Anime & Manga > Death Note
Segui la storia  |       
Autore: ShinigamiGirl    15/01/2015    9 recensioni
Mia prima ff di Death Note, in cui narrerò del periodo alla Wammy's House e delle vite di Matt, Mello e Near prima e durante il caso Kira, sotto il punto di vista di una ragazza che vive con loro, senza alcune modifiche alla trama originale. Spero di non essere troppo banale, e che vi piaccia!
Buona lettura....^^
DAL CAPITOLO 2:
"Mi facevo chiamare Debby, un diminutivo di Deborah, ma il mio vero nome era Michelle Dreamer.
Per quel che ne sapevo, in quel momento i migliori dell’istituto erano Mello e Near."
DAL CAPITOLO 6:
"-Ehi, quello è cioccolato?- mi chiese Mello, indicando il mio cupcake.
Lo spezzai a metà, dandogliene un pezzo.
Cupcake al cioccolato, una combinazione che sarebbe andata avanti per le indagini."
DAL CAPITOLO 24:
"-Allora...?- incalzai.
-Siamo tutti nella merda- fece Mello, senza togliere lo sguardo dalla tv.
-A quanto pare non tutti possono essere uccisi da Kira, però- disse Matt, quasi riflettendo fra sé.
-Probabilmente manderanno i rinforzi a L ora- commentò il biondino.
-Intendi l’FBI?- chiesi io.
-Sì, Capitan Ovvio- rispose lui, con tono di scherno."
DAL CAPITOLO 34 (EPILOGO):
"Questa è la vera storia, la storia della Wammy’s House".
Genere: Malinconico, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Matt, Mello, Near, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ero sulla macchina di Evan, diretti a casa di Stefany.
In realtà non sapevo nemmeno se fidarmi davvero di lui o no.
Non potevo credere che Mello fosse morto, e nemmeno Matt. Strinsi la mano destra sulla sinistra, dove avevo ancora il mio anello.
No, non era morto.
Come poteva essere successo? Non era possibile, in nessun modo.
Matt stava sempre in casa praticamente, mentre Mello quel giorno non mi aveva detto di aver nulla da fare di preciso.
Inoltre, era decisamente poco probabile che Stefany si trovasse in Giappone. Per questo tenevo d’occhio la mia pistola, pronta a sparare un colpo all’individuo non appena avesse fatto un passo falso.
Giungemmo davanti ad una villetta, e ne uscì una ragazza slanciata, con i capelli lisci, lunghi fino a metà schiena, e un paio d’occhiali che avrei riconosciuto ovunque.
Indossava un camice bianco, lungo fin sotto la minigonna di jeans che portava. Per il sopra, si poteva scorgere un maglioncino morbido, di colore azzurro.
Scesi dall’auto e le corsi incontro.
Ci abbracciammo come l’ultima volta che l’avevamo fatto, stringendoci forte e senza dire nulla.
-Deborah! Mi dispiace davvero…- disse lei, dopo un po’, senza staccarsi.
Iniziai a realizzare che le mie supposizioni erano false.
-No. No, non è vero! E’ impossibile!- esclamai, mentre gli occhi si appannavano -Voglio vederlo, ora!
-Mi spiace- ripeté lei, accompagnandomi dentro casa.
La seguii giù per le scale, probabilmente nello scantinato. Non l’avessi mai fatto.
Nella stanza in cui mi portò, vidi i corpi di Matt e Mello, coperti fino al collo da un lenzuolo bianco e poggiati su due lunghi tavoli. A Matt erano stati tolti gli occhiali, e sulla fronte pallida cadevano ciocche di capelli rossi.
Il mio sguardo straziato si posò su Mello.
-Mello- sussurrai, e la mia voce si incrinò, mentre mi avvicinavo senza parole al tavolo di metallo. Notai che alle spalle si erano aggiunte altre ustioni, ma il viso era come l’avevo visto quella mattina. Il suo respiro, però, non c’era più.
Gli sfiorai la guancia, la mia mano tremava. Era immobile, fermo davanti a me.
-Mihael!- urlai, facendomi male alla gola.
Ma niente aveva più importanza. Davanti a me c’era la persona che aveva in mano la mia vita. Era morto, morto.
Caddi a terra, le mie ginocchia avevano ceduto, e scoppiai in un pianto disperato, mentre farneticavo parole senza senso, distrutta dal dolore.
Stefany mi fece sedere su una poltrona, ma non riuscivo più a vedere dove fossi, non ne avevo nemmeno la forza.
Ero soltanto capace di piangere, i singhiozzi mi levavano il respiro, non mi permettevano di fare null’altro.
-No! No! No!- ripetevo, e più lo dicevo, più la mia voce diventava fioca.
Mi sentivo il petto squarciato.
Vuoto.
Un vuoto che nessuno avrebbe potuto colmare.
Mai più.
Non c’erano parole per descrivere davvero i miei sentimenti.
Passai la notte peggiore della mia vita, Stefany mi vegliava, e cercava di essere il più presente possibile, credo che abbia avuto una pazienza infinita nei miei confronti.
Rimasi su quella dannata poltrona, a pochi metri dalla persona che amavo. Così vicina, e così distante. Persi la cognizione del tempo, accasciata sul bracciolo della poltrona, mentre le lacrime scendevano copiose.
Non potevo accettarlo.
Il buio si impadronì di ogni mio senso, e dentro di me sperai di non riemergere mai più.
 
