cari lettori,
mi auguro che il nuovo anno sia iniziato per tutti voi nel migliore dei modi  : )
Di seguito trovate un capitolo ponte che ci traghetta verso il salvataggio di Arthur.
A breve il prossimo aggiornamento …
Un abbraccio,
Rebecca
 
Quella mattina, Abel finì di mettere dentro il baule i suoi libri e i suoi appunti, attività che la sera prima era stata interrotta dall’irrompere inaspettato di Georgie. In ginocchio, si fermò per alcuni minuti a contemplare il progetto della sua nave, quando sentì la mano di Georgie poggiarsi delicata sulla sua spalla: “Abel?”. Il ragazzo alzò il capo per guardarla. “Mi dispiace che tu non possa seguire i lavori di costruzione della nave che hai progettato” – gli disse Georgie. Il ragazzo si alzò in piedi e, appoggiando le mani sulle spalle della ragazza, le disse: “Non preoccuparti amore mio, ne progetterò un’altra e sarà ancora più bella di questa”. Georgie sorrise intrecciando la sua piccola mano a quella di Abel. “Certo Abel, sarà sicuramente più bella” – annuì poi, stringendogli la mano, gli chiese: “Hai fame Abel? Ti va di fare colazione?”. “Sì, scusa, ho finito. Usciamo subito” – le rispose Abel muovendosi per chiudere il baule. “Non c’è bisogno di uscire, ho preparato tutto io”. Abel la guardò stupito perché era ben cosciente dello stato della sua dispensa. “Non guardarmi così Abel, lo sai che sono una brava cuoca!” – disse Georgie trascinando Abel con sé verso la cucina. “Beh – disse sorpreso il ragazzo quando vide ciò che Georgie aveva cucinato – hai compiuto davvero un piccolo miracolo!”. Georgie sorrise e Abel la ammirò: era splendente e piena di vita e gli stava dimostrando tutto il suo amore. Abel la attirò a sé e la abbracciò, poi la guardò negli occhi e le disse: “Ti amo Georgie e non mi stancherò mai di ripetertelo”. Georgie, felice, si tuffò di nuovo tra quelle braccia che erano la sua casa. Avvolto dal calore di quell’abbraccio, Abel ebbe un attimo di cedimento e si chiese per quale assurda ragione la mattina più felice della sua vita dovesse coincidere con quella difficile giornata, perché non gli fosse dato godere di quei preziosi momenti scevro dall’angoscia del pericolo che li attendeva. Scosse però immediatamente la testa per scacciare quel pensiero: come poteva lamentarsi lui che era lì con Georgie, la sua futura moglie, mentre suo fratello si trovava ancora nelle grinfie del Duca Dangering? Era davvero un egoista!
Abel sospirò poi, iniziando a pianificare quella lunga giornata, disse a Georgie che – prima di tornare alla residenza del Conte Wilson - avrebbe voluto recarsi dal sig. Allen per metterlo al corrente della situazione e delle sue decisioni. Georgie acconsentì, anche perché ciò le avrebbe permesso di rivedere Joy e la sua cara amica Emma.
E, infatti, poco dopo, quella stessa mattina Georgie e Abel salutarono il piccolo appartamento che li aveva accolti per tanto tempo e si incamminarono verso lo studio navale dell’ingegner Allen. Durante la passeggiata Georgie non lasciò mai la mano di Abel mentre, con nostalgia, osservava quei luoghi che ormai erano divenuti parte della sua vita, parte di una quotidianità che aveva condiviso con Abel nel corso di quei lunghi mesi. Georgie si girò allora a guardare Abel e pensò con commozione che era appena cominciato un nuovo capitolo della loro vita, un capitolo che avrebbero costruito assieme come marito e moglie. Del rossore si affacciò sulle sue guance. Abel non si accorse dello sguardo di Georgie perché la sua mente era occupata da pensieri molto meno piacevoli e sereni.
Quando entrarono nel palazzo del sig. Allen, Georgie si precipitò immediatamente nel laboratorio di sartoria, dove Emma e Joy la accolsero calorosamente poi, sorprese di vederla, le chiesero come mai si trovasse lì così di prima mattina e con quei vestiti così eleganti. Georgie arrossì visibilmente. Emma e Joy si accorsero allora che vicino alla porta si trovava Abel, che osservava in un sereno silenzio i saluti delle tre amiche. “Fratellone!” – gridò Joy correndogli incontro per salutarlo. Approfittando di quel momento, Emma guardò Georgie negli occhi con chiaro fare indagatore. Georgie annuì delicatamente. Allora l’amica la abbracciò: “Sono tanto felice per voi!” – le disse commossa.
Abel sorrise tra sé e sé e si allontanò per andare a parlare con il sig. Allen, al quale raccontò finalmente tutta la sua storia. Il sig. Allen si mostrò come sempre una persona di grande valore e comprensione perché, non solo offrì ad Abel l’opportunità di aprire una filiale della sua compagnia a Sydney in quanto – a detta sua – “non voleva perdere il più fidato e brillante collaboratore che avesse mai trovato nella sua lunga carriera”, ma offrì tutto il suo aiuto e la sua stessa casa come base d’appoggio per la spedizione di salvataggio. Abel ringraziò calorosamente quell’uomo che si era comportato con lui al pari di un padre.
Nel frattempo, Georgie – circondata da Emma e Joy – aveva cominciato a raccontare loro dell’evoluzione del suo rapporto con Abel. Joy, che dapprima non aveva capito che cosa fosse successo tra i due ragazzi, inizialmente provò una punta di gelosia nei confronti dell’amica, che però si dissipò subito lasciando spazio alla felicità per lei e per il suo caro “fratellone” che era finalmente riuscito a coronare il suo sogno d’amore.
