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Autore: Fawkes Weasley    16/01/2015    1 recensioni
"Si allontana un po’ da me, innervosita e poi, prevedibilmente, sbatte i piedi a terra, calpestando i miei – Merlino mi deve odiare – “Io non capisco perché, perché l’ha fatto?”
“Frank, rispondimi! Perché? Io...” mugola, sconsolata.
E io non posso fare a meno di sorriderle, rassicurante, avvolgendola con le mie braccia.
“Perché il loro amore è ostacolato da loro stessi: è un amore che potrebbe sbocciare nel tempo, ma nessuno dei due è ancora veramente pronto.”
“Saranno mai pronti, Frank?”
Vorrei rassicurarla ancora, ma la verità è che il loro grande nemico è il tempo. E il tempo è l’unica cosa di cui non disponiamo, perché siamo in guerra e la Morte arriva all’improvviso: cieca e spietata."
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alice Paciock, Frank Paciock, Lily Evans, Mary MacDonald, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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A Federico
 
 

Le Tre Donne Di Sirius Black
 
 
 

 E’ domenica mattina, e io sto correndo senza fiato per i corridoi di Hogwarts.
Perché deve assolutamente ucciderlo, perché è proprio necessario ucciderlo alle 7.42 di mattina.
 E in questo momento, non riesco a fare a meno di sentirmi terribilmente in colpa nei confronti di Lily Evans: perchè l’ho appena incoraggiata a frequentare la primadonna per eccellenza dell’intera comunità magica.
Perché, se dopo cinque anni di fidanzamento, Alice Prewett riesce ancora ad essere la mia rovina… James Potter sarà la sua dannazione eterna.
“Ali, ti prego, fermati!” cerco di chiamarla “devi calmarti.”
Lei si volta, fulminandomi: “Tu non capisci, Frank! Lei era così...”
Alzo gli occhi al cielo, come se non mi avesse raccontato ogni singolo dettaglio un centinaio di volte.
Alice non è mai stata una persona molto impulsiva, forse perché sa da sempre ciò che desidera, ma oggi, quando ha saputo, è andata in escandescenza. Quando perde il controllo, è perché c’è qualcosa che la turba.
Riesco ad afferrarle il braccio e a trattenerla, avvicinandola dolcemente a me. Abbasso il viso, appoggiando la fronte sulla sua e le chiedo spiegazioni con gli occhi.
Si allontana un po’ da me, innervosita e poi, prevedibilmente, sbatte i piedi a terra, calpestando i miei – Merlino mi deve odiare – “Io non capisco perché, perché l’ha fatto?”
“Frank, rispondimi! Perché? Io...” mugola, sconsolata.
E io non posso fare a meno di sorriderle, rassicurante, avvolgendola con le mie braccia.
“Perché il loro amore è ostacolato da loro stessi: è un amore che potrebbe sbocciare nel tempo, ma nessuno dei due è ancora veramente pronto.”
“Saranno mai pronti, Frank?”
Vorrei rassicurarla ancora, ma la verità è che il loro grande nemico è il tempo. E il tempo è l’unica cosa di cui non disponiamo, perché siamo in guerra e la Morte arriva all’improvviso: cieca si mostra magnanima con coloro che più assiduamente la temano e la combattono, ma non dà tregua a chi l’accetta.
 
“Lo spero tanto; Alice”
Socchiudo gli occhi, e assaporo il gusto della vittoria: finalmente, ora, potremo tornare in camera.
Quando, però, la vedo dirigersi dalla parte opposta capisco che lo ucciderà lo stesso e io dovrò seguirla, altrimenti torturerà anche me.
Fanculo, Merlino.
                     
°°°
 


Ho sempre trovato Alice Prewett una ragazza molto carina, non di una bellezza abbagliante come quella della Vance, ma ha uno di quei volti così luminosi che non ti stancheresti mai di guardare: forse per quello sguardo così amorevole, forse per le fossette che le circondano il sorriso radioso.