*
 
Quando mi ero addormentata, probabilmente Evan mi aveva portata al piano superiore, in una camera da letto.
Appena aprii gli occhi il mattino dopo, infatti, trovai Stefany al fianco del mio letto, nonostante fosse mezzogiorno passato.
Ero ancora pronta ad esplodere come una bomba ad orologeria, vedevo scorrere ogni cosa attorno a me come una spettatrice esterna, senza sentirmi davvero nel mio corpo.
Bastava posare lo sguardo sul mio anello, e sentivo di nuovo la voragine nel petto.
Stefany quasi mi costrinse a mangiare, mentre cercava di parlarmi.
-Ora credo sia giusto spiegarti come e cosa è successo, inoltre, ho delle cose importanti da dirti…- disse ad un certo punto, ancora con sguardo dispiaciuto.
Annuii passivamente, stropicciando gli occhi pastosi.
-Mello e Matt si sono sacrificati per attuare un piano a dir poco geniale. Devi essere orgogliosa di entrambi. Mello ha rapito Takada, la portavoce di Kira, per scoprire veramente che rapporto ci fosse tra lei e Light, il principale sospettato e ormai confermato Kira. Matt è stato ucciso dalla polizia, mentre faceva da esca per favorire la fuga di Mello, gli hanno sparato. Mello invece è stato ritrovato appena in tempo, mentre il camion di cui era alla guida andava a fuoco. Io ed Evan ci siamo spacciati per addetti della polizia scientifica, e siamo riusciti a portarli qui, anche grazie all’aiuto di Near. Il fatto che Takada sia morta, portandosi dietro anche Mello, dimostra parecchie cose, tra le quali si deduce che lei non fosse altro che una pedina, ma in particolare, Near mi ha rivelato una cosa- disse, alzando l’indice.
-Near?- domandai, con voce flebile.
-Sì. Noi siamo, da un anno a questa parte, in contatto quasi giornaliero con Near. Certo, ho dovuto improvvisarmi biologa marina per coprire la mia vera identità, ma è stato relativamente semplice. Comunque, Gevanni, un sottoposto di Near, aveva sostituito alcune pagine del quaderno di Mikami, ma il giornalista doveva averlo previsto. Infatti, Gevanni aveva sostituito parti di un semplice quaderno falso. Il fatto che Mikami si sia diretto in banca, dove teneva il vero quaderno, non ancora sostituito e mai toccato da Gevanni, per scrivere il nome di Takada, ha iniziato a far sospettare Near l’esistenza del quaderno falso… Mello era consapevole della mossa di Light, della sua predizione riguardo alla sostituzione del quaderno, e il suo gesto ha permesso a Near di smascherarlo. Per questo, siamo certi che domani, Kira sarà finalmente consegnato alla giustizia.
La spiegazione di Stefany fu veloce, precisa ed esaustiva.
Chiusi gli occhi, stringendo le labbra. Ecco cos’aveva fatto, come era riuscito a dare la svolta.
Aveva mostrato a Near che Kira lo stava ingannando, facendo così in modo che l’albino avesse via libera.
“Troverò il modo, io ho l’obbligo di sconfiggere Kira. Per L.” aveva detto.
Aveva mantenuto la promessa.
L sarebbe stato fiero di lui.
Io stessa ero orgogliosa, con quel gesto, aveva dimostrato l’umiltà che l’aveva reso superiore a Near.
Ma ero anche rimasta senza la persona più importante della mia vita, e avevo perso pure un mio grandissimo amico.
Morti con onore, ma non erano più con me.
Dopo che avevo trovato il mio posto nel mondo, loro mi avevano abbandonata, lasciandomi sola. Non sentivo più nemmeno la voglia di appartenere veramente a quel mondo.
-Voglio andare con Near. Voglio uccidere Kira con le mie stesse mani!- sibilai, in preda ad una rabbia omicida.
-Aspetta, non dire cose affrettate. So che stai male, ma non sarà questo il modo per risolvere le cose… Inoltre- aggiunse Stefany -abbiamo un ruolo importante. Near ci ha chiesto di fare una cosa fondamentale.
Volsi il mio sguardo su di lei.
Cosa c’era di fondamentale, se la vittoria era già assicurata?
 