Emma cominciò a scherzare sul fatto che presto avrebbero fatto crescere assieme i loro figli, quando Georgie - imbarazzata per l’argomento toccato dall’amica - cambiò discorso e parlò loro del piano di salvataggio di Arthur e della loro intenzione di tornare in Australia. Emma e Joy si offrirono entrambe di aiutare Georgie a salvare suo fratello, pur dispiaciute che presto l’amica le avrebbe lasciate. “Dick potrebbe venire con voi e potrebbe portare il suo carro, di sicuro il carro di uno spazzacamino si noterebbe meno di una carrozza nobiliare” – propose Emma. “Mi sembra davvero un’ottima idea” – si intromise da lontano Abel, che aveva finito il suo colloquio con il sig. Allen ed era sceso a prendere Georgie. “Ed io potrei preparare la cena per tutti voi!” – continuò Emma. “Ma Emma – disse stupita Georgie all’amica – non andiamo mica a fare un pic-nic”. “Sì, però a un certo punto dovrete pur mangiare, no?” – chiosò imperterrita la giovane donna. Una risata collettiva alleggerì l’atmosfera.
Poco dopo, Georgie e Abel si congedarono per recarsi alla residenza del Conte Wilson. Nella carrozza che li allontanava da quello che era stato per tanti mesi il loro piccolo mondo, i due ragazzi stavano abbracciati e in silenzio. Nessuno dei due osava, infatti, esternare all’altro le proprie preoccupazioni per non rovinare la quiete di quel dolce momento.
Giunti nei pressi della residenza Wilson, Abel comunicò a Georgie che desiderava parlare con suo padre da solo. Sul volto di Georgie si dipinse un’espressione di delusione, Abel allora prese il volto di Georgie tra le mani e le disse: “Tesoro mio, non ho intenzione di escluderti, voglio soltanto chiedere a tuo padre il permesso di sposarti”. Georgie, abituata ad essere indipendente, si rese conto che lei non ci aveva minimamente pensato, perché sposare Abel era una sua scelta e di nessun altro, ma con ogni probabilità Abel aveva ragione. Georgie annuì, allora Abel le sorrise con dolcezza e le posò un delicato bacio sulle labbra. Georgie chiuse gli occhi per assaporare quel momento di intimità.
Dopo pochi secondi, la carrozza si fermò. Una volta scesi, Georgie si precipitò incontro al padre che si era affacciato al portone, mentre Abel fece un grosso respiro: dentro di sé sapeva che da allora in poi gli eventi si sarebbero susseguiti in maniera vorticosa. Chiuse brevemente gli occhi e pregò che tutti loro ne uscissero vivi e forti, ora che aveva promesso a Georgie che non sarebbe rimasto nella cella al posto di Arthur per proteggerli.
Il Conte Gerard accolse Georgie a braccia aperte: capì subito che cosa era successo tra i due ragazzi e fu felice di vedere sua figlia così raggiante. La vide allo stesso tempo cambiata, cresciuta rispetto a quando, appena poche settimane prima, si erano incontrati. Il Conte Gerard spostò poi il suo sguardo verso Abel, che si era fermato a pochi passi da loro per non intromettersi in quell’abbraccio filiale. Il Conte Gerard pensò che Abel fosse un giovane uomo molto maturo e responsabile al quale affidava volentieri la vita di sua figlia perché aveva sempre protetto e custodito Georgie e perché sicuramente era la persona che meglio al mondo la conosceva. Perciò, quando Abel si fece avanti chiendogli di parlare, il Conte Gerard accettò con piena consapevolezza.
Una volta da soli, il Conte Gerard parlò per primo: “Tu e Georgie avete la mia benedizione”. Abel lo guardò ammutolito, non pensava davvero che sarebbe stato tutto così facile e veloce. Il Conte Gerard continuò: “Per quanto possa farmi male come padre, Georgie non è cresciuta con me. Georgie è cresciuta in un ambiente totalmente diverso dal mio, è cresciuta nel tuo mondo e ora è una giovane donna forte e indipendente che ha scelto te come compagno di vita. So che ti ama profondamente, lo vedo. Ed io stesso ti stimo e ti voglio bene come se tu fossi mio figlio, per cui avete la mia benedizione”. Abel, commosso, ringraziò il Conte Gerard, che aggiunse: “E sono anche molto felice che sia riuscita a convincerti a desistere del tuo folle piano”.
Abel abbassò lo sguardo e sospirò, poi confessò al padre di Georgie i suoi timori: “Conte Gerard, fino a ieri la morte non mi spaventava. Non mi fraintenda, sono pronto oggi come lo ero ieri a dare la vita per salvare mio fratello e per proteggere sua figlia, ma desidero da sempre e con tutto me stesso vivere a fianco di Georgie e renderla felice. E vorrei tanto che proteggere e sposare sua figlia non fossero degli obiettivi tanto confliggenti”.
Il Conte Gerard non sapeva cosa rispondere ad Abel perché era cosciente che il ragazzo avesse del tutto ragione. “Conte Gerard – continuò Abel – mi promette che qualsiasi cosa accada lei porterà Georgie e Arthur in salvo in Australia?” “Sì figliolo – disse il Conte guardando seriamente il futuro genero negli occhi – ti prometto che riporterò Arthur e Georgie a casa loro, in Australia”. Parzialmente sollevato, Abel ringraziò di nuovo il Conte, anche se il suo sguardo continuava ad essere preoccupato. Più tardi, tutti assieme si misero a organizzare nuovamente la spedizione per il salvataggio di Arthur. 
  
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