Eppure, mentre in questo istante marcia verso di me, solo a incrociare i suoi occhi provo una stretta allo stomaco e vorrei solo vomitare.
“Black! Non osare scappare. Non osare!”
Non ho il tempo di voltarle le spalle che la sua voce mi ha già raggiunto.
“Come hai potuto trattarla in quel modo?!”
Non l’ho mai vista così furiosa, neanche quando Kate Johnson tentò di baciare Frank, suo fidanzato storico, davanti a lei (e tutta la Sala Comune).
“Trattarla come se fosse una delle tue…” L’idea sembra disgustarla tanto da essere costretta a fermarsi, per non essere travolta da un attacco isterico.
“…Una delle tante” conclude, puntando i suoi occhi azzurri nei miei, probabilmente alla ricerca di una traccia di pentimento.

Ma io sono un Black, e i Black non hanno sentimenti, non conoscono l’amore, tantomeno il pentimento.

“Non sono cose che ti riguardano, Prewett. E abbassa il tono, mi stai infastidendo con i tuoi acuti” la freddo, fingendo una smorfia di insofferenza.
 “Mi riguarda dal momento in cui sono diventata la migliore amica di Mary, mi riguarda dal momento in cui tutti noi abbiamo deciso di formare questa famiglia, e non lascerò che tu rovini tutto questo per… per cosa, Sirius?!”
“La McDonald sa che sei qui a difendere la sua virtù o, come sempre, ti stai intromettendo senza che nessuno ti abbia chiamata in causa, Prewett? Replico, glaciale.

So per certo che Alice non sta facendo da ambasciatrice per Mary, lei ha abbastanza carattere per difendersi o per vendicarsi da sola, ed è proprio questo che mi piace di lei: è forte ma non perché la sua storia, la sua vita l’ha costretta ad esserlo, come nel caso delle Evans o della Prewett. E’ forte per natura: la sicurezza nei suoi occhi, il sorriso malizioso sulle labbra non sono costruiti, sono terribilmente veri e genuini.
Mary McDonald è di una spontaneità disarmante.

“E non preoccuparti, Alice: non manderò in rovina il tuo magico mondo di perfetta felicità!”
 
Ma lei non si arrende minimamente davanti alla mie provocazioni, Alice non è solo la tenera mamma che si preoccupa sempre un po’ troppo per i suoi figli scapestrati, è anche la più promettente Auror del nostro anno.
Alice Prewett è estremamente tenace.

 “Proprio non capisci, Black? Io sono preoccupata anche per te!”

E improvvisamente, ho la sensazione fisica di volerla allontanare il più possibile da me: la stretta allo stomaco diviene insopportabile e sono costretto ad allentare la cravatta per non sentirmi opprimere. Ogni cellula del mio corpo mi prega di allontanarmi da lei, perché tutta questa sua attenzione nei miei confronti mi sta soffocando.
Alice Prewett mi sta uccidendo semplicemente con la sua tenera preoccupazione, con il suo delicato e dolce tentativo di spronarmi a far emergere il lato migliore della mia anima.

“Io non capisco… Perché? Mary è sempre stata su un altro livello, rispetto tutte le altre. Tu, nel tuo perverso modo di legarti alle persone, la am…”

Lei continua ininterrotta a parlare ma io, ormai, non l’ascolto.
Il suo affetto così sincero, così palpabile mi destabilizza: io sono un Black, e i Black non sono capaci di amare.

“Smettila, smettila, smettila Alice! Non sono tuo figlio!” Sbotto, esausto.
Lei rimane basita e io, finalmente, me ne vado.

E’ proprio quel suo amore così materno la sua vera forza: qualunque cosa accada dopo Hogwarts, lei ha già la vittoria in mano perché il suo cuore e la sua anima sono talmente impregnate d’amore, da non poter essere altrimenti.  Non potranno mai essere sconfitte da nessun Signor Oscuro, tantomeno dalla Morte.