*
 
Entrai con Evan nel magazzino Yellow Box, dove di lì a breve si sarebbe svolto l’incontro più importante in tutta l’era di Kira.
Stefany era stata molto precisa ad indicarci dove piazzare le telecamere, io dovevo aiutare il suo ragazzo nell’impresa.
Mi aveva raccontato di averlo conosciuto circa un anno prima, appunto quando si era messa in contatto con Near. Lei era già in Giappone, dove credeva fosse meglio stare per indagare su Kira, e sapeva cosa succedeva nel quartier generale della polizia giapponese nei minimi dettagli.
Non ci avevo parlato molto, era uno di poche parole, ma mi andava a genio come personalità. Era schietto, si comportava atteggiandosi un po’ da superiore, era sempre deciso, ricordava, per alcuni aspetti, il carattere di Mello, anche se non completamente.
Lo scopo delle telecamere era dimostrare che Light era Kira anche se egli, per sfortunato caso, fosse riuscito ad avere la meglio sull’SPK.
Erano minuscole, impossibili da vedere a occhio nudo dopo i tre metri di distanza, ma Evan le aveva create affinché potessero ingrandire l’immagine con una nitidezza impressionante. Era un esperto di nanotecnologia, e in effetti ci sapeva fare.
Ne attaccammo circa una decina, e si collegarono tutte facilmente ai computer che Stefany aveva in casa, pronti a registrare tutta la vicenda che sarebbe avvenuta.
Eseguii tutto con atteggiamento neutro, vuoto. Lo stavo facendo solo per non rendere vani gli sforzi di Mello e Matt. Non l’avrei permesso.
Sapevamo bene che, per quando saremmo tornati alla villa di Stefany, Near avrebbe già concluso l’incontro, così chiesi a Evan una deviazione al mio vecchio appartamento.
Salii con malinconia quelle odiose scale che mi era sempre toccato fare con i tacchi.
Aprii l’appartamento con la chiave, e appena entrata, mi chiusi dentro, accasciandomi a terra, in preda a mille ricordi.
I suoi abbracci, i suoi baci che sapevano di cioccolata, i nostri momenti insieme in quel luogo, tutto di lui era incancellabile.
Andai nella mia camera, dove presi tutto ciò che vi avevo lasciato, compresi i regali che Mello mi aveva donato solo un mese prima.
Stavo per andarmene, ma decisi di fare un’ultima cosa.
Entrai nella sua stanza, con le lacrime che avevano ricominciato a bagnarmi il volto, e mi sdraiai sul suo letto, dove il suo profumo era ancora presente. Un profumo deciso, virile e penetrante. Mi immersi in quelle coperte, infilando le mani sotto il cuscino, quando sentii qualcosa.
Guardai cosa fosse, asciugandomi gli occhi perplessa, e vidi una busta bianca stropicciata.
La presi, mettendomi di scatto a sedere, e vidi che sul retro c’era scritto: “A Michelle”, in una calligrafia un po’ scarabocchiata.
Il mio cuore batteva più forte, e non sapevo che fare.
Aprirla? Non aprirla?
Sicuramente l’aveva scritta per me, perché sapeva a che destino stesse andando incontro.
Ritenni di non essere ancora pronta per affrontarla.
La infilai in tasca, sdraiandomi nuovamente, per un momento che mi parve infinito.
Quando uscii dalla porta d’ingresso, ero carica di molte borse.
Mi fermai anche nell’appartamento di Matt, dove videogiochi e sigarette erano ancora sparsi in giro, persino sul pavimento. Trovai il suo vecchio Game Boy sulla scrivania, e senza nemmeno pensarci lo presi, con in mente l’immagine del mio migliore amico, ancora alla Wammy’s House, che con un sorriso genuino mi offriva la console per giocare a quello stupido videogioco dei Pokémon.
Chiusa a chiave anche la sua porta, tornai finalmente da Evan, misi tutto quanto nel baule e salii sul sedile del passeggero.
-Scusa se ci ho messo tanto- dissi, più per educazione che per scusarmi davvero.
-Ne avevi tutto il diritto- rispose lui, mettendo in moto l’elegante Mercedes.
Mi lasciai la palazzina alle spalle, per l’ultima volta.
 
