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Autore: Nemorah    15/01/2015    3 recensioni
La kabuki doll appesa, è la narrazione specchio di una società folle dove perfino un corvo conserva più dignità in quanto, il pennuto è giustificato dall'istinto di sopravvivenza.
L'uomo invece non può e non sembra aver intenzione di scusarsi per la sua cieca natura.
Tuttavia non è proprio di questo che parla. Afferma piuttosto la banalità del male, quanto poco conti tutto questo agli occhi di chi va al di là del bene e del male.
O forse è solo la storia di un'insensibile, un brodo di emozioni dall'aroma cosi pallido e insipido.
Genere: Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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                                                                             La Kabuki doll appesa 
                                        
                                                                                    Introduzione




La follia è nei singoli qualcosa di raro, ma nei gruppi, 
nei partiti, nei popoli, nelle epoche è la regola.
                                            Friedrich Nietzsche,
                                Al di là del bene e del male.

Gli artigli del corvo si posarono su quel bastone di legno che sembrava l'ultimo prolungamento stentato del braccio del cadavere. Lui procedeva cauto verso il corpo sapendo che spesso questi, erano ancora vivi o non avevano ancora espirato l'ultimo respiro. 
Non voleva del cibo fresco a lui piaceva bello morto, putrido se possibile...   
Il corpo era legato per i polsi e per il busto con delle corde, la testa era cadente verso destra mentre, i lunghi capelli neri impedivano alla vista di vedere l'altra metà del volto.
La parte sinistra del volto era però chiaramente visibile. Labbra piccole e pallide e ciglia scure. 
Il naso, un grazioso prolungamento, sembrava il volto di una bambola giapponese, una porzione di paradiso intagliato in quel ovale di fredda e glaciale porcellana bianca.   
Facendo scorrere lo sguardo sulfureo, il corvo riusci ad intravedere i polsi dilaniati da piccoli incavi rotondeggianti, segno che lui non era il primo a volersi cibare di quella carcassa. 
Anche la parte inferiore del corpo aveva subito la stessa premura, caviglie, gambe, vita, non era rimasto altro che ossa. 
Piccole forme bianche appese nel vuoto ancora attaccate a quel corpo gracile che prima doveva essere stato stretto in un kimono rosso poco costoso, adesso invece aveva solo l'aspetto di una pezza per pavimenti. Era tutta colpa del sangue rappreso e dalle tante lacerazioni che sia il corpo che il tessuto avevano subito. 
Era strano che però li altri corvi avessero avuto pietà della metà superiore...
Forse volevano ammirarla ancora. Forse fin quando quelli occhi non sarebbero caduti dalle orbite, troppo putride per mantenerli al loro posto, quel corpo era ancora... Ehm, utile? 
Ma in fondo che utilità poteva avere una morte precoce, quasi un furto, osò il corvo. 
Uno spreco. 
Intanto però, lei era ancora bella, e le orbite dietro le ciglia chiuse sembravano ancora tenersi saldamente a quel suo cranio. 
I suoi fratelli si beavano bellamente di quella macabra quanto... artistica e rinsecchita... visione.  
Il corvo ne ebbe abbastanza, non era quella la prelibatezza che cercava. Allora prese il volo, perfino lui voleva stare lontano da quel inquietante bellezza nata da un atto di profonda crudeltà.  



  
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