Ha tanta fede nella vita, nei sentimenti e negli affetti da credere anche in me, e io per un attimo mi illudo di potermi affidare e farmi aiutare da lei, prima che ogni cellula del mio corpo non ritorni a desiderare di respingerla, perché Alice Prewett mi spaventa da morire, mi ricorda troppo mia madre, quella mi è sempre stata negata, quella che non ho mai avuto.

“Meriti di essere migliore di quello che ti limiti ad essere, Sirius”
Le sue ultime parole mi raggiungono in un sussurro, e io penso di averle solo sognate.


 
°°°
 
Lo vedo allontanarsi, e mi si stringe il cuore: dovrei essere furiosa con lui,
ma non lo sono, e sono felice di non esserlo: ora quasi capisco James, con la sua tenacia e pazienza, certi amori non hanno spiegazione, fanno semplicemente parte di noi, mettono le radici nel nostro cuore e non possiamo frenarli perché sono i nostri stessi battiti, il nostro sangue, i nostri respiri ad alimentarli.
Ma io non sono James Potter: non ho intenzione di giocare tutta me stessa in questa partita, ci ho provato una volta, e non ha funzionato. Non tenterò finchè non mi spezzerò, finchè di me non rimarranno altro che brandelli, devo amare anche me stessa.
Non rinnegherò il mio amore per lui, non posso.
Ma non ho alcuna intenzione di passare i prossimi giorni e mesi e anni della mia vita nel rimpianto: sono Mary McDonald, e la mia vita non finisce qui, non finisce oggi.
 Ci sono una guerra e un campionato da vincere.
 Ci sono ancora tanti giorni in cui dovrò ricordare a Lily quanto è tonna, spiegare ad Alice che –no- Celestina Warbeck non può essere definita una cantante, e ovviamente non posso porre fine alla mia gloriosa vita prima di non aver fatto impazzire Frank.
Sapevo a cosa andavo incontro, e nel momento in cui ho posato le sue labbra sulle mie, ho accettato tutte le conseguenze.
Capisco perché l’ha fatto e so che è giusto così.
 
 
°°°
 
 
“Smetteremo mai di soffrire?”
Alza lo sguardo al cielo, come se si aspettasse di trovare un’improvvisa spiegazione tra le nuvole in tempesta: chiude gli occhi, e io vedo il verde intenso dei suoi occhi perdersi nei meandri dei ricordi, e lei si lascia travolgere dalla pioggia, da ogni minuscola goccia, da ogni insulto, da ogni litigata, da ogni morte.
Apre bocca come per rispondere, ma le parole le rimangono incastrare in gola e la opprimono: Lily Evans sta annaspando sotto il peso di amori troppo grandi, troppo essenziali, troppo non corrisposti.
Così si limita a sbuffare: e sembra quasi soffocare, non emette altro suono per quelle che a me sembrano intere ore; ma poi sgrana gli occhi di scatto, come se davvero
improvvisamente Dio, Parco, il Karma o chiunque altro le avesse dato la soluzione.

“Potresti rinunciare a parte della tua anima, Sirius?”

Mi sta chiedendo se potrei rinunciare ad essere un Black?
Se potrei non avere una madre psicopatica e assetata di sangue? Se potrei eliminare gli occhi severi di mio padre, che ignorano i miei, perché sono solo un miserabile tentativo di ribellione? Se potrei ricordare solo quello generoso e giusto dei miei due fratelli?
Ricordare solo la vita con i Malandrini: i corridoi ricchi delle nostre corse e delle nostre risa sguaiate e entusiaste mentre sfuggiamo da Gazza, i discorsi da primadonna di James, le zuffe animalesche durante le notti di Luna Piena, le lamentele da primadonna sulla Evans di James.

Vorrei tutto questo? Diamine, si! La mia anima, per un istante, per il secondo in cui dura la mia illusione, vibra così intensamente da farmi quasi ridere per la contentezza.
Potrei farlo? La mia eterna maledizione mi scorre nelle vene, come posso sfuggirle? E oggi è stata solo l’ennesima dimostrazione che sono solo un Black.