*
 
Quella sera, Near contattò Stefany per ringraziarla.
Non c’era stato bisogno del piano d’emergenza con le telecamere, si era svolto tutto come l’albino aveva previsto.
Kira, finalmente, era stato messo al tappeto.
Più precisamente, era morto di attacco cardiaco tentando di scappare. Era davvero così spaventato da essere morto d’infarto, o lo Shinigami gli aveva tirato un brutto scherzo?
Noi non lo sapremo mai, ma almeno gli sforzi di L, di Matt e soprattutto di Mello erano andati a buon fine.
Prima che Near abbandonasse la sede giapponese dell’SPK, decisi di andare a fargli visita.
Arrivai alla sede prima dell’ora di pranzo del giorno seguente, non mi ero disturbata nemmeno di travestirmi.
Tuttavia, due dipendenti alla sicurezza non volevano farmi accedere, e cercai di spiegare che conoscevo Near da sempre. Ma la mia pazienza aveva un limite.
Quando la persi totalmente, estrassi la pistola e passai alle minacce.
-O mi fate entrare, o muoio qui, sparando a uno di voi due- dissi.
Le due guardie si spaventarono, e anche se stavano per estrarre anche loro le armi, io la puntai dritta alla testa di quello più giovane.
-Non mi hai capita, stronzo? Gli sparo dritto in testa se non mi fai vedere Near!- esclamai.
A quel punto, il più anziano aprì la porta, e mi feci largo nel corridoio tenendo sotto tiro l’addetto giovane.
Arrivai in un’enorme stanza, con uno schermo computerizzato più grande di una parete intera, e alcuni membri si spaventarono nel vedermi arrivare, tanto che si misero davanti a Near, puntandomi addosso le loro pistole.
-Chi sei?- mi chiese la bionda, non riconoscendomi.
-Halle, chiudi il becco e sposta il tuo sudicio culo, devo parlare con Near- ordinai.
Lei sembrò spaventarsi del fatto che conoscessi il suo nome.
-Deborah… Questa situazione è un déjà vu…- disse Near, con la solita pacatezza di sempre.
-Tu… Nanetto…- borbottai, ricolma di rabbia.
-Immagino che tu sia addolorata- disse, facendosi largo tra i sottoposti e avvicinandosi a me.
-Addolorata. Addolorata!?- urlai -Tu mi consideri solo “addolorata”, Near?!
-Posso comprendere il tuo dolore…
-No, non lo comprendi, pezzo di merda!- esplosi, mentre le lacrime mi rigavano il volto.
Near mi fissò, senza profferire parola.
-So che non è colpa tua, ma voglio almeno sperare che tu sia ben consapevole che senza di Mello, non sei niente- sibilai, calcando sulle ultime parole.
L’albino abbassò il capo.
-E’ vero. Senza Mello… Sarei finito ucciso da Teru Mikami- ammise -gli ho già attribuito il merito davanti a Kira stesso…
-Non mi interessa. Volevo sentirtelo dire di persona- dissi, dando un calcio all’uomo che tenevo sotto tiro e abbassando la pistola.
Mi asciugai il volto passandomi il dorso della mano sinistra sotto gli occhi.
-Solo ora comprendo a pieno il perché di questa reazione…- sussurrò Near, squadrando l’anello che portavo sull’anulare.
L’aveva visto mentre mi pulivo dalle lacrime.
-Già. Sono venuta anche per ringraziarti di aver giustiziato Kira al mio posto, nonostante sia morto per altre cause.
-Capisco.
Gli diedi le spalle e mi diressi fuori dall’edificio, senza attendere altro.
Qualcosa, però, mi diceva che quello non sarebbe stato il nostro ultimo incontro.
Salita in auto, mi sentii lacerare il petto. Ecco, avevo sfogato tutta la rabbia sull’unica persona che poteva centrare qualcosa, e ora?
Dovevo tornare in Inghilterra, era lì che avevo deciso di seppellire Matt e Mello. Ma poi, cosa avrei fatto?
Ogni mio sogno, ogni speranza di un mio futuro, era stata cancellata, pestata dalla suola della scarpa di Kira. Mi era stata strappata ogni cosa cara a cui tenevo.
L’unica cosa che avevo ancora era…
Estrassi dalla mia tasca posteriore la lettera.
Volevo leggerla. Era il momento giusto.
La aprii.
 
Michelle,
 
quando avrai ricevuto questa lettera, probabilmente non sarò più con te.
Il mio dovere di portare la giustizia in questo mondo mi obbliga a compiere il gesto che ho fatto. Non l’ho fatto per stupidità, ma perché so che è la cosa giusta.
Io sono il successore di L, e anche se odio a morte Near, ho compreso che siamo ugualmente intelligenti, che solo insieme possiamo sconfiggere Kira.
Voglio donarti un mondo senza Kira, dove potrai continuare la tua vita senza paura. Ti ripeto, perché so che non ci crederai subito, tu sei stata importante per me e ti porterò nel mio cuore per sempre.
Non abbatterti mocciosa, sei forte, ce la puoi fare.
Ti amo.
Il tuo Mihael Keehl
 
Quando finii di leggere, le lacrime mi avevano ancora una volta offuscato la vista.
La strinsi al petto, come se fosse lui, perché in effetti era ciò che mi rimaneva di lui.
Mi amava, e io lo amavo ancora, lo avrei fatto per sempre.
Il mio sguardo cadde sull’orologio, e mi resi conto che dovevo sbrigarmi.
Avevo in programma di andare a prendere l’aereo per tornare in Inghilterra con Stefany e Evan, ma prima passai in farmacia per le mie ultime commissioni, e tornai a casa della mia amica, dove avevo lasciato le valige.
Mi chiusi in bagno, ci avrei messo poco e saremmo partiti, verso un futuro grigio, senza vitalità. Di certo, ciò che stavo facendo era solo una sicurezza in più.
Tuttavia, poco dopo, compresi che non c’era nessuna sicurezza.
Fissavo lo strumento che avevo in mano, scioccata, incredula.
Appena uscii dal bagno, Stefany mi vide, e fece una faccia spaventata. Che la mia espressione fosse così preoccupante? Si precipitò da me.
-Deborah, che cos’hai? Cos’è successo, stai male?
Scossi la testa.
Semplicemente, le passai il test di gravidanza.
Positivo.
 
 
 
 
 
 
 
 
                                                                                                      
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo dell’Autrice
 
Sono combattuta.
Tengo moltissimo a questo finale, e nonostante il prossimo capitolo sia l’epilogo, ancora non ci credo di essere arrivata a questo punto…
Era una Missing Moments, mi piaceva l’idea di non rovinare un’opera altrui scrivendo cavolate (che sicuramente avrei scritto, conoscendo la me di due anni fa). Perché sì, ho iniziato due anni fa a scrivere questa storia, e sono due anni che progetto questo capitolo.
Potrà non piacere a tutti, e lo capisco, posso solo dispiacermi se vi ha deluso.
Sono stata assente in questi giorni su EFP, domani dovrò fare una montagna di recensioni, chiedo scusa anche per questo e vedrò di recuperare in maniera ottimale.
E’ che non è un bel periodo, ma proprio di m.
E ogni volta che mi cade l’occhio su questa fanfiction, non posso che essere commossa dal vostro affetto e sostegno, nonostante io creda che la mia storia non sia poi nulla di così eclatante. Non smetterò mai di ringraziarvi (stile Favij quando fa gli speciali per gli iscritti).
Ci vedremo tra un paio di settimane per l’epilogo, in cui avrò il piacere di salutare tutti voi e di ringraziarvi ancora un’ultima volta!
Bacioni,
 
ShinigamiGirl
   
 
Leggi le 9 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Death Note / Vai alla pagina dell'autore: ShinigamiGirl