La Evans ha continuato a fissarmi per tutto il tempo, e prima che io possa solo fare qualche battuta a riguardo, lei, in uno sventolio di capelli e in un battito di ciglia, si è alzata in piedi di scatto, furiosa.

“Balle, sono tutte balle, Sirius!”

E io rimango totalmente spiazzato davanti al suo improvviso cambiamento d’umore, e mentre lei riprende fiato, mi domando se la Evans sia completamente impazzita o se sia una strega così brillante da riuscire a leggermi la mente.
 
 Ma tutto questo passa in secondo piano nel momento in cui lei, troppo presa dal suo monologo, continua imperterrita.
“Non capisci proprio, Black? Non puoi rinunciare ad essere un Black, perché sei maledetto o per qualche stronzata del genere. Sono stronzate, quelle che credi. Non puoi rinunciare all’anima dei Black, perché ti rende migliore!”

“Collezionare teste di Elfo e dare la caccia ai Babbani mi renderebbe migliore, Evans?” ringhio furioso.

Eppure tutta quella rabbia che mi corrodeva il cuore e quel nodo alla gola che mi impediva di respirare iniziano a sciogliersi, insieme alla nausea e un piacevole calore mi invade il petto.

“Tutto questo dolore ti rende migliore, Black! Il fatto che tu provenga da una famiglia di pazzi assassini, dimostra quanto vali! Saresti potuto essere un banalissimo Sirius Smitt, avere una pacificissima famiglia babbana ma avere la metà dei pregi che hai! Sii orgoglioso del cognome che porti, perché tu puoi fare la differenza, fa in modo che la tua maledizione diventi la tua benedizione, Black!” conclude strepitando, la Evans.

E nonostante la Evans creda in ogni parola che ha pronunciato, sa che questo non è abbastanza per convincermi davvero di quello che lei mi ha detto, di quello che Remus e i Potter mi stanno ripetendo da anni: vede il dubbio nei miei occhi ed è troppo simile a me, per non comprendere di non poter compiere il miracolo con sole parole.

Eppure, nonostante se lo aspettasse, è proprio per questo che, così come era balzata in piedi in un impeto di speranza, si affloscia su se stessa, crollando a terra. Lily Evans tenterà sempre di aiutare, a modo suo, coloro che ama: è l’unico modo che ha per affrontare il proprio dolore, perché lei sa cosa significa sentirsi spezzati, e non può fare a meno di tentare di alleviare la sofferenza altrui.

“Mi farai impazzire, Black” sbotta, strappando frustrata dei fili d’erba.

Ma la sua mania di salvare tutti la ucciderà, perché finchè lei vedrà qualcuno in difficoltà, nonostante il peso sul suo cuore, non potrà fare a meno di fare qualcosa e non so quanto ancora riuscirà a sopportare il fatto di sentirsi così impotente.

E io, a discapito del sangue che mi scorre nelle vene, non posso accettare di essere tra gli assassini del suo cuore: non le farò promesse che so non potrei mantenere, e non ho alcuna intenzione di ringraziarla: non sono James.

Ma posso far qualcosa, per farle capire quanto io le sia grato per tutto: perché in qualche perverso modo, che neanche io riesco a spiegarmi, lei riesce a comprendermi meglio di chiunque altro: come se fosse il sangue che mi scorre nelle vene, che arriva al cervello e inonda il mio cuore.

“Sono andato a letto con Mary, ieri sera” borbotto, a bassa voce.
E devo allentare la cravatta per non sentirmi soffocare.
“E… questa mattina l’ho scaricata” confesso, non avendo alcuna intenzione di rigirare il discorso.

Lily non sembra affatto sorpresa, e io mi stupisco di quanto l’amore possa stravolgere una persona: lei ha impiegato intere settimane a comprendere ed accettare il suo amore, e ora le basta solo osservare i miei gesti per comprendere il mio.

“Perché, Sirius?”
Lei sa già la risposta, e anche se solo a parlarne mi viene da vomitare, posso dimostrarle quanto io mi fidi di lei.

“Perché i Black non possono amare; Lily” sospiro, e il mio tono sembra tanto quello di una maestrina che, esasperata, spiega alla bambina cocciuta che – no - due più due non fa tre.
“E dimmi, Sirius, ai Black è concesso sentirsi in colpa?” sorride malandrina – James la sta rovinando- “Perché se così non fosse, come spiegheresti la tua cravatta slacciata e quel nodo alla gola che ti sta uccidendo?” conclude, vittoriosa.

Senza neanche accorgermene, è riuscita a far vacillare le mie convinzioni più di quanto io mi aspettassi, ha ottenuto quello che voleva: e io non riesco a trattenere una risata sollevata perché James non la sta solo decisamente rovinando…

“Attenta, Evans. Stai iniziando a diventare uguale a loro!”  …la sta trasformando nella perfetta futura Sig.ra Potter!
“Forse avevi ragione tu; Black: sei una serpe nell’anima” mi fulmina lei, cercando di trattenere il sorriso.

“Sai, questa mattina Alice ha detto che sono innamorato di Mary e io…” Cambio improvvisamente discorso, c’è un ‘ultima cosa di cui devo liberarmi.
 “Non la ami.” Sospira lei, e non è una domanda o una supposizione: sta semplicemente dando voce ai miei pensieri.
“Non potrai mai amarla, se prima non riuscirai a darti pace, se non verrai a patti con la tua storia. Non puoi amarla, perché dovresti metterti in gioco come mai prima d’ora, e finchè non deciderai di vivere, e non di sopravvivere non sarai mai pronto per dipendere da un’altra persona.  ”

E io mi ritrovo ad annuire, stupidamente.

“Ma è l’unica che potrei mai amare”

Perché Mary McDonald, ha capito gran parte dei miei complessi e se ne è fatta una ragione;
perché è lineare, concreta, coerente: e se decide di fare parte della tua vita, te lo sta anche giurando solennemente;
Perché, nonostante tutto, la guerra, il dolore ha deciso che non si sarebbe mai fatta sopraffare: ha fatto della semplicità il suo stile di vita;
Perché con lei, a volte, mi sento talmente bene, talmente spensierato che quasi mi convinco di poter davvero essere un Potter.
 
 
 
 
Note dell’autrice:
Per primissima cosa voglio dire che questa OS è ispirata a Da Chi Lo Ha Tre Volte Sfidato, di Sara Weasley: se non l’avete letta, correte a leggerla! E’ meravigliosa!
Detto questo, potrei dire un sacco di cose riguardo la storia, ho il timore che non si capisca assolutamente nulla: essenzialmente sono delle riflessioni su Sirius e le sue (alquanto complicate) relazioni con il mondo femminile.
Riguardo il rapporto con Lily, non ho nulla da dire: come moltissime altre persone, ho sempre pensato che avessero un rapporto… fraterno.
Riguardo Sirius/Mary: mi dispiace, se vi ho delusi! Ho sempre immaginato Sirius solo, con troppe insicurezze/sofferenza per poter davvero avere una relazione impegnativa con qualcuna. Nonostante questo, lui è colpito da Mary, ma sa che non potrebbe mai portare avanti una relazione così importante.
 Riguardo il rapporto tra Alice e Sirius… è forse il più complesso, però davvero non saprei come spiegarlo meglio: sostanzialmente, Sirius, nei toni amorevoli e preoccupati di Alice, vede quello di cui Walburga lo ha sempre privato. Questo da una parte lo attrae, ma in realtà, soprattutto lo sconvolge e ne ha paura, perché sono sentimenti per lui totalmente nuovi.
Spero vi sia piaciuta e grazie davvero per averla letta!
  
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